| Titolo: Dirt and grime. Autore originale: michelerene. Traduttrice: trinh89. Lingua originale: inglese. Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro. Pairing: SasuNaru. Rating: yaoi, mpreg, what if.
-Capitolo 1 (Prima parte).
C'era una volta, molto tempo fa, un bel soldato che portava il nome di Sasuke Uchiha. Era entrato nell'esercito alla tenera età di 16 anni e sebbene avesse combattuto coraggiosamente in guerra, quando questa si concluse, venne liquidato via. Non aveva soldi e quando tornò al suo villaggio, scoprì che in sua assenza i suoi genitori erano morti.
Cercò la bontà d'animo presso i suoi abitanti, ma non ne trovò nessuna. Grugnivano di fronte alla sua bella e splendente uniforme rossa, dicendogli di trovarsi da solo la propria strada e fortuna. Rimasto senza alternative, Sasuke aveva preso il suo fucile e la sua spada e lasciato il villaggio per addentrarsi nella foresta fitta e oscura.
Dopo diversi giorni di cammino, Sasuke si fermò in mezzo ad un cerchio di pietre e soppesò le sue opzioni. Non aveva soldi, non sapeva fare nulla se non uccidere ed evitare i pericoli nei momenti opportuni, si guardo attorno, senza avere la più pallida idea di dove diavolo si trovasse.
Ora, ci si sarebbe potuto chiedere: un Uchiha che perde la sua dignità in una foresta, dove nessuno può vederlo, è ancora un Uchiha?
Beh, il soldato dai capelli mori avrebbe risposto con un sonante 'Hn'. Si lasciò cadere aggraziatamente sull'erba in mezzo ad un cerchio di pietre e con un'espressione profonda attese a testa alta che la morte lo cogliesse tra i rantoli di fame.
Buttandosi un braccio sugli occhi. Sasuke stava delirando, l'immagine di una persona dall'aria importante che non aveva mai incontrato stuzzicò i suoi sensi, finché non udì un'oscura risata e non percepì un'ombra coprire il suo viso.
“Patetico”.
Sasuke avvertì un brivido corrergli lungo la schiena alla voce vellutata e spostò il braccio per aprire le iridi d'onice e vedere il molestatore che aveva osato disturbarlo nel suo eterno santuario di morte. Ma poi, esisteva ancora qualcosa di sacro in quel mondo?
“Hn”. Anche nel suo debole stato, il giovane soldato fu in grado di tirare fuori un impeccabile sguardo fulminante, inarcando un regale sopracciglio scuro in segno di irritazione.
Lo straniero ben vestito si appoggiò contro uno dei massi, incrociando le braccia e ghignando all'indirizzo del devastato soldato. Occhieggiò il giovane, prendendo nota della sua pallida pelle color avorio, dei capelli neri come il cielo a mezzanotte e le ciocche che incorniciavano il suo viso dai lineamenti delicati. Il soldato di alzò e lo straniero vide che il giovane era alto e certamente bello, con un fisico forte e una figura regale anche un uomo comune.
E ben presto quell'anima fine gli sarebbe appartenuta. Dovette simulare un colpo di tosse per trattenere la risata che minacciava di scappargli.
“Il vostro punto, signore?” domandò il soldato impazientemente, sebbene non si sarebbe mai potuto tale sentimento dal suo volto imperscrutabile, “Stavo cercando di morire qui e anche se voi non state impedendo questo processo offrendomi cibo o denaro o compiendo un qualsiasi altro gesto di carità, mi stavo divertendo a non avervi qui”.
Sasuke osservò come l'uomo spazzasse via dello sporco inesistente dalla giacca verde foresta e si buttasse indietro la lunga coda di capelli neri. Due linee scavate scendevano giù lungo il naso dell'uomo, ma invece di distrarlo dalla sua ovvia bellezza, queste non facevano altro che aumentare il suo fascino misterioso.
“Allora, giovane Sasuke, volevo proporti un piccolo... come possiamo chiamarlo... patto?” Quando le iridi nere incontrarono quello dello straniero, non fu affatto sorpreso del fatto che gli occhi dell'uomo fossero diventate rosso sangue.
“La mia risposta è no,” disse Sasuke e andò vicino ad una roccia, dove si trovavano il suo fucile e la sua spada, si lasciò scivolare a terra con la schiena contro la pietra e le gambe incrociate. Chiuse gli occhi e proseguì con voce annoiata, “Non credo che qualsiasi patto tu mi proponga, possa essere vantaggioso... per la mia redenzione, un giorno spero di suonare l'arpa su un soffice nuvoletta”.
“Oh, ma questa offerta mette la tua redenzione nelle tue mani, te lo assicuro. Nessuna interferenza da parte mia o altro”.
Sasuke fulminò lo sconosciuto ghignante. “Signore, vi ripeto...”
“Puoi chiamarmi Itachi”.
Sasuke chinò il capo, le ciocche nere coprirono il suo volto, ma la sua risposta mugugnata raggiunse comunque le orecchie dell'altro, “Voi dite Itachi, io dico diavolo...”
“Ascolta, tu inutile, debole omuncolo. Ti darò ricchezze che basteranno per una vita intera, ricchezze che non si esauriscono mai per sette anni”.
Sasuke sospirò. Ovviamente il bastardo egoista non voleva chiudere il becco. “Va alla parte dove torreggerai su di me ridacchiando malignamente e rubandomi l'anima”. Guardandosi il polso privo di orologio, continuò, “Ho un appuntamento con la fame”.
Itachi chiuse lo spazio tra lui e il soldato in tre semplici falcate ed incurvandosi fino ad essere faccia a faccia col giovane, afferrò il soldato per il fronte dell'uniforme e lo costrinse ad incontrare i suoi occhi.
“Ti propongo di scambiarci le giacche. Per sette anni tu indosserai la mia e io la tua. Per sette anni non potrai lavarti, tagliarti i capelli e le unghie o levarti la giacca e il mantello che ti darò. Se allo scadere di tutto questo tempo, sarai ancora vivo, ci scambieremo nuovamente le giacche e avrai denaro per tutta la vita. Se tu dovessi morire”, il bel diavolo si scrollò le spalle incurante, lasciando la giacca di Sasuke e stirandone il tessuto con le mani. Alzò infine lo sguardo, gli occhi vermigli che brillavano nelle ombre della foresta, e sorrise, “Beh, a quel punto, riderò malignamente e mi prenderò la tua piccola inutile anima”.
“Capisco”, disse Sasuke, che ancora una volta si ritrovò a soppesare le sue opzioni. Morte tra i rantoli di fame con un posto garantito come suonatore d'arpa o il piccolissimissimo patto con il diavolo che includeva vita, denaro e una nuova ritrovata avversione per il sapone.
Cosa scegliere... cosa?
“Hn”. Il moro si alzò in piedi, levandosi la giacca rossa e porgendola al
“Non potrai dirlo a nessuno,” proseguì Itachi, togliendosi a sua volta la giacca ed effettuando lo scambio. Guardò con occhi famelici come Sasuke si mettesse addosso la giacca e si aggiustasse le maniche.
“Non posso dire di andar matto per il tessuto...” mormorò il soldato e rivolse lo sguardo al diavolo quando questi schioccò le sue lunghe dita.
“Oh, e non dobbiamo dimenticarci il tuo mantello. Non vogliamo che tu ti prenda il raffreddore, giusto?” con un altro schiocco Itachi creò una massa di pelo marrone scuro che gettò al soldato vicino.
Scuotendo la massa, Sasuke realizzò che il mantello era veramente fatto di pelle d'orso. Sospirando, prese piena coscienza del patto che si era appena suggellato e si gettò la pelle d'animale sulle spalle, piazzandosi poi di fronte al diavolo.
“Abbiamo finito qui o hai intenzioni di accecarmi e prendere il mio futuro primogenito?”
Con un ghigno Itachi analizzò il soldato. Il suo bel visto appariva ancora fresco e pulito, ma l'ampio manto d'orso già piegava le sue spalle sotto il suo peso, coprendo i setosi capelli neri di Sasuke e nascondendo la sua alta figura. Non ci sarebbe voluto molto al fango e al sudiciume perché si accumulasse e trasformasse il giovane in null'altro che un mostro.
La gente sapeva essere così crudele. Itachi riusciva già praticamente provare la sensazione della piuma morbida al tatto del soldato sul palmo delle sue mani.
Sasuke osservò il luccichio zelante brillare negli occhi carmini dell'altro e si costrinse a non roteare i propri. Non era ancora passato un giorno e Sasuke riusciva già a vedere l'aria trionfante del bastardo. Sorpassò l'idiota assetato di potere e raccolse i suoi averi. “Hai menzionato qualcosa sui soldi. Tanti, tanti soldi, ricordo”.
“Hn”, il diavolo mimò l'Uchiha e fece un cenno verso le tasche della nuova giacca verde foresta del soldato.
“Non importa quante volte metterai le mani in tasca, ne usciranno sempre piene d'oro”.
Sasuke diede un rapido cenno e si voltò, uscendo dal cerchio e facendo ritorno al mondo civilizzato.
“Divertiti!” gridò Itachi e rise cupamente quando il soldato non si voltò, ma ondeggiò il braccio peloso prima di sparire nella fitta foresta.
“Tutto in un giorno di lavoro...” mormorò Itachi e svanì nel vento.
***
E così iniziò la vita di Sasuke come vagabondo. Il primo anno non andò poi così male. Sì, la pelle dorso tendeva a far inarcare un po' di sopracciglia e le sue scarse pratiche igieniche venivano notate qua e là, ma per la maggior parte, lui era ancora umano. Uno strano essere umano che indossava la pelle di un orso e che puzzava non poco, ma pur sempre umano.
Nel suo secondo anno del patto col diavolo, Sasuke contò molto sul fatto che le sue tasche non si svuotassero mai e pagò per il privilegio di essere visto come un essere umano. Non essendo mai stato una persona socievole, tanto per cominciare, l'isolamento da quelli intorno a lui non lo preoccupò terribilmente, anche con i soldi, trovò che non ne stava spendendo più molti per una stanza in locanda e un pasto caldo. Ora i soldi gli compravano pane raffermo e un posto comodo nel fienile.
Un pomeriggio, a metà del suo terzo anno, Sasuke entrò in un nuovo villaggio e per amore della sua salvaguardia, rimase nascosto nell'ombra. Girando l'angolo della piazza del mercato vide un giovane vestito con dei pantaloni bruni e una maglia di cotone di un delicato arancione cremoso, slacciato al collo. Il giovane sorrise gioioso alle persone intorno a lui, ricevendo indietro degli altrettanti cordiali saluti.
Sasuke non realizzò di essersi avvicinato, finché non sentì la risata del ragazzo risuonargli come pioggia primaverile nelle orecchie. Né realizzò che il battito del suo cuore era accelerato o che le sue iridi scure si erano addolcite per la prima volta in anni.
Ciocche bionde cadevano in morbide punte intorno al viso abbronzato del giovane, occhi cristallini brillavano di felicità, mentre trascinava dietro di sé due giovani fanciulle finemente vestite.
Seguendoli, Sasuke vide le compagne del ragazzo spettegolare e puntare gli abitanti del villaggio intorno a loro, fermandosi di tanto in tanto per occhieggiare e comprare qualche frivola gemma o oggetto prima di proseguire il cammino, inveendo contro il biondo.
“Naruto!” gridò la ragazza dai capelli rosa, voltandosi con le graziose mani guantate sui fianchi, “Smettila di ciondolare lì dietro o ti piantiamo qui”.
La bionda accanto a lei rise sgradevolmente e soggiunse, “Il nonno non sarebbe felice se non dovesse più preoccuparsi di te?”
Il ragazzo... Naruto... si voltò e fece cenno con la mano, un sorriso piantato fermamente sul suo viso, ma Sasuke lo vide alzare gli occhi al cielo prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al fruttivendolo e pagare all'uomo il conto per le verdure che aveva messo nel cesto che aveva con sé.
Come il biondo si avvicinò al nascondiglio di Sasuke, dovette aver notato l'ombra scura, perché si fermò ad occhieggiare la figura deformata di Sasuke e le schiene delle sue compagne che si allontanavano velocemente. Sembrando aver preso la sua decisione, Naruto si avvicinò ulteriormente a Sasuke che si ritirò a sua volta nell'ombra.
“Non abbiate paura, signore”, disse Naruto allungando con calma una mano per toccare la massa pelosa. Quando Sasuke si ritrasse maggiormente, il biondo permise alla sua mano di abbassarsi mollemente, ma non di far sparire il sorriso dal suo volto. Afferrando il sacchettino delle monete al suo fianco, Sasuke osservò come Naruto lo picchiettasse, svuotandone il contenuto in una mano mentre l'altra afferrava una pagnotta dal suo cesto.
“E' tutto quello che ho da offrire”, disse il giovane e porse i suoi doni, perché il moro li prendesse. Quando Sasuke scosse il grande capo peloso, le parole sembrarono morirgli in bocca, Naruto scoppiò a ridere, ma i suoi occhi si socchiusero in avvertimento. Sasuke non poté fare a meno di notare che il suo respiro si era fatto irto ad una simile dimostrazione di testardaggine. “Non essere rude. Credo che se si hanno soldi da condividere, è un dovere dare qualcosa per aiutare chi ne ha bisogno. Prendi”.
Protendendo una mano incrostata di sporco, le unghie più simili ad artigli e la pelle d'orso sudicia e maleodorante, Sasuke accettò ciò che gli veniva offerto, “Hn”.
“Bene allora”, disse Naruto arretrando, “non è stato poi così male, no?”
“NARUTO!”
Il suo nome urlato lo fece sobbalzare e guardare attorno con aria colpevole, prima che gridasse a sua volta, “Che c'è? Ti avevo già sentito l'ultima volta, Sakura! Tutti ti hanno sentita!” le braccia ondeggiarono selvaggiamente indicando gli abitanti sparsi per la piazza del mercato. Sospirando, si voltò nuovamente verso l'uomo nascosto nell'ombra, strizzando gli occhi e accigliandosi quando vide Sasuke addentrarsi ulteriormente nell'oscurità.
“Buona giornata allora”, mormorò Naruto e corse dietro alle ragazze che si stavano allontanando.
Sasuke avanzò verso la luce del sole e osservò gli alberi che tracciavano il confine del paese. Aprì le mani che ancora tenevano il pane e le monete, che luccicarono alla luce del sole.
Il giovane dai capelli biondi. Come osava Sasuke a non condividere il suo nuovo ritrovato benessere? Non aveva bisogno che una mano si tendesse quando il diavolo lo aveva trovato? Se qualcuno lo aveva aiutato, dando ciò che poteva, cos'avrebbe fatto lui? Se ne sarebbe rimasto lì nell'ombra con la pelle sporca e il volto così peloso da rendere impossibile dire quando il mantello finiva e lui iniziava?
Scuotendo il capo, Sasuke uscì dalle tenebre e si incamminò verso il fruttivendolo che Naruto aveva lasciato.
L'uomo calvo era di fronte alla sua merce avvizzita, intento a sorridere ai passanti e con due piccoli bambini stretti alle sue gambe con la pelle pallida e tirata, mentre i loro occhioni osservavano tutto ciò che li circondava. Senza esitazione Sasuke offrì all'uomo ogni cosa che Naruto gli aveva dato e si mise una mano nella tasca della giacca verde del diavolo per estrarne un pugno pieno d'oro.
Quando Sasuke ebbe fatto un cenno col capo e si fu voltato per andarsene, avvertì un cambio di peso e abbassò lo sguardo per vedere che i bambini del venditore erano ora aggrappati alle sue gambe. Il fruttivendolo girò intorno alla bancherella e sorrise gentilmente a Sasuke.
“Signore, non posso accettare ciò che mi date...”
“Insisto”, ringhiò Sasuke, sorpreso dal fatto che la sua voce fosse rasposa dal poco utilizzo.
“Devo darle qualcosa in cambio”. Ribatté il venditore e i suoi figli annuirono energicamente.
Per un momento Sasuke pensò e poi scrollandosi delicatamente i bambini dalle ginocchia disse, “Mi bastano le vostre preghiere perché io sopravviva per altri tre anni e mezzo. Questo è tutto ciò che accetterò”.
Inarcando un sopracciglio, il venditore annuì lentamente e Sasuke lasciò il villaggio. Da allora, in ogni villaggio che Sasuke visitava, il giovane soldato donava le sue infinite fortune a coloro che ne avevano bisogno, chiedendo in cambio nulla più che le loro preghiere per la sua sopravvivenza.
E alla notte, quando le immagini dell'angelo dai capelli biondi con gli occhi azzurri riempivano i suoi sogni, sapeva che rimanere in vita era proprio ciò che desiderava, perché finalmente aveva qualcosa, oltre alla pietosa anima di un soldato per cui vivere.
Continua...
Edited by trinh - 3/4/2010, 15:00
|