Capitolo 26: Vittoria transitoria.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 14:09




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 26: Vittoria transitoria.

Miete nai kotae ga aru to sureba
Kiete nai kimi no yasashii ude to
“Suki da yo” hoho ni sotto KISU wo shite
Eien wo chikai atta ano yoru
-“BURUU DEIZU”, Ayaka

Gaara osservò Naruto che fissava apertamente Sasuke che lasciava la stanza dopo che la loro ultima lezione si era conclusa. Afferrò il polso sinistro di Naruto quando il suo amico si mosse per seguire colui che presto sarebbe diventato il suo ex ragazzo.
“Non andare,” ordinò calmo. Aveva speso tutte le sue energie la notte addietro per cercare di convincere il biondo a lasciare perdere un’idea così stupida. Gli aveva persino tirato dei pugni per persuaderlo, ma senza risultati.
Naruto era troppo testardo.
“Tu non capisci,” disse Naruto prima di strattonare il polso e liberarsi per poi andarsene.
Gaara sospirò. Sì, Naruto aveva ragione. Lui non capiva, perché non era stupido. Gli idioti erano gli unici che lasciavano la persona da loro più amata dopo averli vinti. Se lui avesse vinto il biondo…scacciò immediatamente il pensiero, disgustato da se stesso.
“Karin, io-” Sasuke si interruppe quando alzò lo sguardo e scoprì che none era la sua segretaria, ma il suo dobe che era entrato nel suo ufficio. Si accigliò. Che ci faceva lì? Ieri, poteva andare bene perché era stata opera di sua madre, ma ora…era troppo pericoloso.
“Rilassati, bastardo,” disse Naruto casualmente avanzando nella stanza. Si fermò di fronte alla scrivania dell’Uchiha. “Dopo questo, potremo fare quello che vogliamo”.
Allarme e attenzione accesero i sensi di Sasuke. Qualcosa non andava. Qualcosa di brutto sarebbe successa…stava per succedere.
“Ti lascio andare,” disse il biondo con tranquillità a tal punto da sembrare indifferente. Udire quelle parole prosciugò la vita del moro. Avverrò i braccioli della sedia. Questo non poteva succedere. Impossibile!
Naruto non aveva ancora finito. Conoscendo Sasuke, sapeva che quest’ultimo avrebbe preteso una ragione e gliela diede, anche se era una bugia. “La mia domanda per la scuola di cucina di Osaka è stata accettata”. E la prossima cosa che seppe, fu che un Uchiha furioso lo stava tirando per la cravatta.
“Non mentire!” disse Sasuke gelidamente. Ciò che provava era oltre la paura, la perdita e la rabbia.
“Tu stai solo scappando!” strinse la presa sulla cravatta di Naruto, quasi soffocandolo mentre la rabbia impediva ad ogni parola di supplica di sfuggire alle sue labbra.
Con il respiro sciatto, Naruto slacciò la cravatta e arretrò. “Non è così! Penso che questo sia giusto per tutti e due! Odio vederti così-”
“Questo è il motivo per cui dico che stai scappando! Sii coraggioso per una volta!” gridò Sasuke, infischiandosene se lo sentivano.
“Sono abbastanza coraggioso da lasciarti andare!”
“Non ho bisogno di quel tipo di coraggio!” schioccò di rimando il moro, ma Naruto aveva già preso a voltarsi per lasciare la stanza.
Sasuke balzò dal tavolo ed inseguì il biondo. Sfortunatamente, quest’ultimo aveva pianificato la sua uscita e ci riuscì con successo. Sasuke non afferrò altro che aria. Le parole di Naruto echeggiarono nel vuoto che stava crescendo in lui. Ne aveva abbastanza. Uscì dalla sala comune nello stesso momento in cui entrò Suigetsu. “Sei tu in carica per la riunione di oggi”.
“Eh? E-ehi aspetta-” disse inutilmente Suigetsu, poiché l’altro ragazzo se ne era già andato. Si grattò la nuca e sospirò. Karin si sarebbe decisamente arrabbiata quando avrebbe sentito questo e sorrise perché un simile pensiero era sempre sadicamente piacevole per lui.
Sulla via di casa, Naruto si fermò nella sua passeggiata solitaria a fissare il sole tramontare. Non una sola volta, aveva versato una lacrima quel giorno. Le aveva versate tutte la notte addietro e ne era rimasto a secco, arido come il deserto. Guardò il sole calare e sorrise amaramente. Il suo primo amore anche se dolce, era finito amaramente…troppo per la sua ‘giovane passione’ come Lee l’avrebbe messa passionalmente. Rise secco poiché era l’unica cosa che poteva fare.
Addio, Sasuke-teme.
Senza quel bastardo, cucinare era l’unica cosa che gli stava più a cuore in quel momento…e la bugia di Osaka non era del tutto falsa. L’avrebbe fatto davvero. Avrebbe dato la sua lettera di ammissione al professore l’indomani.

-SasuNaru is love-

Sasuke irruppe nell’ufficio del padre. Fregandosene se suo padre stesse badando a lui o meno, annunciò, “Io farò quello che voglio con Naruto e non c’è niente che tu possa fare!” Era la fiamma dell’ira che gli infuse coraggio e che venisse dannato se non ne avesse approfittato. Questo era tutto per Naruto, perché rimanesse e stesse con lui.
La testa di Fugaku scattò in su dai suoi documenti. Gli occhi erano freddi come fissò il figlio e domandò, “E una sfida questa, Sasuke?”
“No, ne ho abbastanza! Perché non possiamo stare insieme?”
Perché lui non poteva stare insieme ad Arashi? Fugaku se lo era chiesto e tutt’ora lo faceva.
“Perché non puoi capire?” sibilò poi Sasuke, “Certo che non puoi! Non hai mai provato questa emozione così forte verso uno del tuo stesso sesso!”
Fugaku lo guardò torvo. Sasuke aveva idea di quanto avesse lottato? Della guerra che aveva combattuto disperatamente e che aveva perso? Delle conseguenze di quella perdita? Del dolore nel lasciarlo andare? Dell’immenso vuoto che aveva provato? Sasuke non lo sapeva…e mai l’avrebbe saputo. Sbatté una mano sul tavolo, con forza. “Silenzio!”
Non era la rabbia di suo padre che fece arretrare Sasuke. Furono i suoi occhi…occhi che parlavano con insondabile perdita e rimpianto. Era quasi simile a ciò che Sasuke aveva visto nel suo riflesso, ma più intenso…molto più intenso. Incapace di sopportare ulteriormente quegli occhi, fuggì. Cosa significava quello sguardo? Suo padre aveva…? No, non poteva essere. Suo pare era così dolorosamente etero. Allora cosa significava quello sguardo?
Piuttosto che cercare delle risposte, premette le domande nel retro della sua mente perché in quel momento Naruto era più importante.
Sei un idiota se pensi che ti lascerò andare.

-SasuNaru is love-

Naruto sorrise sinistramente alla lettera con la sua domanda di ammissione per la scuola che ancora mancava del timbro del padre, ma non aveva nulla di cui preoccuparsi. Suo padre lo avrebbe sostenuto.
In una frazione di secondo, il foglio gli fu strappato di mano e fu spinto sul letto. Qualsiasi reazione ebbe, fu inghiottita dalla bocca disperatamente premuta contro la sua e una lingua avidamente esigente.
‘Sasuke’ disse mentalmente. ‘ordine di fermarsi che lanciò a Sasuke fu soffocato da un bacio, totalmente ignorato.
Entrò in panico quando sentì le mani tirare su la sua maglia e allo stesso tempo slacciargli i pantaloni. Sasuke era ovunque e stava-
‘Stupro!” gridò la sua mente.
Ma poi, era davvero stupro quando il suo corpo si sciolse immediatamente ai suoi tocchi? Quando si inarcava a questi? Quando li ricambiava e trascinava le sue labbra sul collo diafano, per sbarazzarsi poi rapidamente della maglia di Sasuke e posare i suoi baci sul suo petto? Quando era decisamente, assolutamente, indiscutibilmente e completamente consenziente? Poteva essere considerato stupro?
Sasuke ringhiò basso di piacere, inarcando il suo corpo il secondo in cui Naruto lo aveva inglobato. Era venuto lì per dare piacere a Naruto, ed invece eccolo là, a lasciarsi soddisfare lui dal biondo. Stette semplicemente lì disteso assaporando ogni cosa che il biondo faceva e suscitava in lui. Per ogni suzione, il suo stomaco si strinse dolorosamente.
Sapeva cosa stava per accadere, con un ruggito e con fatica, scostò l’amato ed iniziò un bacio mentre cambiava le loro posizioni.
Naruto emise un lungo gemito e sollevò le mani per afferrare le ciocche scure. Ancora e ancora, sussurrò il nome di Sasuke come se solo il nominarlo potesse trascinare quel momento di passione tanto a lungo quanto era loro desiderio. Gli si strinse la gola quando Sasuke lo prese in bocca. Come se succhiarlo non fosse abbastanza cine tortura, Sasuke massaggiò il suo perineo mentre l’altra mano scivolava più in basso seguendo le umide scie lasciate dalle gocce preorgasmiche del biondo. Naruto sibilò quando avvertì quelle dita intruse muoversi dentro di lui. Era scomodo, ma lo rendeva più consapevole del suo amante…della loro passione che distruggeva qualsiasi logica e ragione stabilita per loro affinché non stessero insieme.
Il suo corpo si inarcò quando il piacere esplose dal più profondo di lui. Scosse il capo rifiutandosi di arrendersi completamente alle sensazioni tumultuose. Farlo avrebbe significato per lui venire, e non voleva…non ancora. Non quando Sasuke non era dentro di lui, mentre lo possedeva e allo stesso tempo si piegava a lui.

“Sasuke,” sospirò, le braccia che si protendevano verso il suo amante, chiedendo e supplicando.
Comprendendo, Sasuke cessò il suo attacco anche se fece gemete Naruto. Si mise in posizione e avvolse le gambe di Naruto intorno alla sua vita. Guidò il suo membro indurito in quel familiare orifizio e premette abbastanza da far entrarne la punta e abbastanza da far contorcere il suo amato per la pazzia.
Perché una parte di lui era ancora spaventata alla sua perdita, fece ciò che credeva di dover fare.
“Dimmi che non mi lascerai!” ordinò, poiché era più facile fare così invece di supplicare. “Dimmelo!”
Ruggì quando non venne alcuna risposta dal biondo, ma Naruto non poteva essere biasimato perché il suo cervello era completamente immerso nel piacere. “Dimmi che non andrai da nessuna parte!” disse impazientemente visto che voleva affondare completamente nel biondo ora…fondersi i loro corpi doloranti insieme e cercare sollievo nella loro breve unione.
Naruto aprì gli occhi e prese il volto di Sasuke tra le mani tese in autocontrollo. “Non lo farò. Lo prometto,” assicurò fermamente.
L’altro ragazzo non domandò altre assicurazioni perché sapeva che il biondo non avrebbe mai rotto la promessa fatta. Mai.
Naruto gridò quando Sasuke entrò in lui in una sola spinta. Si strinse a lui lasciando che il suo amante penetrasse forte e lussurioso. Si adattò al ritmo di Sasuke. “Di più,” ordinò. “Ti prego”.
Ogni cosa che voleva, Sasuke le incarnò così che andasse bene per lui supplicare e ordinare; contorcersi; ricevere e dare; arrendersi e dominare. Andava bene perché questo era Sasuke –il suo amore. “Più forte”.
Sasuke raccolse il biondo tra le sue braccia e lo tirò su in una posizione seduta. “Naruto,” sussurrò mentre piantava umidi baci sul collo ambrato e le spalle. Diede ogni cosa che aveva per questo momento e fece ogni cosa che voleva fare. Donò, prese e assaporò tutto ciò che il biondo gli dava. Si perse completamente in questo momento della loro unione.
Si mossero insieme, infinitamente. Si allontanarono e si riunirono ancora, avvicinandosi maggiormente all’apice. Si strinsero l’un l’altro quando i loro orgasmi li possederono. Forte.
Sasuke ricadde indietro sul letto portando con sé Naruto. Quasi inconsciamente, una mano pallida scivolò sul didietro dell’amato e massaggiò il suo fondoschiena.
“Tuo padre-” mormorò Naruto assonnato.
“Gli ho detto di fottersi,” mormorò Sasuke.
Il biondo si scostò leggermente e guardò Sasuke con la bocca spalancata. “L’hai fatto?”
“In un certo senso”.
Naruto scoppiò a ridere accoccolandosi più vicino al suo amante, e qualcosa gli disse a Sasuke che il primo era orgoglioso di lui per quello che aveva fatto.

-SasuNaru is love-

Sasuke ruggì all’incessante bussare che fece dolere la sua testa.
“Naruto? Naruto!” udì Arashi chiamare urgentemente dall’altra parte della porta. “Apri la porta!”
Sasuke guardò il suo compagno che era immerso in un sonno profondo, sospirò. Con cautela si alzò e si mise su i pantaloni.
Arashi bussò ancora. Scene macabre e sanguinose riguardanti il corpo di suo figlio salirono alla sua mente. Naruto si era ucciso? Quella era una possibilità che gli venne in mente. Sebbene Naruto fosse felice, Arashi conosceva fin troppo bene la solitudine che lo attanagliava. Aveva chiesto a Tsunade di parlare con suo figlio, ma Naruto continuava a fingere. Naruto aveva raggiunto il limite e si era ucciso? “Naruto! Naruto!” Vedendo che sfondare la porta era più rapido che andare a prendere la chiave, Arashi arretrò di un passo per prendere slancio quando la porta si aprì. Sbatté le palpebre e poi arrossì.
Arashi spalancò la bocca all’Uchiha mezzo vestito. Non era sorpreso della presenza del giovane perché era stato proprio lui a lasciarlo entrare in casa. Era più sorpreso e stupito al loro coraggio o la loro stupidità di averlo fatto quando lui era in casa. Ovviamente, sapeva che l’avevano fatto. I succhiotti sulla parte superiore del corpo del ragazzo ed il debole odore che lo aveva accolto quando la porta si era aperta gliela dicevano lunga.
“Come sta Naruto?” domandò solo per assicurarsene.
Sasuke ghignò e malizia venò i suoi lineamenti. “Stanco, ma soddisfatto per ora,” rispose.
Ah! Che orgoglio e che arroganza! Una vena pulsò su una tempia del biondo. “La cena è quasi pronta. Vi aspetto di sotto entro venti minuti,” disse autoritariamente.
Sasuke annuì e chiuse la porta. Arashi si massaggiò le tempie allontanandosi. Decisamente…non c’era modo che lui potesse abituarsi all’idea del ragazzo di suo figlio che apriva la porta della stanza di suddetto figlio con un’espressione che diceva ‘Ho fottuto tuo figlio più e più volte’.

-SasuNaru is love-

Itachi fece una pausa e si voltò verso suo padre. “Scusa?”
Fugaku disse, “Sta a te decidere se vuoi essere l’erede degli Uchiha o no”. Un silenzio da ‘perché me lo chiedi ora’ fu preteso da suo figlio. “Sasuke è irrotto qua dentro questo pomeriggio e mi ha ordinato, a suo modo, di farmi gli affari miei ed il suo sfogo mi ha fatto riflettere”.
Era questa la ragione per cui quando era entrato per portare alcuni resoconti, suo padre aveva quell’espressione così distante e pensierosa? Si domandò Itachi. Ma perché ora? Le parole di Sasuke erano così potenti da farlo riflettere? Sasuke era così forte da riuscire a ficcare un po’ di buon senso nella testa di suo padre?
Un Fugaku molto stanco guardò suo figlio. “Non so se è tardi o no, ma ti sto dando una scelta. Tuttavia dovrai trovare un tuo sostituto”.
Itachi si accigliò. Perché io?”
“Perché ai miei occhi, sei sempre stato il miglior candidato per essere il prossimo leader, quindi non posso scegliere nessun altro. Tuttavia, accetterò chiunque tu mi raccomanderai”. Fugaku si scrollò le spalle. “Può essere il figlio di Obito –Sai o può essere Shisui…chiunque tu voglia fin tanto che il sangue degli Uchiha scorrerà nelle sue vene”. Si voltò e fissò attraverso la finestra il sole che stava tramontando. “Un giorno tuo nonno comprenderà che la tradizione di avere un leader proveniente dalla casata principale morirà con me”.
Itachi fissò la schiena dell’uomo che era più quella di un datore di lavoro che quella di un padre e notò come le sue rigide spalle erano diventate…spalle che avevano portato tutto il peso dell’essere leader di un clan così tradizionale, era patetico.
“Scusami,” disse Itachi e si inchinò.
Al piccolo click della porta, Fugaku sospirò. Stava facendo la cosa giusta?

-SasuNaru is love-

Mikoto guardò il riflesso del marito sullo specchio del suo armadio mentre si pettinava I capelli. “Sono sorpresa, ma felice che permetterai ad Itachi di fare ciò che vuole e che tu gli abbia dato un attimo di respiro”.
Fugaku in risposta emise un suono per far capire che stava ascoltando.
“Spero che riconoscerai la relazione di Sasuke con-”
“Sono completamente diversi,” schioccò Fugaku”.
“Lo so, ma ci spero ancora,” replicò invece di tremare alla freddezza della voce del marito.
Fugaku sbuffò semplicemente prima di uscire dalla stanza. Mikoto era troppo comprensiva, ma avrebbe mostrato la stessa comprensione se avesse appreso che lui stesso era stato intimo con un uomo che ancora ora amava teneramente? Sarebbe ancora stata così benevola con Arashi e Naruto se avesse saputo chi era stato per lui il primo?

-SasuNaru is love-

Itachi era preoccupato. No, non preoccupato. Era più meditabondo. Le parole di suo padre continuavano a ripetersi nella sua mente. Per non menzionare l’immagine di suo padre. Sembrava molto più vecchio della sua attuale età e stanco come se desiderasse che la Morte lo cogliesse.
Guardò i suoi polsi e li flesse. Le catene che immaginava sempre esserci erano state sciolte ora. Non ci sarebbe voluto molto prima che la gabbia fosse stata aperta e lui sarebbe stato libero di volare dove aveva sempre voluto andare –ovunque. Tuttavia, era ovvio che doveva essere lui a dover aprire quella gabbia e per farlo, doveva trovare un sostituto. Pensò a tutti i cugini che aveva, Sai e Shisui erano i soli che arrivavano più vicino ai suoi standard. Tuttavia Sai era troppo giocherellone per affidargli ogni dannata responsabilità che un erede aveva. Per non menzionare che i suoi usuali viaggi dalla loro nonna per tutte le attività scandalose che compieva avrebbero danneggiato l’immagine della compagnia. Shisui, d’altra parte, aveva una mentalità troppo chiusa e quel comportamento avrebbe messo l’intera azienda in una fase di stagno. Allora chi poteva rimpiazzarlo? Doveva esserci qualcuno migliore di lui, qualcuno che poteva fare tutte le cose che lui era in grado di fare e anche di più. Qualcuno –si interruppe quando udì dei passi farsi più forti mentre si avvicinavano alla sua stanza per poi superarla prima di sparire nella stanza di Sasuke.
Itachi sorrise. Non c’era candidato migliore di Sasuke, che sapeva possedere il potenziale per surclassarlo.
Sasuke, il suo caro stupido fratellino, era la chiave per al sua libertà. Guardò il foglio tra le sue mani e con un luccichio di follia negli occhi scrisse:
???

TBC

Avanzarono lungo la strada vuota che circondava il parco accanto all’università dove l’Uchiha andava, questa era la prima notte che si incontravano dopo il loro bacio dal momento che entrambi erano stati occupati e questo era il loro primo appuntamento ufficiale.
Si fermarono sotto una quercia e si sederono sotto le sue fronde.
“Ne,” iniziò il biondo, la mani leggermente viscide. “Se i il primo ragazzo che frequento quindi non ho idea di come gestire questo”.
“Anche io,” disse l’Uchiha. “Hai paura?”
“Nervoso. Comunque, io sono spaventato dei miei genitori”.
“Anche io,” confessò. “Ma io non ti sto costringendo a stare con me, no?” la sua vista fu riempita da un bellissimo volto il secondo in cui il biondo portò i loro visi insieme. Il suo cuore si strinse quando sentì quelle labbra tentatrici muoversi contro le sue. Sentì qualcosa serpeggiare nel suo ventre quando avvertì qualcosa di caldo scorrere arditamente sulle sue labbra. Quando era sul punto di baciarlo in risposta, il suo ragazzo si scostò un po’.
Con un respiro caldo che solleticò il suo viso, lo udì bisbigliare, “Io sto con te perché lo voglio”.
Forse era stata l’intensità o la sincerità dei quelle iridi azzurre o il modo in cui aveva parlato o il modo in cui il rosso tingeva le sue gote, l’Uchiha non sapeva cos’era ma la sua reazione fu istantanea. La sua mano destra andò ad afferrare senza troppa gentilezza le ciocche dorate e unì le loro labbra.
E ciò che era iniziato come un piccolo bacio scalò in baci appassionati, carezze e una vera e propria pomiciata, ma era al scuro perché l’oscurità li stringeva contro il suo seno.

Continua…

Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:48
 
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