| Titolo: Dirt and grime.
Autore originale: michelerene.
Traduttrice: trinh89.
Lingua originale: inglese.
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru.
Rating: yaoi, mpreg, what if.
-Capitolo 1 (Terza parte).
Sasuke si svegliò poco più tardi, ma rimase con gli occhi chiusi. Cercò di memorizzare la sensazione delle dita di Naruto nei suoi capelli ed il caldo sussurro della sua voce. Tirandosi su a sedere all’improvviso, buttò giù le gambe dal bordo del letto e si prese la testa tra le mani. Non poteva rimanere lì oltre. Lo scopo del suo viaggio in quel villaggio era quello di dare un’occhiata a Naruto, non stare a casa sua, mangiare al suo tavolo e apprendere che Naruto era tutto ciò che lui aveva sperato.
Cazzo… doveva farcela fino alla fine dei sette anni. Sarebbe tornato e avrebbe reclamato Naruto come suo quando avrebbe potuto offrirgli se stesso come l’uomo che davvero era… e anche quando la promessa del diavolo di una “ricchezza infinita” sarebbe stata utile.
Infilandosi gli stivali, Sasuke si affacciò dall’ampia finestra aperta, le tende bianche che volteggiavano dolcemente nel vento facendo pensare a Sasuke a delle ali d’angelo. Appoggiato contro il telaio della finestra, aveva una chiara vista della stalla e del cortile.
Udì delle voci alla sua sinistra ed osservò le porte della stalla aprirsi lentamente rivelando Jiraiya e… beh, merda. Sasuke deglutì e anche se Dio in persona avesse richiesto l’attenzione di Sasuke, non sarebbe stato capace di distogliere lo sguardo dalla vista di Naruto che guidava un grande cavallo color miele fuori dal fienile.
Portava stivali di pelle nera che arrivavano a metà polpaccio con stretti pantaloni marroni da cavallerizzo che abbracciavano le sue gambe dando a Sasuke un’ottima visuale delle sue cosce e del suo sedere. Ciò seccò la bocca di Sasuke, ma poi gli occhi viaggiarono sul petto nudo e tonico e seppe che l’unica cosa che lo reggeva in piedi era la sua presa mortale al bordo della finestra. Pelle brunita brillava sotto il sole e Sasuke osservò affascinato come Naruto usasse la maglia bianca nella sua mano per asciugarsi il sudore dal collo e dal petto prima di lanciarlo a Jiraiya.
Parole furono scambiate tra i due, parole che la mente confusa di Sasuke non sarebbe stata in grado di recepirle nemmeno se fosse stato accanto a loro, e poi Naruto si mosse verso il cavallo per montare in sella con un agile movimento. Con un saluto beffardo al nonno, Naruto esortò il cavallo in una costante cavalcata e saltò oltre il recinto del bestiame.
Arretrando dalla finestra, Sasuke chiuse gli occhi per nulla sorpreso quando l’immagine di Naruto piegato in avanti sul collo del cavallo con i muscoli che si flettevano, veniva marchiata nella retina dei suoi occhi.
Camminando velocemente verso la porta Sasuke decise che sarebbe stata una negligenza da parte sua non andare ad offrire la sua competenza in materia di cavalli. Era stato un soldato dopo tutto.
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Naruto si chinò in avanti, il petto nudo che sfiorava la criniera color crema del cavallo e sussurrò suoni tubanti mentre i suoi talloni affondavano nei fianchi dell’animale, incitandolo ad accelerare. La mente di Naruto stava vorticando, correndo più veloce di quanto credeva possibile e sperò fugacemente che lui e Meg potessero scappare dai suoi pensieri. Lo sforzo, come prevedibile, fu inutile.
Stava togliendo il letame dai box dei cavalli quando suo nonno lo aveva trovato più tardi in mattinata dopo la discussione avuta con Sasuke. Apparentemente il vecchio aveva tentato di ricevere la sua attenzione per diverse volte, perché la forza dietro la mano che lo aveva schiaffeggiato sulla nuca lo aveva mandato con la testa contro un fascio di fieno.
“Che diamine?!” borbottò e lanciò il suo sguardo più malevole al vecchio dai capelli bianchi. Il cavallo nel box vicino nitrì con note stridenti al suono ed uno dei suoi zoccoli anteriori scalpitò nervosamente contro il pavimento sporco.
“Non ti vedevo pensare così intensamente da molto tempo,” disse Jiraiya e fece un passo avanti, passando una mano tranquillizzante sul collo del cavallo nero prima di appoggiarsi contro un basso recinto.
Naruto si spolverò i pantaloni alzandosi in piedi, non che servì a molto, e si avvicinò a sua volta al cavallo agitato, sussurrando parole calmanti.
“Non so come ha fatto a non essere ancora calciato in testa, moccioso,” ridacchiò Jiraiya, “Tu sei un miscuglio di azioni imprevedibili e rumori fastidiosi. Questo normalmente ai cavalli non piace”.
Naruto sorrise come la grande testa nera si avvicino per odorargli un lato del viso, “Ma loro sanno che io amo loro”.
Jiraiya annuì prima che il suo volto si facesse più serio di quanto avesse mai visto suo nipote da lungo tempo e Naruto scostò gentilmente il cavallo, “Che c’è?”
“Abbiamo quasi perso tutto, Naruto. Questa casa, i cavalli… tutto. Se non fosse stato per quel gentiluomo…”
“Sasuke. Il suo nome è Sasuke”. Disse Naruto assente, pensando alla fortuna che avevano avuto. Tutto andato… Non aveva visto l’espressione curiosa sul volto del nonno e quando alzò lo sguardo, era già svanita.
“Naruto,” disse con gentilezza Jiraiya, “gli ho promesso la mano di uno dei miei nipoti”.
Gli occhi azzurri lampeggiarono per un momento e inconsciamente la testa di Naruto si voltò verso casa, dove sapeva che Sasuke giaceva addormentato.
“Chi vuole… per così dire, um… che?” il volto di Naruto arrossi di una tinta cremisi e si levò la fina maglia di cotone bianco, sentendo improvvisamente troppo caldo nel fienile.
“Ci ha salvato il culo, piccolo, e non penso che sia un uomo cattivo”. Disse Jiraiya col volto impassibile, lasciando che alla fine i suoi pensieri si alleggerissero. Non aveva bisogno di ‘costringere’ nessuno a fare niente, il che era davvero preoccupante viste le diverse reazioni di quella mattina a colazione.
Naruto tossicchiò, passandosi una mano rabbiosa tra i capelli infestati dalla paglia, e superò il nonno, “Certo che non è un uomo cattivo. Gli dobbiamo le nostre vite se ciò che mi hai detto stamattina è vero. Le ragazze lo sanno?”
“E qui che pensavo che tu stessi pensando,” disse Jiraiya scuotendo il capo, “No, introdurrò l’argomento stasera a cena”.
Naruto strinse la sua maglia in una presa salda, facendo sì che le sue nocche sbiancassero. Si fece strada verso il box di Meg, aprendone il cancello e accarezzando gentilmente l’animale sul collo prima di condurla verso le grandi porte.
Jiraiya lo superò e aprì le porte di legno rosso spingendole, Naruto le richiuse dietro di sé. Riusciva a sentire l’irrequietudine di Naruto e dai uggiolii di Meg, sapeva che anche lei la percepiva. Quando furono a metà del cortile, si voltò verso il nipote e ghignò, “Ecco che ci risei… stai pensando”.
Naruto inclinò il capo, gli occhi azzurri offuscati da… apprensione? Insicurezza? Jiraiya non ne era certo e poi il ragazzo aprì bocca.
“Ha detto che vuole?” se il vecchio non fosse stato in ascolto, non avrebbe sentito la domanda sopra i rumori provenienti dall’aia. Naruto non incontrò i suoi occhi e usò la sua maglia per asciugarsi il sudore dal collo.
“No, non l’ha detto,” disse Jiraiya e ghignò, “ma non penso che sia un idiota”.
“Che vuoi dire?” disse Naruto e quando Jiraiya fece spallucce, il biondo gli lanciò la maglia sporca in faccia.
“Penso che la sua scelta sia chiara”. Disse Jiraiya prima di voltarsi e andarsene.
E ora, mentre il vento fischiava nelle sue orecchie, Naruto tentava di decidere in quale momento la sua vita fosse cambiata così radicalmente. Se Sasuke lo avesse scelto o meno, sapeva che nessuna delle sue sorelle avrebbe voluto avere a che fare con l’uomo. Anche se Naruto non sapeva nulla del loro salvatore, se suo nonno gliel’avesse chiesto, avrebbe sposato volontariamente l’artefice della loro salvezza. Ma lui lo conosceva… o per lo meno una parte di lui, Dio… quando chiuse gli occhi e richiamò la voce di Sasuke e quello sguardo negli occhi color carbone dell’uomo, il suo cuore dolse, di un dolore acuto e costante che fece desiderare a Naruto di riprecipitarsi a casa per assicurarsi che Sasuke stesse bene, fosse lì… ancora suo.
Beh, dannazione. Come era successo? La presa di Naruto strinse maggiormente la presa sulle redini e chiuse gli occhi strizzandoli. Si era innamorato di un uomo con il corpo di un mostro. Sporco, repulsivo… brillante, bello… volgare, disgustoso… intelligente, compassionevole…
Nella confusione della sua mente Naruto non realizzò che Meg aveva impennato finché il suo grido non riempì le sue orecchie e non sentì il suo corpo cadere impotente verso il suolo. Mentre il dolore dell’impatto riempiva i suoi sensi, udì un altro grido.
“Naruto!”
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Sasuke osservò inorridito come il cavallo impennò alla sua vista. Era stato così stupido. Era ovvio che il cavallo si sarebbe spaventato. Mentre saltava oltre la bassa recinzione, il cavallo corse nella direzione opposta e Sasuke permise al suo viso di formare un ghigno auto deplorevole. Il proprietario della locanda aveva ragione… anche gli animali non lo potevano tollerare.
Aveva piovuto pesantemente la notte prima e Sasuke sentì i suoi stivali affondare nel fango che copriva il terreno mentre correva. Proprio mentre raggiungeva Naruto, scivolò sulle ginocchia e schizzò i pantaloni ed il petto del giovane prono. Si inginocchiò al suo fianco, con la paura che gli aveva stretto il petto, mosse lentamente la mano su quello di Naruto, sperando di sentire un movimento. Inclinò il capo per sentire i respiri fievoli quando fu improvvisamente spinto via, un grido sorpreso riempì l’aria e le iridi azzurre lo guardarono.
Naruto aveva paura… di lui. Quel pensiero solo avrebbe avuto la capacità di far cadere Sasuke in ginocchio e invece, si scostò semplicemente e si alzò lentamente con la testa china.
“No, aspetta, bastardo,” disse Naruto e si slanciò sulle ginocchia per afferrare il polso di Sasuke. Il movimento fece sì che il biondo coperto di fango grugnisse allo schioccare della vita, i suoi occhi si strinsero. “Oh… owwww… che dolore”.
Sasuke si fermò, la mano libera di Naruto ancora calda e stretta intorno al suo polso. “Non muoverti, idiota. E lascia andare il mio polso. Vado a chiamare aiuto”. Strattonò con decisione il suo polso, ma non con abbastanza forza da potersi scrollare il giovane infortunato.
Gli occhi azzurri sgranarono ancora una volta e Sasuke osservò mentre prendeva diversi e lenti, regolari respiri, “Guarda, io non ero spaventato”.
Gli occhi scuri si ridussero a due fessure, ma il biondo proseguì, “Cavolo, avresti potuto essere uno splendido ragazzo dalla pelle diafana con un ghigno arrogante e i capelli perfetti e se mi fossi comparso davanti in quel modo mentre aprivo gli occhi, sarei stato terr… spav… stupito”. Naruto sorrise smagliante.
Sasuke strattonò di nuovo il polso e questa volta Naruto liberò la presa e sussurrò, “Ti prego, Sasuke”.
Gli occhi di Sasuke si spalancarono e sentì il battito del suo cuore raddoppiare, “Come fai a sapere il mio nome?”
Naruto ricade sul didietro, dolore lampeggiò nei suoi occhi. Sasuke voleva imprecare. Il biondo alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso, “Me lo hai detto questa mattina prima di addormentarti”.
Improvvisamente, una sporca mano brunita fu puntata nella sua direzione e Sasuke la guardò semplicemente.
“Allora?” chiese Naruto con voce grave, “Mi aiuti o no?”
Sasuke fece un passo avanti e allungò il braccio quando prese visione della sua mano fangosa e la ritirò indietro sotto il mantello.
“Dannazione, bastardo,” sibilò Naruto, “Guardami”. Naruto schiaffeggiò il suolo, schizzando fango e acqua sul petto di Sasuke, “Ho detto, guardami!”. Finalmente Sasuke sollevò gli occhi dalla mano e incontrò i freddi occhi azzurri. “Sono seduto in una fottuta pozzanghera di fango”. Più fango schizzò in direzione di Sasuke, che ringhiò. “Non solo è una pozzanghera di fango, ma è una pozzanghera di fango in mezzo al recinto di un cavallo. Sai cosa fanno i cavalli nei loro recinti, Sasuke?” le labbra di Sasuke si assottigliarono in relazione al quanto veloce le braccia di Naruto si muovevano facendosi ulteriormente male e schizzando qua e là acqua e fango. “Te lo dico io, cagano. Proprio così, sono seduto in una fottuta pozzanghera di fango e merda e ho dolori come se fossi caduto da cavallo, cosa che ho FATTO, e tu pensi che lo stupido sporco che ricopre la tua mano mi preoccupi? Mi sporchi di più? Che mi macchi in qualche modo? Dammi la tua dannata mano!”
Sasuke allungò un braccio e tirò su in piedi l’idiota lagnante. Un gemito di dolore riempì l’aria e Naruto vacillò in avanti, afferrando la maglia sporca di Sasuke, il suo volto premette contro il petto dell’uomo più alto mentre il suo respiro si faceva più rotto. Naruto emise un udibile sospiro di sollievo quando le braccia di Sasuke si avvolsero gentilmente intorno a lui e lo attirarono ulteriormente contro il suo petto, alleviando un po’ di dolore dalle sue gambe e dalla sua schiena.
“Grazie,” sussurrò Naruto nel suo petto e Sasuke chiuse gli occhi, sperando che Naruto non fosse in grado di sentire il battere selvaggio del suo cuore contro di il suo torso. Sentì Naruto spostarsi leggermente contro di lui ed improvvisamente si ritrovò perso in curiosi occhi azzurri che lo guardavano, la testa di Naruto si inclinò leggermente di lato mentre considerava qualcosa che solo lui riusciva a vedere.
Una mano tentatrice si sollevò lentamente, facendosi strada attraverso le braccia di Sasuke e scorrendo teneramente sul manto di peli d’orso arruffati che attanagliavano il capo di Sasuke. “Qualunque cosa sia questa…” disse Naruto con voce bassa, “ti sta uccidendo”.
Sasuke resistette all’impulso di spingere via Naruto, poiché non voleva ferirlo più di quanto non avesse già fatto.
“Devo andare” disse Sasuke e Naruto lo guardò, il dolore che vorticava nei suoi occhi, e Sasuke era certo che non fosse dovuto solo alla caduta.
“Perché sei così?” domandò Naruto per una seconda volta quel giorno, ma con occhi duri e determinati.
Sasuke sospirò, il suo respiro fece sfiorare contro la sua fronte le poche ciocche di capelli secchi sulla testa di Naruto, “Non posso dirtelo, Naruto”.
Gli occhi azzurri si chiusero, “Perché?”
Alla fine Sasuke spinse via Naruto, ma si fermò quando si ritrovò che le dita del biondo erano ancora strette intorno alla sua giacca verde e maledetta.
“Lasciami andare, dobe”. La sua voce era dura e Naruto non aveva ancora aperto gli occhi. Che non volesse vederlo così da vicino? Beh, allora doveva lasciarlo solo. Nessuno lo stava costringendo a rimanere! “Ho detto lasciami”. La sua voce era ora un ruggito e il fango ed la testa bionda coperta di fango davanti a lui scosse da un lato all’altro.
“Non, non lo farò”. Ciglia bionde sbatterono e Sasuke fu incantato dalla dolcezza degli occhi di Naruto. Come una luce che veniva accesa solo per lui, e prima che lo sapesse, Naruto lo tirò su e premette le sue labbra rosee contro le sue.
Iridi nere sgranarono comicamente prima di voltare la testa di lato, “No, che stai facendo? Io sono disgust…”
“Sta zitto,” disse Naruto e ancora una volta le labbra rosee furono contro le sue, morbide e pretenziose. Sasuke sentì il biondo scostarsi leggermente, tanto da poter sentire gli ansimi del ragazzo contro la sua bocca mentre parlava, “Sono sporco quanto te. Fango ovunque… siamo uguali, tu ed io, quindi solo per questa volta, Sasuke…” Sasuke si spinse in avanti e Naruto finì la frase contro la sua bocca, “Ti prego”.
La mano di Sasuke risalì dalla vita di Naruto e scorse sui fianchi di questi prima che una mano andasse ad avvolgere gentilmente il retro del collo di Naruto e l’altra si intrecciasse tra i capelli biondi coperti di fango. Sasuke passò la sua lingua sulle labbra di Naruto e assaporò il fango e lo sporco prima che le labbra si schiudessero e la sua lingua cercatrice incontrasse quella di Naruto. Vorticarono lentamente l’una intorno all’altra, assaporandosi l’un l’altra prima che un gemito sfuggisse alla bocca di Naruto e Sasuke grugnisse e succhiasse la lingua del primo nella sua bocca.
Sentì le mani di Naruto scivolare sul suo petto e le dita allargarsi sul suo solido addome prima di scorrere sui suoi fianchi e avvolgersi intorno alla sua schiena, costringendo i loro corpi a stare più vicini.
“Oh cazzo…” disse Sasuke interrompendo il bacio e senza formulare alcun pensiero razionale reclinò il capo di Naruto a lato e bacio e vezzeggiò la vena pulsante sul suo collo, assaporando il fango e qualcosa che era puramente Naruto prima che le ginocchia del biondo cedessero.
“Oh Dio… Sasuke!” Il nome. Il suo nome. Aveva sognato di sentire Naruto chiamare il suo nome in quel modo, chiedendo di lui, pregandolo… bisognoso di lui e ora che lo aveva, si sentiva come se gli fosse stato gettato sulla testa un secchio di acqua fredda.
Spinse via Naruto, “Basta”.
Naruto barcollò e Sasuke lo osservò mentre portava un braccio al petto, tenendosi le costole ferite. Aveva chiuso di nuovo gli occhi, ma la testa di fango annuì. Con un sospiro pensate, gli occhi azzurri si riaprirono ancora una volta e un doloroso sorriso forzato affiorò sulle sue labbra.
“Bene, allora, quello è stato interessante. Andiamo avanti,” Naruto fece cenno verso l’uscita e iniziò a camminare.
Sasuke lo seguì a distanza, facendo più attenzione ai gemiti di dolore del biondo e ai suoi respiri più scialli, notando che delle contusioni violacee si erano formate sulla schiena nuda dell’idiota. Quando furono più vicini al fienile, un garzone corse incontro a loro per salutarli e Naruto gli ordinò di trovare Meg e riportarla indietro.
“Sasuke,” disse infine Naruto, rompendo il silenzio tra loro mentre raggiungevano la casa principale, “Rimani per cena. E’ tutto ciò che ti chiedo”.
Sasuke annuì brevemente e afferrò il ragazzo per il gomito reggendo parte del suo peso mentre salivano le scale. Quando raggiunsero la porta, Naruto gli rivolse un sorriso smagliante. “Ti dispiacerebbe condividere un bagno? Non so te, ma io me ne farei volentieri uno”.
Sasuke lo fissò, la sua stoica espressione che rendeva chiaro che non era divertente neanche attraverso lo sporco più nero.
“Quello è un no, quindi?” e il biondo scoppiò a ridere, entrando in casa.
Continua…
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