| Titolo: Too late (Troppo tardi). Autore originale: asashouryuu. Traduttrice: trinh89. Lingua originale: inglese. Disclaimer: tutti i personaggi di questa fanfic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro. Pairing: One-sided SasuNaru e ItaNaru. Rating: G.
n/t: altro mini aggiornamento XD. Che cattiva che sono... scusate, ma è che sono indietro a fare un po' di cose e quindi mi riduco a fare piccoli lavori per non lasciarvi a bocca completamente asciutta. Perdono!
Buona lettura!
-Prisma: Too late.
Il suono del campanello della porta perforò l'oppressivo silenzio nel suo appartamento e lo riportò brutalmente alla realtà, facendogli realizzare che era già calata la notte fuori e che la sua abitazione era stata inghiottita dall'oscurità. Senza perdere un colpo, accese la luce e aprì la porta con uno sguardo torvo.
Il suo cipiglio di approfondì poiché colui che era in piedi davanti alla sua porta non era altri che Naruto, che lo guardava confuso e preoccupato, ma non colpevole e dispiaciuto per ciò che gli aveva fatto passare... per ciò che gli stava facendo passare.
Quanto insensibile sei diventato al mio dolore?
Era all'aeroporto, in attesa di incontrare suo fratello che non era stato a casa da quasi un anno. Dopo una corrente di persone, lo vide, ma suo fratello non era solo. A camminare al suo fianco c'era Naruto... un Naruto sorridente -il suo miglior amico e ciò che credeva essere l'amore della sua vita. Itachi, sapeva, non era uno per le pubbliche dimostrazioni di affetto, tuttavia eccolo lì con un braccio possessivamente ma casualmente buttato sulle spalle del biondo e c'era una minuscola scintille nei suoi occhi d'ossidiana normalmente freddi. Itachi era innamorato e con uno sguardo al biondo, seppe che anche Naruto era innamorato di suo fratello.
Quell'osservazione succhiò ogni cosa in lui e quando i loro occhi si incontrarono, si mosse, ma non in avanti. Si voltò e sparì. Ciò che gli fece più male, fu che, nessuno, nemmeno Naruto, gli corse dietro.
Non sono più importante per te?
“Sasuke...” cominciò Naruto.
Non voglio sentirti dire il mio nome con quella voce gentile. Non voglio mai più sentirti dire il mio nome.
“Dobbiamo parlare”.
Non mostrarmi quella tua gentilezza quando sei stato crudele con me. Sei crudele con me.
“Non c'è nulla di cui dobbiamo parlare,” rispose Sasuke duramente, ma arretrò per permettere al biondo di entrare nell'ingresso.
“Prima, all'aeroport-”
“Non è successo nulla,” lo interruppe sulla difensiva.
Naruto sospirò mentalmente. Era venuto troppo presto. Con Sasuke così, sapeva, che non sarebbe stato ad ascoltarlo. Le sue spalle cedettero sconsolate, ma disse, “Capisco. Sono stato felice di vederti anche se in quella situazione”. Si voltò pronto ad andarsene, finché non sentì l'amico chiedergli, “Perché lui?”
Perché non io?
“Naruto, io-” si interruppe e sollevò lo sguardo per fissarlo con quelli di Naruto ed i suoi occhi tradirono il suo dolore che stava tentando di nascondere con fredda rabbia. “Sei partito per Londra senza dirmi una parola sette anni fa e tutto questo tempo che sei stato via, mi ha contattato una volta per ogni anno. Poi... Poi torni indietro come...” Strinse i pugni, “Ti ho aspettato per tutto questo tempo”.
“Sasuke-”
“Ti amo!” mezzo gridò. “Perché non riesci a vederlo?”
Iridi azzurre sgranarono alla rabbiosa confessione prima che un'espressione dolorosa comparve sui suoi lineamenti. “Dovrei farti io questa domanda, Sasuke”, disse con calma l'altro.
Sasuke si impietrì mentre i suoi occhi chiedevano una spiegazione.
“Ti ho amato da quando avevo tredici anni e ho tentato di dirtelo lanciandoti degli indizi. Credevo che ci saresti arrivato perché eri più intelligente di tutti quelli della nostra età. Per tre anni, ho continuato con quella convinzione, ma alla fine mi sono arreso. I tuoi occhi però erano puntati su Itachi. Volevi sorpassarlo”.
“E' questo il mot-”
“Mentre tu eri parte della mia vita, io non ero parte della tua. Quando l'ho capito, non è stato difficile andare con i miei genitori a Londra”.
“Mi hai lasciato,” sottolineò Sasuke in poche parole.
“Non ero importante nella tua vita, quindi che importava?” domandò il biondo e quando uno sguardo acceso fu mandato al suo indirizzo, rimase impassibile. “Lentamente sono riuscito a superare il mio amore per te e poi due anni fa, per coincidenza, ho incontrato Itachi. Lui-”
“No,” ordinò Sasuke. “Non voglio sentire di come ti ha conquistato”.
“Non lo farò, perché è una cosa che riguarda solo noi”.
Udire quelle parole rattristò ancora di più il moro. Lui era un estraneo.
“Ma gli ho resistito all'inizio, perché era un Uchiha e ne avevo già abbastanza di farmi spezzare il cuore da un Uchiha da bastarmi per una vita intera. Però, lui è diverso da te, Sasuke”.
Il moro sussultò.
“Lui mi fa sentire importante. Lui mi fa sentire speciale. Lui mi vede. Lui mi sente”. Qualcosa in cui tu hai fallito.
Con occhi d'onice infuocati di disperazione, Sasuke dichiarò sinceramente, “Tu sei speciale! Tu sei importante da quando ci siamo incontrati!”
Lentamente, Naruto scosse il capo. “Io lo amo, Sasuke”.
Sasuke afferrò con un pugno la sua maglia e gridò, “Io ti amo!”
Naruto chiuse gli occhi, apparendo addolorato, ma quando avvertì il respiro di Sasuke soffiargli sul viso, lo scostò, lentamente, ma deciso da sé. “Grazie, Sasuke, ma è troppo tardi”.
“Naru-”
“Rimaniamo amici”.
“Io voglio essere più di un amico,” sussurrò Sasuke, la presa sulla maglia del biondo che si allentava mentre lacrime non versate si raccoglievano intorno ai suoi occhi.
“Ti prego, lasciami avere la mia felicità”. Una supplica.
“E che ne è della mia, Naruto?” Anche questa era una preghiera.
“Mi dispiace, Sasuke”. Poi il calore delle mani di Sasuke si avvolse intorno a quelle sue fredde per liberarsi dalla presa sulla sua maglia. “Davvero tanto”. Un secondo più tardi, il moro si rese conto del spezzarsi definito del suo cuore nel momento in cui la porta venne richiusa fermamente dopo che il suo amico se ne fu andato. Scivolò al suolo, senza vederlo, perché le lacrime erano già iniziate a cadere a terra copiosamente e velocemente.
Era così ingiusto, pensò mentre piangeva. Il soffocante silenzio divenne dieci volte più palpabile e pesante.
Io voglio essere felice con te.
Fine.
Edited by trinh - 23/10/2009, 19:19
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