Capitolo 23: Le ombre del tempo.

« Older   Newer »
  Share  
trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 14:04




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 23: Le ombre del tempo.

Yoake ni hohoemu kimi ga oshiete kureta ano uta wo utaitsuzuke
hoshizora ni kaeru namida wo kazoeteta
nando mo nando mo tada kurikaeshiteita yoru
aa, fukaku fukaku genzai mo
sou.. aishiteiru
-“Hoshi no suna”, Gackt

Come se fosse stato risucchiato da una forza immane, l’acqua del mare si ritirò velocemente lasciando nuda una parte di bagnasciuga che solitamente sarebbe dovuta essere sommersa, lasciando così numerosi pesci boccheggianti per le loro vite.
Poi altrettanto velocemente, l’acqua tornò da dove si trovava un attimo prima con una vendetta più crudele di quella dell’uomo ed il fato messi assieme, le potenti onde si infransero inghiottendo, distruggendo e sommergendo ogni cosa al suo passaggio, non mostrando alcuna pietà.
Le emozioni di Arashi nel vedere il figlio baciarsi così intensamente, potevano essere paragonate a quel fenomeno. Per quando volesse strappare lo sguardo dai due ragazzi ignari, non poteva. L’immagine aveva risvegliato sentimenti che di aversoppresso e che non aveva provato per quelli che sembravano secoli. Si sentì mancare le forze a quei ricordi di desiderio e passione che portavano un sentimento dolce amaro di felicità e rimpianto.
Allo sciogliersi della presa sul vassoio, la gravità legittimamente e viscidamente lo fece scivolare dalle sue mani facendolo cadere.
Crash!
Ed il rumore riscosse tutti dal loro stato.
I due ragazzi spezzarono il contatto tra le loro labbra con un umido suono e calmarono i loro corpi tremanti per guardare la fonte del rumore. Videro Arashi in piedi all’entrata con un’espressione illeggibile, ed il sentimento che iniziarono a provare…era peggiore e molto più intenso di quando era stato Itachi a coglierli sul fatto. Era oltre ogni parola. Prima che potessero dire qualsiasi cosa, Arashi se ne andò. Corse come se avesse il diavolo alle calcagna, ed era così in un certo senso.
“E’ tutto a posto?” domandò la domestica.
“Certo,” rispose un Arashi impallidito senza fermarsi. “Ritorno subito,” gridò alle spalle prima di uscire.
Arashi scosse il capo come la sua macchina sfrecciò lungo la strada. La presa sul volante si fece più stretta mentre combatteva le immagini di lui e Fugaku fino a che le sue nocche non sbiancarono.
No, si disse a se stesso, ma i suoi sforzi erano futili…non voleva ricordare le immagini di Naruto e Sasuke, perché sapeva che i loro visi si sarebbero trasformati in quello suo e di Fugaku proprio come qualche minuto prima.
“Basta,” ordinò disgustato. Poi imprecò quando il battito del suo cuore cantò il nome del suo partner di lavoro…il suo primo amante.
Fugaku…
Fu-ga-ku
Fu-ga-ku
“Ho detto basta!” volendo scappare dal passato, dal presente e dal futuro, premette ulteriormente l’acceleratore, e la sua destinazione? La persona che era stata la sua ancora quando il suo bellissimo sogno e mondo si era frantumato venti anni fa.
“Arashi?!” esclamò Tsunade quando trovò suo fratello minore in piedi davanti alla propria porta con un aspetto confuso, sconvolto, perso e turbato. “Che cos’hai?”
Arashi si sforzò di sorridere. “Nulla. Ho bisogno di una ragione per venire a visitare la mia cara sorella?”
Tsunade non credette alla risposta nemmeno per un secondo, perché Arashi era un libro aperto. Era come Naruto, o per essere più esatti, Naruto era come lui. Tuttavia invece di chiedere, lasciò entrare l’uomo. Sperava che il suo fratellino si sarebbe confidato prima che la sua pazienza si esaurisse e che non dovesse finire per estorcergli l’accaduto.
“Arashi, mio grande compare di bevute!” echeggiò la voce di Jiraiya per la casa. “Gradiresti un bicchiere di-”
“Ho bisogno di più di un bicchiere”.
L’uomo più vecchio sorrise e gli tirò una pacca sulla schiena. “Allora, dobbiamo bere fino a svenire?” Poi guidò Arashi alla sua biblioteca, lasciando una Tsunade preoccupata ed accigliata alle spalle.
Arashi.

-SasuNaru is love-

Era sembrata fosse passata un’eternità da quando Arashi se ne era andato, prima che i due ragazzi fossero in grado di muoversi e ritrovare la voce.
Sasuke si scostò e si lasciò cadere accanto al corpo ancora immobile di Naruto. Fissarono incolori il soffitto con le menti bianche come la neve, mentre metabolizzavano il fatto che Arashi li avesse visti. Il loro segreto era stato scoperto ed ora…ora cosa? Cosa sarebbe successo ora?
Entrambi non erano ingenui per non sapere che la loro condanna era vicina. Per ogni cosa che era giusta come scritto nelle norme sociali, morali ed etiche, Arashi non avrebbe mai approvato la loro relazione e per loro era giusto, ma allo stesso tempo sbagliato, come sbagliata era la loro relazione e al col tempo giusta.
Cosa avrebbero fatto ora? Cosa dovevano fare? Sperarono che qualcuno fosse lì con loro per dirglielo…perché glielo insegnasse…per confortarli che sì, ogni cosa sarebbe finita bene.
“Sasuke” gracchiò Naruto, la voce che tremava. Battendo il freddo terrore che ancora intorpidiva ogni suo muscolo e sapendo che le cose sarebbero rimaste così, fino a che ogni cosa non fosse stata sistemata. Era spaventato…davvero spaventato a morte, ma doveva essere coraggioso per Sasuke. Doveva fingere.
“Hn?” replicò l’Uchiha. C’erano un po’ di cose che voleva dire, tutte confortanti e rassicuranti, solo che non era in grado di parlare. Non poteva e basta, perché era terrificato per l’incombente furia di Arashi e per la sicurezza di Naruto. Cosa avrebbe fatto Arashi a suo figlio? Quanto avrebbe fatto Naruto per lui?
Quanto, prima di-
“Parliamo con tuo padre. Gli spiegherò-”
“Gli spiegherai cosa?”
Sasuke vacillò e cercò disperatamente una risposta, solo per non trovarne nessuna. Voleva solo lottare e proteggere Naruto. “In ogni caso, facciamolo insieme”. Prese la mano di Naruto e la strizzò dolcemente.
In risposta, il biondo gli regalò un piccolo tremante sorriso.
Il momento in cui si alzarono e si rivestirono per cercare Arashi, era il momento in cui la loro battaglia aveva inizio. Sperarono con tutto il cuore di vincerla.
Lotterò per te fino al mio ultimo respiro.

Sopra al bordo del bicchiere, Jiraiya osservò con attenzione il cognato mentre questi iniziava ad immergersi nell’oblio, con la loro inutile conversazione. Jiraiya sapeva che Arashi non era un bevitore e che quando beveva era per rilassarsi o per dimenticare. Quindi cosa aveva portato il biondo a ridursi in quello stato?
Jiraiya fu riscosso dai suoi pensieri dal suono polifonico proveniente dalla tasca di Arashi. Osservo come l’uomo prese il suo cellulare, guardasse il numero e mormorasse il nome del figlio con un leggero cipiglio sul volto prima di spegnerlo. Jiraiya non aveva bisogno di essere sobrio per essere certo che suo cognato avesse appena riattaccato a suo figlio, ma ciò che voleva sapere era perché l’uomo stesse scappando da suo figlio e non viceversa come di norma.
Giudicando il modo in cui il biondo stesse buttando giù un bicchiere dopo l’altro, la sua occasione di saperlo quel giorno erano quasi nulle.

Naruto guardò l’orologio. Erano trascorse due ore da quando suo padre se ne era andato, e nonostante ciò che aveva detto la domestica, sembrava che suo padre non avesse intenzione di tornare presto. Dove si trovava ad ogni modo?
Digitò il suo numero solo perché la sua chiamata venisse rifiutata.
“Sasuke, dovresti andare a casa,” disse con calma il ragazzo.
“Aspetterò che lo zio-”
“Non risponde alla mia chiamata e la nostra domestica ha detto che non ha idea di dove fosse andato”. Abbassò la voce, “vai a casa prima che tuo padre si arrabbi con te”.
Ah sì, suo padre. Non voleva aggiungere ulteriori guai di quanti non ce ne fossero già, Sasuke si alzò in piedi.
“Chiamami se succede qualcosa”.
Naruto annuì. “Non preoccuparti troppo,” disse e premette le sue labbra contro quelle di Sasuke. La mano destra del moro scattò fuori e afferrò un pugno di ciocche dorate mentre approfondiva il bacio. Se non altro, il bacio era rassicurante ed incoraggiante a ciò che stava per succedere.

“Beh?” chiese Tsunade ad un Jiraiya mezzo ubriaco. “Ha detto niente?”
“Muto come una tomba,” replicò l’uomo, poi protestò quando sua moglie lo afferrò per il colletto in modo minaccioso.
“A scanso di equivoci, mi stai tenendo segreti?” inquisì Tsunade pericolosamente, gli occhi luccicanti di tacita crudeltà.
“Lo sai a chi sono fedele,” pigolò dolcemente Jiraiya. Borbottò qualcosa riguardo mogli terrificanti quando fu scaricato sul divano. Proprio in quel momento il telefono di casa iniziò a suonare.
“Baachan,” giunse la voce colpevole dall’altra parte della linea. “Ho fatto arrabbiare papà e ora è scomparso”.
Tsunade si accigliò. “E’ qui, Naruto”. La donna riuscì praticamente a sentire il sollievo di Naruto. “Ma voglio sapere cosa è successo.
Ci fu un breve silenzio ed un profondo inspirare prima che Naruto narrasse l’imbarazzante evento.
Come al solito nessuna parola fu scambiata tra i fratelli Uchiha quando si incontrarono l’un l’altro sulle scale. Il più grande che indossava un abito pulito e stirato impeccabilmente stava scendendo, mentre il più giovane stava salendo. Itachi notò subito il passo strascicato, Sasuke si muoveva come se fosse in trance, o per essere esatti in modalità pilota automatico. Non mostrando alcun interessamento come un fratello avrebbe dovuto, Itachi proseguì per la sua strada, ignorando la presenza dell’altro come d’abitudine. Questo finché non udì una parola che lo aveva spinto indietro a quegli anni quasi dimenticati in cui lui e Sasuke si trattavano come fratelli. Era una parola che il suo stupido fratellino balbettava ogni volta che aveva bisogno del suo aiuto, dei suoi consigli, della sua protezione, quando si trovava nei guai che fossero più o meno suoi.
Itachi si fermò e guardò Sasuke dietro le sue spalle, ma quest’ultimo continuò a camminare come se non avesse detto niente. Senza disturbarsi di chiamare il più giovane, Itachi riprese a camminare.
-SasuNaru is love-
Candele per la cena per due? Controllato!
Musica strumentale lenta? Controllato!
Dolce speciale alla fragola di Natale? Controllato!
Amato ragazzo? Sulla via di casa.
Vedendo che ogni cosa era pronta eccetto il suo amato, Arashi prese il grembiule e si diresse verso la finestra per ammirare il panorama della città in quella notte d’inverno. Nonostante le proteste dei loro genitori, stava ancora vivendo con Fugaku godendosi e assaporando il loro tempo come erano soliti fare. Ma le cose erano diverse ora. La tensione aleggiava nella loro relazione e di tanto in tanto ricevevano insulti dai loro parenti. Poteva descrivere la loro relazione come il paradiso con l’inferno al centro.
Dalla coda dell’occhio, notò come le luci di natale sul loro piccolo albero brillavano e sotto di esso si trovavano i due regali per il suo amato. Il rosso si spanse sulle sue gote come ricordò il set di giocattolini a luci rosse che era chiaramente incartato nella scatola. Si domandò cosa gli avesse preso Fugaku questo natale. Sarebbe stato un altro costoso gioiello? Poteva giurare che il suo Uchiha era un ossessionato nel regalargli gioielli d’argento e platino, uno dei loro cassetti del comò non ne era un’indicazione.
Un sorriso si allargò sul suo viso quando udì la porta d’ingresso aprirsi.
“Bentornato a casa,” salutò immediatamente mentre spostava fuori una sedia per l’amato.
“Fottutamente gelato e affamato,” disse Fugaku mentre lanciava casualmente uno sguardo famelico al corpo di Arashi prima di mettere i suoi regali sotto l’albero.
“Allora sorridi che ti ho preparato questa cena con il mio cuore”. Stava per iniziare ad affettare il pollo arrosto quando una mano diafana coprì la sua.
“Lascia fare a me,” si offrì Fugaku e prese gentilmente il coltello dalle sue mani.
Stava per spostarsi quando un braccio si avvolse intorno alla sua vita, portandolo più vicino al moro. Un gemito sfuggì spontaneamente dalla sua bocca come le labbra dell’altro sfiorarono il suo collo così teneramente…stuzzichevoli…provocanti.
“Sai qual è il mio desiderio di natale?” chiese Fugaku con voce bassa e seduttiva.
“N-no”- era difficile pensare o anche solo indovinare quando il suo cervello stava mal funzionando a causa delle travolgenti sensazioni che lo stavano assalendo.
“E’ che gli Uzumaki stiano lontani dagli Uchiha,” sibilò Fugaku facendo spalancare le palpebre socchiuse di Arashi. In una frazione di secondo vide un’ombra argentata fendere l’aria e colpirlo proprio sul petto. Abbassò lo sguardo e trovò un coltello con la lama affondata della sua carne. Non sapeva se il freddo che sentiva era a causa dell’inevitabile morte o del tradimento di Fugaku. Guardò il suo amato, assassino e traditore e non vide niente se non malvagità. Barcollò indietro così improvvisamente che perse l’equilibrio ed iniziò a cadere…cadere…le sue lacrime che brillavano nell’oscurità…
Arashi scattò subito seduto e boccheggiò per riprendere il respiro mentre si stringeva il petto nel punto in cui avrebbe dovuto esserci il coltello. Per quanto vivido fosse, era stato solo un incubo. No, si sbagliava. Era un ricordo felice che si era trasformato in un incubo per colpa di ciò che aveva visto nella camera di Naruto.
“Arashi,” lo chiamò con dolcezza una voce nel buio, facendo scattare la sua testa a sinistra. Vedendo null’altro che occhi color miele brillare nel buio, Arashi pensò fosse il padre. “O-otousan?!”
“Calmati, Arashi!” abbaiò Tsunade con voce bassa. “Lui non ti perseguiterà”. Udì il fratello minore prendere un profondo respiro. “Che cosa succede?” domandò lei, nonostante fosse già al corrente di tutto.
Arashi si piegò in avanti e premette i palmi delle mani sugli occhi. “I ricordi…sono tornati quando ho visto Naruto e Sasuke-kun baciarsi” confesso placidamente come se fosse sotto una forza ipnotica. Credeva che finalmente fosse riuscito a dimenticare quei sentimenti e quei ricordi legati a loro, specialmente quando non aveva provato nient’altro che affetto da amico verso Fugaku quando si erano incontrati nuovamente. Pensava di aver vinto. Dannazione!
“Non può succedere, perché quei due sono la copia sputata tua e di Fugaku,” disse Tsunade posando una mano sulla spalla destra di Arashi.
“Non doveva andare così, Tsunade. Naruto…Naruto con quel ragazzo soffrirà il dolore della separazione e la perdita”- Strinse la mano, come immaginava senza sforzo, cosa avrebbero sofferto i due giovani. La storia si sarebbe ripetuta, a meno che non…
“Arashi…”
L’uomo saltò in piedi quando un’idea brillante lo illuminò. Perché gli ci era voluto così tanto per arrivarci? “Si faranno del male a meno che io non faccia qualcosa”.
Tsunade lo guardò solamente, confusa all’improvviso cambio di umore -da depresso e tormentato ad estatico. Suo fratello era bipolare?
“Non diventerò come mio padre, neechan”. E c’era una tale risoluzione nel suo tono che Tsunade si accigliò preoccupata.
“Non essere avventato, Arashi,” lo avvertì la donna specialmente quando vide il luccichio di qualcosa affine alla follia in quegli occhi. “Che ne è di Fugaku-san?”
L’uomo fece una pausa, riconsiderando, soppesando, valutando e facendo delle ipotesi. “Farà la stessa cosa”.
“Non stai sentendo ciò che dici, vero?” domandò Tsunade con calma. Era semplicemente preoccupata per lui e Naruto. Per quanto ne sapeva, le cose non erano mai così facili come dovevano essere quando c’era di mezzo un Uchiha.
Suo fratello ghignò e basta. “Certamente tu vorrai che tuo nipote sia felice, vero?”
“Ovviamente. Ma-”
“Allora è deciso”. Fece un passo avanti verso la porta, poi si accasciò mentre si teneva la testa e gemeva. Un secondo più tardi, una Tsunade preoccupata era al suo fianco, intenta a chiedere come stesse.
“Hai un’aspirina per il post-sbornia?”
Una vena pulsò sulla fronte della donna che lo colpì senza esitazioni.

-SasuNaru is love-

Essere cacciato da un banco di lupi e volpi mentre il vento soffiava impetuoso come palle di fuoco che cadevano dal cielo, era letteralmente abominevole. Anche se era solo un sogno, Naruto si costrinse a svegliarsi. Quando ci riuscì, si destò con i muscoli delle gambe indolenziti e vide il padre che lo guardava con un’espressione illeggibile. Non potendo tornare al suo sogno, che era certamente più piacevole comparato a ciò che sarebbe successo nel giro di un paio di secondi tra lui e suo padre, Naruto iniziò a pensare. Cosa poteva dire? Doveva dire buongiorno e poi fingere che il giorno addietro fosse stato solo frutto dell’immaginazione del padre? O doveva dargli il bentornato a casa e poi scappare via? O poteva-
Respira, Naruto, respira.
“Naru-”
Perché pensare quando poteva tuffarsi di getto?
“Sasuke ed io ci stiamo frequentando o per essere esatti siamo amanti!” esclamò tutto d’un fiato, facendo sapere a suo padre quanto fosse profondo il legame tra lui e Sasuke.
“Capisco, quindi non è stato frutto della mia immaginazione”. Non importava cosa avesse detto a Tsunade, una microscopica parte di lui sperava ancora che non fosse successo niente.
“No, quindi non chiedermi di lasciarlo, perché non lo farò!” e la sua immutabile testardaggine fu mostrata al mondo perché potesse essere vista.
“Non lo farò”.
“Avanti, otousan. Solo perché siamo entrambi ragazzi- eh? Cos’hai detto?”
Arashi alzò gli occhi al cielo. “Ho detto, non lo farò”.
“Eh? Perché?” domandò guardingo il giovane biondo. Suo padre lo stava illudendo con un falso senso di sicurezza?
“Non chiedere sulla fortuna che hai, Naruto. Sii solo felice che per me vada bene”.
“Davvero?”
Per un lungo momento, i due si fissarono l’un l’altro, con il più giovane che cercava e valutava ciò che aveva trovato nelle simili iridi azzurre.
“Grazie,” disse infine, sollevato.
Poi la voce di Arashi divenne ferma e austera. “Ma questo non significa che approvi l’intimità sessuale che avete. Sei troppo giovane per quello!”
“Ma lo abbiamo fatto un sacco di volte!” esclamò Naruto senza un minimo di tatto.
Il silenzio cadde su di loro come un’incudine non appena la frase fu registrata e riecheggiò nelle loro menti. Il volto di Naruto diventò rosso come un pomodoro e distolse lo sguardo dal padre.
Dall’altra parte, per Arashi fu dura accettare il fatto. Sapere che suo figlio stesse frequentando il suo migliore amico che era un maschio era uno shock, ma sapere che suo figlio…il suo innocente figliolo avesse perso la anche verginità da lungo tempo era spezza cuore. Che razza di padre era? Gridò mentalmente.
“Otousan?” pigolò Naruto quando il silenzio divenne insopportabile.
Arashi gracchiò, poi si schiarì la gola. “Usate il preservativo?”
La domanda era stata così improvvisa che Naruto cadde dal letto. Non dirmi che discuteremo di quello!
“Dovreste usare protezioni, Naruto,” lo raccomandò Arashi. “Ora, voglio che Sasuke-kun venga a pranzo qui”.
“M-ma io ho lezione al laboratorio di cucina”, gli ricordò il figlio.
“Lo so”. Un ghigno diabolico graziò il volto di Arashi, “Io e lui avremo del buon tempo da trascorrere insieme. Dopotutto, abbiamo qualcosa in comune”. Diede al figlio uno sguardo significativo ed uscì dalla stanza.
Naruto poté solo fissare il padre e la sua oscura arroganza.

-SasuNaru is love-

Come fu davanti all’ingresso della residenza Uzumaki, Sasuke prese un profondo respiro raccogliendo tutto il suo coraggio che stava lentamente ma inevitabilmente evaporando. Prima che potesse anche solo premere il campanello, la porta fu aperta da niente meno che Arashi.
Deglutì. Fissò. Deglutì.
“Ti stavo aspettando, Sasuke-kun,” disse Arashi entusiasticamente.
“Spero di non essere in ritardo, signore,” replicò con calma Sasuke. Il biondo notò l’educato modo di indirizzarsi e rise mentalmente.
“Mi era stato detto che gli Uchiha non erano mai in ritardo”.
“Così ho sentito”, mormorò Sasuke a bassa voce, mentre seguiva l’uomo all’interno. Anche se era di casa lì, gli sembrava fosse la prima volta che camminava lungo i corridoi, e tutto perché Arashi si stava comportando in maniera strana. Il sorriso che l’uomo gli aveva dato era decisamente sospettoso e confinava con la malizia. Quando seppe che la domestica aveva avuto la giornata libera, puntò lo sguardo in ogni nicchia e cantuccio visibile per assicurarsi che non ci fossero armi nascoste.
“Dove stai andando, Sasuke-kun?” domandò Arashi quando il giovane si diresse verso la cucina.
“Ad aiutarvi a cucinare, zi-, volevo dire, signore”.
“E’ già tutto pronto,” replicò l’uomo, aumentando il desiderio di Sasuke di andare in cucina per controllare che non ci fosse nessun contenitore con sostanze velenose.
“Mi lasci lavare le mani”.
“Sasuke-kun, Sasuke-kun…”
“…”
“Lavati le mani in bagno,” disse Arashi con voce che non ammetteva disobbedienza. Osservò come il suo ospite seguiva la sua indicazione. Poteva sentire la paura di Sasuke ed il sadico in lui sembrava esserne lieto. Sicuramente, un genitore aveva il privilegio di farsi beffe del ragazzo del suo bambino. Amante, lo corresse impudentemente la sua mente, facendolo accigliare. Tuttavia, doveva darne atto all’Uchiha per aver tentato di non sembrare così ovvio.
“Possiamo mangiare ora?” disse Arashi mentre Sasuke si sedeva nel posto fornitogli.
“Buon appetito,” dissero all’unisono i due.
Con sguardo acuto, Arashi osservò come le spalle di Sasuke di tendessero ulteriormente. Anche la sua presa sulle bacchette si era fatta più stretta e sembrava farlo inconsciamente. Con la malizia che scorreva nelle sue vene, si domandò quanto sarebbe durato Sasuke.
“Come sta la tua famiglia, Sasuke-kun?”
“Bene,” rispose automaticamente Sasuke. Non fare niente di stupido, si disse, e non abbassare mai la guardia.
Arashi si inclinò in avanti, il mento che poggiava su un pugno. “Bene nel senso di sana? Bene nel senso ‘non me ne frega un accidente’? O bene nel senso di ‘vaffanculo’?” Ghignò semplicemente quando il ragazzo lo guardò gelidamente. Quando il giovane si complimentò del pranzo che aveva preparato –un atto che pensava fosse una tattica calcolata, il biondo sospirò di sollievo. “Sono felice di sentirtelo dire. Per il nervosismo, ho versato del sapone per i piatti nella padella quando ho fatto la carne sauté”.
Lo sguardo dell’Uchiha volò su di lui, che continuò a sorridere mentre il ragazzo non troppo silenziosamente deglutì un boccone e posò le bacchette sul tavolo.
Anche se una parte di lui non voleva credere ad una simile affermazione, non avrebbe sottovalutato un uomo che tentava un omicidio verso colui che aveva rubato la verginità al proprio figlio, specialmente quando suddetto uomo era davvero iperprotettivo nei confronti del figlio. Normalmente, avrebbe soppesato la possibilità e la sincerità di tale incidente, ma date le circostanze in cui si trovava, il panico aveva avuto la meglio. Stava per morire! Arashi stava-
“…scherzando!” la voce dell’uomo trapassò la nebbia dei suoi pensieri. Sollievo seguito da rabbia scorse nelle sue vene mentre l’altro rideva di cuore. Dio! Era così infastidito. Certamente, Naruto lo avrebbe perdonato se avesse ucciso accidentalmente il bastardo, vero?
“Con tutto il rispetto, signore,” iniziò con voce freddamente educata, schiettamente tesa e controllata.
“Cosa vuole da me? Se pensa di potermi convincere a rompere con Naruto, allora sta per ricevere una gran delusione”, Anche se Naruto lo aveva assicurato che il padre aveva approvato la loro relazione, credeva cinicamente che Arashi, dal momento che non voleva rovinare il rapporto con il figlio, stesse illudendo Naruto rassicurandolo mentre pianificava come convincere lui – Sasuke ad interrompere la loro relazione. Ah! Come se ci sarebbe riuscito! Raddrizzò le spalle e guardò l’uomo in sfida.
Arashi si raddrizzò sulla sedia assumendo una posizione dominante e regale. “Lo faresti se te lo chiedessi?”
“No,” affermò Sasuke, quasi come un bambino pronto ad arrabbiarsi.
“Allora, non lo farò. Così che io possa mettere giù delle regole”.
Il giovane lo fissò stranito. “Regole?”
“In qualità di genitore, sono molto preoccupato per mio figlio. Certamente, tu comprendi ciò che sto dicendo”.
Sasuke annuì immediatamente vedendo come Arashi toccava il suo cortello, come se stesse contemplando se usarlo come arma.
“Durante gli appuntamenti, voglio che Naruto sia a casa per le dieci,” iniziò Arashi, la voce più austera che mai. “Non fatevi nella cucina, nel soggiorno, nel ripostiglio, nel garage, giardino e in altri posti in cui la gente può vedervi”.
Sasuke notò contento che Arashi non aveva menzionato la camera di Naruto. L’uomo era stato indiretto, ma non se ne lamentava fintanto che avevano un posto in cui baciarsi.
Il biondo sospirò quasi in rassegnazione. “Volevo dirvi di tenere a freno quei…bisogni, ma…” alzò le spalle mentre una leggera tinta rosata colorava le guance di Sasuke. “Cercate di controllare gli ormoni, però se entrambi non ci riuscite, usate il preservativo”. Arashi mandò giù la curiosa domanda sul chi stesse sotto e chi sopra, poiché era troppo personale e non era giusto che lo sapesse. “Capito?”
“Sì, ho capito”.
Arshi sorrise. “Un’ultima cosa, ci sono pezzi di inferno nel paradiso che avete trovato, quindi divertitevi, ma non siate avventati”. Cadde il silenzio come le sue parole vennero assorbite nella mente del giovane. Sasuke avrebbe capito il significato dietro la sua frase? Sperava che il ragazzo lo avesse fatto.
“Lo dirà a mio padre?” domandò Sasuke vedendo che Arashi aveva concluso il suo discorso.
“No, non lo farò. Non sono nella posizione per dirglielo”. Una pausa. “Ma se pensi di farlo, lasciandolo entrare mentre vi state facendo, non è una buona idea”.
Sasuke arrossì, mentre nel profondo di lui, si augurava che suo padre fosse comprensivo come Arashi. Lo desiderava davvero. Ardentemente.

-SasuNaru is love-

Quando Naruto tornò a casa a metà pomeriggio, fu sorpreso di trovare Sasuke nella depandance di famiglia mentre leggeva tranquillamente un libro.
“Bentornato a casa, dobe”, disse Sasuke con la sua solita arroganza.
Il biondo decise di ignorare il nomignolo in favore della sua curiosità. “Come è andata?”
L’altro si scrollò le spalle. “Meglio di quanto mi aspettassi”. Il suo ragazzo non aveva bisogno di sapere quanto spaventato e mansueto fosse stato.
Naruto lo schernì. “Non eri spaventato?”
“Avrei dovuto esserlo?”
“Giusto. Niente arruffa le tue piume, eh?”. Dicendo questa battuta sarcastica, avanzò per toccare i capelli a culo d’anatra di Sasuke, aggiungendo l’insulto alla sua frase. Al contrario di ciò che si aspettava, Sasuke non abboccò all’amo. Invece, fissò semplicemente il biondo con uno sguardo imperscrutabile. “Sasuke?” mormorò Naruto mentre cominciava a sentirsi a disagio sotto lo sotto le sue occhiate, che risvegliavano qualcosa nel profondo di lui. Gemette quando lo sguardo si intensificò; quando poté sentire il suo calore raggiungere la sua pelle come una carezza. No, non ce la faceva più.
Sasuke sorrise mentalmente in vittoria come sentì le labbra dell’altro premersi contro le sue ed un secondo dopo, la lingua del biondo seguirle a ruota. Posò con dolcezza le sue mani sui fianchi del ragazzo.
“Camera da letto?” domandò Naruto raucamente, gli occhi ancora chiusi. Debolmente, udì Sasuke assentire. Preso in una passione stordente, raggiunse la sua destinazione, come se stesse volando. Per tutto il tragitto rise come se fosse ubriaco. Ed in un certo senso, lo era.
Avvolse le braccia intorno a Sasuke mentre riprendevano il loro bacio. Gemette quando il moro lo approfondì e sentì la lingua dell’altro toccarlo ed esplorarlo.
Sasuke avvolse a sua volta un braccio intorno al corpo snello di Naruto, tirandolo più vicino a sé, mentre l’altra sua mano si infilava sotto la camicia del biondo, scrivendo lentamente il suo nome sulla pelle brunita. Naruto boccheggiò e reclinò il capo come sentì le morbide carezze sulla sua pelle infuocata, esponendo così il suo collo. Si scostò dal moro per liberarsi della propria camicia e poi spinse Sasuke facendolo cadere sul letto, i loro piedi che toccavano ancora il pavimento.
Sasuke si tirò su e si levò la maglia, mentre Naruto lo guardava, ammirando le linee di quel corpo duro e la tensione di quei muscoli. So leccò improvvisamente le labbra divenute secche e deglutì. Sorrise quando quel corpo si abbassò verso il suo e spinse Sasuke indietro per sedersi sul suo ventre.
Abbassò la lingua sulla clavicola destra del moro e la passò fino a quella sinistra. Poi tracciò un’umida linea da un capezzolo all’altro prima di prenderne uno fra le labbra, facendo inarcare l’amato al tocco mentre le sue mani si mossero per afferrare i suoi capelli.
“Naruto!” ansimò Sasuke come i denti si strinsero sul suo capezzolo sinistro e una mano stuzzicava l’altro, rendendo la pelle in quell’area più sensibile di prima. Afferrò la vita di Naruto e lo guidò verso il basso per potersi sfregare contro di lui… lentamente, ma con forza.
Naruto seguì le sue mosse, lasciando umidi e bollenti baci al proprio passaggio. Girò la lingua intorno all’ombelico di Sasuke mentre le sue mani lavoravano sui suoi jeans e poi sui boxer.
Una corrente di rudi parole sfuggirono alle labbra del ragazzo dalla pelle pallida come percepì mani calde e leggermente callose afferrare la sua rigida erezione, e si perse nel piacere quando sentì il respiro bollente accarezzarlo. Cazzo!
Venire per lui era così facile in quel momento.
Naruto osservò quando l’erezione di Sasuke si fosse arrossata e sorrise. Si leccò le labbra prima di dischiuderle leggermente ed accogliere la punta del suo amante. Dolcemente e provocante, iniziò a suggere mentre la sua lingua girava intorno al membro, ricoprendolo di saliva e con le proprie gocce preorgasmiche.
Afferrò i fianchi di Sasuke per fermarlo dal affondare in lui prima che andasse ad accarezzare lentamente i testicoli, giocandoci.
“Dannazione, Naruto!” disse Sasuke tra gli ansiti, incapace di comprendere qualsiasi cosa eccetto il piacere che si stava costruendo in lui ed il calore che lo stava avvolgendo centimetro dopo centimetro. Le sue palpebre di chiusero mentre veniva completamente avvolto da quella bocca maliziosa e vi penetrava dentro lentamente. Scattò in una posizione seduta quando un dito lo toccò dove nessuno, nemmeno lui, aveva. Abbassò lo sguardo su Naruto e deglutì. Nessuna vista era mai stata così erotica di così: Naruto che si stava prendendo cura con la sua bocca del suo membro, una mano che accarezzava i suoi testicoli, mentre l’altra stava stimolando il suo orifizio. E i suoi occhi…quegli occhi…Sasuke si sentì indurire ancora di più.
“Oh Dio, dobe!” mormorò Sasuke, la voce intrisa di desiderio e lussuria. Poi il biondo abbandonò i suoi testicoli e tenne invece la sua erezione. E proprio davanti a lui, Naruto fece uscire la sua lingua e leccò la vena sotto la sua membro pulsante. Sasuke non poté fare altro che gettare il capo all’indietro e venire, incapace di trattenere il piacere che aveva minacciato di travolgerlo nel momento che era entrato nella bocca del biondo.
Naruto si asciugò via il liquido appiccicoso dal viso come Sasuke lo tirò su e lo baciò con ardore, ribaltando le loro posizioni. Voleva Sasuke e non importava nient’altro. Ansimò il nome dell’amante e si espose per lui.
Sasuke aveva un modo diverso di dare piacere. I suoi tocchi erano sempre più bollenti, calcolati, infidi ed irresistibili…sempre una preparazione di ciò che sarebbe successo dopo. Ma a Naruto non importava…fin tanto che poteva sentire Sasuke su di lui, su di lui ed in lui, non importava. Miagolò quando le morbide labbra si portarono sul suo interno coscia, ignorando completamente l’erezione che gridava per le sue attenzioni. Sasuke mosse la lingua per toccare l’apertura del biondo, lo baciò e lo stuzzicò.
Lanciò uno sguardo all’eccitazione dell’amato, completamente affascinato da come spargeva un goccia preorgasmica e mosse la sua lingua più in basso per far impazzire Naruto di desiderio.
Tuttavia, Naruto era oltre la pazzia. Il desiderio stava traspirando da ogni suo poro. No, lui era il desiderio, e mosse inconsciamente i fianchi, desiderando e chiedendo. Protestò quando una mano strinse forte la sua erezione, impedendogli di venire.
“Ti prego,” mormorò, gli occhi accecati di lussuria. “Dammelo”. Lo voleva…non solo il piacere proveniente dalle dita di Sasuke che si muovevano dentro e fuori dal suo corpo. Voleva la cosa vera…La carne bollente di Sasuke che penetrava in lui…muovendosi e reclamandolo. “Ti prego”. Un gemito gutturale sfuggì alla sua gola quando Sasuke entrò in lui, quasi spaccandolo in due, ma aspetta! Qualcosa era strano, confusione vorticò assieme al desiderio nei suoi occhi. “Sasuke?”
“Hmmm….”
“E’ diverso dal solito”.
“Preservativo. Ne sto indossando uno,” rispose Sasuke mentre si aggiustava nella strettezza intorno a lui.
Seguire le regole di Arashi era l’unica cosa che Sasuke poteva fare per mostrare la sua gratitudine all’uomo che era d’accordo con la loro relazione e per questo, era andato nel supermercato più vicino e aveva comprato i preservativi.
“Oh,” replicò eloquentemente Naruto e i suoi occhi rotearono nel retro della sua testa quando Sasuke colpì il suo punto magico. Le sue gambe si avvolsero attorno alla vita di Sasuke, ma non era abbastanza. Aveva bisogno di più…voleva sentire di più. Voleva assoluto piacere. In un fluido movimento, strattonò Sasuke e fece uscire il ragazzo dal suo corpo.
“Cosa stai facendo?” gemette quando sentì le mani liberarsi freneticamente del preservativo. “No,” disse debolmente al biondo. “Non farlo”.
“Ma voglio sentirti,” replicò Naruto prima di gettare il preservativo a terra. Mosse le mani su e giù per il membro del moro. Sasuke gemette alle somministrazioni che il biondo gli stava dando e si sentì nuovamente indurire. Poi Naruto si sollevò sulle ginocchia e tenendo l’asta di Sasuke, si abbassò. Reclinò il capo come sentì Sasuke affondare a casa. “Ah” ansimò dolcemente come infine ebbe ciò che voleva…pelle contro pelle…Sasuke contro di lui…dentro di lui.
Lo stomaco di Sasuke si strinse osservando il biondo con il suo corpo tendersi come un arco. Rotolò su di loro e sussurrò, “Scusa, non posso aspettare!” con questo la loro conversazione terminò come si tuffavano nell’oceano vorticante davanti a loro. Grugnì tra le potenti spinte, osservando come il desiderio danzasse sul volto di Naruto. Naruto aveva ragione, era meglio in quel modo…il preservativo era un ostacolo alla sensazione e all’arrendersi l’uno all’altro.
La presa di Naruto sulle lenzuola si fece più forte come il piacere si sollevò in lui, avvolse le gambe intorno a Sasuke, ma non era abbastanza. Voleva che Sasuke affondasse più a fondo e mosse le sue gambe. Piazzò i talloni sui bordi del letto e divaricò le gambe tanto quanto i suoi muscoli glielo permettevano, ma non gli portò alcun vantaggio. Invocò inutilmente il nome dell’amante, cercando di dirgli cosa voleva senza parole, solo azioni. Gridò quando Sasuke prese una gamba e la portò sulla sua spalla e una pallida mano teneva l’altra sua gamba contro il letto, a questo fu soddisfatto.
Sasuke si tirò indietro fino a che la punta non fu l’unica parte ancora dentro al biondo. Roteò i fianchi, allargando completamente il biondo, provocandolo senza fine. Normalmente avrebbe fatto male, ma il biondo era così perso e stordito quanto lui. Naruto stava ansimando il suo nome mentre mormorava ripetutamente parole incoerenti di incitamento a Sasuke.
Il grido che uscì dal petto di Naruto fu il limite per Sasuke che svuotò ogni singola goccia della sua essenza nel biondo. Sasuke cadde sopra Naruto fiacco e appagato. Si scambiarono un semplice bacio e si rilassarono assaporando la presenza l’uno dell’altro nel loro piccolo mondo.
E poi luglio si sciolse in agosto e ancora una volta, il fato divenne crudele come Sasuke e Naruto si ritrovarono in un caldo infernale incomparabile a quella dell’estate…

TBC

Il biondo emise un suono gutturale quando il suo amante iniziò a tracciare pigramente un sentiero sulla sua schiena. Si accoccolò più a fondo, premendo i loro corpi stanchi, ma appagati più vicino.
“Il tuo compagno di stanza di sta trasferendo a Kyoto,” disse l’Uchiha.
“Lo so. Sto pensando di trasferirmi in un appartamento più piccolo,” disse il biondo.
“Qui”.
“Huh?”
“Trasferisciti qui. Con me”, offrì il moro seriamente.
“Ma c’è solo una stanza”.
“Esattamente. Così posso averti quando voglio”.
“Pervertito!”esclamò il biondo colpendo non troppo gentilmente l’altro. Tuttavia, stava arrossendo all’invito o per essere esatti al significato che vi era dietro. L’Uchiha gli stava chiedendo di compiere un altro passo avanti nella loro relazione. Non era male, dal momento che anche lui voleva stare con il moro.
“Non voglio essere un mantenuto,” formulò e l’Uchiha seppe che aveva appena accettato la sua offerta.
Astuto bastardo!
“Non lo sarai, ma lascia l’affitto a me. Possiamo dividerci il resto delle altre spese”.
Il biondo sorrise. “Forte. Sarà-” boccheggiò quando sentì un dito penetrarlo. Osservò il suo amante che aveva un luccichio predatore negli occhi e chiese, “Che stai facendo?”
“Sono eccitato e tu sei convenientemente nudo e accanto a me,” rispose il moro prima di spingere il suo compagno sulla schiena. Le proteste e le lamentele del biondo scivolarono tra le sue labbra trasformandosi in null’altro che un gemito peccaminoso.

Continua…

Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:47
 
Top
0 replies since 16/1/2009, 14:04   74 views
  Share