Capitolo 27: Bugiardo.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 14:11




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 27: Bugiardo.

Koko de machi tsuduketara kimi wa kanarazu
Kite kureru to shinjita
Sotto matteru boku ni nani mo kikazu ni dakishimesasete yo ne
Mata ashita to itte wakareta ne
Kimagure na kimi dakara
Ikura machi tsudukete itemo kitto
Konai koto kiduite itan da
-“I”, Mika Nakashima

Fugaku si alzò dal posto e si mosse verso la poltrona di fronte a lui fino anche non si ritrovò di davanti ad Arashi.
“Basta,” disse. “Smettila di trattarmi così”. Da quando avevano discusso, Arashi era così distante con lui ed era frustrante, specialmente quando erano insieme per affari, proprio come in quel momento. Non voleva perdere il biondo più di quanto non avesse già perso.
Ad un simile tono supplicante, Arashi sospirò ed il suo sguardo si addolcì. “Scusa, ho parlato troppo l’altro giorno”.
“Beh, non mi è piaciuto quello che detto anche io,” ammise il moro.
I loro sguardi si incontrarono e nessuno dei due poté rompere il contatto visivo. Poi, lentamente, molto lentamente, Fugaku sollevò una mano e la chiuse sulla guancia sinistra di Arashi. Strofinò con il pollice la pelle ambrata con la stessa tenerezza che aveva mostrato a quell’uomo) bellissimo durante i loro giorni alcionici.
“Fugaku,” mormorò Arashi. Sollevò una mano e lentamente la avvolse intorno alla cravatta del suo ex-amante.
Lo tirò lentamente mentre l’altro uomo si inclinava verso di lui.
C’era solo un centimetro che impediva loro di baciarsi. Un bacio che li avrebbe riportati nel loro passato.
Solo uno, si dissero promettendolo a se stessi, ma sapevano che non sarebbe stato solo uno. Erano troppo consapevoli della loro infinita passione e di insaziabile bramosia l’uno per l’altro.
Quando le loro labbra si sfiorarono, il passato lampeggiò di fronte ai loro occhi semiaperti, tutte le cose che erano successe quando stavano insieme e quando si erano separati. Non solo i loro meravigliosi giorni che i loro cuori volevano ricordare, ma anche i giorni pieni di dolore che si ripetevano all’infinito dentro di loro. Realizzarono che non potevano tornare a quei giorni…non sarebbero mai potuti tornarci. Non sarebbero mai potuti stare insieme di nuovo e il bacio che volevano condividere era solo un atto di stupidità. C’erano troppe cose a rischio per continuare.
“Divertente come abbiamo lo stesso desiderio per noi stessi, ma non per i nostri figli,” disse tristemente Fugaku.
“Io voglio che loro siano felici. Spero che un giorno permetterai loro di stare insieme”.
“Rimarrai solo deluso,” gli disse Fugaku. Il peso delle responsabilità dell’essere il leader degli Uchiha era troppo pesante per lui per dare ad Arashi ciò che gli chiedeva.
Arashi sorrise. “Non c’è nulla di male nel sperare, perché sperare è vivere”.
Fugaku grugnì e basta. Se solo avesse potuto cancellare quella tristezza vibrante in quelle iridi così azzurre da mozzare il fiato… Se solo avesse potuto tirare il biondo tra le sue braccia e confortarlo. Se solo…
Quando sarebbe cessato questo dolore?

-SasuNaru is love-

“Ah...Sa...Sasuke...ke! Ti prego,” venne il grido di Naruto che echeggiò nel laboratorio di arti culinarie. Il biondo aveva le mani strette ai bordi del bancone sopra la sua testa, mentre una gamba era posizionata sulla spalla di Sasuke e l’altra era piegata con il tallone del piede premuto contro fine del bancone. Il suo intero corpo si muoveva avanti ed indietro ad ogni penetrazione del ragazzo sopra di lui.
Sasuke impiegò ulteriore forza nelle sue spinte, priorizzando i bisogni di Naruto e dandogli il piacere che cercava più di ogni altra cosa. Non si preoccupò di coprire la bocca di Naruto con la sua per soffocare quei gemiti, perché c’era qualcosa di erotico in quei suoni. Per non menzionare che, per lui, i suoni che Naruto faceva mentre si contorceva sotto i suoi tocchi erano perdonabili.
Muscoli tesi, i loro corpi si immobilizzarono in un breve spasmo prima che i loro orgasmi li conquistassero senza pietà.
Un momento più tardi, Naruto aprì gli occhi e guardò Sasuke che lo copriva col suo corpo. Sbatté le palpebre quando una goccia di sudore cadde dal mento del suo amante vicino al suo occhio sinistro. Sollevò una mano e pettinò via le ciocche che si erano arruffati sulla fronte pallida.
In una rara dimostrazione di affetto, Sasuke gli afferrò la mano e baciò con dolcezza la punta di ogni dito.
“Perché sei comparso così all’improvviso?” domandò Naruto, riferendosi all’improvvisa apparizione del ragazzo nel laboratorio quando stava facendo un ultimo controllo prima di tornare a casa, visto che senza una parola era andato lì per fare perversamente l’amore.
Sasuke si abbassò leggermente mentre sceglieva tra le varie risposte che gli stavano venendo in mente. Avrebbe potuto dire ‘Mi mancavi’ o ‘Il mio corpo aveva voglia di te’, ma voleva qualcosa che era e non era apatico allo stesso tempo così optò per, “Sono stato occupato”. Non era una bugia. Ultimamente suo padre gli aveva dato del materiale da leggere, studiare e su cui lavorarci sopra che aveva dovuto compiere una magia per incastrare questi compiti insieme alle attività scolastiche, le lezioni e gli appuntamenti con il suo idiota. Non sapeva se l’improvviso aumento di compiti che aveva avuto da suo padre fosse un buon segno. Dopotutto, era ovvio che tenesse suo fratello su un piedistallo. Nulla era cambiato tra suo padre e ed Itachi. Parlando di suo fratello, doveva terminare quei documenti che gli aveva chiesto, ma per farlo doveva finire il suo rapporto giornaliero per il consiglio. Dannazione. Che giornata piena!
Piantando un bacio deciso sulle labbra ancora tumide del partner, si congedò. “Devo tornare al lavoro,” spiegò mentre si puliva velocemente e si metteva su la camicia e la cravatta.
“A domani, bastardo,” disse Naruto mentre muoveva stancamente una mano in saluto. Quando la porta si chiuse, si portò un braccio sugli occhi.
‘Non era questo che volevi?” domandò tacitamente a se stesso. Ovviamente, la risposta era affermativa. Aveva desiderato che Sasuke gli mostrasse che lo volesse ancora e che ciò che era successo due giorni prima non fosse mai avvenuto, perché non aveva più importanza. Sasuke glielo aveva mostrato e le sue incertezze erano diminuite. Era felice, ma qualcosa gli impediva di esserlo completamente. Era questa la delusione che aveva provato a quel tempo? Forse.
Come gli altri studenti nella sua scuola culinaria, Naruto era vestito con vestiti bianchissimi e un contrastante grembiule blu scuro legato stretto attorno alla sua vita. Per una volta, aveva la targhetta del nome appuntato sul petto a sinistra.
Quel giorno c’era il festival culinario della sua scuola, un evento che avveniva ogni tre anni nel ristorante del suo maestro cuoco. Era a stile buffet e l’ingresso a pagamento per soli duemila yen. Era economico, ma comprensibile dato che questo evento era solo un premio per quegli studenti che avevano raggiunto le aspettative del loro maestro ed erano migliorati… gli studenti stessi che avevano deciso il menù –ovviamente approvato dal maestro e che lo avevano cucinato.
E Naruto? Lui era uno di loro. Sebbene, questa fosse la terza volta che era nel gruppo, questa era la prima volta che era uno di quelli a cui era stata assegnata la preparazione del piatto di portata, quindi era nervoso.
Includendo il fatto che Sasuke sarebbe venuto come gli aveva ferventemente promesso, era ancora più nervoso.
Sasuke gli aveva promesso che avrebbe chiesto di lui una volta arrivato, così quando qualcuno lo fece, il suo cuore mancò un battito. Tuttavia, per suo disappunto, erano solo Iruka e Kakashi che avevano sentito la notizia sul festival.
Durante l’intero evento, aveva aspettato e aspettato, credendo con determinazione alle parole di Sasuke. L’evento era finito e Sasuke non si era ancora fatto vedere. Naruto controllò eventuali e-mail e chiamate perse da Sasuke sul cellulare, ma non ce ne erano. Tentando di annegare il dolore, la delusione e quei sentimenti negativi dell’essere stato tradito, andò dai suoi amici aspiranti chef e festeggiò fino all’alba. Anche lì, non sentì nulla da Sasuke.
Il giorno dopo, che era un giorno di scuola, Sasuke lo aveva trascinato in una nicchia appartata.
“Mio padre,” fu ciò che disse per poi prendere la sua bocca in un bacio che lo fece barcollare e lo lasciò disorientato. Era un bacio che il biondo sperava succhiasse via tutti quei sentimenti che avevano causato la rottura della promessa da parte del suo ragazzo. Ma più di ogni altra cosa, sperava di ricevere delle scuse che non arrivarono mai.

-SasuNaru is love-

“Sei in ritardo, Sasuke,” formulò Itachi quando suo fratello tornò a casa. “Come ti aspetti che faccia il mio lavoro senza il materiale?”
Sasuke senza una parola glielo diede. “Almeno l’ho finito”.
“Oltre la scadenza”.
“Sono solo un minuto in ritardo,” schioccò l’Uchiha più giovane.
Itachi alzò le spalle e gli porse un altro plico. “Mi aspetto di vederlo prima che tu vada a scuola domani”. Quella fu la fine della loro conversazione, mentre Itachi faceva ritorno alla sua stanza.
Sasuke guardò la cartellina con disdegno prima di avviarsi verso la cucina per farsi portare la cena in camera.

-SasuNaru is love-

Naruto trascorse la sua pausa pranzo fissando assente l’esterno dalla finestra più vicina mentre Shikamaru giocava a scacchi contro Shino e Gaara guardava. Dietro di lui, Chouji e Kiba stavano discutendo di un gioco del computer. Alla sua destra, Hinata, Ino e Sakura stavano parlando delle università in cui volevano andare.
‘Insieme’, pensò.
“Ehi biondino! Mi hai sentito?” gli gridò qualcuno dall’ingresso. Naruto voltò lentamente il capo. Era Karin e giudicando dalla sua espressione torva, non le piaceva l’incarico per cui Sasuke l’aveva mandata. “Sasuke-kun vuole che tu vada sul tetto”.
“Cosa vuole il bastardo da me?” domandò mentre tirava fuori una cartellina di plastica dallo zaino.
Karin lo guardò prima di andarsene via.

Sasuke alzò lo sguardo quando un’ombra lo coprì.
“Farmi chiamare così come se fossi il tuo schiavo,” mormorò Naruto mentre prendeva posto accanto a lui.
“Che cos’hai in mano?” domandò Sasuke.
“Dal momento che abbiamo entrambi trovato la scuola in cui vogliamo andare, mi sono preso la libertà di cercare un appartamento…a meno che non vuoi farti tre ore di pendolare”.
Sasuke ghignò. “Questo è davvero intraprendente da parte tua”. Era eccitato all’idea di vivere insieme al biondo, principalmente perché aveva molti vantaggi.
“Non gli dai un’occhiata?”
“Sì…più tardi”.
Naruto si accigliò poi mise su il broncio. “Perché mi hai fatto chiamare?” aspettò che il ragazzo rispondesse per dirglielo. Aspettò e aspettò. Incapace di sopportare il silenzio di Sasuke, girò la testa a sinistra pronto ad abbaiare al moro che si era addormentato ed era leggermente inclinato verso di lui. Il biondo si morse la lingua prima di rilassarsi. Lentamente e dolcemente, manovrò il corpo di Sasuke così che la sua testa stesse sulle sue gambe. Poi pettinò via le ciocche di capelli dal bel viso e un sorriso graziò le sue labbra.
Decidendo che il volto di Sasuke era meglio del cielo infinito e azzurro, Naruto fissò il suo ragazzo.
Guardò il viso privo di cipigli ed espressioni torve; il viso della persona che amava così tanto da far male; il viso del ragazzo a cui veniva chiesto di diventare grande velocemente ed il viso del giovane che aveva troppe pressioni dagli adulti intorno a lui.
Gli si strinse il cuore a simili pensieri. Si augurò di poterlo proteggere. Si augurò che potesse ottenere la forza ed il potere di proteggere la sua persona più importante.
Con le sue braccia circondò piano la testa di Sasuke, si chinò fino a che i loro volti non furono ad un centimetro di distanza. Libere, le parole che sempre gli si fermavano in gola scivolarono dalle sue labbra, inudite dalla persona a cui erano dirette. Tuttavia, andava bene così. Non erano state dette per essere sentite da Sasuke…per ora.

-SasuNaru is love-

Gli occhi di Naruto si spalancarono il momento in cui Sasuke scattò su dalla sua posizione supina.
“Che ore sono?” chiese Sasuke, tutte le tracce del sonno sparite.
“Manca un minuto all’una,” rispose Naruto.
Sasuke lo fissò prima di alzarsi in piedi. “Perché non mi hai svegliato? Non avevo intenzione di saltare lezioni!”
“Ma-”
“Sbrigati!” ordinò.
“Bastardo!” mormorò Naruto prima di seguire il suo ragazzo.
E’ in questi momenti che vorrei tenerti stretto…

-SasuNaru is love-

I suoi polmoni stavano bruciando ed i muscoli delle sue gambe facevano male, ma continuo a correre. Il pensiero di fermarsi, riposarsi o arrendersi non gli venne mai in mente. Sapeva che non poteva fermarsi. Non voleva fermarsi.
Ogni secondo contava quindi doveva continuare…correre.
Solo un altro po’, diceva a se stesso con voce rassicurante che era sciatta e disperata. Un altro po’, ripeteva, ma era una bugia. Non sapeva quanto doveva correre prima di trovare Sasuke.
Continuò a correre con il vento caldo che accarezzava la sua pelle bollente. Continuò a correre lungo la strada stretta. Continuò a correre fino a che non vide la figura di Sasuke davanti a sé.
Con la gola dolente dall’aver urlato troppe volte quel nome, chiamò ancora, “Sasuke!”
Sasuke continuò a camminare avanti, come se non avesse sentito nulla.
“Sa-su-ke,” provò Naruto ancora una volta, la voce che rimbombava nelle sue orecchie.
La schiena del moro rimase rivolta verso Naruto come se ciò che aveva davanti lo avesse completamente ipnotizzato.
Naruto imprecò quando il ragazzo aumento il passo. Lo incrementò anche lui, poi gemette in protesta quando inciampò e cadde sgraziatamente a terra. Si tirò su, ma le sue gambe non rispondevano più. Erano diventate molle per la stanchezza e non importava quanto le sforzasse perché gli obbedissero, rimase prono al suolo. Con le lacrime agli occhi poté solo osservare Sasuke allontanarsi sempre più.
“Sasuke!” gridò come l’altro ragazzo spariva nella luce che non avrebbe mai potuto raggiungere.
Quando ha smesso la mia voce di raggiungerti?
Naruto aprì di scatto gli occhi nella sua camera buia. Era disteso sul bordo del letto con la coperta attorcigliata intorno alle sue gambe. Ci fu una pausa prima che si liberasse dal tessuto e rotolasse al centro del letto. Con le braccia e le gambe aperte, fissò il soffitto, le emozioni troppo instabili per riuscirle a tenere sottocontrollo.
Infine decise di chiamare Sasuke.
Senza distogliere lo sguardo dal grafico che stava facendo, Sasuke prese il cellulare che vibrava.
“Dobe”.
“Ancora sveglio?”
“Ancora qualcosa da fare,” rispose. Lasciò che il biondo decidesse se la sua chiamata fosse un disturbo, ma conoscendolo, non non avrebbe mai pensato una cosa simile sulle sue chiamate. Si accigliò quando sentì dei singulti venir repressi. “Che cosa succede?”
“Niente”.
“Stai piangendo”.
Prima de ricevere risposta sentì il biondo tirar su col naso, “Non è vero”.
Ci fu il silenzio mentre entrambi aspettavano che l’altro continuasse.
Ancora in attesa, Sasuke tirò fuori una particolare cartellina e guardò brevemente i profili degli appartamenti che Naruto aveva preso da diversi siti web. Voleva un appartamento con cucina, soggiorno, sala da pranzo e due stanze. Ovviamente, ci sarebbe stata solo una camera da letto e l’altra stanza sarebbe stato usato come studio.
Non piacendogli il silenzio vuoto nell’altra linea, Naruto chiamò il nome del suo amato, ogni volta con più bisogno.
“Che c’è?” disse Sasuke alla voce impaurita che prese per un piagnucolio.
“Perché sei così silenzioso?”
“Sto aspettando che tu mi dica perché hai chiamato”. Udì un fruscio ed immaginò Naruto mentre si metteva in una posizione più comoda nel letto. Dannazione. Gli faceva venire voglia di andare a letto e preferibilmente con il biondo accoccolato vicino al suo corpo.
“Mi manchi,” venne la risposta quasi timida. Sasuke si concentrò più sulla sincerità di quelle parole più che sul tono criptico. Simulò un borbottio prima di dire, “Ci vediamo domani comunque”.
“Sì. Buonanotte, bastardo”.
“Anche a te, dobe”
“Sasuke?”
“Hm?”
“Staiconme,” udì Naruto dire tutto d’un fiato prima che quest’ultimo riagganciasse. Che cosa voleva dire con quella frase Naruto? Ovvio che sarebbe stato con lui! Assolutamente. Indubbiamente.

-SasuNaru is love-

“Avanti, andiamo dentro,” disse Naruto quasi sconfitto.
Promesse rotte.
“Eh? Ma Sasuke-kun non è ancora qui,” disse Ino puntualizzando l’evidente. “Anche se lo abbiamo aspettato dieci minuti”.
“Visto che non ci ha mandato e-mail e non ci ha chiamato, vuol dire che verrà”, disse Chouji.
“Dopotutto, aveva detto che veniva” aggiunse Shino.
Si era detto la stessa cosa anche lui quella volta e non era comunque venuto, rispose Naruto mentalmente. Ghignò. “Questo è l’Uchiha! Probabilmente è occupato con il suo piano per la dominazione del mondo e non ha potuto contattarci o rispondere alle nostre chiamate,” disse con leggerezza. “Andiamo!” detto ciò, iniziò a camminare a destra.
Scuse non dette.
“Ehi Naruto!” sentì Kiba chiamarlo.
“Avanti alito di cane!” replicò senza guardarsi indietro e senza fermarsi.
“Idiota! Il centro commerciale è nella direzione opposta!”
Si fermò e diede loro un sorriso idiota. Stupido bastardo.
Notando gli sguardi preoccupati che i suoi amici si stavano lanciando l’un l’altro, li assicurò di nuovo. “Va bene così. Non mi importa. Inoltre, mi diverto di più senza il bastardo”. Ci fu una generale incredulità a questa uscita così tangibile che Naruto si voltò, le braccia incrociate dietro la testa mentre ritornava indietro. “Davvero. Con lui in giro…” qui fece una pausa per imitare il viso ed il tono irritato del suo ragazzo, “Dobe, smettila di fare così! Usuratonkachi, ti stai rendendo ridicolo! Naruto, cammina, non pavoneggiarti! Dobe, ti ho già detto di non metterti jeans così stretti! Mettiti un’altra maglia provocante e ti uccido!”
Scuse non fatte.
Ora che il biondo lo aveva menzionato, Sasuke, la maggior del tempo, era il guasta feste. Non perché era conservativo –era ben lungi dall’esserlo, ma perché la maggior parte delle volte, sembrava che stese cercando di tenere a bada il suo libido. Forse era bene che non ci fosse?
Quanto riuscirò a resistere? Quanto dovrò aspettare?
Vedendo l’assenso nei loro occhi, Naruto ghignò, si voltò e wham! Sbatté contro una colonna.
Quanto vuoi farmi aspettare e soffrire in silenzio?
“Stai bene?” domandò Sakura.
Ghignò e la ragazza si irritò. Perché doveva fingere?
Sono così idiota.
“Lo stavo chiedendo alla colonna, Naruto, non a te”.
Il sorriso del biondo svanì. “Sakura-chan, una simile crudeltà!”
“Gaara-kun,” disse Hinata. “Cosa dobbiamo fare?”
Il rosso guardò il biondo che ora stava coraggiosamente discutendo con la spaventosa Sakura. “Lasciamolo solo,” fu la risposta prima che lasciasse la ragazza a contemplare la sua insensibilità.
“Gaara sta facendo la cosa giusta,” disse Shino alla sua sinistra.
“Shino…”
“Più mostriamo la nostra preoccupazione, più lui finge. E’ quel tipo di ragazzo che non vuole far preoccupare gli altri con i suoi sentimenti, ma alla fine finisce per farlo comunque”.
“Però-”
“Ignoralo, Hinata,” disse Shikamaru.
Eh? Anche Shikamaru? Pensò. “C-ci proverò” disse mentre sperava che il biondo mostrasse ciò che sentiva e che non lo nascondesse, dopotutto erano suoi amici, giusto?

-SasuNaru is love-

Alla fine della loro uscita, Sakura chiese a Naruto di accompagnarla a casa e vedendo i pericoloso luccichio negli occhi smeraldini, un suo rifiuto avrebbe forse significato dolore o morte?
I due finirono per bighellonare fuori da un negozio conveniente ad un isolato dalla casa di Sakura.
La rosa si stiracchiò le braccia verso l’alto e le gambe in avanti prima di guardare intensamente il suo compagno.
“C-che c’è?” domandò Naruto guardingo.
“E? Che mi dici di te e Sasuke?”
Forse era la luna piena e il cielo stellato o forse il modo in cui Sakura lo guardava con dolcezza o forse era perché era quasi al limite. Qualsiasi cosa fosse, lo fece parlare.
“E’ un bastardo che sta sviluppando una tendenza a rompere le promesse mentre io…io sono un fottuto idiota! Odio questo, ma…”
“Tu non lo odi nonostante tutto?” domandò Sakura in comprensione.
Annuì. “Ma lo vorrei!” Dio! Lo voleva e disperatamente, così da poter alleviare il suo dolore. “Vorrei sapere quanto valgo per lui, sempre che valga qualcosa per lui”.
“E’ così,” lo rassicurò Sakura. “Non so quanto, ma il mio istinto femminile mi dice che è così”. Si domandò se il suo amico era cosciente delle lacrime che stavano rigando le sue gote brunite.
“Deve essere doloroso, ne Naruto?” Per quei sentimenti che non possono essere espressi a parole…
Impulsivamente, avvolse le braccia intorno al suo amico, sorprendendolo. “Non fraintendermi, idiota! Non lo sto facendo per ragioni romantiche”.
“Allora perché?”
“Non lo capiresti,” mentì lei. Ma la verità era che nemmeno lei sapeva perché lo stava facendo. Come si scostò, il cellulare di Naruto suonò.
“E’ Sasuke!” mormorò Naruto sentendo la suoneria polifonica che aveva assegnato solamente al suo ragazzo.
Non volendo far sapere a Sasuke che stava piangendo, disse a Sakura di rispondere alla chiamata. Il momento in cui la ragazza lo fece, riuscì a sentire l’improvviso scendere di temperatura dall’altra linea.
“Sakura”.
La rosa deglutì inavvertitamente.
“Dov’è il dobe?”
“Gli ho chiesto di accompagnarmi a casa quindi è a casa mia,” rispose, ricevendo un cenno di approvazione da Naruto mentre Sasuke…era solo lei o la temperatura era scesa ancora di più?
“Dagli il cellulare”.
Mimò con la bocca le istruzioni di Sasuke ed il biondo mimò la risposta.
“Stava andando in bagno quando hai chiamato…”
“Lo aspetto”.
“Eh? Che ne dici se gli dico di richiamarti? O puoi chiam-”
“Non hai sentito quello che ho detto?” schioccò Sasuke.
“S-scusa”.
“...”
“...”
“...”
Sakura sospirò. “Dal momento che stiamo entrambi aspettando la stessa persona, perché non mi dici perché non ti sei fatto vedere”.
“Nono sono affari tuoi,” venne la gelida risposta.
La sua presa sul sottile apparecchio si fece più forte mentre una vena pulsava sulla sua tempia sinistra. “Hai preso per il culo Na-” non finì la frase poiché Naruto le strappò il cellulare di mano.
“Sasuke-teme,” disse Naruto.
“Quanto tempo pensavi di farmi aspettare, dobe?” disse Sasuke.
“Naruto si accigliò poi esplose. “Parli come tu non mi avessi fatto aspettare, anzi ci hai fatto aspettare!”
“Naruto” Sasuke, realizzò di aver detto le parole sbagliate, tentò di interromperlo, ma il biondo non glielo permise.
“Non ci hai nemmeno richiamato!”
“Dobe!”
“D’ora in poi non ti aspetteremo più!”
“Ehi!”
“Puoi andare al diavolo!” e con ciò, un Naruto fumante riattaccò mentre Sakura gli lanciava uno sguardo incredulo.
“Sta suonando di nuovo,” disse.
Stupido bastardo. “Che c’è?!” abbaiò.
“Voglio vederti,” disse Sasuke rapidamente temendo che il biondo buttasse giù di nuovo.
“Non sono dell’umore adatto stasera”.
“Domani pomeriggio allora. Intorno all’una?”
Naruto ammutolì per un paio di secondi prima di accettare. “Alla statua del cane gigante?”
“Sì”. Come se si stesse scusando indirettamente, Sasuke aggiunse, “E’ un appuntamento allora”.
Arrossendo leggermente il biondo rispose, “Non lo chiamerò appuntamento fino a che tu non sarai con me domani”.
Sasuke sbuffò. “come vuoi”. Con questo riagganciò.
Guardò i documenti sparsi sul suo tavolo e sospirò. Del lavoro in più gli aveva impedito di uscire…ma nonostante questo fatto, non odiava il lavoro. Era irritato? Sì, ma non lo odiava. Gli piaceva farlo. E per domani? Suo padre gli aveva chiesto di osservarlo durante una riunione. Ovviamente, confidava nel fatto che finisse prima di l’una. Avrebbe visto il biondo allora.

-SasuNaru is love-

Itachi fissò il fratello che continuava a guardare furtivamente il suo orologio mentre stringeva ed allentava le mani. In un basso mormorio e con le labbra che si muovevano impercettibilmente, disse, “Smettila di agitarti!”
Sasuke si bloccò poi ribatté con discrezione, “Non lo sto facendo”. Guardò nuovamente l’orologio. Dannazione! Mancava mezz’ora all’una e la riunione non sembrava stesse per finire presto. Fulminò l’uomo che stava parlando troppo facendo sì che Itachi lo colpisse accidentalmente sulla caviglia sinistra.
Guardò ancora una volta il suo orologio. Naruto o questo? Suo padre si sarebbe arrabbiato con lui…sarebbe rimasto deluso, ma quando non lo era? Naruto, d’altra parte…
Sasuke scattò in piedi attirando su di sé lo sguardo di tutti i presenti. Si inchinò verso suo padre e poi verso gli altri e se ne andò via velocemente.
Stupido, pensò Itachi mentre osservava il cellulare di suo fratello sul tappeto del pavimento.
Una corrente di imprecazioni attraversò la mente di Sasuke il secondo che mise la mano in tasca per prendere il cellulare per trovarlo perso. Doveva essere caduto, pensò. Senza, non poteva né chiamare né mandare e-mail. Guardò l’orologio. Più o meno il treno su cui era sarebbe arrivato sedici o diciassette minuti in ritardo e ciò voleva dire che avrebbe ritardato di venti minuti. Cazzo!
Noi non ti aspetteremo!
Sasuke chiuse gli occhi. Naruto, questa volta…aspettami. Sto arrivando.

Naruto sospirò come ascoltò il messaggio registrato dall’altra linea. Dio! Era così stupido. Avrebbe dovuto saperlo…avrebbe dovuto respingere Sasuke, ma era stato confuse da quelle parole…Sono così stupido. Alla fine, realizzò quanto non contasse nulla per l’altro.
Anche ora, sto lottando contro l’essenza del tuo essere Uchiha ne, Sasuke?
Ma lui non avrebbe pianto. Non questa volta. Piangere era per chi aveva il cuore spezzato e lui non ce l’aveva. Infatti, sembrava essere divertito da tutto questo, in un modo masochista. Aveva un piccolo sorriso sul viso che divenne un ghigno all’improvvisa doccia. Osservò la gente che corse via in cerca di un riparo dalla pioggia.
Una signora anziana avanzò verso il punto in cui si trovava, che si era affollato. Vedendo che non c’era spazio per lei, Naruto le offrì il suo posto, sorprendendola. Sorrise appena e corse sotto la pioggia per comprare un ombrello.
Stai guardando questa guerra che non conosce fine?
He, Sasuke ora aveva capito che quello era proprio un giorno no. Prima, la riunione, poi il suo cellulare e ora un’improvvisa doccia. Gli dei si stavano sicuramente divertendo a vederlo correre nella pioggia, bagnato e in ritardo. Raggiunse il luogo dell’incontro e scannerizzò il mare di persone in cerca di un volto familiare. Il suo cuore si fermò. Naruto non era da nessuna parte. Si voltò a lato poi si bloccò. Naruto…
Naruto sussultò il secondo in cui il suo polso sinistro venne afferrato e fatto voltare. Boccheggiò.
“Meglio tardi che mai, giusto?” disse Sasuke tra gli ansimi. Osservò quelle iridi azzurre sgranare di felicità e sollievo.
“Sei venuto,” mormorò il biondo. Sasuke era lì, in piedi davanti a lui, bagnato e con addosso un abito elegante. Sentì una mano pallida scivolare dal suo polso alla sua mano per stringere leggermente le sue dita. Quando il suo ragazzo si passò una mano tra i capelli scuri e bagnati, il suo cuore perse un battito.
“Bene, dobe,” disse Sasuke. “Sono qui con te”.
“Sì”. Distogliendo lo sguardo da quegli occhi intensi, il biondo mormorò, “E’ un appuntamento”.
In qualche modo il loro piano iniziale di vedere un film e mangiare qualcosa si tramutò nell’andare al solito motel che frequentavano. In una delle stanza, si diedero e presero piacere. Mentre uno dei due cercava perdono, l’altro chiedeva rassicurazioni ancora e ancora mentre cadevano in paradiso.
Sasuke si stava alternando tra spinte rudi a gentili, mentre Naruto non riusciva a decidere quale le piacessero di più, ma non aveva importanza. Sasuke erano sopra di lui…intorno a lui…dentro di lui e questo era sufficiente. Più che sufficiente. Per ora.

TBC

Tre giorni più tardi, l’Uchiha disse che lo avrebbe portato da qualche parte e dopo quasi tre ore di macchina, i due ragazzi si trovarono davanti ad una casa solitaria.
“L’ho chiesta in prestito ad un amico. Lui e la sua famiglia la usano durante le loro annuali attività di scalata in montagna”.
“Wow,” disse il biondo.
“Lo so. Avanti! Andiamo dentro e mangiamo quello che ci siamo portati dietro”.
Il suo compagno annuì.
Dopo la cena, i due uscirono e si sederono sui gradini a bere una birra. Rimasero lì seduti mentre pensavano in silenzio l’uno dell’altro. Quando il biondo bevve il resto della birra, si alzò in piedi.
“Ne vuoi ancora?” domandò al moro che annuì.
Quando ritornò, si fermò sull’ingresso e si prese un attimo per ammirare l’Uchiha. Seduto mentre osservava l’oscurità di fronte a sé. Il suo cuore sussultò, ma sapeva che era sbagliato desiderare un uomo, molto sbagliato se era l’uomo di fronte a lui. “Tieni,” disse offrendo un’altra lattina all’Uchiha.
“Allora, perché mi hai portato qui?” domandò.
“Una parte del mio regalo di compleanno”.
Voltò il capo per guardare l’Uchiha, ma un regalo incartato gli bloccò la visuale. Un altro regalo.
“Ti avevo detto che non era necessario”.
“Accettalo e basta!” ruggì l’Uchiha.
“G-grazie”. E lo ringrazio ancora come vide il regalo – un portafoglio firmato e molto costoso.
“Non riuscivo a pensare a nient’altro da regalarti,” disse l’Uchiha in difesa, aspettandosi di essere deriso.
Il biondo scoppiò a ridere, “Che cos’è questo comportamento difensivo?” si appoggiò sui gomiti e fissò la notte stellata. “Ho visto un film dove un uomo aveva portato la sua insegnante in un luogo solitario dove potevano osservare le stelle cadenti. A sua insaputa, lui aveva un altro motivo”.
“Ehe. E tu pensi che io abbia un altro motivo?” chiese il moro con leggerezza. “E cosa potrebbe essere?” continuò quando il suo compagno annuì.
Per un secondo, il biondo apparve meditabondo prima di focalizzare i suoi occhi impassibilmente azzurri sull’altro ragazzo ammaliandolo. “Omicidio,” sussurrò con serietà.
L’Uchiha scoppiò a ridere. “Se ne avessi uno, sarebbe tutt’altro”. Un sopracciglio biondo si inarcò interrogativo.
“Ti ho portato qui perché volevo trascorrere del tempo con te da solo”. Il biondo deglutì all’improvvisa intensità degli occhi d’onice e della sua serietà. Tuttavia, l’Uchiha non aveva finito. Si mosse più vicino, invadendo il suo spazio personale, “E per rubarti un bacio”.
Non ci fu tempo di reagire perché le labbra dell’altro erano sulle sue, ferme, ma che bastarono a farlo ammutolire. Registrò gli occhi d’ossidiana che lo stavano fissando per valutare la sua reazione. Ma quando le labbra estranee iniziarono a muoversi e a massaggiare le sue, la sua mente sbiancò. Ricambiò il bacio e aprì la bocca in un invito alla lingua di entrare per incontrare il suo caldo partner.
Anche prima di aver potuto confessare i loro reciproci sentimenti, il loro bacio aveva già detto tutto…

Karappo no kaiwa ya
Atama no keikoku wo
Kokoro ga kiite inai
Futari no aida ni wa umi ga aru
Anata no kishibe he to
Oyoi de mita keredo
Tadori tsuita basho wa
Ai ga taete ita mujintou
-“Love is over now”, Angela Aki

Continua…


Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:49
 
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