| Titolo: I will be with you forever (Sarò per sempre con te). Autore: trinh89. Disclaimer: tutti i personaggi di questa fanfic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto. Pairing: SasuNaru, accenni di ItachixNaruto, SaixNaruto. Rating: AU, yaoi, OOC.
-Capitolo 6: La fuga.
“I-Itachi”. “”Ero in sala e non vedendoti, sono venuto a cercarti” spiegò il moro appoggiando la spalla sinistra ad un tronco. “Speravo mi avresti concesso un ballo Naruto-kun” aggiunse con fare provocante, al che Naruto sentì un fastidioso nodo alla gola. Era una sua impressione o non c’era una sola dannatissima persona che non volesse fotterlo? “Non sono un granché come ballerino”, con un sospiro stanco, il biondo sollevò il capo verso il cielo ed un silenzio carico di tensione calò tra i due. Naruto non aveva voglia di intrattenere alcuna conversazione, tanto meno con Itachi, gli faceva male sentire la sua voce e ancora di più vedere la sua faccia. Gli ricordava Sasuke.
Un altro giorno era finito e Sasuke lo aveva trascorso lontano dal suo compagno; quell’uomo che portava lo stesso nome del fratello veniva a trovarlo due volte al giorno per portargli qualcosa da mangiare ed aggiornarlo sulle condizioni, a detta sua, tragiche di Naruto. Tuttavia, il moro non sapeva che erano tutte menzogne, era il suo istinto a dirglielo, così una volta che Itachi usciva dalla stanza Sasuke si sedeva a terra e meditava per ore e ore fino allo sfinimento, ma ne era valsa la pena…. Il grande momento era arrivato, il moro ghignò, pochi sigilli ed uno sbuffò di fumo riempì l’aria. Sasuke si era trasformato in un serpente e strisciando per un piccola crepa creata qualche ora addietro , prese ad attraversare i corridoi bui del laboratorio che data l’ora, erano deserti. Improvvisamente, una familiare vibrazione lo bloccò, alzò il capo e lo mosse prima a destra, poi a sinistra per individuarne la fonte e seguendone le tracce arrivò in quello che doveva essere uno studio, probabilmente quello del bastardo. Si assicurò che non stesse arrivando nessuno e riprese le sue sembianze, avanzò nella piccola stanza illuminata solamente dallo schermo di un computer acceso e avvicinatosi alla scrivania, abbassò lo sguardo notando numerosi documenti riguardanti lui e Naruto con altrettante foto allegate. Prese in mano un’immagine del biondo e con un dito ne tracciò i lineamenti del viso con fare affettuoso, come se fosse veramente il suo dobe, le sue labbra si incurvarono in un impercettibile sorriso al pensiero che presto lo avrebbe riabbracciato. Risistemò la foto dove era e posò lo sguardo sull’oggetto che lo aveva attirato in quella stanza inizialmente, le iridi scure sgranarono leggermente per lo stupore e dopo un attimo di smarrimento lo prese fra le mani per osservarlo meglio… quello era proprio un rotolo di Konoha! La pergamena, un po’ ingiallita per il tempo trascorso, era chiuso con un sigillo di ceralacca recante l’effige del villaggio della Foglia. Lo aprì e come prevedibile, era stato scritto in codice, la riavvolse e la mise al sicuro all’interno della giacca. Ora era più importante raggiungere Naruto.
Che aveva fatto di male per meritarsi tutto questo? Anche quando era a Konoha aveva degli ammiratori e delle ammiratrici, ma anche se messi tutti assieme, questi non rasentavano nemmeno lontanamente i due che lo perseguitavano in quel momento. Aveva cercato di far capire ad entrambi che non aveva alcuna intenzione di dimenticarsi di Sasuke e non aveva mai fatto niente per alimentare qualche loro speranza di un furto insieme. Era convinto che non reagendo alle loro avance, prima o poi si sarebbero annoiati, ma a quanto pareva, così non era stato. Un dito andò a sfiorargli una guancia strappandolo dal vortice dei suoi pensieri e riportandolo al mondo reale, dove un Itachi più agguerrito che mai era piazzato davanti a lui con una mano sul suo viso. Fissò il ragazzo negli occhi e si sentì schiacciare dal desiderio che vi leggeva. “Naruto-kun” sussurrò il più grande con voce rauca, il biondo deglutì a fatica e chiuse gli occhi in un vano tentivo di estraniarsi da ciò che stava accadendo, rendendosi però conto che non poteva continuare a subire passivamente le indesiderate attenzioni, scostò le dita del moro e sibilò indispettito, “Non toccarmi”. Un’ombra di stupore aleggiò sul viso diafano prima di sparire, lasciando spazio ad un’espressione impassibile, per un attimo Naruto pensò che il moro avesse finalmente capito che fra loro non ci sarebbe stato niente, ma dovette ricredersi Quando la mano di Itachi andò improvvisamente ad afferrargli il mento avvicinando i loro visi. Sgranò gli occhi sentendo il cuore battergli all’impazzata per il panico che lo attanagliava, le labbra del moro si fecero sempre più vicine, fino a fermarsi ad un centimetro dalle sue “Dovresti mostrare più gratitudine, Naruto. Io ti ho ridato la vita. Poco importa che tu prova ancora qualcosa per il tuo Sasuke e che tu appartenga a Sai, tu sei mio” Sibilò. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, quante volte si era sentito ripetere quella stupida frase? Con il capo chino Naruto piazzò i palmi delle mani sul petto del moro allontanandolo da sé, le braccia poi ricaddero lungo i fianchi, le dita si chiusero a pugno ed il biondo iniziò a parlare con voce bassa, ma chiara “Sono stufo marcio di sentirmi dire ‘tu sei mio’ da te e Sai. Sono stufo di sentire pronunciare il nome di Sasuke dalle vostre bocche indegne. Io so benissimo che Sasuke è ancora vivo, come potete pensare tu e Sai di separarci quando nemmeno il tempo ci è riuscito? Il mio corpo… la mia anima… il mio cuore appartenevano a Sasuke prima ancora che io mi accorgessi di amarlo e lui è l’unico che può dirmi ‘tu sei mio’, nessun altro. Lo amo e lo amerò fino alla fine dei miei giorni. Se dovesse morire, allora anche io lo seguirei; se venisse dannato, allora anche io mi farei dannare. Non c’è nulla che farei per stare con lui”.
Dopo essere uscito dall’edificio, la prima cosa che il moro fece, fu prendere un profondo respiro, assaporando l’aria fresca della notte ed insieme ad essa il profumo della libertà, mancava solo una cosa perché quel momento fosse perfetto, essere con il suo biondo. Si guardò intorno analizzando l’area ed intravide in lontananza un imponente edificio illuminato da varie luci e dal qualche proveniva della musica; decise che quello sarebbe stato il primo posto che avrebbe controllato.
“Sei un ingenuo, ti aggrappi al passato e non ti rendi conto di ciò che ti si presenta” disse Itachi, per nulla scosso dalle parole del biondo; dal momento che quest’ultimo rimase in silenzio, proseguì “Dovresti vedere questo tuo risveglio come una seconda chance per ricominciare una vita nuova. Che futuro potresti mai avere con Sasuke in questo tempo? Voi non siete nessuno qui”. Le iridi azzurre sgranarono leggermente ed un velo di incertezza le oscurò. Il moro ne approfittò per sospingere delicatamente il ragazzo contro l’albero e poggiando un braccio sul tronco, portò il dorso dell’altra sulla gota brunita accarezzandola mentre, dopo essersi chinato sull’orecchio del biondo, mormorava con voce suadente “Dimenticati di Sasuke” Brividi di freddo percorsero la spina dorsale di Naruto che si maledì mentalmente. Dio, era così debole e stupido! Era un ninja, era l’Hokage, aveva sconfitto l’Akatsuki e numerosi ninja di livello S e tuttavia non riusciva a liberarsi di questo individuo privo di qualsiasi abilità ninja. Davvero patetico. Boccheggiò improvvisamente riscuotendosi dal fiume di imprecazioni che si stava lanciando, quando una mano andò a toccarlo nel suo interno coscia, “Allora? Naruto?”
“Maledizione!” ringhiò l’Uchiha. Aveva raggiunto da un po’ di tempo la villa in festa e aveva già controllato se tra la massa di gente ci fosse anche Naruto, ma non lo aveva trovato. Eppure, era sicuro che il biondo fosse lì perché percepiva chiaramente il suo chakra, decise di chiedere direttamente a quelle persone se per caso conoscessero Naruto, così fermò un ragazzo che Sasuke notò essere la fotocopia dell’Inuzuka. “Ehi tu, hai visto un ragazzo biondo con la pelle abbronzata e gli occhi azzurri? Si chiama Naruto” Il ragazzo lo guardò stranito poi scoppiò a ridere. “Ma come diavolo sei vestito? Non siamo mica a carnevale!” Il moro si voltò per andarsene, deducendo che quell’idiota non sapesse niente, ma venne fermato da quest’ultimo che asciugandosi le lacrime agli occhi disse, “No, aspetta. Se cerchi Naruto devi chiedere a Sai, quel ragazzo laggiù” ed indicò un giovane che si stava allontanando. Al nome del ragazzo, la mente dell’Uchiha echeggiò di un unico grido ‘NOOOOOOO’. Eh sì, Sasuke ricordava bene il Sai che conosceva nel suo tempo e ricordava bene anche i suoi apprezzamenti verso il suo dobe. Senza perdere altro tempo, si diresse verso la sua ennesima dannazione.
-Ma perché sparisci sempre, Naruto?- disse Sai mentalmente, mentre percorreva gli ampi corridoi per dirigersi nei giardini, dove era certo di trovare il ragazzo dei suoi pensieri, stava giusto per uscire da una delle porte che davano al terrazzo, quando venne bloccato per un spalla, si voltò per vedere chi fosse e sbiancò come avesse visto un fantasma… beh, in effetti non mancava tanto all’Uchiha per essere definito tale. Il volto pallido illuminato dalla luna, regalava riflessi spettrali ai lineamenti duri ed affilati. Inquietante. Dopo un attimo di smarrimento, Sai fece la prima cosa che gli venne in mente –scappare. Peccato che Sasuke non fosse stato dello stesso avviso e con pochi sigilli lo immobilizzò a terra con i suoi serpenti. Stava per abbassare una mano per afferrare il ragazzo ed interrogarlo, quando uno sbuffo di fumo lo bloccò, un piccolo rospo arancione era apparso sopra al corpo dimenante di Sai, che gridava contro il moro perché lo liberasse. “Tu sei Sasuke Uchiha?” domandò il rospo, ignorando le grida di Sai nel sentirlo parlare. L’Uchiha lo guardò con aria da E-chi-altro-vuoi-che-sia ed attese che proseguisse. “Sei proprio insolente, come dice papà. Io sono Gamakoto e sono venuto a cercarti per conto di Naruto, ti conviene muoverti, l’ultima volta che l’ho visto c’era quel dottore che-”, non fece in tempo a concludere che il moro lo aveva afferrato in mano e gli aveva chiesto seccò “Dov’è. Naruto.” “In giardino da quella parte, ma lasciami, mi fai male” disse indicando la direzione con la zampetta. Lasciò cadere a terra il rospo e senza guardarsi più indietro, Sasuke si precipitò fuori dall’edificio per raggiungere finalmente il biondo.
-Sto arrivando, Naruto-.
Continua...
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