Capitolo 25: Segretezza.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 14:07




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 25: Segretezza.

Sasuke lanciò un sguardo. Coincidentemente, Naruto fece lo stesso. Zaffiro nell’onice. Laghi d’ossidiana contro fiordalisi blu.
Un simile fugace contatto visivo non sarebbe mai stato sufficiente per esprimere ciò che provavano e pensavano.
Mi manchi.
Come stai?
Voglio parlarti.
Ti ho sognato.
C’erano troppe parole e gesti perché quello sguardo potesse trasmettere ogni cosa in solo un secondo o due.
Essere nello stesso luogo, respirare la stessa aria, avere questa bramosia, sapere che potevano solo guardarsi da lontano…era straziante per i loro cuori.
Un Sasuke calmo si reclinò sulla sedia durante l’incontro con tutti i presidenti dei club. Alla sua sinistra c’era Gaara, che aveva chiamato alla vigilia del suo ritorno a scuola. Gaara aveva detto solo poche parole quella notte. Lo aveva semplicemente ascoltato discutere sulle scelte dategli e ciò che aveva deciso. Voleva che Gaara lo spiegasse a Naruto e ovviamente il rosso lo aveva fatto, poiché aveva notato la nebbia di dolore in quegli occhi azzurri.
Posso solo proteggerlo da lontano per ora.
Non preoccuparti. Con queste mie mani io lo proteggerò.
Quelle erano state le parole di Gaara prima che se ne andasse dal parco. In qualche modo, questo insidiò in lui gelosia ed insicurezza.
Seduto alla sua destra non c’era altri che Naruto. Una tale vicinanza fece anelare a tutto il suo essere di tirare il biondo vicino; prendere un bacio, solo uno e poi accarezzarlo. Sapeva che poteva farlo.
Doveva solo allungare un braccio, ma il pensiero di Londra lo trattenne. Lo tratteneva sempre come le sbarre di una gabbia che mettevano la sua libertà fuori dalla sua portata.

Naruto strinse saldamente una mano per nascondere il loro tremolio dal momento che volevano cercare Sasuke. La vicinanza del corpo del moro lo ricopriva a tal punto da drogarlo quasi. L’altra parte del suo corpo che si affacciava direttamente verso Sasuke bruciò di dolore con il desiderio di essere toccato e premuto contro la pallida pelle calda. Si morse l’interno della guancia, sperando che l’incontro finisse velocemente cosicché potesse andarsene fuori da lì e recuperare parte del suo autocontrollo.
Gaara osservò i suoi amici più vicini in un angosciato silenzio, era troppo diviso. Era diviso tra il suo egoismo e la sua preoccupazione. Con la situazione dei suoi amici, voleva sbarazzarsi del dolore al cuore di Naruto…ma sapeva che ci sarebbe sempre stato Sasuke.
Sasuke, colui che lo feriva direttamente o indirettamente e che lo rendeva felice. Sasuke, la spada che lo tagliava e la medicina che lo curava. Lui, Gaara, poteva esser solo l’unguento per poterli aiutare. Ma come? Non aveva una risposta a questo. Beh, nemmeno i loro amici più intelligenti e geniali non avevano idea di che fare.

-SasuNaru is love-

Come la luce ed i tocchi stuzzicanti di un amante malizioso, ricordi dei giorni gloriosi sfiorarono la coscienza di Fugaku distraendolo. E poté biasimare questa distrazione il suo stupido figlio. Se non fosse stato per Sasuke, i ricordi non sarebbero mai riemersi nel suo subconscio e non sarebbero penetrati nel suo inconscio. Stupido, inutile figlio!
“Che c’è?” schioccò quando ci fu un battito alla sua porta.
“Arashi-sama è qui per vederla,” disse il maggiordomo.
Al suo permesso, Arashi fece il suo ingresso. L’uomo pareva calmo, ma gli occhi…gli occhi erano di uno stato diverso. Dalle sue passate esperienze, Fugaku sapeva che il biondo era arrabbiato. Ah- dannazione! Arrabbiato e mozzafiato, gli disse una piccola voce.
“Dobbiamo parlare di Sasuke-kun e mio figlio,” iniziò Arashi.
Quindi non era l’unico che disapprovava con fervore la relazione tra i loro figli, eh? Fugaku era lieto di saperlo.
“Tu! Cosa ti ha fatto fare una cosa così stupida? Perché disapprovi?” ordinò Arashi con voce tremante di rabbia. Dio! Pensò Fugaku –Argh! Dananzione! Che traditore!
L’Uchiha lo guardò quasi stranito. Che diavolo! Questo significava che Arashi- No, non poteva essere.
“Devo dedurre che tu sei a favore?” domandò tranquillamente.
“Fin dal principio, sì!”
“E quando lo hai saputo?”
Arashi si accigliò alla voce tranquilla dell’uomo. “Quasi un mese attualmente”.
Fugaku lo guardò torvo. Arashi lo aveva saputo prima di lui e non gli aveva mai menzionato nulla. Che traditore!
Fissò il biondo. “Come osi?!” la sua voce era viscida e affilata.
“Come osi tu, invece! Conosci il dolore e la sofferenza di tutto questo! Ci sei passato di prima persona e allora perché?”
“Perché non voglio che mio figlio soffra la stessa cosa!” Fin da quando era un bambino, Sasuke aveva così tanta speranza ed innocenza che il ragazzo gli ricordava dolorosamente Fugaku stesso e lo feriva. Gli doleva così tanto che aveva messo distanza tra lui e suo figlio. Poi aveva iniziato a costruire una barriera tra loro, sperando di diminuire il nauseante ottimismo del figlio. Voleva prepararlo alle crudeltà del mondo reale. E ci sarebbe riuscito se non fosse stato per Naruto, che sempre, sebbene inconsciamente, annullava le sue azioni. Vedere suo figlio crescere con la fotocopia di Arashi era insopportabile. Lasciava sempre una crepa nell’argine che aveva creato per quei ricordi dolceamari.
Quanto lo odiava. Odiava Naruto.
“Bugiardo!” schioccò di rimando Arashi. Conosceva fin troppo bene Fugaku per sapere quando mentiva e quando diceva la verità. I due si fissarono l’un l’altro mentre le loro intelligenti menti lavoravano sul come attaccare e contrattaccare.
Arashi si mise in guardia quando Fugaku si avvicino in ciò che penso fossero passi calcolati.
Scrollandosi le spalle, Fugaku si mise la mani in tasca e disse, “Permetterò loro di vedersi ad una condizione”. Osservo la speranza accendersi negli occhi cerulei. Era così disperato Arashi?
Si avvicinò ulteriormente invadendo lo spazio personale del biondo. “Una notte con me”. Internamente, ridacchiò diabolicamente quando vide Arashi confuso. Era certo che il biondo avrebbe rifiutato e si sarebbe incolpato da solo per aver perso l’opportunità. Lo sfruttò a suo vantaggio. Era un bastardo, ma poteva passarci sopra affinché la reputazione degli Uchiha rimanesse pulita.
Una notte con l’Uchiha…una piccola parte di lui vibrò d’eccitazione, ma sapeva che non poteva.
Anche quando Fugaku era così vicino a lui, tanto che il calore dei loro corpi si fondesse in uno, semplicemente non poteva. Con occhi scuri di cruda sincerità, disse, “Ti amo ancora. Tu ami Mikoto-san. Io amo la mia defunta moglie. Rispetto le nostre mogli, quindi non posso anche se lo voglio”.
Ti amo ancora anch’io! Gridò e dolse la piccola parte del cuore di Fugaku che Mikoto non era e mai sarebbe riuscita a conquistare. Sapeva che il biondo avrebbe rifiutato, ma lo infastidiva comunque essere stato respinto. Anche dopo tutti quegli anni, il desiderio di averlo al suo fianco per sempre era ancora lì, mezzo sopito, grazie ai loro figli.
“Non puoi comunque lasciarli insieme?” pregò piano Arashi.
Fugaku deglutì lentamente. Quella voce…aveva sempre avuto difficoltà a rifiutare quella voce. Chiuse gli occhi qualche secondo prima di fissare i laghi azzurri. “Non chiedermi questo, Arashi,” la sua voce ed i suoi occhi stavano pregando l’uomo che lo comprendeva più di tutti. “Non posso permettere a nessuno di macchiare il nome di famiglia”.
Le cose erano decisamente cambiate ora. Il tempo se ne era assicurato. Dove era il Fugaku che conosceva? “Quindi centra tutto con l’essere Uchiha,” mormorò Arashi e lentamente si distanziò dal suo primo amore, il dolore e la delusione nei suoi occhi.
L’Uchiha rimise le mani in tasca, per impedire loro di fare ciò che la sua mente gli diceva –raggiungere il biondo che lo stava guardando come se fosse un criminale. Un’onda di irritazione lo investì. “E’ l’unica costante della mia vita! L’unica cosa che mi tiene occupato e mi ha aiutato a riprendermi dopo che abbiamo rotto, quindi non osare guardarmi come se questo fosse un crimine!” Alla fine, Arashi non lo comprendeva mai. Che peccato!
“Tutto ciò che voglio per loro è che abbiano ciò che noi non abbiamo avuto!” Perché non riusciva a capirlo?
“E’ così, Arashi?” schioccò viscidamente l’altro uomo. “O è qualcos’altro? Sei ancora ossessionato-”
“No!” ribatté automaticamente il biondo, la voce fredda e grave.
“Lo stai facendo perché vedi noi in loro? Perché pensi che permettendo loro di stare insieme, cambierai il nostro finale?”
“Non sono egoista ed ossessionato!” Non lo era assolutamente, ma per l’amor di dio, Fugaku aveva ragione. Vedeva Sasuke e Naruto come un’opportunità per avere il finale di cui erano stato privato. Era un crimine pensarlo? “E tu?” continuò duramente, gli occhi che lanciavano dardi infuocati. “L’unica ragione per cui sei così insensibile è perché vuoi che qualcuno soffra ciò che tu hai passato; perché non vuoi che nessuno abbia ciò che tu non hai avuto!”
Fugaku sbuffò. “Sei stupido!”
“E tu un bastardo”. Con questo Arashi se ne andò lasciando un ringhio sulle labbra dell’Uchiha.
Fugaku arretrò fino a quando il suo bacino non andò a toccare il bordo del tavolo, sconfitto. Sospirò come si passò una mano tra i capelli. Al diavolo tutto! Ogni cosa si era così incasinata e sapeva a mala pena cosa fare.

-SasuNaru is love-

Itachi diede uno sguardo furtivo ad ogni membro della sua famiglia riunita intorno al tavolo da pranzo, chiedendosi cosa e chi avesse causato questa tensione pesante e palpabile che sembrava emanare persino sua madre di naturale indole dolce.
Una parte di lui era allarmata a vedere suo fratello così distante, per non dire depresso. Mentre suo padre sembrava come sempre, se non per quel cipiglio spettrale che ombreggiava il suo volto normalmente indifferente. Sua madre, invece, sembrava che fosse sul punto di scoppiare in lacrime, ma l’orgoglio la tratteneva dal farlo. Tutti avevano un aspetto così strano che Itachi si sentì troppo normale.
Alzò leggermente lo sguardo dal suo piatto quando suo fratello minore si alzò e se ne andò senza una parola, il piatto non ancora finito.
Mikoto si accigliò preoccupata. Aveva fatto tutto ciò che era riuscita a pensare per convincere suo figlio a mangiare come al solito, ma senza successo. Questa sua forma di ribellione era dannosa alla sua salute. Lanciò un’occhiata al marito e disse con decisione, “Dal momento che domani vado a fare spese, porterò Sasuke con me. Sarà un buon cambio di ambiente da scuola a qui”:
Fugaku annuì semplicemente.

“Sasuke?” disse Itachi dopo essere entrato nella stanza del fratello. “Sto andando dagli Uzumaki per portare i souvenir e-”
“Sono occupato,” disse Sasuke placidamente, senza smettere di scrivere.
Itachi inarcò un sopracciglio. Strano. “Dirò semplicemente a Naruto che gli dici ‘ciao’”. Ci fu una pausa visibile prima che Sasuke scrollasse le spalle. “Fa quello che vuoi”.
Un Itachi taciturno stette lì in piedi per qualche secondo in più prima di andarsene.
Sasuke sospirò. Mentre sei lì, digli che mi manca. Si accigliò a guardare il foglio dove era scritto il nome di Naruto; che aveva inconsciamente scritto. Dannazione! Quel foglio era la sua stesura finale!

-SasuNaru is love-

Dopo aver trascorso qualche minuto con Arashi nel suo studio, Itachi andò in giardino, dove gli era stato detto si trovava Naruto.
Vide quanto sorprendentemente luminosi divennero i cupi occhi blu prima che vennero colpiti dalla delusione.
Ovviamente il biondo lo aveva scambiato per Sasuke per un breve istante e coprì l’abbaglio con un ghigno così ampio da far male.
“Itachi-nii! Sei tornato! Da quando?”
“Verso l’una. Sono venuto per portare i regali,” disse mentre li posava su una panchina di legno.
“Che luoghi turistici hai visitato?”
“Sono stato occupato tutto il tempo”.
“Ma sicuramente avrai avuto tempo per divertirti”.
“Il lavoro è divertimento” formulò Itachi con voce placida. Ma nel profondo, sapeva che non era vero, ma continuava ad autoconvincersene comunque, perché il lavoro per un Uchiha era un onore e perché era l’unica cosa che suo padre gli aveva insegnato. Ma sicuramente-
“Deve esserci qualcosa di più per cui vivere oltre al lavoro,” Naruto finì il suo pensiero.
Sentendosi impacciato con l’argomento, Itachi manovrò senza vergogna la conversazione. “Sasuke ha portato a casa degli sconosciuti e-”
“Devono essere Karin, Juugo e Suigetsu –membri del CS e del gruppo con cui esce,”
Spiegò Naruto, la solitudine troppo profonda e forte per riuscire a nasconderla completamente.
Il più grande parve curioso. Poteva un litigio d’amore causare davvero così tanti problemi? Ma cosa centravano i suoi genitori e Arashi con il –comprensione cadde su di lui. “Naruto-kun, non dirmi che-”
“I tuoi genitori lo sanno grazie a qualche bastardo, e ora non possiamo interagire tra noi o altro, altrimenti Sasuke verrà mandato a Londra”.
Itachi rimase in silenzio per un momento, valutando e rivalutando la situazione. Interessante, pensò.
“Heh. Mai avrei pensato che l’impavido Naruto Uzumaki un giorno avrebbe avuto la sua coda fra le zampe,” commentò beffardo, facendo accigliare l’altro ragazzo. “Che perdente!”
Il biondo saltò in piedi e si parò di fronte a lui. “Non hai sentito quello che ho detto? Sasuke sarà spedito a Londra e non voglio! Assolutamente no!” giurò che se Itachi lo avesse insultato di nuovo, gli avrebbe tirato un pugno, forte.
Iridi color pece lo guardarono indifferentemente, “Quindi non farai nient’altro che stare lì a piangerti addosso?”
“Cosa dovrei fare allora?”
Itachi si alzò davanti al ragazzo confuso e gli sollevò il mento cosicché i loro occhi si incontrassero.
Naruto trattenne coraggiosamente le lacrime. Mai avrebbe pianto. Le lacrime non lo avrebbero aiutato a cercare le risposte che gli servivano. Fissò le iridi d’ossidiana. Oh! Quanto desiderava che fossero quelle di Sasuke.
“Scappare è da codardi, Naruto-kun,” disse Itachi con tutta la tenerezza che provava per il ragazzo.
“Per i coraggiosi ci sono solo due scelte: combattere o lasciar andare”. Poi sollevò sue dita e picchiettò la fronte del biondo.
Naruto arretrò e si massaggiò l’area dolorante. “Per che cos’era?”
“Per svegliarti dall’illusione in cui ti trovi. Sai la risposta alla domanda che hai fatto prima”. Itachi si voltò ed iniziò ad andarsene.
“E-Ehi! Torna qui,” il biondo lo chiamò. “Non mi hai detto come è stato il tuo soggiorno!” ma l’uomo continuò ad allontanarsi.

-SasuNaru is love-

Sasuke seguì obbedientemente e disinteressatamente Mikoto dentro ad un piccolo centro commerciale come un cane seguiva il padrone. Non gliene fregò nemmeno quando sua madre si fermò davanti ad un cinema. Nemmeno gli importò di rispondere quando gli chiese che film volesse vedere. Scrollò le spalle anche quando sua madre comprò il biglietto per un noioso, secondo le recensioni, film. Non domandò nemmeno perché gli avesse dato due biglietti senza lasciarne uno per lei. Poi la sentì dire, “Grazie per essere venuto qui”. Non stava parlando con lui, ma a qualcuno dietro di lui. Curioso, si guardò alle spalle e sgranò gli occhi.
“Che è quella faccia, Sasuke-teme?”

-SasuNaru is love-

Sasuke parve lieto di trovare il cinema quasi vuoto come insieme a Naruto entrò e prese posto nella parte più remota della stanza.
Nel momento in cui il film iniziò avvolse un braccio intorno alle spalle di Naruto e premette le sue labbra contro la tempia, “Strano incontrarti qui,” sussurrò scherzosamente, il respiro caldo che soffiò sulla pelle sensibile.
Con lo stomaco che si attorcigliava piacevolmente, Naruto voltò il capo e rispose, “Mi ha chiamato la notte scorsa e mi ha chiesto di venire qui per incontrarti. Mi ha persino assicurato che si sarebbe presa lei tutte le responsabilità”. Passò con la lingua il guscio dell’orecchio sinistro di Sasuke. “Mi chiedo perché lo stia facendo”.
Tra mordicchi all’orecchio destro di Naruto, Sasuke rispose raucamente, “Ha importanza?”
“No. Baciami e basta, bastardo”.
Sasuke afferrò un pugno di setosi capelli biondi e tirò il capo in avanti. Senza ulteriori indugi scontrò le sue labbra contro quelle in attesa di Naruto. Il dolce e rozzo contatto li fece gemere piano attraverso le palpebre socchiuse mentre si guardavano l’un l’altro fino a che la sensazione delle loro lingue che danzavano non le fece chiudere del tutto.
Troppo presi dal loro bacio, Naruto lasciò vagare le sue mani come volevano. Voleva convincersi che Sasuke fosse lì con lui. Che quel momento rubato fosse reale e non solo un sogno che lo avrebbe lasciato vuoto con lacrime a rigargli le gote come sempre.

Mentre la sua mano stringeva i capelli biondi, lasciò che l’altra scivolasse sul collo brunito prima di viaggiare in basso e più in basso ancora. Naruto boccheggiò come la mano di Sasuke scivolò sotto la sua maglia. “Sasuke,” sussurrò, non in avvertimento, ma in incoraggiamento. Come se quel tono non fosse sufficiente, si mosse più vicino.
Sasuke aprì maggiormente la bocca mentre controllava l’impulso di tirare Naruto sulle sue gambe. “Dobe,” mormorò tra ansiti sciatti. In risposta, il biondo lo trascinò di nuovo nel loro mondo dove il tempo non poteva raggiungerli.
Si strinsero, accarezzarono, esplorarono i loro cuori felici, masi fermarono dal toccare l’uno l’erezione del.’altro e farsi venire. Si premettero e si tirarono ovviamente affamati del sapore, del calore, della presenza dell’altro.
Continuarono ancora e ancora.
“Sasuke,” gemette Naruto voglioso. “Sono così duro”.
Prima che Sasuke potesse dire niente, sentì la sua mano destra, che era sulla tasca sinistra posteriore del biondo, vibrare. Prese il cellulare di Naruto e rispose con un sussurro alla chiamata di sua madre.
Naruto alzò lo sguardo sul grande schermo e con sorpresa vide che il film era arrivato ai titoli di coda di qualsiasi trama si trattasse. Nessun perché allora se era duro e umido…aveva limonato col suo ragazzo per lungo tempo.
“Mia madre vuole che ci uniamo a lei per un pasto leggero. Andiamo,” gli disse Sasuke. Annuì e seguì fuori il suo amto. Il momento che misero piede fuori, Naruto trascinò Sasuke nel bagno.
“Come sembro?” domandò all’Uchiha. Voleva apparire più che presentabile davanti a mikoto.
“Okay”.
“Solo okay?” domandò, quasi irritato.
Sasuke lo guardò di nuovo, ma questa volta, con una tale intensità che il biondo si imbarazzò. Poi in una frazione di secondo, si avvicinò al suo ragazzo e allacciò la sua bocca sul collo ambrato e succhiò.
La vista di Naruto si annebbiò leggermente alla sensazione che portò l’atto. Afferrò immediatamente Sasuke come gli tremarono le ginocchia.
Sasuke guardò la sua opera, poi Naruto prima di dire, “Meglio”. Il biondo si guardò allo specchio e sfiorò con un dito il succhiotto che non poteva essere nascosto da un colletto e tanto meno da una maglia.

-SasuNaru is love-

Che fosse interessamento, preoccupazione o curiosità, Mikoto osservò senza riserve Sasuke e Naruto ed il loro interagire. Notò che nulla era cambiato tra loro dando al pubblico l’impressione che fossero amanti. Il modo in cui parlavano sembrava più quello di due fratelli. Il modo in cui ridevano le ricordava due migliori amici ed il modo in cui si insultavano accidentalmente, li faceva suonare rivali che portavano rispetto l’uno verso l’altro. Era questo che per loro significava essere amanti? Inoltre , da quando gli insulti erano diventati nomignoli affettuosi?
“No!” schioccò la voce di Naruto, riscuotendola dai suoi pensieri. “Odio le verdure”.
“Mangiale,” ordinò Sasuke.
“Ma-”
“Mangiale o te le ficcherò in gola in un modo davvero efficace”.
Mikoto soffocò una risata con il suo drink. Poi, sorrise ignara quando Naruto la guardò arrossito. Nascose il suo divertimento dietro il bordo del bicchiere e continuò ad osservare, mentre si chiedeva se Sasuke avrebbe provato a mantenere fede alle sue parole.

Il resto della giornata trascorse piacevolmente, passeggiando intorno al centro commerciale, entrando occasionalmente in qualche negozio di vestiti per dare un’occhiata ai diversi articoli di diversi tessuti. Fu solo più tardi che Mikoto disse a suo figlio che dovevano incamminarsi verso casa, a causa del cielo che si stava facendo rosato attraverso le finestre del centro commerciale.
Mikoto ringraziò Naruto per aver potuto trascorrere del tempo con suo figlio. Colpì rapidamente Naruto che forse questa sarebbe stata l’unica volta che avrebbe potuto avere Sasuke, tuttavia, non si sentì solo come al solito.
Infatti era grato che gli fosse stato concesso questa piccola opportunità di vedere il suo ragazzo, anche se per un breve lasso di tempo. Lanciò uno sguardo ai laghi d’onice a cui si era così appassionato, prima d vedere solo il retro della testa del suo ragazzo e poi la figura di Sasuke e Mikoto che infine svanivano.
‘Immagino che anche io debba andare’.
Con un sorriso da guancia a guancia che non era diretto a nessuno in particolare, il biondo si voltò per incamminarsi verso la più vicina fermata dell’autobus che lo avrebbe portato a casa.

-SasuNaru is love-

Senza distogliere gli occhi dalla strada, Mikoto lanciò uno sguardo al suo figlio più giovane. Al sorriso spettrale sul suo usuale volto stoico, Mikoto seppe di aver fatto la cosa giusta, anche se stava andando contro al volere di suo marito.
“Okaasan, grazie per oggi,” lo udì dire. “Nonostante tu fossi consapevole dei guai in cui potresti finire se papà lo scoprisse”.
“Assicuriamoci che non succeda, okay?” disse lei.
Sasuke annuì, sollevato e grato allo stesso tempo. Tuttavia, quando sua madre entrò nel viale, un tremito di nervosismo lo attraversò.
Mikoto spense la radio e guardò il giovane. “Sasuke,” mormorò dolcemente, ma fu proprio questa dolcezza nella voce che richiamò l’attenzione completa del moro. “Prima di questa rivelazione, ogni volta che vedevo un omosessuale, non ci vedevo nulla di male, perché era solo un estraneo e pensavo quanto ero fortunata ad avere due figli perfettamente etero. Quindi immagina quando ho appreso che tu se un om-”
“Io non lo sono,” lo interruppe Sasuke prima che sua madre potesse dirgli di mentire o di tentare di prenderla per i fondelli, proseguì, “In un senso che ragazzi qualunque non mi attraggono. Solo quel dobe. Deve essere Naruto a farmi sentire in questo modo”.
Mikoto annuì. “Ma non fa differenza, io ero delusa…molto delusa, oltre ogni parola”.
Sasuke abbassò lo sguardo.
“Tuttavia, vederti così felice…essere così luminoso, io…farò del mio meglio per accettare la tua orientazione sessuale. Solo…dammi tempo, okay?”
Calda speranza esplose nel cuore di Sasuke vedendo quanto sincera fosse sua madre. Annuì regalandole un raro sorriso. Come Itachi, sua madre era ancora neutrale, ma stava decidendo da che parte stare. Se era in grado di accettare la sua relazione con Naruto, allora sarebbe stata un alleato.
Anche se il suo supporto non sarebbe stato niente contro suo padre, Sasuke si augurò che accettasse le cose perché nella loro famiglia, era solo in lei che poteva trovare conforto.

Eliminò allegramente tutti i miserabili scenari che gli erano venuti in mente se sua madre avesse condiviso le idee di suo padre. Lei doveva capire. Lei doveva capire perché le donne erano creature del cuore.

-SasuNaru is love-

Quella notte, Gaara visitò Naruto e notò quando allegro fosse l’amico. Giocarono al computer, ma nel mezzo del gioco, notò che la concentrazione del biondo andò deteriorando, rendendo il gioco noioso. A dire il vero il gioco era noioso, ma la forte competitività del biondo cambiava sempre le cose.
Naruto non avrebbe mai dimenticato il viso di Sasuke quando si erano incontrati quel pomeriggio. Non si era mai sentito così perso prima di quel momento. Non avrebbe mai dimenticato come il suo amante era apparso quando si erano lasciati…quando Mikoto aveva preso a guidare. Era straziante. Non voleva vedere più quell’espressione su quel bel viso.
Scappare è da codardi. Per i coraggiosi, ci sono solo due scelte: combattere o lasciare andare.
Fece una pausa e fissò Gaara. “Gaara,” disse, “Ho deciso di lasciare andare Sasuke”.

TBC

Il silenzio che gravava sul familiare corridoio ogni notte fu rotto da un leggero rumore contro la porta del condominio dell’Uchiha.
Il biondo pescò le chiavi dalla tasca anteriore del suo ragazzo e allo stesso tempo sfregò la sua eccitazione. L’Uchiha gemette e sbatté di nuovo il biondo, l’impazienza che cresceva.
Tuttavia, il biondo non poteva biasimarlo. Il suo ragazzo lo stava coprendo con il suo corpo, riempiendo e stuzzicando i suoi sensi. Armeggiò con la serratura, divenendo disperato ogni secondo che passava.
“così inutile,” farfugliò l’Uchiha contro le labbra tumide prima di afferrare la chiave e aprirla da sé. I due incespicarono immediatamente nell’ingresso.
In risposta all’insulto del partner, il biondo lo sbatté contro la porta e la chiuse a chiave.
“Inutile, eh?” mormorò mentre lasciava una scia umida sul collo diafano.
L’Uchiha grugnì semplicemente, pronto a fluttuare nel desiderio. I suoi pantaloni divennero troppo stretti tanto da rendere dolorosi i movimenti, ma quello era perché questo gioco stuzzicante era iniziato dal momento che avevano lasciato la festa, che un suo amico aveva dato. Parlando del party…
“Dovrei essere arrabbiato con te per aver trascorso così tanto tempo con quelle ragazze”.
“Se non ricordo male Uchiha, tu hai molte ragazze che ti adulano. Non eri esattamente da solo”. Il biondo gemette e strinse i fianchi dell’altro contro i suoi.
“Se chiami quello adulare, come lo chiami quello che ti hanno fatto quelle ragazze?” domandò l’Uchiha permettendo all’altro di levargli al maglia. Abbassò il capo e morse giocosamente il capezzolo ancora vestito del biondo mentre la sua mano scivolava sotto la maglia per toccare l’altro. “Non mi hai risposto”,
“Lo so,” venne la rauca risposta. “Ma non posso pensare quanto tu stai –ah!”
“Quando io sto cosa?”
“Nngh…quando mi sai…merda…confondendo”.
L’Uchiha apparve sornione. “Basta con le chiacchiere”.
Ed il biondo annuì concorde e si avventò suo ragazzo che si avventò simultaneamente su di lui.

Continua…

Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:48
 
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