Capitolo 6: Prima che i sentimenti coincidano.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 13:42




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

A time to...



Il biondo stava ribollendo di rabbia mentre camminava lungo la strada. Era fortunato che ci fossero solo poche persone perché non si sentiva dell’umore adatto per scusarsi se si fosse scontrato con qualcuno. Era semplicemente furioso. Certo, era stato un suo suggerimento e aveva concesso il permesso, ma Dio! Faceva ancora male come l’infermo. Non si era aspettato di incontrarli in quella parte della città. Aveva pensato che avrebbero girato nella zona elegante della città e non in quell’area che non era nemmeno molto popolare tra le coppie per gli appuntamenti. Fissò l’unica persona che avesse avuto il fegato di afferrare la sua mano quando era in quello stato.

“Aspetta,” disse l’uomo dai capelli scuri.

Si liberò dalla presa e cominciò ad incamminarsi via.

“Cosa diavolo c’è che non va in te?” Ringhiò l’altro uomo, infastidito. “Sei stato tu quello a suggerire che avrei dovuto incontrarmi con alcune ragazze perché i miei genitori la smettessero di impicciarsi dei fatti nostri.”

Lo fissò. “Ma non potevi portarla in un posto diverso da questo? Fa male. Maledizione!” Faceva male sapere di non poter avere qualcosa che è già tuo. Morsicò l’interno della sua bocca prima di voltarsi e continuare a camminare. Aveva appena ammesso di essere geloso. Quanto stupido era? Gridò in protesta quando fu spinto in un vicolo e premuto contro un muro.

“Cosa diavolo stai facendo?” domandò mentre il battito del suo cuore aumentava. “Non puoi-”

L’uomo dai capelli scuri ghignò. “Tu sei il mio ragazzo e ciò significa che ti posso baciare quando e ovunque voglia,” sussurrò, la sua voce roca abbastanza da far fremere il suo prigioniero. Detto ciò, non perse un altro secondo per baciare il biondo.

Cosa può importare se le persone non sanno che sono tuo fino a quando io so di esserlo?

-Capitolo 6: Prima che i sentimenti coincidano.

Kimi no me ni utsuru aozora ga
kanashimi no ame ni nijindemo
sonna toki wa omoidashite
waraiaeta kyou no hi wo

"Omoi ga kasanaru sono mae ni"Ken Hirai.



Niente se non il trillo della campanella poteva salvare gli studenti di una particolare parte della classe dalla discussione sonno-inducente dell’insegnante più noioso nella loro scuola, quel suono arrivò ventidue secondi più tardi e fu una melodia ben accolta da tutti coloro che l’avevano aspettata fino a quel momento.

Voci, risate e movimenti ruppero il silenzio e la tranquillità che poco prima avevano orgogliosamente governato la stanza.

Mentre la maggior parte della classe preferiva trascorrere i suoi dieci minuti ovunque tranne che in classe, c’erano altri come Sasuke, Gaara e i loro nuovi amici –Kiba e Shino che rimanevano dentro. In uno degli angoli della stanza proprio vicino alle finestre, avevano allineato due banchi e si erano seduti su ogni lato.

Kiba era ancora meravigliato e curioso di come uno rumoroso come Naruto fosse capace di essere amico di qualcuno taciturno come Gaara e qualcuno arrogante e freddo come Sasuke. Ma poi non c’era il detto che diceva ‘gli opposti si attraggono’?

E ci credeva in questo perché lui stesso aveva trovato il suo migliore amico in Shino perennemente silenzioso e completamente misterioso a tal punto da far rabbrividire. Ma quello non era l’unico proverbio applicabile su lui e il suo amico. Anche ‘ogni simile ama il suo simile’ descriveva la loro amicizia. Non aveva importanza quanto fosse diverso da Shino e viceversa, entrambi adoravano Kabuto mushi (scarafaggi ndtrinh). Ma nel caso dei loro nuovi amici, nei tre mesi che aveva passato con loro, non aveva notato nulla che accomunasse i tre. Per di più gli occhi gli uscirono dalle orbite quando vide Naruto bere dal succo di frutta di Gaara.

"Quello era un bacio indiretto," disse all’improvviso facendo tossire Naruto.

Gaara lo guardò in silenzio, Sasuke sbuffò mentre Naruto balbettò tra un colpo di tosse l’altro.

"Questo è stupido! Lo facciamo da quando abbiamo otto anni!"

"Però…"

Il biondo si sporse in avanti e ghignò, "Non dirmi che non l’hai mai fatto con Shino?"

Gli occhi di Kiba sgranarono. "Certo che no! Non vorrei in ogni caso."

"Scambiare germi l’uno con l’altro non è un’attività a cui partecipiamo," formulò Shino atono.

"Allora ti sei perso metà del divertimento del crescere," fu la divertita risposta di Naruto. Fece l’occhiolino a Kiba prima di prendere un altro sorso dal succo di Gaara.

-SasuNaru is love-


Il progetto a cui stavano lavorando non era difficile ed essendoselo diviso tra loro cinque, ognuno aveva potuto svolgere la propria parte alle loro rispettive case. Tuttavia, essendo ragazzi, vedevano il progetto con un altro significato l’incontrarsi insieme e questa volta erano nella stanza di Sasuke.

Terminare il progetto richiese più tempo di quanto avrebbe dovuto con tutte le distrazioni che venivano con Naruto e Kiba, ma avevano finito e da allora erano arrivate le dieci meno un quarto della sera e sarebbero potuti rimanere oltre se Fugaku non fosse entrato senza bussare.

"Non dovreste andare a casa?" chiese, lo sguardo che vagava nella zona e si soffermava un po’ più a lungo su Naruto che era seduto a suo agio con le gambe incrociate sul letto di Sasuke.

Ovviamente, l’occhiata dell’Uchiha non passò inosservata a Gaara e Sasuke. Entrambi erano tesi. Sapendo di non essere più graditi lì, i quattro ospiti riposero le proprie cose nelle loro cartelle e lasciarono tranquilli la stanza uno dietro l’altro.

"Ci scusi, Uchiha-san," disse con fredda pacatezza Gaara che era in testa alla coda come passo dinanzi all’uomo.

"Buonasera, signore," aggiunse Kiba.

"Ci scusi," disse Shino con un leggero inchino.

"Gli mostro la via per uscire," disse Sasuke come il freddo sguardo del padre si posò su di lui.

"Sono sicuro che conoscono la strada," fu la tranquilla risposta. "Sennò, c’è qui Naruto che li può guidare. Dopotutto conosce questa casa come il palmo della sua mano". Guardò il ragazzo in questione. "Ho ragione, Naruto-kun?"

Il biondo si grattò la nuca nervosamente. "Sì, certo". Poi sorrise come se non avesse colto il sarcasmo nella frase dell’uomo. "Grazie dell’ospitalità, signore". E con ciò, condusse i suoi amici fuori.

Sia padre che figli aspettarono che i passi si affievolissero del tutto prima di stabilire un contatto di occhi furiosi.

"Assicurati…"

"Perché ti comporti così con Naruto?" chiese Sasuke, fregandosene di aver interrotto il padre. Non riusciva a capire perché il comportamento del più grande verso il suo amico biondo fosse cambiato. Non gli importava che con gli altri non fosse affabile come con Naruto fin tanto che era educato, ma non lo era. Sottile derisione e velato sarcasmo erano tutto ciò che l’Uchiha aveva per il biondo, ma perché? Era per quella volta quando lui, Gaara e Naruto avevano espresso il loro desiderio di depositare i loro soldi per il loro matrimonio? Ma non erano seri. D’altronde, non erano altro che bambini a quel tempo per l’amor di Dio! E’ il mio migliore amico," tentò di aggiungere per suonare tranquillo quando in realtà era furioso.

Fugaku fissò il ragazzo quasi incredulo. Suo figlio era così stupido che non sapeva cosa significava ‘migliore’?

"Questo è ridicolo," disse secco. "Quel ragazzo è solo la persona con cui hai passato la maggior parte della tua infanzia. Questo non fa di lui il tuo migliore amico!" E prima che Sasuke potesse ribattere alcunché, lo freddò con uno sguardo tagliente. "Mi aspetto che tu sia il migliore all’esame di domani", disse prima di andarsene.

Sasuke lo maledisse a bassa voce e rimase lì a fissare nulla di particolare. Non era che non fosse mai stato il migliore ai suoi esami prima d’ora, ma per suo padre era così. Ancora una volta.

Cosa vuoi da me?

-SasuNaru is love-

Prima di scendere le scale che lo avrebbero portato alla banchina del treno Naruto salutò gli amici che erano dall’altro capo della scalinata.

Mentre aspettava il treno, la domanda di Kiba gli echeggiò per la testa.

Che scherzo hai giocato ad Uchiha-san perché ti tratti così?

Inclinò il capo a sinistra, uno sbieco sorriso sul volto. Non sapeva com'era per Sasuke, ma lui e Gaara avevano una buona supposizione sulla ragione del comportamento dell’Uchiha. Ma non poteva definirla scherzo. Loro tre erano stati seri sul fatto di fondare una famiglia basata sul divertimento e i loro ideali, ma non erano più bambini e ora erano consapevoli di come andasse il mondo con le norme sociali. E non era che volesse trascorrere la sua vita con Sasuke come marito e Gaara come loro bambino. Oppure sì? Richiamò alla mente come erano i suoi amici e ciò che erano ora ed ebbe immediatamente la risposta. Assolutamente no. Le cose erano cambiate. Compreso lui.

Ma i cambiamenti erano più evidenti in Gaara e Sasuke.

Sasuke era diventato riservato e insensibile. I suoi sorrisi erano diventati ghigni e le sue risate aperte si erano trasformate in risate soffocate. Grazie a suo padre, ora era guidato al successo, un ragazzo con obiettivi precisi che credeva di essere migliore di tutti gli altri... tutti tranne Itachi. Ma questo poteva cambiare secondo lui. Un giorno, sarebbe stato migliore di suo fratello maggiore a meno che poi non avesse perso tempo in sciocchezze.

A dispetto di Sasuke che era cambiato gradualmente, quello di Gaara era stato quasi istantaneo. Quasi due anni prima, la madre di Gaara era morta. La sua morte aveva ingrandito la spaccatura che da sempre aveva separato i membri della sua famiglia quando era ancora in vita. Ognuno di loro stava soffrendo da solo e affrontando la sua morte a modo proprio.

Suo marito aveva fatto del lavoro il suo sollievo buttandosi a capofitto negli affari finanziari. Il suo figlio maggiore, Kankuro, spendeva il suo tempo nella sua stanza probabilmente lavorando sulle sue abilità da ventriloquo. La sua unica figli –Temari preferiva andare qua e là insieme agli amici piuttosto che stare a casa, lasciando Gaara completamente e assolutamente solo.

Sebbene avesse Naruto e Sasuke, che ne sapeva un undicenne del dolore e della perdita? Alla fine, il conforto dei suoi amici non era abbastanza per alleviare anche un solo ottavo della sua angoscia. E con il conforto della sua famiglia mai venuto e stanco di aspettarlo, chiuse le porte del suo cuore.

C’era solo freddezza intorno e dentro di lui.

Il fischio segnalante la partenza del treno risvegliò Naruto dai suoi pensieri. Si mise quasi a piangere come realizzò che il treno stava per partire. Quando era arrivato? Senza alcuna esitazione, saltò dentro proprio poco prima che le porte si chiudessero.

-SasuNaru is love-

Naruto sollevò il braccio sinistro dagli occhi come la sua chiamata fu accettata. Finalmente.

"..." venne il rumore dall’altro capo.

"…" fu la risposta di Naruto.

"…"

"Ti sto disturbando?" chiese finalmente, rompendo il silenzio.

"Cosa pensi?" chiese a sua volta Sasuke come poggiava giù la penna e si massaggiava gli occhi.

"Senti, bastardo," udì dire dall’amico. "Sono solo preoccupato che tu sia stato sgridato. Non è stata colpa tua. Era nostra. Tuo padre aveva il diritto di arrabbiarsi".

"Lo stai difendendo?" domandò infastidito Sasuke.

"Diamine no! Ha veramente esagerato. Poteva cacciarci via, ma non l'ha fatto". Il biondo stava facendo del suo meglio per non dare a Sasuke un’altra ragione per odiare suo padre.

Il ragazzo dalla pelle diafana sbuffò, ma non disse niente. Tuttavia, si chiese per quanto ancora Naruto lo avrebbe fermato, fingendo che Fugaku non lo odiasse e tirando fuori ragioni e spiegazioni.

"A domani," disse Naruto.

"Sì, a domani," rispose Sasuke prima di riagganciare. Buttò il cellulare sul letto. Quando sentì un suono sordo, voltò il capo e vide un libro verdastro sul suo letto. Guardò la scrivania giusto per assicurarsi che il suo libro verdastro fosse lì sopra. Di certo l’altro non era suo, si alzò e controllo il nome del proprietario.

Sospirò. "Quel dobe," sussurrò. Era ovvio che il biondo non se ne era accorto e non si era neanche ricordato che aveva i compiti. Sospirò ancora una volta prima di trascinarsi nuovamente alla sua scrivania.

-SasuNaru is love-

Il giorno seguente, quando si incontrarono al loro solito posto fuori dalla stazione dei treni più vicina alla loro scuola Sasuke colpì Naruto sul capo.

"Cavolo, per che cos’era quello?" ruggì il biondo. Fissò il libro di fronte a sé, sbatté le palpebre e poi lo prese quando riconobbe che era suo. Insieme al riconoscimento venne la constatazione che non aveva potuto fare i compiti. "Merda! Merda! Merda!" borbottò più e più volte ancora mentre voltava le pagine senza attenzione. Apparve confuso quando scoprì che i quesiti sulle pagine assegnate erano fatte e le risposte erano scritte con la sua grafia. Divertente, non si ricordava di averli fatti il giorno prima. Ad un esame più attento, comprese una cosa.

"Sasuke, tu…"

Sasuke scrollò le spalle. "Sapendo che avresti copiato i miei, ho deciso di farli per te." Non era stato difficile per lui imitare la grafia dell’amico. Tutto ciò che aveva dovuto fare era allentare la presa sulla penna, tenuta verticalmente sul foglio poi scrivere come se la sua vita dipendesse da quello.

Il biondo era sul punto di dire qualcosa quando qualcuno afferrò il libro.

"Risposte," ghignò Kiba, "Partecipo con piacere."

L’Uchiha alzò gli occhi al cielo poi guardò dietro Naruto.

"Gaara. Shino," disse come saluto. I due annuirono solamente.

Sentendosi improvvisamente consapevole per qualche ragione che solo il suo orgoglio probabilmente capiva, Naruto non fu in grado di ringraziare il suo migliore amico fino a quella notte attraverso una e-mail sul cellulare. Il contenuto era semplice.

Grazie, bastardo.


Era semplice e breve, ma che fece sorridere leggermente Sasuke. Digitò il numero del biondo, ma la linea era occupata. Prese in considerazione l’idea di chiamare a casa, ma la scartò un secondo più tardi.

Ad ogni modo non c’era motivo di stuzzicare il biondo con questa storia. Con questo pensiero, riprese a leggere il libro di amministrazione degli affari che aveva comprato in libreria.

-SasuNaru is love-


Gaara non era proprio conosciuto per la sua pazienza. Voleva che tutti coloro con cui aveva a che fare fossero franchi e diretti. Voleva che tutto passasse in fretta così da poter chiudere il discorso, quindi dopo aver ascoltato per più di dieci minuti le sciocchezze di Naruto, iniziò a battere le dita sul tavolo. Diede al biondo altri tre minuti per arrivare alla ragione per cui stesse chiamando, ma quando si tratto ancora di una sciocchezza, decise si fare le cose a modo suo.

"C’è un motivo importante per cui mi hai chiamato?" chiese, con voce che trapelava impazienza.

Naruto fece una pausa. "Credo di sì," fu la risposta.

"Credi? Uzumaki…"

"Volevo solo parlare con te".

"Parlare con me… lo fai ogni giorno," sbottò il rosso. Alzò gli occhi al cielo quando sentì quella risata nervosa fin troppo familiare dall’altra parte del capo. "Cos’hai fatto oggi, Naruto? Un altro scherzo?"

"Diamine no. Non faccio queste cose. Ora sono maturo." Tutto quello che voleva era tenere occupata la linea per quando Sasuke lo avesse chiamato. Era sicuro che il bastardo lo avrebbe richiamato dopo aver letto il messaggio. Poteva spegnere il cellulare. ma c’era una possibilità che Sasuke gli chiedesse qualcosa al riguardo il giorno dopo e più voleva rivelare a Gaara l’esatta ragione per cui stava chiamando, più si sentiva a disagio.

"Maturo?"

"Avanti, Gaara. Rimani un altro po’ con me e basta. In ogni caso, non è quello che fai sempre?”

"Come vuoi. Parla e smettila di piagnucolare."

Il biondo ghignò vittorioso.

-SasuNaru is love-


Gli occhi degli studenti sgranarono seguendo Gaara quando quest’ultimo si fermò improvvisamente nel bel mezzo della strada che portava all’uscita della scuola. La ragazza che aveva il suo piede sinistro a mezz’aria riuscì a passargli di lato per il rotto della cuffia, evitando completamente il suo compagno. Sospirò di sollievo.

Ma i suoi sforzi furono completamente ignorati da Gaara mentre si voltava e tornava sui suoi passi, infischiandosene degli altri studenti che si spostavano immediatamente dal suo cammino.

La ragione per cui lo evitavano, era che erano intimoriti dalla semplice presenza del ragazzo che portava il tatuaggio dell’amore sulla fronte e il suo essere un ragazzo di poche parole, gesti ed emozioni non lo aiutava, per non parlare poi del fatto che avesse un paio di occhi taglienti e intensi. Quelle iridi smeraldine sembravano comunicare la sua consapevolezza alle crudeli sfumature che vi erano nella definizione di vita.

Nessuno avrebbe mai immaginato che quel ragazzo taciturno una volta fosse stato un bambino ordinario pieno di sogni e speranze, di ideali innocenti ed era intoccabile dalla durezza della realtà. Questo fino a quando lo scudo e la fonte del suo calore non gli fu portata via.

Gaara fece scorrere la porta della sua classe e poi si accigliò.

"Oggi non è anche il turno di Sato?" chiese a Naruto.

"Gaara! Hai dimenticato il tuo libro. Pensavo di dovertelo portare a casa stasera," lo informò Naruto.

Il rosso prese il libro poi si appoggiò contro la cattedra. "Perché stai pulendo da solo?"

Osservò il biondo sbattere il cancellino dalla finestra.

"Il suo bello gli ha chiesto finalmente di uscire così beh…" il biondo ghignò all’amico. "Ma ora che sei qui…"

"Scordatelo. Non mi va di pulire," disse Gaara. Aprì il suo libro e fece finta di leggere per sfuggire dal potente sguardo da cucciolo bastonato del biondo. Dove diavolo l’aveva imparato e poi quando l’aveva perfezionato così?

"Dov’è Sato?" chiese Sasuke dall’ingresso, sorprendendo i presenti.

"Ad avere il più bel momento della sua vita," rispose Gaara alquanto beffardo.

Sasuke non si preoccupò di indagare sull’argomento. Come rappresentante di classe era una sua responsabilità assicurarsi che l’aula fosse pulita e che tutto fosse in ordine. Così era. Non gli importava un accidenti di chi stesse avendo il più bel momento della sua vita e perché. Fece scorrere lo sguardo per la stanza e annuì lieto. Sembrava che il biondo riuscisse a cavarsela da solo.

"Se hai fatto allora andiamo a casa," disse andandosene. Gaara ripose il libro nel suo zaino e seguì l’altro. Naruto mise su il broncio mormorando qualcosa su bastardi insensibili. Corse dietro ai suoi amici che stavano camminando fianco a fianco e si precipitò tra loro mentre buttava le braccia intorno alle loro spalle. I due gli scoccarono uno sguardo quasi identico.

"Ramen?"

"No," risposero all’unisono.

"Ciambelle?" sorrise Naruto conoscendo la loro reazione o mancanza di un ‘sì’. "Ciambelle, allora," mormorò.

Lasciarono la scuola, tutti contenti. Ma quanto sarebbe potuta durare questa pace e felicità, quando c’era una tormenta in arrivo, che si profilava nella parte più remota dell’orizzonte?

Continua...

Edited by trinh89 - 14/2/2009, 18:45
 
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