Capitolo 24: Strappato!

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 14:06




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 24: Strappato!

Meguri meguru kimi wo tadoru
Boku no sagasu subete ni natta
Hagare ochiru kokoro ga shitteta aishiteru
Kono sora no shitade futari yurari yurari
Mata kaze ni fukare miwo yoseatte yuku
Hitori yogari no aijou wa
Kimi ni todokazu ni samayoutta
-“Roll”, Porno Graffiti

All’interno di villa Uchiha c’era una stanza che fungeva per le macchinazioni più segrete della mente di Fugaku. Non solo vi spendeva la maggior parte del tempo lì dentro, ma era anche il luogo in cui prendeva le decisioni più difficili, dove progettava i piani per fondare o distruggere e dominare compagnie e dove decideva se promuovere o retrocedere qualcuno. L’uomo che teneva quel potere era seduto dietro ad un’enorme scrivania di mogano dove si stava aggiornando su ciò che aveva perso in quegli ultimi tre giorni in cui era stato in Francia.
“Mi scusi, signore,” disse il maggiordomo di famiglia dall’ingresso. “Orochimaru-sama e Kabuto-sama sono qui”. All’ordine del suo signore, l’uomo fece entrare gli ospiti.
“Orochimaru, mi scuso per avervi chiesto di venire qui nonostante sia domenica,” disse Fugaku come gesto formale. “Anche a voi, Kabuto-kun”.
Orochimaru emise una bassa risata. “Noi siamo al suo servizio quando vuole,” rispose l’uomo, anch’egli per la salvezza delle formalità. Poi i due arrivati presero posto come indicatogli dal loro datore di lavoro.
“Il mio viaggio promette il successo,” iniziò Fugaku. “Quei francesi visiteranno la nostra compagnia produttrice qualche volta questo mese. Vi prego di assicurarvi di informare tutti coloro che ne verranno interessati”.
Ci fu una pausa in cui Kabuto prese nota del tacito comando.
“Come è andato la vostra riunione con Takayama?”
La lingua del general manager sfuggì fuori dalle sue labbra –un vizio che non aveva mai superato, ricordando a chiunque lo vedesse un serpente. “L’uomo sembra più che felice se noi acquisiamo la sua azienda,” disse con tono leggermente rauco e mellifluo.
“La vostra presenza può averlo intimato a pensarla così,” formulò leggero Fugaku. Ci volle un secondo o più per gli altri due uomini per realizzare che sì, il sempre così serio Uchiha aveva appena scherzato, ma poi il loro capo tornò del suo solito umore e modo di esprimersi.
“Più che comprensibile, dato che questo è l’unico modo per uscire dal business senza perdere il nome e la reputazione”. In una frazione di secondo le iridi d’onice si indurirono. “Aspettiamo che bussi alla nostra porta prima di acquisire la sua società”.
Orochimaru sorrise. “Ma ho già mandato un team per iniziare a valutare il tutto. Ovviamente ogni cosa verrà fatta con la massima discrezione. Spero che non si offenda”. Ovviamente, sapeva che a Fugaku non importava. La ragione per cui amava lavorare sotto l’Uchiha era perché poteva fare qualsiasi cosa volesse, fin tanto che lo faceva senza compromettere la reputazione della società e l’onore degli Uchiha, e fin tanto che i suoi obbiettivi fossero paralleli a quelli di Fugaku. Lui era il solo che nella compagnia aveva una tale libertà di azione e per questo tutti coloro che non lo conoscevano bene, credevano che lui fosse il partner d’affari di Fugaku.
“No, non importa. Ma voglio un rapporto completo e dettagliato sul tuo incontro con lui, come anche dell’investigazione del team”.
“Certamente”.
“Credo che questo sia tutto ciò che voglio da te per oggi. Se vi aggrada, rimanete pure qui per pranzo. Mia moglie e Sasuke arriveranno a breve”.
“Grazie, ma abbiamo un altro appuntamento”. Orochimaru si schiarì la gola e si leccò istintivamente le labbra. “Se posso permettermi di dirlo, Sasuke-kun ha ereditato il gusto per la bellezza da voi o è una caratteristica degli Uchiha?”
Se Fugaku era confuso dalle parole dell’uomo, non lo mostrò. Infatti stava aspettando che il subordinato continuasse.
“Per coincidenza ho visto la sua dolce metà. Sebbene non abbia la raffinata bellezza e la grazia di sua moglie, anche lui era bello a modo suo. Sono certo che sarà molto più attraente negli anni avvenire”. Lanciò uno sguardo all’Uchiha e fu ovvio che non aveva ancora registrato quale pronome avesse usato. “Sono come il giorno e la notte…il sole e la luna perfettamente complementari e contrastanti l’uno con l’altro”. Si complimentò mentalmente alla sua poetica personificazione dei due ragazzi. Stese una mano verso Kabuto che gli porse una cartellina che posò sul tavolo.
“Ora noi andremmo se non le dispiace”. I due si inchinarono e lasciarono la stanza.
Orochimaru emise una bassa risata, lieto di ciò che aveva fatto. Lui non aveva nulla contro gli Uchiha. Tutto ciò che voleva era causare grandi increspature sulla superficie dell’acqua tranquilla o una crepa in un blocco di ghiaccio. Questo era tutto.
Fugaku aprì il plico, intenzionato a vedere la persona che era la causa del cambio di comportamento del suo secondogenito. Gli occhi sgranarono come vide la prima foto. Freddezza improvvisa lo attanagliò. No, non poteva essere. Non poteva essere.
Una foto ritraeva Sasuke e Naruto che si tenevano la mano mentre camminavano lungo un viale illuminato verso un parco vuoto e buio. La seconda li ritraeva entrambi in piedi accanto ad un’altalena, le loro labbra si sfioravano e gli occhi erano socchiusi. Nella terza, Naruto sedeva sull’altalena, le mani alle catenelle, il collo reclinato e dietro di lui vi era in piedi Sasuke che con la mano sinistra copriva quella di Naruto mentre con l’altra teneva il mento del ragazzo e condividevano ciò che pareva un bacio appassionato.
Fugaku chiuse gli occhi desideroso che le foto svanissero e che i ricordi amari e dolorosi tornassero indietro dove erano rimasti per quegli ultimi ventuno anni. Perché la storia si stava ripetendo? Ora doveva provare le stesse cose che lui aveva fatto provare ai suoi genitori durante quel periodo? Era questa la punizione per essersi ribellato a loro? Ed il suo dover lasciare Arashi? Non era stata una punizione più che sufficiente?
Fugaku guardò le foto indignato, si riappoggiò alla sua sedia ed iniziò a meditare.

-SasuNaru is love-

“Lasciale a me,” disse Sasuke alla madre prendendo le borse di carta. Alla richiesta di Mikoto, il ragazzo l’aveva accompagnata a comprare delle lenzuola, delle federe e delle tende.
“Stai portando troppe cose. Inoltre siamo solo a cinque passi dalla porta,” replicò Mikoto.
Come misero un piede sulla breve scalinata che portava all’entrata, la porta si aprì e tre domestiche si affrettarono a venire incontro a loro e prendere i pacchi.
Uno scalino più sopra vi era il maggiordomo che si inchinò. “Bentornati a casa. Il signore vuole entrambi nel suo studio”. In breve furono guidati allo studio di Fugaku.
Quando Mikoto e Sasuke avanzarono nella stanza, le loro spine dorsali vibrarono all’opprimente rabbia e malizia che pesava su di loro. Dal momento che Fugaku aveva lo schienale della poltrona girato verso di loro, non potevano vederlo in volto.
“Siamo qui,” disse piano Mikoto, ma con calma.
“Prendete posto,” disse Fugaku prima di voltare la sedia per vederli in viso. “E date un’occhiata a queste”.
Porse la cartellina alla moglie.
Vedendo che veniva ignorato, Sasuke si domandò se il padre avesse davvero chiesto anche di lui, o se il loro maggiordomo avesse sentito male.
Mikoto fissò con incredulità le foto incriminanti. Il suo cuore batteva all’impazzata mentre il suo sangue scorreva rapidamente dentro tutto il suo corpo. “Come? Perché?” balbettò sottovoce. Questo era impossibile. Loro non erano…non potevano -cosa era successo a tutte le preghiere e le suppliche che aveva fatto di tanto in tanto perché non si innamorassero? Guardò Sasuke confusa e porse le foto. “Dimmi che sono state ritoccate da un esperto per uno scherzo di cattivo gusto”.
Sasuke osservò le foto ed impallidì –una reazione notata da suo padre che gliela disse lunga. Come? Si domandò Sasuke. Erano andati in quel parco intorno alle undici di sera; sia lui che Naruto si erano assicurati che non ci fosse nessuno.
“Sasuke?” sussurrò Mikoto che stava ancora aspettando una risposta.
Il ragazzo distolse lo sguardo dai suoi occhi supplicanti. “Naruto e io ci stiamo frequentando,” confessò con voce piatta. Istantaneamente riuscì a percepire l’emotività della madre ritirarsi come un bellissimo fiore che appassiva improvvisamente e si sentì nudo ed indifeso.
“Dammi il tuo cellulare ed il tuo portafoglio, Sasuke,” ordinò Fugaku tranquillo, ma con una nota minacciosa che avvolgeva il comando.
“Eh? Perchè?”
Fugaku tese la sua mano senza curarsi di dargli una risposta. L’innata paura che Sasuke aveva verso suo padre gli fece obbedire all’ordine.
“Fino a quando non te lo dirò io, starai dai tuoi nonni”.
“Cosa? Non puoi farlo,” esplose il moro.
“Io non sono d’accordo,” disse Mikoto che aveva perso la sua tempra. “Sasuke starà qui. Mi rifiuto di coinvolgere altri. Cosa diranno i tuoi genitori quando sapranno che Sasuke è…” ci fu una pausa significativa. “…Di questo!”
“Ho detto a mia madre che il suo nipote preferito è coinvolto con qualcuno che è inferiore a noi”. Fugaku ignorò lo scuro cipiglio che il suo secondogenito gli aveva lanciato. “Conoscendo lei ed il suo orgoglio, non discuterà con nessuno dell’argomento”.
“Io non ci andrò!”
“Ed io non lascerò che tu faccia una cosa così deplorevole,” abbaiò Fugaku mentre si chiedeva quando era diventato come suo padre. Per di più, se definiva ciò che suo figlio e quello di Arashi condividevano deplorevole, insultava anche quello che c’era stato fra lui ed Arashi?
“Deplorevole?” ripeté Sasuke, la voce ed il corpo tremanti di ira repressa. “E’ perché siamo entrambi maschi? O è perché è Naruto, la persona che tu hai odiato da sempre?”
La porta si aprì facendo alzare lo sguardo di suo padre. Le parole seguenti che vennero dalla bocca dell’uomo si fecero più furiose e disperarono maggiormente Sasuke. “Il mio autista ti porterà lì e per assicurarmi che non tenti di scappare lungo la strada ho preso due guardie del corpo perché ti tengano sotto controllo”.
Una domestica fece il suo ingresso ed informò, “I bagagli di Sasuke-sama sono pronti”.
Vittoriosamente, il capofamiglia guardò quello sciocco di suo figlio. “Vai, Sasuke”.
Sasuke si accigliò. C’era qualcosa di sbagliato in tutta quella situazione. Ogni cosa stava accadendo troppo velocemente e tutte le vie di fuga erano chiuse. Non poteva nemmeno scappare a causa dell’ascendente che suo padre esercitava su di lui. Guardò sua madre che era ancora immobile sulla sedia come una statua ed il suo visto si voltò dalla sua direzione. La sensazione di tradimento emerse in lui e bruciò il suo stomaco con la sua acidità. Era solo. Tutto solo, specialmente ora che il suo compagno…il suo amatissimo partner gli era stato strappato via -Lacrime di disperazione caddero dai suoi occhi.
Naruto…Naruto…io non dirò addio.

-SasuNaru is love-

Erano quasi le dieci di sera quando Sasuke arrivò alla casa dei suoi nonni. Avanzando dentro l’estesa casa in antico stile giapponese, vide sua nonna stare accanto al genkan. Anche all’età di sessantasette anni, portava ancora quella snobbante aria aristocratica e quella grazia che lo inducevano a comportarsi con rigida formalità. (genkan: è l’ingresso giapponese, quello in cui si tolgono le scarpe e poi c’è uno scalino che porta alla casa in modo effettivo, presente? Ndtrinh)
“Buona sera, nonna. Ti prego di scusarmi per la mia intrusione,” disse automaticamente un astioso Sasuke.
“Spero che tu abbia fatto buon viaggio,” rispose lei dolce, lieta di averlo in casa. Guardò l’uomo accanto al moro. “La ringrazio di aver portato qui Sasuke”. Indirizzandosi al maggiordomo, proseguì, “Guidi questi uomini alle stanze che le domestiche hanno preparato. Poi qualcuno porti i bagagli di Sasuke alla sua camera più tardi”. Poi la donna si congedò e Sasuke seppe che doveva seguirla, quindi le camminò dietro.
“Non sei un estraneo in questo posto,” disse sua nonna come entrò nella stanza che gli era stata preparata. “Quindi fa come se fossi a casa tua”.
“Allora lasciami usare il telefono o il computer,” supplicò Sasuke.
Le labbra delle donne si strinsero. “Non ne hai il permesso. E tanto perché tu lo sappia, tutti i telefoni hanno numeri di accesso ed il computer la password”.
“Allora sono un prigioniero”.
“Non essere stupido, figliolo. La tua vita non dipende solo dalla tecnologia. La loro assenza significherà che avrai più tempo da trascorrere con tuo nonno e me. Per non menzionare che anche tuo cugino Sai è qui da una settimana ormai”. Ed emise una controllata risata.
Sasuke ruggì. Perché non riuscivano a capire che aveva bisogno di parlare con il biondo? Che Naruto era l’unico con cui voleva trascorrere il suo tempo? Naruto, gridò disperatamente il suo cuore.

-SasuNaru is love-

Naruto aveva perso il conto di tutte le volte che aveva guardato il posto vuoto di Sasuke mentre si chiedeva dove fosse il bastardo. Stava male? No, non poteva essere. Sasuke raramente si ammalava e quando succedeva, lo chiamava. Incapace di non preoccuparsi, si scusò dalla classe e andò in un’aula vuota dove chiamò Sasuke.
Ti prego rispondi, supplicò inconsciamente. Si accigliò quando la voce femminile registrata gli disse che il numero chiamato era inesistente. Il bastardo aveva cambiato numero? No, ogni cosa era strana. C’era qualcosa che non andava ed il suo cuore stava battendo troppo veloce. Che cos’era? Questa sensazione che faceva stringeva leggermente il suo cuore.
Sentendo la campanella della fine dell’ora, corse verso la sua aula e raggiunse il posto di Gaara. “Chiama a casa di Sasuke”.
“?”
Non volendo perdere altro tempo, prese il cellulare dell’amico e compose il numero della residenza Uchiha. E sebbene era una delle persone nella lista nera della tenuta Uchiha, parlò direttamente con il maggiordomo. “Jisan? Jisan! Sasuke sta bene?”
Il maggiordomo sbatté le palpebre, la sua mente ci impiegò uno o due secondi per riconoscere il proprietario di quella voce così frenetica. “Sasuke-sama sta bene, ma non è attualmente raggiungibile”.
“Eh? Perché?”
“Non è qui e lo staff non sa dove sia”.
“Allora è in pericolo!”
“Naruto-kun, i suoi genitori sanno dove si trova. Scusami”. Poi mise rapidamente fine alla conversazione.
Il biondo fissò Gaara. Pensieri negativi e dolorose assunzioni vorticarono nella sua mente.
I suoi genitori sapevano dove era.
Con questo in mente, lasciò la stanza correndo.
“Che gli prende?” domandò Kiba.
“Sasuke sta male?” chiese Sakura abbastanza forte da essere sentita dai suoi amici.
Tutti loro alzarono lo sguardo quando Gaara si alzò con calma e lasciò l’aula.
“Non è qui,” mormorò Naruto quando non riuscì a trovare Juugo nella sua classe. Dove erano Suigetsu, Juugo e Karin? Era andato all’ufficio del Consiglio Studentesco e alle loro rispettive classi, ma non c’erano. Doveva controllare la terrazza sul tetto? Non avendo nulla da perdere, decise di andare a vedere.
“E’ successo qualcosa?” domandò Gaara quando trovò il suo amico. Ma invece di rispondergli, Naruto lo afferrò semplicemente per la mano e lo trascinò dove stava andando.

-SasuNaru is love-

“Tu idiota!” ruggì Karin e si buttò verso l’irritante Suigetsu, con l’intento di tirargli un pugno e fargli vedere le stelle, quando fu interrotta da una voce. “Sì?” sbottò al biondo facendo una leggera smorfia quando ricevette l’occhiata di avvertimento del rosso.
Juugo e Suigetsu li guardarono.
“Umm…ecco,” iniziò Naruto “io…potreste chiamare la casa di Sasuke?”
“Perché dovremmo?” chiese Suigetsu con un sopracciglio inarcato.
Karin si aggiusto gli occhiali, aspettando ovviamente il grande scoope.
Naruto rise secco. Come poteva rispondere a quella domanda? Doveva mentire o dire loro la verità? E se sceglieva l’ultima, quanto avrebbe dovuto rivelare?
“Naruto ha in sospeso uno o due scontri con l’Uchiha,” spiegò Gaara, “ma sembra che stia scappando”.
“Sasuke Uchiha non scappa mai da una lotta,” affermò con convinzione Juugo.
“La sua assenza la dice diversamente,” replicò Gaara, “A meno che non sappiate la ragione per cui non è qui”.
Poi rivolse il suo sguardo verso Karin che stava riflettendo, “Non ti sei mai chiesta dov’è il tuo Sasuke-kun?”
Suo?! Ripeté Naruto mentalmente, ovviamente infastidito, ma rimase comunque in silenzio.
Karin arrossì leggermente ed emise un risolino.
“Se volete sapere dov’è, perché non chiamate a casa sua?” suggerì Suigetsu mentre rivolgeva loro un sorriso a trentadue denti.
“Zitto, idiota,” ruggì la ragazza a Suigetsu mentre tirava fuori il cellulare. “Okay, dammi il numero”.
Il maggiordomo degli Uchiha diede la stessa informazione che aveva dato a Naruto. Quando la ragazza gli disse che c’era un progetto che necessitava dell’approvazione di Sasuke, la sua chiamata fu trasferita a Mikoto.
Sfortunatamente, la signora Uchiha si scusò sinceramente solo e le disse la stessa cosa.
Dopo la deludente chiamata, Karin riferì l’informazione ed il sistema di Naruto entrò in modalità pilota automatico. Ringraziò con un educato inchino –un movimento che sorprese i tre membri del CS e se ne andò.
Naruto si sedette sulle scale e Gaara lo imitò. Per lungo tempo il silenzio aleggiò su di loro fino a quando il primo disse con voce tremante.
“Gaara, credo di aver appena perso Sasuke,” sussurrò. Prese una gran boccata d’aria per ingoiare le lacrime. Sentiva il cuore così pesante e strano. Aveva sempre pensato che Sasuke sarebbe stato sempre con lui, così la sua improvvisa sparizione lo aveva colto alla sprovvista. E a peggiorare le cose c’era che nessuno poteva aiutarlo, nemmeno Itachi. Il giovane era a Londra per un viaggio d’affari e ci sarebbe rimasto a lungo e lui. Naruto non aveva il suo numero.
“Ritornerà,” gli disse Gaara, “perché, per quanto vecchio o banale possa suonare, tu sei la sua persona più importante e odia farti piangere”. Un secondo più tardi, Naruto stava sorridendo. “Se non ritorna, dovrò solo continuare a cercarlo”. Perché anche lui è la mia persona più importante! Fu la tacita frase e Gaara lo sapeva.
“Grazie, Gaara”.
Gaara annuì semplicemente e l’uno accanto all’altro si incamminarono verso la loro aula con Naruto di un umore migliore.
…E io odio vederti piangere o essere triste.

-SasuNaru is love-

Ino si stiracchiò le braccia da un lato, prese un profondo respiro ed esalò. Accanto a lei Tenten si lasciò sfuggire un suono di apprezzamento come fissò l’acqua blu brillare sotto il sole splendente. “Niente batte l’andare in spiaggia durante l’estate!”
“Stare a letto sì,” mormorò Shikamaru. Si erano incontrati alle tre e mezza del mattino e preso la corriera alle quattro per arrivare lì intorno alle nove. Sebbene il castano avesse dormito durante il tragitto, non era abbastanza, specialmente quando Kiba, Naruto, Ino e Sakura facevano così tanta confusione.
Le quattro ragazze si guardarono l’un l’altra e ghignarono.
“Noi andiamo a cercare un posto,” disse Sakura innocentemente, come se stesse facendo un favore ai ragazzi.
“Mentre voi portate le nostre borse nella nostra camera,” concluse Ino per la sua migliore amica. Ad eccezione per Hinata che posò dolcemente la sua borsa sulla sabbia, le altre tre ragazze le lasciarono cadere a terra incuranti di niente.
“Assicuratevi di non trascinarle e di metterle bene al loro posto in un angolo della stanza, capito?” ordinò Tenten minacciosamente.
“Grazie, ragazzi,” disse Hinata prima di seguire le amiche.
“Dannazione. Parlano come se fossimo i loro facchini,” mormorò Kiba infastidito.
“Mostriamo loro la nostra forza,” disse loro Lee con entusiasmo mentre fletteva i muscoli del braccio.
Prese due borse e si ritrovò incapace di raddrizzarsi in piedi. “Che dia-?” prese una borsa e anche così barcollava sui piedi.
Kiba non era preso meglio. “Cazzo! Non erano state loro a dire di viaggiare leggeri?”
Chouji grugnì come tirò su la borsa alquanto larga di Ino. Shikamaru sospirò mormorando qualcosa sulle ragazze, poi prese la borsa di Chouji cosicché il suo migliore amico potesse concentrarsi a portare ‘l’incudine’ di Ino.
Naruto stava per piegarsi giù quando Gaara lo batté sul tempo. Il volto impassibile del rosso rimase immutato mentre portava la valigia di Sakura.
Shino e Neji li seguirono in silenzio.

-SasuNaru is love-

Dopo aver giocato a ‘spacca l’anguria’ e mangiato il frutto succoso per la felicità dei loro palati, Naruto saltò in piedi e stiracchiandosi il corpo disse, “Non mi stancherò mai di venire qui! Ragazzi, io vado a fare una passeggiata”.
“Stai attento, ok?” disse Sakura ancora preoccupata per il suo amico. Sebbene Naruto fosse tornato al suo solito essere allegro, a volte la ragazza riusciva a vedere delle note di solitudine nei suoi occhi. “Controlla di avere il cellulare con te”.
“Non preoccuparti. Io sono un uomo cresciuto, mamma”. Corse a gambe levate quando vide l’amica dai capelli rosa prendere una mazza da baseball.

-SasuNaru is love-

Tick tack. Tick tack.

Il cuore di Sasuke e la sua mente battevano con l’orologio alla parete nella sua stanza alla casa estiva dei suoi nonni.
Si annoiava e stava impazzendo. Era questo che si provava? Essere scomunicato?
Nascose il viso nel cuscino e soffocò un ringhio. Nemmeno il suono delle onde che si infrangevano lo aiutavano. Gli ricordavano il blu del mare, che a sua volta gli rimembravano le sue iridi azzurre. Era annoiato. Gli mancava il biondo. Stava impazzendo. Ed il suo rintanarsi nella camera da due giorni rendeva tutto peggio. Non che parlare con i suoi nonni fosse meglio e non era ancora così disperato da parlare con suo cugino Sai. L’ultima volta che gli aveva rivolto la parola era stata una settimana addietro , quando lui -Sasuke aveva intenzione di farsi prestare il suo cellulare. Sfortunatamente, suo cugino era stato mandato dai loro nonni in uno stato simile al suo -senza un soldo e senza cellulare. Per quale ragione e scopo? Non glielo chiese dato che non gli importava e non gli interessava.
Sospirando, si rotolò dal letto e decise di fare una nuotata.
“Sasuke, i Nakamura verranno qui stasera. Questa sarò l’occasione perfetta per te per incontrarti di nuovo la loro squisita figliola,” disse dolcemente sua nonna.
“Non ricordo di averla mai conosciuta”.
“Certo che l’hai conosciuta”.
“Vado a fare un bagno,” disse prendendo un asciugamano.
“Cenerai con noi, vero?”
Sasuke fece una pausa e si guardo indietro. “Se non ho nient’altro da fare”.
La donna orgogliosa sorrise. Suo nipote preferito sarebbe sicuramente venuto visto che non aveva nient’altro che potesse fare.
La cena con i Nakamura scivolò convenientemente via dalla sua mente quando mise un piede fuori casa. Percorse indifferentemente il sentiero acciottolato che conduceva alla spiaggia e un minuto più tardi, si fermo sui suoi passi.
Oh Dio! Fa che non sia un miraggio.
Dopo aver vagato senza meta assaporando la salata e fresca brezza marina, Naruto andò sulla scogliera. Sotto di lui le onde si infrangevano impetuosamente contro il frastagliato pendio, rimodellandolo violentemente su loro capriccio.
Ad ogni tonante schianto, centinaia di gocce schizzavano ovunque ed alcune di esse atterravano sulla maglia di Naruto, lasciando macchie umide.
Prese il cellulare e digitò il numero di Sasuke. Non capiva perché lo stesse ancora facendo, ma non riusciva a fermarsi. Ascoltò il messaggio registrato due volte prima di chiudere la chiamata. Un secondo più tardi portò le mani attorno alla bocca.
“SASUKE!” gridò, grido che venne inghiottito dal suono delle onde che si infrangevano. Ma che gli importava? La sua voce non avrebbe raggiunto l’oggetto dei suoi pensieri. Lo stava facendo solo per allontanare la crescente solitudine in lui. Più e più volte urlò il suo nome.
“SA-SU-KE!” gridò per l’ennesima volta, la gola che doleva. Prese un profondo respiro. “SA-”
“Rumoroso, vero?” commentò una voce familiare dietro di lui facendogli inghiottire le rimanenti sillabe. Lentamente, lentamissimamente, si voltò e sgranò gli occhi. In piedi di fronte a lui non c’era altri che un Sasuke ghignante.
Per caso il folletto dell’acqua, ammesso che esistesse veramente, mosso dalla compassione per lui aveva creato un’illusione? Mentre se lo chiedeva, Naruto osservò il suo ragazzo avanzare verso di lui. Gli si mozzò il fiato quando Sasuke avvolse il suo pallido braccio sinistro sulla sua spalla destra e si inclinò contro di lui. In quel momento, il suo profumo ed il suo calore avvolsero Naruto, risvegliando i suoi sensi.
“Strano incontrarti qui,” sussurrò Sasuke, il suo respiro caldo fece tremare il suo ragazzo. Si chiese se Naruto lo riuscisse a sentire, il rapido battere del suo cuore. Lo poteva vedere il biondo? Il sollievo e la felicità di vederlo ancora una volta nel luogo più improbabile? L’inquietudine che provava cessò e la serenità tornò in lui. Sentiva di essere a casa.
“Quella dovrebbe essere la mia battuta,” replicò piano Naruto. Voltò il capo per vedere Sasuke e quest’ultimo premette immediatamente le sue labbra contro quelle dell’altro.
Mentre Sasuke assaporava il gusto di Naruto, il biondo assaporò la sensazione di avere il moro in quel modo, con la sua lingua ad esplorare la sua calda caverna. Quando Sasuke si ritrasse, Naruto lo seguì e diede inizio ad un altro bacio. Questa volta, fu il suo turno di esplorare, gustare e conquistare. Per un po’, Sasuke lo lasciò fare.
La mano sinistra del moro scorse lentamente sul braccio destro di Naruto mentre l’altra sua mano faceva la stessa cosa con il braccio sinistro del biondo. Si mosse lentamente, assicurandosi di lasciare tracce bollenti del suo passaggio e di risvegliare ogni poro sotto la sua carezza. Poco dopo, le sua mani si avvolsero intorno alla vita del biondo attirandolo più vicino a sé.
Naruto gemette il nome di Sasuke nella sua bocca mentre lasciava che le sue dita scivolassero lungo il petto dell’amante prima di posarle sul pallido collo per allacciare le sue mani assieme. Nel retro della sua mente il biondo giurò che se questo era solo un sogno, sarebbe sicuramente saltato giù dalla prima scogliera che avrebbe visto.
Dopo un lungo e tumultuoso bacio, premettero le loro teste assieme mentre tentavano di regolarizzare il loro respiro.
Sasuke si scostò dal biondo che aveva ancora gli occhi chiusi. “Non mi vuoi vedere?” domandò provocatorio.
“Ho paura che se aprissi gli occhi, scoprirei che tu non sei veramente qui,” rispose Naruto sinceramente.
“Voglio vedere così tanto Sasuke che sento male”. E poiché aveva gli occhi chiusi non vide l’espressione che comparve sul volto del moro.
Sasuke coprì il suo mento e sfiorò le labbra tumide. Deglutì e assicurò dolcemente, “Sarò qui. Te lo prometto”. E aspettò ciò che sembrò un’eternità prima che le palpebre si aprissero e lo guardassero negli occhi. “Ciao, dobe,” salutò con arroganza.
Naruto lo spinse via da sé ed indicò rabbiosamente un dito contro di lui. “Tu! Come hai potuto farmi preoccupare così?! Dove diavolo sei stato? Per cosa è successo tutto questo?”
L’Uchiha sospirò. Tuttavia, invece di immergersi nel discutere del loro problema, Sasuke allungò una mano verso il biondo. “Andiamo da qualche altra parte poi te lo dirò”. Il biondo lo avrebbe potuto accusare di guadagnare tempo, ma c’era qualcosa nella sua voce che convinse il biondo ad ascoltarlo. Posò la sua mano su quella offerta e l’altro ragazzo non sprecò un secondo per tirarlo via con lui, ovunque stessero andando. A Naruto non importava dove, fin tanto che lui e Sasuke erano insieme.
…Insieme…
Percorsero le pietre sdrucciolevoli e leggermente sommerse affacciate nelle acque torbide e profonde ed entrarono in una caverna e nuotarono per un po’, ma alla fine il pericolo era valsa la pena.
Le iridi azzurre si spalancarono alla vista di fronte ad esse. Era la parte più azzurra del mare che aveva mai visto in vita sua. Era calma e perfetta tanto che si sentiva di fronte a qualcosa di sacro.
E la caverna stessa in cui si trovavano era un tesoro della natura. Erano in piedi sulla sabbia fine che brillava sotto i raggi del sole che filtravano attraverso i piccoli fori sopra di loro.
Il posto era così bello e simile a ciò che Sasuke gli aveva raccontato quando erano bambini.
“Quindi non stavi mentendo quella volta,” disse Naruto, sentendosi dispiaciuto per aver accusato il suo amico di averlo fatto.
Sasuke sbuffò. “Certo che no. Ma tu eri così-”
“Ma il modo in cui mi avevi descritto questo porto era quasi irreale,” commentò. “E questo posto sembra irreale,” il moro sentì Naruto mormorare. Poi gli occhi azzurri lo fissarono. “Sasuke, tu…tu ricordi ancora…”
Sasuke scrollò casualmente le spalle come se ciò che aveva fatto non avesse importanza. “Immaginavo che visto che eri qui, era un buon giorno per mantenere la promessa che ti avevo fatto da bambino e ti ho portato qui”.
Naruto riuscì solo a scuotere il capo leggermente divertito. Era stata una promessa che aveva cancellato pensando che il posto fosse solo frutto dell’immaginazione del moro, e tuttavia Sasuke…Dannazione! Il bastardo era appena riuscito a farsi amare ancora di più.
Naruto si lasciò cadere al suolo e Sasuke lo imitò. Allungò le gambe di fronte a lui e si inclinò indietro per reggersi sui gomiti. “E la ragione per sui sei scomparso qual è?” chiese provocatoriamente.
Sasuke prese un profondo respiro e disse, “Mio padre sa di noi. Ha delle foto di noi e mi ha subito spedito dai miei nonni. Poi due giorni fa siamo venuti qui per una breve vacanza”.
Naruto fissò con astio la caverna sopra si di sé. La gioia di aver rivisto Sasuke era stata cancellata dalla consapevolezza che Fugaku sapesse. Sarebbe stato tanto comprensivo come suo padre da poter accettare la cosa? Ora che ci pensava meglio, probabilmente no. Hmm… no, decisamente non era possibile. Avrebbe ucciso l’orgoglio dell’uomo comportarsi diversamente dalla sua natura.
Anche se Sasuke era rimasto in silenzio e la sua schiena rivolta a lui, Naruto sapeva che stava aspettando una sua reazione… aspettandosela anche. Deglutì silenziosamente. “Allora immagino che devo preparare il completo elegante. O magari la mia uniforme scolastica andrà bene,” disse con leggerezza e con il suo solito ghigno idiota pronto per quando Sasuke lo avesse guardato.
L’Uchiha si voltò di scatto e ghignò. “Io suggerisco il completo. Creerà un’impressione migliore su di lui quando ti inviterà per cena”.
“Sto già tremando al pensiero. Tua madre si unirà sicuramente con noi e-”
“Soffrirai più di quanto io abbia sofferto con lo zio (Arashi). Ma se sopravvivi ti aspetta del sesso orgasmico”.
Naruto arrossì come un’immagine apparve nella sua mente. “Chi è stato il bastardo che ha scattato quelle foto?”
“Non lo so, ma deve essere stata una delle mie fangirls”. Argh! Tale arroganza, ma c’era da aspettarselo da Sasuke.
“Doveva essere una fan della nostra relazione”.
Bugie…tutte bugie scambiate con leggerezza. Entrambi sapevano che stavano mentendo, scherzando e fingendo e sapevano che l’altro sapeva. E allora? Cosa importava se era tutta una bugia? Se dentro e attraverso questa avevano trovato la verità del loro stare insieme.
I due si guardarono l’un l’altro e bugie e verità svanirono nel nulla. C’era solo un grande vuoto tra loro che minacciava di inghiottirli vivi se non avessero fatto qualcosa.
In un battito di ciglia, Sasuke si avvicinò a lui mentre Naruto lo tirò in avanti. Ed il loro scontro di intimità fu rude, urgente ed impregnato con i sentimenti che erano scorsi in loro durante quei giorni di separazione.

-SasuNaru is love-

Sakura incrociò le braccia al petto, il suo dito indice sinistro picchiettava contro il braccio. Stava diventando sempre più impaziente, ma non era l’unica.
“Dove. E’. Quell’. Idiota?” chiese ad alta voce dando voce al pensiero di tutti. Si erano messi d’accordo per incontrarsi alle sei per cenare ed erano tutti lì meno che il biondo.
“Non risponde al cellulare,” disse Ino. “O per essere esatti il suo cellulare è fuori campo”.
“Vuol dire che qualcosa di brutto è successo a Naruto-kun?” domandò Hinata preoccupata.
“E’ un buon nuotatore,” l’assicurò immediatamente Kiba.
“Anche i buon nuotatori non sono salvi dai crampi ai muscoli,” formulò freddamente Neji.
“Deve essere scomparso da qualche parte,” si intromise Lee.
“C’è un’alta probabilità che sia caduto da una scogliera e poi è scomparso,” disse Tenten.
“Sta bene,” quasi schioccò Gaara freddamente, “Non so dove sia, ma so che sta bene”.
Tutti si ammutolirono. Se Gaara diceva così, allora doveva essere vero. Dopotutto, il rosso condivideva un profondo legame con Naruto.
“Aspettiamolo solo per un po’ qui,” suggerì Shino.
Sasuke separò maggiormente le gambe brunite come si spinse con forza in lui, più a fondo. Dalla coda del suo occhio sinistro, poté vedere il sandalo da spiaggia di Naruto penzolare dalla punta del piede, e per lui fu una vista erotica.
“Nngh…Sa…” ansimò Naruto, le dita che affondavano nella sabbia. “Sasu-”
“Non posso trattenermi oltre,” boccheggiò Sasuke tra un morso e l’altro al suo orecchio.
“Allora non trattenerti. Io sto per…” le rimanenti parole si sciolsero e si trasformarono in un grido come raggiunse il secondo orgasmo. Gemette quando sentì Sasuke eiaculare in lui.
Perfetto.
“Naruto non sta arrivando,” disse Chouji. “Forse dovremmo avvertire le autorità”.
Shikamaru stropicciò via la stanchezza dagli occhi. “Sarebbe meglio se lo cercassimo prima di avvertire qualcuno”. Aspettò perché qualcuno protestasse, ma tutte lo stavano guardando attendendo che proseguisse. “Ci divideremo a parte le ragazze”. Le guardò. “State insieme. Non fidatevi di nessuno”. Poi si indirizzò all’intero gruppo, “Voglio un rapporto ogni dieci minuti o per SMS o chiamata”.
“Per quanto lo dovremo cercare?” domandò Kiba.
“Questo dipende dal rapporto di ognuno di voi. Okay, per le vostre aree…”
Sulle sue mani e sulle sue ginocchia,un Naruto dalla mente annebbiata fissò il blu del mare con la sua superficie che brillava come il vetro sotto la luna piena. Un oscuro gemito eruppe dalla sua bocca come Sasuke entrò in lui da dietro.
Non c’era dolore, solo piacere ed opprimente bisogno.
Le dita dei piedi si arricciarono, la gola si strinse alla sensazione che lo assalì. Scosse il capo cercando di combattere le nuvole dell’inevitabile orgasmo. Riusciva a sentire Sasuke…bruciare e pulsare,
Sasuke grugnì come si spinse più a fondo e lo penetrò più forte. Naruto si stava stringendo intorno a lui, stringendolo deliziosamente. Era vicino… molto vicino, ma non rallentò…non poteva.
“Sasukeh! Sasu... è,” soffocò come sentì il liquido bollente provenire dal suo amante.
Meraviglioso.
Per ogni secondo che ticchettava in un minuto, preoccupazione crebbe nelle ragazze al punto che era diventata palpabile.
“Il suo cellulare è ancora fuori campo,” disse Hinata.
“Quando troviamo quell’idiota, se la dovrà decisamente vedere con me!” ruggì Sakura. Il mondo tremò quando andò a sbattere contro qualcuno. Combattendo l’occhiataccia dal suo viso, alzò gli occhi e le scuse le morirono sulle labbra.
“Sasuke-kun?” sussurrò scioccata.
“Vicino. Sono suo cugino -Sai,” replicò il ragazzo con un sorriso vuoto sulle labbra.
Fu in quel momento che riuscirono a notare le palesi differenze tra questo Sai e Sasuke.
“Allora tu sai dov’è Sasuke-kun in questo preciso momento?” chiese Ino. Naruto sarebbe stato felice se ci fossero state notizie sulla locazione del suo ragazzo.
“Nessuna idea, ma l’ho visto tre ore fa che si trascinava una figura bionda dalla scogliera”.
“Bionda?” ripeté Tenten. “Era un ragazzo? Un ragazzo dalla pelle abbronzata?”
“Ero lontano da loro, ma sì…un ragazzo dalla pelle abbronzata. Erano di fretta”. Aggiunse.
“Sei sicuro di ciò che dici?” domandarono Sakura ed Ino impazientemente mentre si sporgevano più vicine verso di lui. Sai arretrò, lontano dalle spaventose ragazze. “Certo. I miei occhi non mi hanno mai tradito”.
Le ragazze si scambiarono uno sguardo che mise in guardia il ragazzo. Tenten sorrise. “Ci piacerebbe vedere la tua carta d’identità per favore”.
“Eh? P-perché?” queste ragazze gli stavano mettendo i brividi. Erano delle possibili stalker?
“Così possiamo ucciderti se ti sei sbagliato”. Era solo uno scherzo dovuta alla luce o sembravano delle predatrici pronte all’attacco?
“Ho detto-” fu colto alla sprovvista dal flash di una macchina fotografica. Che cosa?
“Ho fatto una foto,” disse loro Hinata. Le altre tre parvero essere soddisfatte con la sua foto, dal momento che non avevano visto la sua carta d’identità.
“Grazie,” dissero le ragazze all’unisono troppo gentilmente per i suoi gusti, prima si andarsene. Aveva bisogno di un bicchiere d’acqua ed un’aspirina.
Mani diafane accarezzarono espertamente l’interno delle cosce brunite, quasi distraendo Naruto dalla sua tortura.
Quasi. Il biondo attraverso le palpebre mezze socchiuse abbassò lo sguardo sul suo compagno e ghignò. Si mosse verso l’alto, abbastanza perché la punta dell’asta bollente di Sasuke sfiorasse il suo orifizio.
Sasuke ruggì quando mosse il suo bacino. Quando aveva permesso al biondo di avere il controllo, non sapeva che avrebbe giocato a questa frustrante tortura e provocazione. Chiuse la mano intorno al prepuzio dell’erezione di Naruto prima di strofinarne la fessura, spargendo più gocce preorgasmiche.
“Sasuke,” boccheggiò il biondo e lentamente si abbassò inglobando ancora una volta Sasuke.
“Naruto,” grugnì il moro con bisogno mentre il biondo iniziò a cavalcarlo ancora una volta. Dio! Non ne aveva mai abbastanza di lui…mai. Penetrò verso l’alto incontrando il biondo… velocità con velocità; forza con forza; calore con calore.
Non ci volle molto prima che le loro grida echeggiassero per la caverna come vennero insieme. Poi, Naruto collassò sopra a Sasuke
Il biondo voleva dirgli quanto lo amasse, ma come in passato le pesanti parole gli morirono in gola. Si tirò su e fissò il ragazzo sotto di lui.
Ne, lo saprai mai senza che io te lo dica a parole?
Abbassò lo sguardo su di lui come un uomo che aveva trovato qualcosa che aveva perso e che sapeva avrebbe perso di nuovo. Lo guardò in una maniera che faceva sanguinare il cuore di Sasuke. Lo fissò negli occhi…occhi che erano troppo impenetrabili con un’emozione che l’Uchiha non poteva toccare con un dito.
Naruto posò un bacio casto sulla sua fronte, sulle sue guance, sul suo naso e sul suo mento. Frappose una piccola distanza tra le loro teste. Sussurrò il suo nome. Sasuke premette le loro labbra assieme e con un colpo di reni si portò sopra al biondo. Come prima e come sarebbe stato in futuro, Naruto si piegò al suo tocco.
Completezza.

-SasuNaru is love-

Al primo raggio di sole che solcò il cielo, Sasuke e Naruto erano in piedi fra le dune di sabbia dove si sarebbero dovuti separare. La brezza marina giocava con le ciocche dei loro capelli umidi mentre attendevano che uno di loro dicesse arrivederci.
Sasuke sospirò. “Ci vediamo”.
Naruto annuì, “Sì”. Tuttavia nessuno dei due si mosse. Comprendendo che allontanarsi anche solo di un solo passo l’uno dall’altro fosse più dura di quanto pensassero. Naruto si mosse, ma verso l’Uchiha, non via.
Senza una parola, si impossessò delle labbra di Sasuke per un bacio e per seguire una pomiciata.
Quando Naruto arrivò all’hotel, trovò Gaara alla terrazza dell’edificio.
“Sei già in piedi,” disse.
Gaara guardò l’amico che stava splendendo di felicità, ma allo stesso tempo macchiata di tristezza ed incertezza. Annuì senza preoccuparsi di dirgli che non era andato a dormire tutta la notte perché era ancora preoccupato, anche se era con Sasuke. Naruto non aveva bisogno di saperlo, proprio come non aveva bisogno di sapere i suoi sentimenti per lui.

-SasuNaru is love-

Un’altra settimana era passata prima che Sasuke si ritrovasse a casa dei suoi e nello studio di suo padre.
“Tua madre è contraria all’idea che tu lasci l’istituto Konoha e che tu parta per Londra una volta che ti sarai diplomato,” spiegò Fugaku. “Quindi ti permetterò di tornare a Konoha, ma non dovrai stabilire alcuna forma di contatto con il figlio di Arashi, in alcun modo”. Sasuke si accigliò. “Semmai venissi a sapere che non mi hai obbedito, ti manderò a Londra nonostante ciò che ha detto Mikoto”. Non era una minaccia o un bluff.
Suo padre, realizzò Sasuke, era serio. Ma cosa avrebbe scelto?
Andare a Konoha, vedere il biondo, ma non interagire mai con lui. O andare a Londra, dove Naruto non ci sarebbe mai stato?
Le scelte erano dolorose, ma doveva scegliere la meno malvagia. Inghiottì prima di guardare nuovamente i suoi genitori.

TBC

Entrarono nella camera dell’Uchiha, nudi ed intenti a sfregarsi l’uno sull’altro, tendendosi ad ogni frizione.
Il moro spinse il biondo sul letto poi un secondo più tardi lo seguì coprendo il corpo nudo di quest’ultimo con il suo.
“Basta,” boccheggiò il biondo facendo tendere l’altro pensando che il primo non volesse più continuare. “Basta preliminari,” chiarificò. Ne aveva abbastanza. Come per rafforzare ciò che aveva detto, si fregò contro il membro del partner allineando le loro erezioni.
L’Uchiha afferrò il messaggio e fece ciò che era suo dovere.
Il suo corpo s’inarcò all’improvvisa scossa di dolore. Le unghie appuntite affondarono nelle spalle contratte, lasciando immediatamente dei segni a mezza luna e se non fosse stata per la bocca che copriva la sua, i vicini avrebbero sentito il suo grido di dolore.
Sentì la lingua dell’amante leccare le sue lacrime facendogli realizzare che stava piangendo. “Stai bene?” udì chiedergli l’uomo con preoccupazione e annuì semplicemente. “Solo un po’ di dolore,” mentì. L’uomo sopra di lui ridacchiò, “Intendi dire molto?” Nonostante il dolore, ridacchiò anche lui perché il suo amante era appena stato dolce, a suo modo.
Il letto cigolò sotto il peso e i movimenti dei due uomini che iniziavano a perdere se stesse dentro al vortice di passione per la prima volta. Lacrime continuarono a scorrere dai bellissimi occhi azzurri come i movimenti del suo ragazzo divennero più frenetici. Il ritmo si fece più rapido, tuttavia il moro rimase abbastanza gentile da non far male all’uomo sotto di lui, le cui unghie stavano ancora affondando nella sua pelle sulla schiena. Nella confusione del momento, un rumoroso gemito fu strappato dalla gola del biondo. Tutti i movimenti si fermarono ed il desiderio ardente si gelò come la preoccupazione prese il suo posto. Proprio quando stava per dare voce alla sua preoccupazione, fu interrotto, “Colpisci…di nuovo lì…ti prego…” ansimò il biondo.
Perplesso il moro domandò, “Dove? Qui?” E penetrò di nuovo e questa volta colpì quel punto con più forza. Si sentì indurire al lungo gemito che riuscì a guadagnare dal so biondo. Continuò a muoversi regolarizzando il passo cosicché il giovane sotto di lui potesse aggiustarsi.
Il biondo scosse il capo. Poteva sentirlo…il suo amante…bollente, duro e pulsante. Poteva sentirlo scivolare e gli piaceva la sensazione. Avvolse le gambe intorno all’esile vita e lo attirò più vicino.
Si lasciò andare in una dolce resa. “Di più,” pregò.
Il biondo si spinse contro l’amato, desiderando di più…agognando per avere di più. Non era innocente. Era stato con delle donne, ma il piacere che provava ora era diverso e non era perché era lui a riceverlo o forse era per quello. Tuttavia, le sensazioni lo stavano sopraffacendo, spingendo verso il suo amante. Bramava di più.
Il moro si sentì obbligato ad accogliere la richiesta del biondo come penetrò nella bruciante apertura ancora e ancora. Braccia ambrate strinsero la loro presa sulla pallide spalle, come in un tentativo di fondere i loro corpi in uno solo. Il letto scricchiolò sotto il momento cruciale del moro che si perse nel corpo dell’amato. Prima che i gemiti dall’uomo sotto di lui divennero più rumorosi, catturò la bocca ansimante con le sue labbra ed iniziò un bacio che avrebbe indebolito le ginocchia del biondo.
Questo se non fossero state ancorate alla sua vita, che invece lo attirarono ancora di più verso l’assuefante orifizio.
Dopo ciò che fu parve un attimo, ma allo stesso tempo un’eternità, i due raggiunsero lo zenith della loro passione. Il moro venne per primo grugnendo. Alla sensazione del suo amante che veniva profondamente in lui, riempiendolo il biondo venne un secondo più tardi e nascose il capo nel cuscino per soffocare il suo grido.
Un secondo più tardi e con i loro corpi ancora tremanti per l’orgasmo che li aveva conquistati, si scambiarono un placido bacio.

Shizuka na tsuki no hikari
Anata no meku mori ni yori sou
Kasanaru omoi yureshi
Kotoba ni deki nai ai ga afure dasu
You are my everything
Eien wa nakutemo
Hold me just for tonight
Tokire nai de
You are my only one
Tashikametai
Kono omoi wo anata ni tsutaete
-“You are my everything”, Sowelu

Continua…

Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:47
 
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