| Titolo: Try.
Autore originale: trinh89.
Beta-reader: lala_g.
Disclaimer: quando sogno, Naruto mi appartiene! Ma nella realtà... T.T
Pairing: ???xNaruto.
Rating: R (Arancione).
Warnings: One-shot, Yaoi, Lime, What if, Spoiler.
Questa one-shot è stata scritta per lo yaoiday che si terrà domani e che verrà postata insieme a lavori di altre autrici, ma siccome in questi giorni qualcuno mi avrà dato per dispersa, beh ecco qui un aggiornamento. Ve la pubblico in anteprima.
Dedico questa one-shot a: Ermal, hane, kagchan, ladymicia e Mistress Lay le mie friends xDD.
Personalmente, questa è la prima volta che trovo soddisfacente un mio lavoro lol, spero che sia lo stesso per voi.
ATTENZIONE: questa fic riprende fatti del manga non ancora accaduti nell'anime fino ad un certo punto, poi prende una mia visione di come avrei voluto che andassero le cose T-T. E l'ho scritta io, se qualcuno osa dirmi bella traduzione gli stacco la testa a morsi! U_U Donna avvisata mezza morta. (sottolineo morta, non salvata)
Buona lettura!
trinh89
-One-shot: Try.
Naruto non si era mai soffermato a riflettere sulla sua vita quando era un ragazzino, forse perché non era una di quelle questioni che ci si poneva da bambini o semplicemente perché farlo avrebbe portato inutile dolore, oltre a quello che già pativa allora. Adesso, però, quel giovane dai capelli biondi e sbarazzini, gli occhi impossibilmente azzurri e le gote inconfondibilmente percorse da tre cicatrici, era cresciuto e cosa più importante, felice. Ripensando alla sua vita, aveva realizzato che poteva dividerla in quattro fasi ben definite: la prima, quella in cui era vissuto rifiutato, odiato ed evitato ingiustamente dal suo stesso villaggio; la seconda, dove aveva iniziato a costruire i suoi primi legami; la terza, nella quale era stato pienamente accettato e aveva perso il suo migliore amico e infine la quarta, la fase in cui si trovava ora, quella in cui ogni cosa si era sistemata e poteva dire di non desiderare altro dalla vita perché aveva già tutto.
Con un sorriso soddisfatto e appagato il biondo appoggiò la tazza di tè fumante sul tavolo e rivolse lo sguardo fuori dalla finestra: il cielo era limpido e il sole splendeva baciandogli la pelle ambrata con i suoi raggi caldi, che diffondevano per tutto il suo corpo quel piacevole calore che faceva pensare inevitabilmente che era proprio una bella giornata, una di quelle da passare alla ‘Shikamaru’: disteso sul prato verde a fissare le nuvole immerso in chissà quali pensieri.
Sebbene questa fosse un’idea allettante, quel pomeriggio aveva un appuntamento, così si alzò dal tavolo e trangugiando gli ultimi sorsi della sua bevanda, mise il bicchiere nel lavandino e si diresse verso la porta di casa fermandosi allo specchio nel corridoio per darsi un’ultima rassettata prima di infilarsi le chiavi in tasca e uscire per le strade di Konoha. Camminò distrattamente senza badare realmente a dove mettesse i piedi, in fondo aveva fatto così tante volte quel percorso che avrebbe potuto farla ad occhi chiusi volendo. Attraversò le vie del villaggio salutando di tanto in tanto qualche amico, superò il ponte dove era solito incontrarsi col suo team e pochi minuti più tardi varcò la soglia del distretto del clan più famoso della Foglia, il clan Uchiha. Naruto era legato a lui. Naruto si era innamorato...
A volte dubitava del fatto che lui –Naruto Uzumaki– stesse con un simile Dio. Lui era tutto. Era bello, intelligente e… Un gran bastardo a dirla tutta, ma Naruto lo amava con tutto se stesso. Non sapeva dire con esattezza quando aveva iniziato a vedere l’altro sotto una luce diversa da quella di puro e semplice amico, ma poco gli importava, perché anche l’altro ricambiava i suoi sentimenti; anzi, era stato proprio quest’ultimo a dichiararsi e a convincerlo a dargli una chance.
Giunse alla villa principale dove batté due colpi sulla superficie di legno chiaro e attese con pazienza di sentire il rumore di passi aggraziati dall’altra parte. Il clic della serratura scattò e la porta si aprì con un lieve cigolio, occhi scuri e profondi lo scrutarono per un istante prima che il loro possessore si spostasse, senza particolare enfasi, di lato, permettendogli di entrare.
“Teme, anch'io sono felice di vederti. Non ti sprecare a salutarmi, ti prego” disse il biondo sarcasticamente, all’indifferenza del moro.
“Hn, già rompi, dobe?” commentò Sasuke con tono scocciato.
I due si fissarono seriamente negli occhi, poi la risata cristallina di Naruto vibrò nell’aria mentre il moro rispondeva con un ghigno.
Erano passati pochi mesi da quando Sasuke Uchiha, il ninja traditore, aveva fatto ritorno a Konoha insieme al compagno dai capelli biondi e a lui. Farsi accettare nuovamente dal villaggio non era stato facile e ad essere schietti ad Uchiha non gliene poteva sbattere un emerito cazzo di ciò che pensava la gente, tanto meno integrasi nella comunità degli shinobi; peccato che Naruto non condividesse la sua stessa idea, quindi il moro si era sforzato di accontentare l’idiota biondo e alla fine aveva abbattuto il muro della diffidenza che lo separava dal villaggio, tornando così a ricoprire il suo ruolo di ninja. Quel giorno il biondo si era complimentato con lui, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi più radiosi e abbracciandolo forte per un quarto d’ora buono; in quel preciso momento, mentre Naruto lo avvolgeva con il suo calore, Sasuke aveva realizzato due cose: lui nutriva un sentimento per l’altro che andava al di là della mera amicizia e la seconda era che…
“Waa!” strillò il biondo sussultando sorpreso. Due mani forti si erano allacciate alla sua vita, facendogli il solletico e tirandolo poi indietro, contro un petto piatto e tonico.
“Che schifo, sei tutto sudato, staccati!” esclamò il ragazzo dai capelli biondi cercando di allontanare il nuovo arrivato.
“E’ così che tratti chi cerca di dimostrare il proprio affetto?” disse quest’ultimo con voce falsamente ferita, lasciando comunque andare il biondo che andò a ripararsi dietro a Sasuke elargendo all’altro una linguaccia.
“Bel modo di dimostrarmelo, Itachi. Dopo esserti allenato, torni a casa sudato come un maiale e mi abbracci… ma gli Uchiha non erano rinomati anche per la loro grazia?” commentò con un broncio il biondo.
L’Uchiha maggiore afferrò il biondo per un polso e, tirandolo a sé, lo baciò prima che questi potesse dire qualcosa.
Ed eccola lì, davanti ai suoi occhi, la seconda cosa che il moro aveva compreso: Naruto non sarebbe mai potuto essere suo.
Sì, perché colui che era tornato a Konoha con lui e Naruto era Itachi, suo fratello, e ora gli ultimi due stavano assieme.
Entrambi gli Uchiha durante il loro fatidico scontro, nel quale uno dei due sarebbe dovuto soccombere sotto le mani dell’altro, avevano combattuto strenuamente finché il maggiore non era crollato a terra inerte dopo averlo picchiettato sulla fronte. Era successo tutto così velocemente, che Sasuke non aveva nemmeno avuto il tempo di esultare per la sua compiuta vendetta, che quel tizio chiamato Madara era comparso dal nulla e gli aveva raccontato la verità su Itachi e sul clan. Mai come quella volta si era sentito morire dentro, era corso al corpo del fratello, imprecando e chiedendo perdono per non aver mai sospettato nulla e di non essere stato in grado di vedere le corde che avevano cercato di soffocarlo quando era poco più che un bambino.
In un impeto di rabbia aveva gridato a squarcia gola e aveva poi riportato i suoi occhi su Madara. Era tutta colpa di quell’uomo, era lui che aveva causato tutto, e doveva morire! Non fu facile ucciderlo, ma il dolore, la disperazione e la consapevolezza di non avere più nulla da perdere gli avevano dato la forza necessaria per porre fine a quella maledizione che aveva colpito la sua famiglia. Al termine dello scontro si era trascinato accanto al corpo del fratello, in attesa che la Morte venisse a prenderlo per condurlo all’inferno e raggiungere il suo nii-san. Tuttavia, quando credette di aver oltrepassato la linea della vita, non furono demoni e mostri ad accoglierlo, ma un angelo dai capelli biondi che lo spronava a svegliarsi, era Naruto e al suo fianco c’era Itachi. Alla fine si era reso conto di essere in ospedale, fu sorpreso di vedere Itachi vivo e vegeto, ma era contento; una volta rimessosi, Naruto aveva spiegato loro che li aveva trovati a terra con il cuore dal battito quasi impercettibile e che li aveva portati entrambi all’ospedale più vicino quando li aveva visti mano nella mano, intuendo che qualcosa era successo fra loro.
“Ahi!” esclamò, venendo richiamato dai suoi pensieri, mentre si massaggiava la fronte, “Che ti prende? Perché mi hai colpito?!” grugnì contro il fratello.
“Non rispondevi,” disse tranquillamente Itachi, proseguendo, “mentre eri perso nel tuo viaggio onirico, ti avevo chiesto perché sei ancora qui”.
“Perché dove dovrei essere?” sbottò l’altro ancora irritato per il picchietto sulla fronte. Itachi lo trattava ancora come un bambino a volte.
Itachi assunse una posa meditabonda per poi dire “Mmm, non so… Forse da un certo team che si starà chiedendo dov’è il suo capitano…”
Come Sasuke metabolizzò la frase, gli occhi scuri sgranarono all’inverosimile, “Oh, cazzo!”
“Non essere volgare, otouto”.
Il moro più piccolo non perse tempo a rispondere al maggiore, uscì di casa con un rapido saluto, indugiando ancora per un attimo sul passato, prima di scuotere leggermente la testa. Sasuke era stato il primo legame di Naruto, il suo primo rivale ed il suo primo amico e nonostante sentisse che c’era qualcosa di sbagliato nel rapporto di Itachi e Naruto, doveva farsene una ragione, perché loro erano le persone più importanti della sua vita.
***
Una volta rimasti soli, Itachi andò a lavarsi, mentre Naruto lo aspettò disteso sul letto che tante volte aveva condiviso col primo, quando lo scroscio cessò, il biondo si alzò su a sedere, giusto in tempo per vedere Uchiha entrare nella stanza con addosso un misero paio di boxer neri.
Allargando le gambe il ragazzo più giovane invitò il moro tra di esse; questi eseguì l’ordine chinandosi frontalmente appoggiò le mani sulle cosce vestite dell’altro per farle risalire verso l’inguine del giovane, ma non arrivarono mai alla meta prefissata, in quanto Naruto glielo impedì scostandole e coprendogli il capo con un asciugamano morbido e bianco, prendendo a frizionargli i capelli con più forza del necessario e sbuffando, “Giù le mani, Uchiha! I capelli vanno asciugati!”
“Naruto-chan, fa piano o fra qualche mese avrai una testa pelata da lucidare”.
E all'uscita di Uchiha, il biondo rise come un bambino cessando il moto delle sue mani per tirare un pugno divertito sulla spalla destra del moro.
Itachi si levò l'asciugamano di dosso e si beò della vista dell'altro, Naruto era raggiante quanto il Sole – no, Naruto era il Sole e lo amava davvero per quella sua abilità nel donare a chi gli stava vicino quel calore e quella serenità a cui ogni uomo ambiva. In passato, prima di aver sterminato il suo stesso clan, Itachi aveva intravisto spesso il biondo da lontano, ma non se ne era mai curato più di tanto; il Naruto di allora, non era che un'ombra indistinta del Naruto che aveva incontrato mentre lavorava per l'Akatsuki e fu da lì che cominciò a maturare il suo interesse, che sbocciò appieno durante il periodo in cui il ragazzo si era preso cura di lui e Sasuke.
Sasuke...
Itachi fissò intensamente le iridi azzurre che sprizzavano di luce. Il biondo smise di ridere sotto quello sguardo, ma non perse il sorriso dalle labbra.
“Perché mi fissi così?”
“Perché sei il Sole che illumina le mie giornate” rispose il moro, sospingendolo sul letto per baciarlo teneramente sul naso.
“Sai, credo di preferirti quando sei un bastardo. Mi dai i brividi quando sei così dolce” commentò il biondo sorridendo sornione, Itachi non disse nulla, ma passò un pollice sulle labbra un po' ruvide dell'altro –Naruto aveva la brutta abitudine di mordersele quando era sovrappensiero, poi si chinò per catturarle nuovamente in quel gioco assuefante che avrebbe portato all'inizio del loro amplesso.
***
“Aah! I-Itachi”.
I vestiti erano sparsi per terra, il letto cigolava, mentre l'aria echeggiava di gemiti e sospiri. Il corpo sinuoso di Itachi si muoveva forte e deciso tra le cosce brunite di Naruto, desideroso di avere di più.
“Nnn... più forte” incitò il biondo aprendo ulteriormente le gambe per prendere tutto ciò che aveva da offrire Uchiha. Le braccia ai lati della sua testa si allacciarono dietro le sue ginocchia premendole contro i fianchi di Itachi che aumentò il ritmo e la potenza dei suoi affondi.
“N-Naruto” sospirò con voce rauca il moro, il bacino che bruciava e il piacere che annebbiava i suoi occhi, era vicino all'apice. Quando sentì quella morsa familiare cominciare a stringerlo inesorabilmente al ventre, si piegò per baciare il ragazzo sotto di lui; il suo corpo si tese improvvisamente come raggiunse l'orgasmo, seguito poco dopo dal biondo che venne tra i loro stomaci, interrompendo l'effusione per gemere incontrollato.
Uscito dal corpo ambrato imperlato di sudore, il moro si distese accanto al più giovane attirandolo a sé; rimasero immobili e respirarono affannosamente, abbracciati l'uno all'altro, cadendo pochi minuti più tardi tra le braccia di Morfeo con un'espressione serena dipinta sul volto.
***
Quella sera quando Sasuke rientrò a casa dalla missione, trovò il fratello maggiore intento a cucinare la cena.
Non c'era nessuna traccia di Naruto, doveva essere andato a casa.
“Bentornato, otouto. Come è andata la missione?”
“Bene” disse apparecchiando la tavola, mentre l'altro appoggiava le portate sulla superficie di legno.
Seduti a mangiare, nessuno dei sue aprì bocca. Benché nessuno dei sue fosse particolarmente loquace, in quel momento il silenzio che gravava su di loro era diverso dal solito, era carico di tensione.
Sasuke posò la ciotola di riso e guardò il fratello che aveva fatto la medesima cosa.
Prima che il minore potesse anche solo emettere alcun suono, Itachi proferì lapidario “Lo so”.
Sasuke sussultò alle parole, non capendo che intendesse l'altro, “Come scusa?”
“So che ami Naruto, otouto” chiarificò questi.
Il moro sentì il cuore perdere un battito. Itachi sapeva...
E cosa avrebbe dovuto rispondere ora?
“Non devi dire nulla” disse Itachi, leggendo il fratello minore nel pensiero. “E' normale. Chi non potrebbe amarlo dopo averlo conosciuto?” soggiunse poi, alzandosi dalla sedia per affiancare Sasuke. “Lo amiamo entrambi alla follia, però Naruto è il mio ragaz-”
“Lo so. Non farò nulla per ostacolarvi” tagliò il più piccolo. Non voleva sentire quelle parole che affermavano di chi fosse Naruto, faceva già male così, non aveva bisogno che gli venisse ricordato. Forse il Sasuke dodicenne non avrebbe mai lasciato perdere e avrebbe invece combattuto per ottenere ciò che voleva, ma il moro era cresciuto e quel egoismo che lo aveva spesso caratterizzato, aveva imparato a tenerlo a freno.
In passato era stato la causa per cui Naruto aveva perso il suo sorriso, questa volta non avrebbe rotto la sua felicità, anche se avrebbe dovuto rinunciare alla sua.
“Lasciami finire, Sasuke”. Lo ammonì il maggiore, che riprese poi, “Naruto è il mio ragazzo, ma tu non devi pensare di rinunciare a confessargli i tuoi sentimenti. Lotta fratellino! Lotta per il tuo amore!”
E con queste parole, Itachi uscì dalla stanza sotto lo sguardo stupito del più piccolo che increspò le labbra in un lieve sorriso.
Grazie, nii-san.
Fine.
Edited by trinh89 - 4/3/2009, 15:52
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è così kawaii!!!x non dire hot!!! 
