Capitolo 8: Riuniti.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 13:44




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 8: Riuniti.

Memories are just where you laid them
Dragging the waters till the depths give up their dead
What did you expect to find?
Was it something you left behind?
Don't you remember anything I said when I said,
Don't fall away and leave me to myself
“Hemorrhage (In My Hands)”- By Fuel

Nessun salute mattutino fu scambiato tra I due fratelli Uchiha quando si incontrarono nella sala da pranzo.
Itachi spremette una fetta di limone sul suo salmone, asciugando la mano sul tovagliolo prima di rivolgersi al fratello minore. “I legami sono effimeri o durevoli?”
Mentre mescolava la sua zuppa di miso, Sasuke prese un momento per riflettere sull’improvvisa domanda prima di rispondere,
“E’ uno dei tuoi scherzi da quattro soldi?”
“Sto solo chiedendo”.
“Perché me lo chiedi?”
Qualsiasi risposta avesse il più grande, sparì nel momento in cui Fugaku fece il suo ingresso. I due salutarono il padre che ricambiò con un saluto appena accennato, si sedette a capotavola e focalizzò il suo sguardo sul suo successore.
“Itachi,” iniziò Fugaku, pronto a discutere durante la colazione di qualche questione riguardante gli affari. In quel momento, niente fu più chiaro ad Itachi del sussultò del suo cuore e l’impeto di rabbia e inferiorità nello sguardo di Sasuke. E per una volta, volle gridare che ne aveva abbastanza e chiamarli stupidi perché i loro desideri stavano formando un triangolo perfetto.
C’era Sasuke che non voleva altro che surclassare suo fratello e farsi riconoscere dal padre per quello che valeva. Nella sua lotta per essere lodato dal capofamiglia, si era arreso per apprezzare quello che aveva.
C’era Fugaku che impiegava tutto il suo tempo e le sue attenzioni per qualcuno che non lo voleva, totalmente inconsapevole di colui che invece lo voleva. Entrambi erano degli stupidi ma gli esseri umani non erano così dopotutto? Nella ricerca dei loro desideri, non davano mai valore a quello che avevano fino a quando non se ne era andato per sempre.
E infine, c’era Itachi geloso della libertà di Sasuke che poteva fare tutto ciò che voleva e specialmente scegliere. Voleva quella libertà e tuttavia non lottava per essa per una semplice ragione –l’indefinito potere che aveva sugli affari degli Uchiha nonostante non facesse ancora parte del team. Voleva il potere perché non aveva il controllo della sua vita. Ma il primo non avrebbe mai compensato ciò che gli era stato negato e sarebbe stato soddisfatto solo quando avrebbe distrutto gli affari della sua famiglia –la maledizione che mai gli dava ciò che la maggior parte delle persone aveva. Avrebbe portato la compagnia all’apice della sua gloria e poi affondata nella degradazione più assoluta con le sue stesse mani. Non aveva importanza che non stesse dando il giusto peso a ciò che aveva al momento –qualcosa che il suo stupido fratello voleva più di ogni altra cosa. Non gliene fregava niente fin tanto che poteva raggiungere il suo obbiettivo e avverare il suo sogno. Così era e basta.

-SasuNaru is love-

Per Naruto, le lezioni sembravano essere un miscuglio indefinito che acquistavano chiarezza solo con le veloci sparizioni e gli arrivi opportuni di Sasuke. Non poteva avvicinarsi al ragazzo. Shino, Kiba e persino Gaara erano erano confusi dell’improvviso cambio di comportamento e si rivolsero a Naruto per una spiegazione ma il biondo poté solo fare spallucce non sapendo come dire loro che Sasuke era andato avanti senza di loro.
Sebbene fosse passato solo un giorno dal confronto fra Sasuke e Naruto, il primo era abbastanza popolare per far notare a più della metà del corpo studentesco l’improvviso distacco che manteneva con i suoi amici. Pettegolezzi dallo strano all’irritante stavano correndo da uno studente all’altro ma nessuno di questi era vero.
“Hai sentito che la vera ragione per cui Uchiha si è allontanato è che erano una cattiva influenza per lui?” disse un membro del club di tiro con l’arco mentre si cambiava con l’uniforme scolastica.
Il suo amico annuì, “Tutti quelle bravate ed estorsioni che facevano agli studenti fuori dalla scuola”.
Sobbalzarono quando udirono una gelida voce dietro di loro, “Senpai-Tachi, io le suggerirei invece di ascoltare pettegolezzi, di fare pratica nella presa dell’arco”.
Non dovettero voltarsi per sapere che era Gaara. Non volevano apparire al loro kouhai, terrorizzati dai suoi intensi occhi verdi. Sospirarono mentalmente quando il giovane li sorpassò per irrigidirsi nuovamente quando parole minacciose giunsero alle loro orecchie.
“Vi suggerisco di smettere di discutere di tali argomenti prima che diventiate i miei bersagli”.
Gaara sbatté la porta chiudendola e si allontanò lungo il corridoio, ma l’imbattersi con Sasuke lo fece irritare ulteriormente.
“Uchiha.”
“Sabaku.”
Grandioso, ora erano arrivati a chiamarsi per cognome! Che patetico.
“Perché questo improvviso cambiamento di comportamento?”
Sasuke lo guardò dritto negli occhi. “Naruto non ti ha detto che non ho più tempo per giocare con questi giochi infantili con voi?”
Dolore attraversò gli occhi smeraldini prima che Gaara lo convertisse in rabbia. Prima che qualcuno potesse registrare niente, il rosso aveva sbattuto il moro con violenza, inchiodandolo al muro.
“Giochi infantili, dici?” sibilò Gaara. Era tornato a quei giorni in cui non aveva nessuno e quelle volte in cui aveva perso sua madre e non aveva ricevuto il conforto di nessuno nella sua famiglia. “Se non ricordo male, eri tu quello che voleva Naruto come tua moglie e me come tuo figlio”.
Sasuke sbuffò. “Non dirmi che credi ancora a quella stupida idea”.
“Nei tuoi patetici sogni, Uchiha” lo schernì Gaara. Odiava quell’espressione di calma indifferente che vedeva sul viso dell’altro ragazzo. Voleva distruggerla…farla cadere. Caricò all’indietro il braccio libero, pronto a colpire ma il suono di libri che cadevano sul pavimento lo fermarono. I due ragazzi guardarono al loro fianco e videro una compagna di scuola raccogliere affrettatamente i libri che le erano caduti.
Gaara si fece da parte mentre Sasuke si rassettava gli abiti. I due si fissarono l’un l’altro prima di allontanarsi, prendendo direzioni diverse.

-SasuNaru is love-

Naruto si appoggiò contro la balaustra sul tetto del loro edificio. Come una tenda che blocca la luce, il dolore nascondeva la luce nelle sue iridi cristalline come vedeva la scura figura che una volta era stata il suo migliore amico, Sasuke avanzava da solo verso l’uscita.
“Shino, i legami sono transitori o durevoli?”
Shino guardò Naruto, sorpreso di udire una simile domanda. “Perché me lo chiedi?”
“Perché penso che siano transitori. Quando le persone crescono,” fece una pausa per fissare la schiena di Sasuke diventare sempre più piccolo, “buttano via i legami per andare avanti”.
Gli occhiali scuri di Shino brillarono sotto il sole del pomeriggio mentre seguiva la direzione in cui il triste sguardo azzurro fissava.
“Io credo che le persone anche se vanno avanti, non debbano buttare via i legami che sono importanti per loro”.
“Importanti? Capisco”.
Vedendo che la sua opinione sembrava aver rattristato ulteriormente il suo amico, aggiunse, “Ci sono persone che possono andare avanti solo quando hanno legami. Ma qualcuno deve mostrarlo loro”.
Naruto portò lo sguardo su Shino e poi alla figura di Sasuke che stava sparendo mentre camminava poi tornò a guardare Shino prima di sorridere.
“Forse…ma solo forse…posso far tornare Sasuke indietro…
Trovando vere le parole di Shino, Naruto ringraziò Shino e corse a casa con rinnovata determinazione.

-SasuNaru is love-

Per Sasuke, i giorni non erano più piacevoli. Avendo perso la luce delle sue giornate, gli ultimi giorni erano trascorsi tutti allo stesso modo. Le lezioni si confondevano con le altre, i giorni erano privi di un significato speciale. Tutto perché aveva lasciato andare il legame tra se e il suo imprevedibile e rumoroso amico. Stare a casa era ancora peggio per il giovane Uchiha. Anche se spendeva la maggior parte del suo tempo con il capo chino a finire i suoi compiti, poteva ancora avvertire lo sguardo rammaricato della madre che lo penetrava deluso dietro la schiena.
Sospirò come si fece malinconicamente strada verso la sua prima lezione. Solitamente, il suo ostinato gruppo di fan lo avrebbe riempito di richieste di appuntamenti. Tuttavia, oggi, non era dell’umore giusto per affrontarlo, ogni ragazza che entrava nel suo raggio di cinque piedi avrebbe automaticamente ricevuto il famoso sguardo omicida dell’Uchiha.
Cosa poteva aver fatto perdere allo stoico ragazzo la sua compostezza?
La notte prima, suo padre aveva fatto un annuncio interessante durante la cena che decretava Itachi come erede della compagnia una volta divenuto maggiorenne. Parole di lodi, ammirazione e orgoglio furono dirette al fratello maggiore, che sembrava essere altrove con la mente per l’intera conversazione!
Pallide dita afferrarono la cinghia sulla sua spalla con più forza del necessario mentre le parole della conversazione della notte precedente riaffiorarono alla sua mente.
“Ciò di cui ha bisogno la compagnia è qualcuno con la forza necessaria per sopportare le responsabilità di un leader e portare l’Uchiha Corporations al suo più grande successo”. Esplose la voce del padre, il tono che traspariva letteralmente orgoglio nell’annuncio.
Itachi…
“Uchiha Itachi, il mio vero e unico figlio, un giorno diverrà come suo padre, forse anche meglio”.
Era sempre Itachi…
Rabbia presto soffocò l’Uchiha e con passi rapidi e frenetici continuò ad avanzare verso l’aula. Non importava quando tentasse duramente di non lasciarsi turbare dalla cosa più piccola, le parole di incoraggiamento dirette verso l’uomo che era stato ritenuto degno di portare il nome degli Uchiha echeggiava nella sua mente come un mantra, consumando tutta la sua concentrazione. Chiuse un occhio come sentì n altro corpo collidere contro il suo proprio mentre girava l’angolo che portava alla sua classe.
“Off!” gemette la piccola figura che era stesa sul pavimento del corridoio.
Il piccolo gemito strappò Sasuke dai suoi pensieri, la prima cosa che vide fu la fin troppo familiare chioma di capelli biondi baciati dal sole, e gli occhi che paragonabili al cielo stesso.
Naruto…
I brillanti occhi azzurri si fissarono improvvisamente su di lui splendendo alla realizzazione.
“S-Sasuke!” sorrise Naruto.
‘Questa è la mia chance! Devo parlargli!’
Prima che il biondo potesse continuare, Sasuke lo oltrepassò come fosse stato invisibile prima di voltarsi verso di lui, “La prossima volta guarda dove cammini, idiota” ringhiò.
Proprio mentre Sasuke si voltava e si incamminava, sentì una forte stretta catturare il suo braccio e prima che Sasuke lo sapesse, era inchiodato al muro con entrambe le braccia tenute saldamente da mani ambrate. Alzò lo sguardo per riconoscere nelle iridi azzurre un tempo splendenti di felicità, ora colme di lacrime di rabbia.
“Come…?” iniziò Naruto, “Come hai potuto abbandonarci così? Dammi una dannata buona ragione per cui non dovrei trascinare il tuo culo indietro con la forza?!”
Sasuke ghignò semplicemente, “Hn, tu non sei forte abbastanza da essere considerato qualcuno del mio livello per farmi accettare una patetica sfida”.
Mentre Sasuke si stava liberando con la forza dalla presa di Naruto e non si rese conto di Naruto che ritirava il braccio fino a che non sentì qualcosa colpirlo dolorosamente in viso.
Lui-Lui non…
Occhi scuri sgranarono per lo shock come si toccava la guancia lesa.
Naruto…lui non farebbe…
Occhi d’ossidiana si socchiusero in uno sguardo incenerente prima si piantare un pugno dritto nello stomaco di Naruto. Il biondo si piegò per il dolore e tentò di riguadagnare l’aria mozzatagli con violenza dal colpo. Naruto, il quale riacquistò rapidamente la sua compostezza, si caricò verso Sasuke e atterrò il ragazzo più alto, prendendolo a guardia bassa una volta che la sua schiena sbatté contro il duro suolo. Sasuke riuscì a reagire velocemente dal momento che prese o bloccò ogni colpo che Naruto tirava uno dopo l’altro. Entrambi i ragazzi iniziarono a lottare sul pavimento del corridoio, troppo presi nella loro lite per sentire il trillo dell’ultima campanella o il suono dei rapidi passi mentre proseguivano con il loro scontro.
Naruto sentì ruvide mani tirarlo su dal suolo e tenerlo fermamente. Fece un tentativo per buttarsi nuovamente addosso a Sasuke e colpirlo in faccia, ma non ci riuscì.
“NARUTO!” gridò Kiba, che stava cercando di calmare i frenetici movimenti del biondo, “Calmati cazzo!”
Naruto alzò lo sguardo per vedere Sasuke, che si stava alzando calmo e stoico come al solito, come se la lotta non fosse mai avvenuta! Naruto spinse il suo corpo in avanti il meglio che poté visto che Kiba lo teneva indietro, “Io ti odio,” ruggì Naruto, “IO TI ODIO! UCHIHA SASUKE!”
Nel momento in cui le parole furono gridate, Naruto osservò come gli occhi scuri furono attraversati da un miscuglio di emozioni; paura, tristezza, rifiuto, e più di tutte autocommiserazione. Occhi blu si spalancarono quando realizzò che Sasuke non mostrava mai simili emozioni. Il pensiero che Sasuke stesse mostrando queste emozioni fu più che sufficiente per Naruto per credere che fosse frutto della sua immaginazione.
L’azzurro incontrò l’onice prima che Sasuke replicasse tagliente, “T-ti odio anch’io, Uzumaki Naruto…”
Per la prima volta, fu chiaro come il giorno. Naruto mancava a Sasuke come Sasuke mancava a Narut, tutte le tracce di rabbia erano sparite, e solo il sollievo era rimasto. Sollievo che era mancato a Sasuke, il sollievo che il loro legame non si era mai spezzato veramente.
Naruto sorrise a Sasuke, con calma e dolcezza liberandosi dalla presa non più salda di Kiba, “Io ti odio di più” disse con tono giocoso. Naruto allontanò le mani di Shino e colmò la distanza tra loro. Il cuore di Sasuke palpitò velocemente una volta che sentì due braccia circondarcli il collo e avviluppare il ragazzo dalla pelle diafana in un abbraccio, “Perché?” sussurrò Naruto nell’orecchio di Sasuke.
Sasuke esitò per un istante, prima di avvolgere nervosamente le sue braccia intorno all’esile vita. “P-Perché,” respirò tremante, “non voglio che tu mi odi per la mia debolezza”.
Il biondo stava per dire qualcosa quando un ricordo affiorò nella sua mente.
Questa è la cosa che mi piace di più di Sasu-chan. E’ così forte.
Naruto si scostò dall’abbraccio abbastanza da poter incontrare lo sguardo scuro dell’altro, “Forte o debole,” iniziò Naruto, “A me piace Sasuke allo stesso modo, sempre”. La testa del biondo di accoccolò sotto il mento di Sasuke e sorrise mentre sentiva l’Uchiha cadere nuovamente nell’abbraccio.
Kiba e Shino fissarono stranamente i due ragazzi prima che il primo rompesse il pacifico silenzio, “Sono davvero contento che siano di nuovo amici, davvero,” annunciò Kiba nervosamente, “Ma siamo in ritardo di venti minuti per la lezione, e se stiamo qui fuori ancora, il professore ci taglierà le teste”.
Naruto ruppe l’abbraccio prima di voltarsi verso Kiba e Shino con un ampio ghigno, “Dannazione e io sono appena uscito da una settimana di detenzione!”
I quattro si avviarono verso la loro aula e vennero sgridati per un po’, ma a Naruto non importava particolarmente, osò pure tenere il suo sorriso tutto il tempo! Non gli importava. Fin tanto che aveva Sasuke al suo fianco, nient’altro gli interessava.

TBC

L’uomo dai capelli scuri fissò il vuoto del suo appartamento. Quanto triste e patetico era, trascorrere il loro anniversario solo e nel buio. Se il loro programma originale fosse rimasto come deciso, la sua sala da pranzo sarebbe stata illuminata con candele e il tavolo apparecchiato per due. Ci sarebbe stato un dolce strumento a suonare come sottofondo e loro sarebbero stati tranquillamente a chiacchierare mentre si godevano lo splendore del loro amore. Ma quel piano era stato rovinato due giorni addietro. Dannazione. Se doveva dare la sua opinione, avrebbe detto che la zia del biondo era più viscida di sua madre.
Si alzò in piedi quando il campanello di casa risuonò. Doveva essere il fattorino della pizza. Pizza al loro anniversario…che scherzo! Aprì la porta e trovò un mazzo di rose premute contro il suo viso. E come le allontanò velocemente si ritrovò a fissare il volto arrossato del suo compagno.
“Felice Anniversario!” il biondo che era vestito in abito elegante, salutò con entusiasmo prima di gettarsi sul moro e baciarlo spingendolo dentro l’abitazione.
“L’appuntamento è finito così velocemente?” chiese l’uomo più alto, lanciando poi un’occhiata all’orologio alla parete. No, non era finito. Non era neanche iniziato ancora. Sentì calde mani chiudersi sulle sue guancie.
“Non vedo ragione per cui dovrei andare in un post simile quando ho già te,” disse il biondo tranquillo. “Questo giorno è molto importante per me”. Era già per strada verso il luogo d’incontro quando finalmente sia arrese a ciò che voleva il suo cuore. E sulla strada verso il loro appartamento, aveva deciso di comprare i fiori giusto per l’occasione.
“Che mi dici di tua zia?” chiese mentre cingeva con le braccia l’esile vita per portarli più vicini.
“dimenticati di lei…me ne occuperò domani…ora,” fece una pausa e strofinò le sue labbra contro quelle dell’altro. “Festeggiamo”.
“Ma non ho preparato niente. Ho solo ordinate una pizza,” disse, quasi nel panico.
“Andrà bene. Possiamo farcela lo stesso”.
L’uomo dalla pelle diafana concordò e mordicchiò un labbro inferiore pieno. “Certo che possiamo”. E non sprecò un secondo a lasciarsi cadere nella dolcezza del suo amato e venirne intossicato. Lui lo amava davvero così tanto da far male.

Continua...

Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:32
 
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