Capitolo 31: Chiusure.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 14:19




Titolo: A time to… (Un tempo per…)
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: -Sasha-, trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3444322/1/A_time_to
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru; FugakuxArashi, accenni di GaaraxNaruto e NejiGaara.
Rating: AU, yaoi, OOC.

-Capitolo 31: Chiusure.

Gaara era seduto su una delle panchine lungo il porto per permettere al suo corpo di rinfrescarsi dopo la sua corsa giornaliera. Chiuse momentaneamente gli occhi mentre la brezza del mare soffiava e accarezzava il suo visto.
Erano trascorsi due anni da quando si era messo con Naruto e pensò che fosse logico per lui chiedere al biondo di trasferirsi da lui. Naruto avrebbe accettato? Gaara era abbastanza sicuro che il biondo avrebbe detto di sì, ma il problema era… Non era esattamente un problema, ma aveva la sensazione che il nome di Sasuke fosse un taboo. Non solo nella loro relazione, ma di fronte a Naruto.
Nessuno, nemmeno Sakura menzionava Sasuke davanti al suo amato. Nemmeno Naruto non diceva niente di lui e Gaara aveva deciso di non menzionare il suo nome. Non aveva mai sentito Itachi parlare con Naruto di Sasuke, ma non poteva credere che non lo avessero mai fatto. Dopo tutto, non era sempre con il biondo quando incontrava Itachi. Forse il biondo non glielo stava dicendo? Poteva darsi.
Ma perché lo stava preoccupando ora? Perché ora? Semplice, Perché stava per prendere il passo più grande per rafforzare la loro relazione. Ma per farlo, doveva rompere quel taboo.

-Sasunaru is love-

“Sei così serio, mi stai spaventando un pochino,” disse Naruto un po’ intimidito dopo essere tornati dal rosso dopo cena.
Gaara lo aveva portato in veranda dove la fresca aria della notte era perfetta.
“Non parliamo mai di Sasuke,” formulò casualmente mentre si appoggiava contro la ringhiera. Poteva vedere la confusione scritta su tutto il viso del biondo ed i suoi occhi… il colore dei suoi occhi era come quello della parte più profonda del mare, così scura e misteriosa.
“Cosa c’è da dire su di lui?” domandò indietro il biondo. “Lui ha…” fece una pausa per cercare il termine corretto a ciò che aveva commesso Sasuke.
Gettato tutto all’aria… questa è la verità.
“Ha gettato tutto all’aria”.
“E’ partito, Naruto”.
Il biondo scrollò le spalle, “Comunque sia, lui se ne è andato. Non esiste più qui, quindi non c’è ragione per cui bisogni parlare di lui. Ci ha dimenticato, quindi perché noi tutti non possiamo fare lo stesso e dimenticarlo?”
C’era amarezza nella sua voce, che solo Gaara percepì. Amarezza e disperazione.
“E’ questo quello che pensi veramente?”
Il biondo annuì.
“Se è così,” disse Gaara un secondo più tardi. “Ti devi alzare presto domani, giusto?”
“Sì. Devo andare ora”. Naruto si alzò, ma prima di andarsene chiese, “Perché hai voluto parlare di Sasuke tutto d’un tratto?”
Questa volta, fu Gaara che con non chalance disse, “ Nessun motivo in particolare”.
Naruto fece semplicemente un cenno col capo, non preoccupandosi di indagare oltre.
Quando udì il rumore della porta che si chiudeva, Gaara sospirò, Naruto era un bugiardo. Nonostante ciò che aveva detto poco fa, Sasuke era ancora in Naruto. Il primo era divenuto parte di lui e separarla era impossibile. Questo perché, anche se Naruto aveva voltato pagina, egli non avrebbe mai potuto dimenticare Sasuke.
Inoltre voltare pagina non significava smettere di amare l’altro.
Gaara sospirò e fissò l’orizzonte coperto dall’oscurità, pensando quando effettivamente non c’era niente su cui riflettere.

-SasuNaru is love-

Naruto si fermò sui suoi passi e boccheggiò voltandosi verso Gaara. Aveva sentito giusto? Era una sorta di incubo?
Gaara afferrò una mano brunita che invece doveva pizzicargli una guancia. “Questo non è un incubo. Non posso continuare a vederti”.
Il fruscio delle foglie mentre il vento soffiava era dolce, paragonato al brusio nelle sue orecchie e al palpitare del suo cuore che stava per frantumarsi una seconda volta. “M-m-ma…” Cosa poteva dire? Cosa doveva dire per convincere Gaara che aveva un’espressione così determinata sul volto? “Gaara… spero che questo non sia legato a ciò di cui abbiamo parlato tre notti fa”.
Il rosso scrollò le spalle. “Sai cos’è peggio di una relazione omosessuale?” domandò, cogliendo Naruto completamente fuori guardia. “E’ l’incesto”. Quando il significato di tale frase suonò vuota per Naruto, il rosso lo guardò significativamente e disse, “Okaasan”.

Gaara si accigliò prima di spiegare ciò che aveva visto in TV. “Perché siete due maschi e per sposarsi bisogna essere una maschio e una femmina e loro poi fanno i bambini”.
Occhi azzurri si illuminarono come realizzarono qualcosa. “Tu puoi essere il nostro bambino, giusto Sasuke?”
Il moro ponderò il suggerimento per un paio di secondi prima di annuire. “Sì, perché no? Che ne dici, Gaara?” Con il rosso come un membro della famiglia, il divertimento sarebbe triplicato!

Pochi attimi più tardi, comprensione scese su Naruto e scoppiò a ridere, era totalmente assurdo.
“Quella era solo una stupidata… un sogno stupido ed impossibile”. Rise, ma le lacrime iniziarono a bagnare le sue guancie e a cadere a terra. Questo era ridicolo. Gaara era ridicolo. Ogni cosa era completamente… totalmente pazza e confusa. Perché tutti lo lasciavano dicendogli ‘Non posso continuare a vederti più’ o ‘Non voglio stare con te’?
“Ma io voglio che tu sia felice”.
“Ma io lo sono… con te,” ribatté il biondo.
“Più felice,” corresse Gaara. Ignorò le lacrime del biondo perché doveva fare ciò che doveva essere fatto. Ciò che credeva fosse necessario, perché era stupido.
“Sasuke se ne è andato, Gaara!” gridò Naruto in disperazione. Voleva che il rosso capisse che non importava quanto desiderassero che Sasuke tornasse, perché non sarebbe successo, perché era troppo testardo e determinato per rimangiarsi ciò che aveva deciso.
Incapace di fermarsi, Gaara lo tirò in un forte abbraccio. “Ma non significa che tu abbia smesso di amarlo,” sussurrò mentre le sue mani massaggiavano la schiena di Naruto. Tre notti fa era venuto alla conclusione di tre cose: Naruto sarebbe stato per sempre di Sasuke, ogni persona aveva il proprio amore della loro vita e che amare non era mai significato possedere. “Non dovresti sottovalutare il potere di questi sentimenti, Naruto”. Cosa stava dicendo? Si chiese mentalmente. Non ne aveva idea, ma quelle parole gli stavano uscendo dalle labbra in modo naturale. “E non voglio fermarti dall’amarlo, perché so che moriresti”.
Il momento in cui Gaara disse quelle parole, Naruto non disse niente perché il primo aveva ragione.
Sasuke aleggiava sempre sulla sua coscienza e risiedeva nel suo sub-inconscio. Non aveva smesso di amare Sasuke né di pensare a lui e non riusciva a smettere perché era certo che qualora fosse successo, per quanto stupido potesse suonare, lui sarebbe morto.
“Avanti, ti porto a casa,” si offrì il rosso.
Quando raggiunsero l’appartamento di Naruto, Gaara non si preoccupò di entrare. Era semplicemente fuori aspettando che Naruto chiudesse la porta. Tuttavia, Naruto rimase in piedi all’ingresso, chiedendogli tacitamente di riprenderlo.
Gaara gli rivolse un triste sorriso prima di allungare un braccio e chiudere la porta per il biondo. Per quasi trenta secondi, Gaara stette lì dove era, come a rimpiangere la sua decisione. Con un grande sforzo, costrinse i suoi piedi a muoversi.
Per sua sorpresa, più si allontanava dalla casa del biondo, più i suoi rimpianti diminuivano.
Beh, c’era il dolore che la separazione aveva causato, ma non c’era rimpianto. Non rimpiangeva di aver frequentato Naruto anche se, alla fine, aveva deciso di lasciarlo andare. Non rimpiangeva di avergli chiesto di Sasuke.
Lui, certamente, non rimpianse di non aver riconsiderato la sua decisione.
Una parte di lui voleva guardarsi indietro, ma sapeva che non c’era niente per lui se non l’amicizia così scacciò via quel bisogno e si focalizzò su ciò che aveva davanti. Sperava che la loro improvvisa rottura non causasse troppi danni al biondo.

Al contrario di ciò che Gaara si aspettava, la loro rottura non scombinò la routine serale del biondo quella notte. Naruto fece il bagno, preparò la sua uniforme da cuoco per il giorno dopo, revisionò il menù, spulciò il libro di cucina poi infine andò a letto. Tuttavia, in quel momento di calma e silenzio, gli eventi della giornata scorsero in lui come una cascata furiosa e pianse. Pianse fino a quando non si addormentò. Poi quando arrivò il mattino seguente, Naruto si sentì fresco, perché aveva un nuovo giorno da affrontare. I giorni seguenti, l’essere allegro durante il giorno per poi versare abbastanza lacrime da inzuppare il cuscino durante la notte, era diventata la sua routine.

-SasuNaru is love-

Poiché si trovava nelle vicinanze della casa di Naruto, Itachi decise di visitarlo quella notte.
Nel momento in cui vide il viso di Naruto, seppe che qualcosa era successo. Era stato un buon momento per venire? Pensò mentre il biondo lo invitava ad entrare.
La prima cosa che notò della casa del biondo fu che c’era qualcosa di diverso. Stava pensando a nuovi impianti che ancora non c’erano, ma non erano quelli, al luogo mancava qualcosa. Un po’ di cose a dire il vero e fu in grado di capire cosa quando si avvicinò ad una piccola scatola di cartone al centro del soggiorno del biondo.
Inarcò un sopracciglio quando Naruto fece cadere una foto incorniciata di lui e Gaara nella scatola insieme al resto delle foto e dei regali. “Rotto?” formulò, facendo gemere Naruto alla schiettezza.
“Gaara ha deciso che ne aveva abbastanza di me,” venne l’amara e quasi furiosa risposta.
Ora questa era una novità. Itachi conosceva il rosso tanto da sapere che era troppo infatuato del biondo, che era impensabile che ne fosse sazio.
“Ha detto che dovrei aspettare Sasuke quando sappiamo entrambi che non tornerà!” la voce di Naruto stava diventando sgradevole ed in qualche modo i sensi di colpa iniziarono ad artigliare Itachi. “Sasuke mi ha gettato via insieme a tutto il resto! Stupido Gaara! Stupido Sasuke! Stupido me!”
Itachi gemette internamente. Perché il biondo doveva dire ciò che lui –Itachi gli aveva detto?
“Nessuno vuole stare con me”.
Itachi deglutì. Non era venuto per un viaggio nel senso di colpa.
“Pensavo di essere bravo a gestire le relazioni. Pensavo di andare bene anche a letto”.
Itachi strinse i pugni. Poteva andarsene, lo sapeva, ma non poteva voltare le spalle a Naruto. Anche se era immerso nel suo monologo di rabbia e autocommiserazione.
“Deve esserci qualcosa di sbagliato in me”.
Non dire niente. Non farlo, si disse Itachi.
“Mi manca qualcosa?”
Non rispondere. Non dire –crollò quando gradi occhi azzurri e acquosi si focalizzarono su di lui in attesa di una risposta. Naruto era diventato la sua coscienza personificata e in quel momento Itachi fu trascinato dalla colpa.
“Tu e Sasuke eravate inconsapevolmente le mie marionette per il mio proposito,” disse con voce forte e chiara. La confessione di un criminale.
Naruto lo guardò confuso.
“Ho convinto Sasuke che tu eri un peso per lui, proprio come ho convinto te di non essere nient’altro che una gabbia”. Guardò Naruto dritto negli occhi. “Sono stato io a sceglierlo come mio sostituto. Sono stato io a separarvi”.
Ci volle un secondo perché i suoi crimini venissero registrati nella mente del biondo e quando lo fece, Naruto lo guardò torvo, delusione cadde in lui prima che la rabbia la seguisse. “Tu… tu…” non poteva esprimere a parole ciò che provava. “Va fuori, Itachi”
“Naruto-kun, io-”
“Va. fuori. dal. cazzo.” Voleva ferire Itachi in quel momento, ma il suo corpo non riusciva a muoversi. Era come se, la pesantezza della verità avesse reso il suo corpo immobile. Ogni cosa ora era rovinata. Ogni cosa. Itachi voleva spiegare, ma ne aveva il diritto? Seppe la risposta alla sua domanda quando Naruto gli gridò di sparire, le iridi azzurri brillavano di intenti omicidi. Le aveva rovinate. Aveva rovinato le vite di due persone. Aveva rovinato ogni cosa.
Naruto si buttò sul divano, lampi del suo passato scorsero come un vecchio film. Chi avrebbe mai pensato che Itachi potesse farlo; che loro erano state le marionette di Itachi, perfettamente mosse ai suoi comandi? Il dolore del tradimento era grande, ma lo era ancora di più quando la persona che aveva commesso un simile atto era fidata; la persona che vedeva come la cosa più vicina ad un fratello. Poiché piangere non era sufficiente, Naruto gridò con quanto più fiato aveva in gola.
La mano di Itachi fu bloccato dall’aprire la portiera della macchina dal perforante gridò che tagliò il silenzio. Era certo che Naruto non fosse mentalmente stabile in quel momento, voleva restare e assicurarsi che stesse bene.
Tuttavia, non era di lui che Naruto aveva bisogno. Sfortunatamente, Gaara era fuori città così fu costretto a chiamare un’altra persona –Sakura.
“Perché? Cos’è successo?” domandò Sakura.
“Va da lui e basta. Non c’è tempo per le spiegazioni”. Per rendere la cosa più urgente, Itachi riagganciò immediatamente. L’effetto desiderato fu immediato, perché Sakura arrivò sufficientemente presto a premere il campanello della porta di Naruto.
Quando il biondo non rispose, Sakura pensò le peggiori cose. Si maledì quando si ricordò pochi secondi dopo, che aveva ancora un duplicato della chiave dell’appartamento di Naruto. Con questa, entrò.
“Naruto? Naruto? Naru-” di bloccò quando vide il suo caro amico, inerte sul divano. Senza alcun idea su ciò che era successo per rendere Naruto così melanconico, non seppe cosa dire.
Tuttavia, lo raggiunse e lo avvolse con le sue braccia come una madre avrebbe fatto per confortare il suo bambino.
A quel semplice e sincero gesto, Naruto crollò. Tra i singulti, disse alla rosa cosa era accaduto.
“Quel… quel bastardo!” mormorò Sakura mentre rafforzava il suo abbraccio come se volesse strizzare via il dolore dal giovane in lacrime.
“Voglio ucciderlo”, mormorò il biondo, ma sapeva che se avesse trovato il coraggio per commettere un simile crimine, la morte di Itachi non avrebbe comunque riportato indietro il tempo ed inoltre, anche augurandosi che il tempo tornasse indietro, era come dire che non era stato felice del tempo trascorso con Gaara.
“Vieni con me,” si offrì Sakura. “Lee, Ino ed io stiamo andando in campeggio per tre giorni”.
“No, non posso. Ho il lavoro-”
“Ehi, non era Chouji che ti assillava perché ti prendessi una pausa? Ti farà bene”.
“Ma…” non poteva dimenticare la perdita ed il tradimento, ma il pensiero del cielo blu e della vicinanza con la natura era allettante. “Parlerò io con Chouji” disse la rosa.
Sakura gli strinse leggermente le spalle, dicendo, “Sarà una pausa perfetta per te”.
E come aveva detto, il campeggio fece bene al ragazzo. Il biondo non era solo conosciuto per la sua chiassosità, ma anche per la sua abilità nel riprendersi. Poteva piangere litri e litri di lacrime, demoralizzarsi, ma in breve, si sarebbe rialzato in piedi e avrebbe vissuto la vita di nuovo.
Non avendo più un ragazzo, Naruto dedicò tutto il suo tempo al lavoro. Ovviamente, lui e Gaara uscivano ancora insieme come amici ed in quattro mesi, i suoi sentimenti romantici per il rosso erano spariti, ma la stessa cosa non si poteva dire per i sentimenti di Gaara verso il biondo.

C’erano momenti in cui Naruto pensava di provare a contattare Sasuke e dirgli tutto ciò che Itachi gli aveva detto. Tuttavia, se stabiliva un contatto, il moro suo ex-amante gli avrebbe creduto o l’avrebbe visto come un suo tentativo di riportarlo indietro? La parte del cuore di Naruto che ancora portava la cicatrice della sua rottura con il suo primo amore rispondeva a quella domanda per lui e per convincerlo gli ripeté le parole di Sasuke durante la loro separazione più e più volte fino a che il biondo non divenne sordo e cieco ad ogni barlume di speranza.
Si piegò sconfitto. Si lasciò cadere esausto. Si inginocchiò in resa. Sprofondò nella confusione.

-SasuNaru is love-

Nonostante l’espressione calma sul volto, Sasuke non poteva fermare il panico che stava crescendo in lui nel momento in cui il suo aereo privato atterrò dolcemente su una delle piste dell’aeroporto di Narita. Non voleva essere in Giappone, anche se solo per una settimana. Voleva tornare a Londra che era diventata la sua fortezza in quegli anni. Tuttavia, sapeva che doveva essere lì, perché era il compleanno di sua madre e l’anniversario centenario della compagnia. Non c’erano ragioni per cui lui dovesse saltare questi due giorni speciali quando era stato sua padre ad invitarlo.
Si voltò verso la finestra e tanto spontaneo quanto improvviso, disse mentalmente,
Sono a casa, Naruto.

-SasuNaru is love-

Forse molti lo avrebbero definito stupido per ciò che stava per fare, ma ad Itachi non gli era mai importato un cazzo di ciò che gli altri pensavano. Inoltre, per lui, era una cosa giusta correggere ciò che aveva commesso e liberarsi dalla colpa perché essere libero dalla colpa significava assoluta libertà. Così quando vide Sasuke girare per il giardino, probabilmente per riprendersi dal cambio di fuso orario, Itachi gli si avvicinò.
“Stai pensando a Naruto?” domandò Itachi.
“Che t’importa?” chiese Sasuke di rimando. Se c’era una cosa che Sasuke aveva imparato bene, era mantenere un viso impassibile che non mostrava o dava indizi di ciò che provava o pensava.
“Non importa,” rispose Itachi liquidando la cosa. “Ho ferito Naruto, molto”.
Ci fu un leggero tendersi del corpo di Sasuke che fu completamente mascherata dal volto e dalla voce. “Perché mi stai dicendo questo?”
“Perché riguarda te, lui, me e nostro padre,” gli disse Itachi. “Sai perché nostro padre mi ha lasciato andare? Perché mi ha permesso di avere ciò che volevo?”
“Perché avevi già raggiunto il tuo limite”.
“Ci credi veramente?”
No, Sasuke non ci aveva mai creduto del tutto, ma per anni, questo aveva risposto a numerose domande e reso logico la sua investitura a successore.
Quando non rispose, Itachi proseguì, “Perché gli ho dato ciò che voleva. Era una specie di affare”.
Sasuke lo guardò, cercando di indovinare cosa potesse volere loro padre da meritare la libertà di suo fratello. Quando nulla gli venne in mente, disse, “Che cosa?”
“Avrei potuto suggerire qualsiasi dei nostri cugini come suo successore, ma non sarebbe mai stato d’accordo perché l’unico nome che voleva sentire era il tuo e sai perché?” Sasuke scosse il capo, ma aveva senso ciò che stava dicendo suo fratello. “Perché voleva che tu rompessi con il tuo amato biondo”.
Suo fratello parve così sorpreso a questa rivelazione che la sua innocenza e prevedibilità fecero sentir male Itachi. “Non ti avevo detto che era pericoloso essere così prevedibili?” disse.
Tuttavia sfuggì a Sasuke, il cui stomaco era sotto sopra e la cui forza sembrava stesse abbandonando il suo corpo, che ruolo avesse giovato Itachi in quella cospirazione.
Itachi non si fermò. Ogni cosa si stava agitando in lui, sollevando verso l’alto e aspettando di essere sputato fuori. “Nostro padre sapeva che saresti stato distratto se ti avesse dato ciò che più bramavi e così te l’ha data. A me era rimasto il compito di tenerti concentrato sul tuo nuovo titolo approfittando della rivalità a senso unico che tu hai stabilito tra noi. Nel frattempo ho anche fatto il lavaggio del cervello a Naruto-kun poco per volta”. Ci fu un luccichio di orgoglio negli occhi di Itachi come se fosse soddisfatto di come li avesse manovrati a danzare bene al suo ritmo. La fiducia era una tale spada a doppio taglio.
In quel momento, la sua posizione sulla compagnia ed il suo titolo non sembrarono più così grandi, realizzò Sasuke. Le parole provocanti di Itachi in quelle volte passate erano ancora più odiose. Si rese conto che suo padre non si era arreso, quella volta in cui aveva detto all’uomo di farsi gli affari propri, stava invece pensando ad un nuovo piano di gioco. Era stato fregato. Non era stato altro che un fantoccio. Che patetico. Disgustoso.
Il subbuglio nel suo stomaco si fermò quando la rabbia scese su di lui. Rabbia che stava incrementando e lo stava rendendo pericoloso. Rabbia che non aveva mai provato prima e la liberò. Voleva fare male ad Itachi nello stesso modo in cui questi aveva ferito lui e Naruto.
“ITACHI!”
Itachi lo vide arrivare, ma non si mosse. Lasciò che Sasuke lo colpisse perché se lo era meritato.
Tuttavia, il dolore era diverso da quello che aveva sentito quando aveva sentito Naruto gridare quella notte. Era un grido di dolore. Un grido di qualcuno che di fidava ed era stato tradito. Un grido che lo perseguitava di giorno in giorno.
Dopo tre pugni, Itachi afferrò il pugno seguente di Sasuke al volo, torse le sue braccia e lo spinse a terra sedendosi sulla sua schiena. Si piegò in avanti e sussurrò disgustato con voce leggermente tinta di amarezza. “Tu sei come tutti gli altri, mi mettete su un piedistallo e vi dimenticate che anche io sono umano, imperfetto, vulnerabile alla tentazione dei miei desideri”.
Avendone abbastanza, Sasuke si dimenò ed Itachi lo lasciò andare. Si rimise in piedi, lo fissò con odio e se ne andò.

-SasuNaru is love-

In una società dove ogni cosa era rigida e troppo severa, non era strano vedere un uomo bere allegramente mentre cercava di annegarsi nell’alcol. Tuttavia, questo uomo che era seduto tranquillamente in un angolo, con gli occhi vuoti mentre beveva in modo quasi automatico, era diverso. Lo si poteva dire perché il barista che lo stava osservando discretamente, era da sei anni che faceva quel mestiere.
Qualcosa di affine ad un gemito di disperazione scivolò senza essere richiesto dalle labbra di Sasuke quando ricordò che aveva rinunciato a Naruto per qualcosa che credeva necessaria per definirlo una persona.
Dio! Era stato così innocente e cieco e ora… Naruto non c’era più e non aveva idea se poteva riaverlo. E se poteva, non aveva idea di come. Onestamente non lo sapeva, era perso, confuso e solo. Il fatto lo aveva mandato nel fondo della disperazione, portandolo a cercare conforto nell’alcol.
Durante queste volte in cui si rigirava il bicchiere e fissava il liquido, chiudeva gli occhi e mentalmente pregava, ‘Naruto, ti prego trovami’.
A mala pena il moro guardò alla sua destra quando qualcuno gli si sedette accanto di nuovo. Sebbene, questa volta, fosse una persona diversa; una donna dai capelli biondi e gli occhi azzurro chiaro.
“Ciao,” miagolò lei sorridendo seduttivamente.
Sasuke fece un cenno del capo, ma la sua mente era da tutt’altra parte… camminando nella sabbia del tempo e svitando le viti della memoria. Guardò la donna e ricambiò il sorriso. Senza una parola la afferrò e la baciò.
Poiché era troppo inebriato, non realizzò che la donna aveva soltanto i capelli tinti e stesse portando le lenti a contatto, ma era anche per questa ragione che aveva questa audacia di baciare una persona a caso mentre fingeva di essere con Naruto.
La donna mormorò contro il suo collo, “Stanza?”
Scosse il capo.
“Motel?”
“Troppo lontano,” rispose, le mani occupate nel toccarla e la mente intossicata dall’alcol occupata a fornirgli immagini di un corpo brunito.
“Dove allora?” domandò mentre la sua mente si scioglieva sotto ai suoi tocchi.
Sasuke la guardò e ghignò, “La mia auto”.
La donna rise e tra i baci, si avviarono verso la porta.
In coincidenza, Hidan e Kakuzu erano lì e scorsero Sasuke che era accanto ad una parete mentre baciava una bionda. Sembrarono essere così presi dall’atto che non si accorsero di nulla.
Kakuzu scoppiò a ridere e scattò una foto con il suo cellulare. “Mandiamola ad Itachi,” disse.
Hidan annuì. “Né sarà entusiasta,” borbottò sarcasticamente. Li osservò finché i due non uscirono dalla porta finendo nella fredda notte.
Pochi minuti più tardi, Itachi stava chiamando Kakuzu chiedendogli dove avesse scattato quella foto.

La donna gemette quando Sasuke sfiorò le sue mani contro i seni e le guidò verso il basso. Boccheggiò e pregò mentre le sue mani lavoravano sulla sua camicia.
Sasuke la fece distendere, la sua pelle surriscaldata contro la fredda pelle del sedile. La sua mano sinistra scivolò sotto la minigonna delicata mentre si muoveva tra le sue ginocchia. “Bellissimo,” sussurrò, facendola arrossire, ma lui non vedeva lei. Stava vedendo lui, quando il desiderio e l’affetto si erano stampate sul suo amorevole volto.
Qualsiasi risposta la donna avesse, fu inghiottita in un profondo gemito quando Sasuke allineò i loro bacini e la durezza del moro la fece sudare e penò nella lussuria che ingolfava il suo corpo.
“Ti pre-” fu interrotta quando la portiera ai loro piedi fu aperta di scatto.
Sasuke guardò Itachi che gli stava ordinando di uscire.
“Stai giocando di nuovo all’avvocato del diavolo?” lo denigrò Sasuke, con la vista non a fuoco.
Itachi guardò la donna, “Fuori”.
“Non ascoltare lo stronzo,” disse Sasuke prima di immergersi in un altro umido bacio, ma Itachi lo strattonò indietro senza pietà tirandolo fuori all’aperto.
Hidan e Kakuzu erano con Itachi e si stavano chiedendo perché stesse fermando lo spettacolo.
Itachi guardò la donna leggermente spaventata. “Va a casa. Mio fratello é confuso”.
La donna annuì poiché il moro la stava guardando con una calma così lugubre che ne rimase scossa.
Liberatosi della donna, Itachi guardò il fratello che barcollava ai suoi piedi. Non avendo la pazienza di aspettare che Sasuke si rialzasse, lo tirò su.
Sasuke schiaffeggiò via le sue mani. “Che stai facendo?” disse. Lo sguardo così annebbiato che non realizzò nemmeno di aver indicato un albero dietro ad Itachi invece che quest’ultimo.
“Impedirti di fare un errore”.
“Tu bastardo! Lui ha pianto,” disse Sasuke all’improvviso. Le immagini vivide che stava vedendo non potevano essere oscurate dall’alcol nel suo corpo. “Il giorno della mia partenza. Lui ha pianto. Ha pianto quando abbiamo fatto l’amore. Ha pianto quando ero dentro di lui. Ha pianto quando è venuto. Ha pianto, sperando che io rimanessi, ma non ha detto niente. Lui ha pianto! Io l’ho fatto piangere! Tu l’hai fatto piangere, tu stronzo manipolatore!”
“Sasuke,” iniziò piano Itachi, ma con fermezza. Tuttavia, suo fratello non aveva finito.
“Lui ha pianto quando mi ha detto che mi amava. Lui-”
“Basta così”.
“Basta?” ripeté Sasuke. “Io non ne avrò mai abbastanza di lui. IO LO AMAVO FOTTUTAMENTE! CHE TU SIA MALEDETTO, BASTARDO!” Sasuke crollò contro la sua macchina, improvvisamente esausto per la sua sfuriata emotiva…per ogni cosa che era andata storta nella sua vita e per gli stupidi errori commessi. Era stanco di tutto. Era un disastro. Ogni cosa era un disastro. Dio! Non voleva più vivere.
Itachi aspettò qualche istante perché il più giovane perdesse i sensi. Portando il corpo di Sasuke, guardò i suoi due colleghi che non sapevano cosa pensare di ciò che avevano sentito. Lanciò le chiavi della macchina di Sasuke ad Hidan, “Portala a casa”. Poi se ne andò.
“Cosa sono,” borbottò Hidan a se stesso, “un fottuto autista?”
Poi pallide dita girarono la chiave nell’accensione e guidò verso la suddetta destinazione.

-SasuNaru is love-

Ha pianto quando mi ha detto che mi amava. Io lo amavo fottutamente.
Erano frasi che scorrevano nella sua mente mentre guardava Sasuke ora rimboccato sotto le coperte.
“C’è nient’altro di cui ha bisogno, Itachi-sama?” domandò il loro maggiordomo dopo aver posato un vassoio con un bicchiere di acqua e un’aspirina sul comodino di Sasuke.
“Questo è tutto”. Era certo che ora che Sasuke e Naruto erano a pezzi l’unico modo per rimettere insieme i cocci era… Afferrò una penna ed un foglio e buttò giù l’indirizzo che gli era molto familiare e lo lasciò sul vassoio.

-SasuNaru is love-

Quando Sasuke si svegliò intorno alle dieci del mattino, si ritrovò ad avere un mostruoso mal di testa.
Mandò giù un’aspirina e stava per rimettersi a dormire quando si ricordò cosa aveva quasi fatto e provò disgusto. Con non pochi sforzi barcollò verso il bagno e si fece un lungo bagno. Dopo il quale, prese altre due aspirine. Fu solo quando sentì la testa più leggera che notò il pezzo di carta. Riconobbe la grafia di Itachi, ma non riconobbe l’indirizzo. Accartocciò il biglietto e lo gettò nel cestino prima di scendere per un pasto leggero. Tuttavia, frammenti di quell’indirizzo gli tornarono in mente. Il biglietto accartocciato comparve nella sua mente quando giocò a golf e quando tenne una teleconferenza con i suoi subordinati. Lo stava chiamando tenacemente ed il suo cuore lo pregava di andare a quell’indirizzo. Era sera quando acconsentì alla supplica del suo cuore.
Prese la strada più lunga e camminò persino nella corsia pedonale al posto del sottopassaggio. La stava tirando per le lunghe, lo sapeva, ma non gliene fregava niente. Una parte di lui era spaventato di ciò che lo avrebbe aspettato a quell’indirizzo. Cosa avrebbe trovato?
Poi il suo cuore sussultò vedendo un giovane dalla scioccante chioma bionda e la pelle brunita. Sentì qualcosa dentro di lui, scorrere verso l’alto e capitombolare in una parola, “Naruto?”
Per un secondo, il cuore di Naruto si fermò ed alzò gli occhi, le mani strette alle borse della spesa che stava portando. Il suo cuore si strinse… ogni suo muscolo sembrò contrarsi quando vide Sasuke in piedi a pochi metri da lui… un Sasuke cresciuto… una versione matura del suo Sasuke. Si stava di nuovo innamorando, non che avesse mai smesso di amarlo, ma si stava ricordando di quella volta in cui Sasuke era alla fine di una scalinata mentre lui –Naruto realizzava che amava il suo migliore amico. “Sasuke?”
Sasuke rilasciò il respiro che aveva inconsciamente trattenuto e si sentì stringere dappertutto. C’erano molte parole che morivano dalla voglia di uscire dalla sua bocca e sentimenti che si stavano sollevando come onde. Era bollente e freddo. Era felice ed intimidito mentre fissava il volto di Naruto… del suo amore… del suo Naruto.
Sei ancora mio? Fu la domanda che stava scorrendo nelle loro menti.
Le borse della spesa scivolarono dalle mani di Naruto, ma non importò, perché Naruto si stava muovendo verso Sasuke e così stava facendo anche quest’ultimo e caddero l’uno nelle braccia dell’altro, afferrandosi per mantenere l’equilibrio mentre le loro bocche premevano famelicamente l’una contro l’altra.
‘Mi sei mancato’ o ‘Non avrei mai pensato di rivederti’ erano solo due delle centinaia di cose che si sarebbero voluti dire se i loro cuori non fossero stati in preda alle fiamme e se le loro bocche non fossero state occupate. Presto, parole significanti fuoriuscirono dalle loro labbra, ma vennero inghiottite tra baci, mordicchi e lappate.
Naruto approfondì l’effusione e Sasuke lo lascio fare, perché era troppo impegnato a tirare il corpo che si adattava perfettamente contro il suo. Stava annegando. Era bagnato quanto lo era Naruto. Questo sublime sentimento causato dal loro incontro, insieme all’amore, li stava bagnando proprio come stava facendo la tenda di pioggia in quel momento. Era meraviglioso oltre ogni parola.
Fu per coincidenza che anche la macchina nera di Fugaku passasse per di lì. L’uomo ignorò le figure sopra il ponte, fino a che un lampo di luce non tagliò il cielo e rivelò l’identità della coppia chiusa in un forte abbraccio ed un bacio appassionato. La sua mente sbiancò alla fredda rabbia ed irritazione che ribolliva in lui. Sasuke aveva dimenticato chi era? Dove era?
Come l’auto li superò, girò il capo per guardare indietro, ma i due erano stati di nuovo riabbracciati dall’oscurità. Se l’autista avesse visto la scena, non lo fece notare e per questo Fugaku gliene fu grato.

I due si scostarono per respirare, ma la punta dei loro nasi si stavano ancora toccando ed i loro respiri mischiando.
“Vieni con me,” sussurrò Naruto e afferrò una mano pallida, raccolse le borse della spesa ed insieme, corsero sotto la pioggia, sentendosi come dei bambini e prima di tutto, completi.

Naruto gemette entrando nell’appartamento. Reclinò il capo per dare più accesso a Sasuke, la cui bocca stava famelicamente errando sulla pelle da lui esposta. Calciò la porta perché si chiudesse e allo stesso tempo gli acquisti di Naruto caddero a terra. Erano troppo presi dalla loro passione per essere grati al fatto che la porta non avesse bisogno di essere chiusa a chiave dato che aveva la serratura automatica, né pagarono attenzione agli oggetti circolari che stavano rotolando sul pavimento o al fatto che stavano lasciando scie bagnate a terra.
Il biondo gemette in protesta quando pestò qualcosa. Si scostò dal bacio sciogli ossa e guardò in basso, storse il naso alla vista del pomodoro schiacciato. Riportò l’attenzione a Sasuke che aveva inarcato un sopracciglio come per dire ‘Quindi?’ e la risata che brontolò nel suo petto, salendo per sua gola e per le sue labbra fu inghiottita dalla bocca bollente e possessiva del moro. Perdendo l’equilibrio mentre tirava il moro lungo il corridoio, afferrò la camicia di Sasuke e causò accidentalmente un piccolo strappo sulla spalla sinistra. Rivolse a Sasuke un sorriso sexy ed imbarazzato, ma quest’ultimo afferrò la sua maglia e creò uno strappo nello stesso punto.
Sasuke ghignò e Naruto scoppiò a ridere. Anche lui rise. Si baciarono tra intense effusioni fino a che le loro risate non si trasformarono in gemiti. Quando raggiunsero la stanza di Naruto, erano rimasti solo in jeans.
Prima di raggiungere il letto del biondo, erano completamente nudi e caddero sul materasso come due bambini che stavano ancora imparando a stare in piedi e camminare.
Sasuke prese un profondo respiro al contatto ed il suo membro pulsò. Il suo corpo stava vibrando. No, non stava vibrando. Quello era Naruto. Lui stava già esplodendo con la sola sensazione del corpo sotto di lui e con il solo udirlo gemere ed ansimare. Fece scorrere le mani, lasciandole vagare sulle ali che erano familiari ad entrambi e al contempo nuove. Non disse nulla perché non ci riusciva. Poteva solo fissare, facendosi ammaliare e sentendo Naruto.
Toccò il biondo nello stesso modo che era solito fare durante la loro adolescenza tranne per il fatto che non c’erano altre distrazioni, nessuna amarezza con ogni tocco, solo piacere e passione crescente. Toccò con successo il biondo come aveva sempre voluto, svegliando i lacci che li legava… che erano sempre stati lì, inestinguibili. Lo toccò come aveva sognato, finché lui, come anche Naruto, non si perse negli oceani del tempo… nel triangolo del passato, presente e futuro. Nell’attorcigliamento dei loro corpi e nei loro movimenti, il moro baciò lo stomaco del biondo e prese l’eccitazione di Naruto in bocca.
Quando leccò la fessura fu, Ah! Sasuke!
Quando succhiò fu, Dio! Sasuke!
Quando lo ingolfò fu, Cazzo! Sasuke!
Quando Naruto venne fu solo, Sasuke! Ma suonò in lui come una dolce melodia del passato e come una promessa per il futuro.
Il biondo tirò Sasuke per un bacio e poté assaporare se stesso, ma sparì per lasciar libera la strada a quest’ultimo. Gemette con apprezzamento dopo il bacio. Ancora in estasi, non si accorse cosa stava facendo Sasuke fino a che non toccò il suo perineo. Lo sfregò fino a che i muscoli delle sue gambe non tremarono, ma c’era di più, Sasuke fece scivolare le sue dita coperte di liquido preorgasmico nel suo corpo, sentendo quella bollente e vellutata superficie che attanagliò Sasuke allo stomaco. Continuò a massaggiare entrambi i punti poi chinò il capo cosicché la sua bocca potesse giocare con la punta del membro di Naruto.
Non passò molto che il ragazzo venisse, troppo velocemente. Sasuke lo notò e affermò, “Sei troppo veloce”.
Naruto arrossì perché anche lui lo aveva notato e aveva una perfetta motivazione sul perché. “Perché sei tu che mi fai questo effetto, bastardo”. Gaara lo aveva toccato ed il suo corpo aveva reagito, ma era diverso da come il suo corpo reagiva ai tocchi di Sasuke. Era come se il suo corpo avesse scelto un partner a cui reagire in quel determinato modo, molto primitivo.
Sollevò le braccia, le avvolse intorno a Sasuke e lo tirò giù per bisbigliare, “Voglio sentirti dentro di me”.
Il cuore di Sasuke sbatté contro il petto, ma non si diede tempo per assaporare il momento, perché Naruto li stava spingendo in una posizione seduta. Seguì con lo sguardo il biondo che spremeva una buona quantità di lubrificante mista al suo liquido preorgasmico prima di applicarlo sulla sua erezione. Espirò profondamente e afferrò le lenzuola sotto le sue mani mentre le dita brunite si muovevano su e giù su di lui.
Ipnotizzato dalla durezza e da come luccicava grazie al suo liquido preorgasmico e quello di Sasuke e della lozione mischiate assieme, sotto quella poca luce che c’era nella stanza, Naruto non poté fermare le sue mani. Improvvisamente sentì il desiderio di voler fare un po’ di cose con l’erezione di Sasuke, tutte perverse, ma le mani diafane lo bloccarono. Il moro lo guardò e sussurrò raucamente. “Voglio venire dentro di te”.
Naruto annuì e si distese sulla schiena. Sasuke spinse le sue gambe al petto, le braccia pallide che le tenevano lì. Si avvicinò, fissò gli occhi con quelli del biondo e scivolò lentamente dentro.
E ci fu una sola parola che venne formulata dalla sua mente surriscaldata: Fottereeeeeeeeee…
Naruto è stretto e bollente, pensò Sasuke mentre si spingeva più a fondo. Sasuke è diventato più grosso, fu invece il pensiero di Naruto mentre veniva attratto da quel puro piacere creato dall’erezione di Sasuke che affondava in lui, lo allargava e lo riempiva.
Naruto sollevò una mano e la passò tra le ciocche corvine inumidite. Si tirò su sui gomiti e portò le sue labbra sul punto più sensibile del collo di Sasuke.
“Naruto,” mezzo gemette il moro. Abbassò lo sguardo e vide Naruto, rilassato, vulnerabile, aperto e bisognoso. Flesse i muscoli poi, si mosse. Lentamente. Profondamente. Inesorabilmente. Un battito di cuore e poi scivolava dentro.
Un altro battito di cuore e poi usciva. Ripeté questo ancora e ancora fino a che il loro ritmo non aumentò… fino a che i loro corpi non bramarono di più, non bramarono quel bianco e bollente momento dove il desiderio selvaggio regnava supremo. I loro corpi si mossero in un ritmo mai dimenticato che spingeva l’uno verso l’altro come mai era successo prima.
Naruto aveva le braccia attorno al collo di Sasuke, le gambe strette forte intorno ai suoi pallidi fianchi in uno sforzo di forgiare i loro corpi in un’unica entità.
Il moro tirò la mano destra di Naruto, intrecciando le loro dita e premendo i loro palmi assieme. Il biondo unì le loro labbra, chiudendo così l’ultimo legame. Entrando nella bocca di Sasuke in una modo che lo rese selvaggio… impetuoso e disperato.
Il controllo di Sasuke si ruppe e penetrò il suo biondo più forte, più veloce, più a fondo di quanto avesse mai fatto a quei tempi.
Naruto esplose. Gridò. Gemette lussurioso. Si strinse a Sasuke mentre ricambiava la passione ed il fuoco di quest’ultimo. Combinò il primitivo desiderio del moro al suo.
Continuarono a muoversi senza pensare, con urgenza e brama. Inneggiarono l’istinto selvaggio che faceva muovere i loro corpi; che li bruciava e che rendeva la loro pelle setosa e brillante per le stille di sudore e vennero in un furioso attimo fino a che le correnti… le loro correnti non li trascinarono lontano, lontano nel piacere.
Naruto si staccò dalla bocca di Sasuke e d emise un profondo e rauco gemito. Invece Sasuke grugnì e gemette una versione strangolata del nome del biondo mentre si svuotava. Guidarono i loro orgasmi fuori prima che il giovane dalla pelle diafana scrollasse sul suo partner, esausto. Occorse un lungo momento prima che ritornassero alla realtà e prima che Sasuke rotolasse affianco a Naruto che si accoccolò vicino a lui.
Si addormentarono senza parlare, perché i loro cuori sembravano perfettamente capirsi l’un l’altro senza bisogno di parole.

-SasuNaru is love-

Quando Sasuke si svegliò, era già mezzogiorno ed il suo cellulare stava lampeggiando. Lo aprì e lesse che aveva ventun messaggi vocali. Controllandoli, apprese che erano da parte del padre.
Ora che pensava all’Uchiha più vecchio, si ricordò di avere una questione da sistemare con questo. Si voltò a lato e si inclinò verso Naruto per destarlo.
“Troppo presto, bastardo,” piagnucolò mentre si accoccolava più vicino. Nessuno di loro due badò alla familiarità mostrata da Naruto alla loro situazione, come se dormire insieme e svegliarsi l’uno accanto all’altro stesse accadendo da lungo tempo.
“Vado a farmi la doccia. Prestami dei vestiti che poi devo andare a parlare con mio padre”.
“Fai quello che vuoi,” mormorò il biondo prima di premere un bacio assonnato su una pallida guancia.
Usuratonkachi, lo chiamò mentalmente Sasuke con un affetto che non aveva mai mostrato a nessuno.

-SasuNaru is love-

Sasuke si rallegrò internamente all’espressione torva che Fugaku aveva indossato nel momento in cui aveva visto i vestiti che si era fatto prestare da Naruto –una maglia arancione ed un paio di jeans logori e scoloriti.
Era chiaro a Fugaku che suo figlio stesse facendo una dichiarazione, ma anche senza quei vestiti accecanti, avrebbe comunque saputo dove avesse trascorso la notte Sasuke e con chi. Lo sapeva perché Sasuke era facile da leggere. Per non menzionare che i suoi vestiti gridavano il nome del suo proprietario da tute le parti.
“Cosa stai facendo? Hai dimenticato chi sei?” disse Fugaku.
Sasuke voleva sbattergli indietro quelle domande, ma non era lì per continuare quella lotta. Era lì per chiuderla.
“Cosa succederebbe se qualche giornale vi avesse visto sul ponte? Cosa-”
“Lasciali pensare quello che vogliono,” lo interruppe Sasuke dopo aver concluso che l’uomo li aveva visti quella notte.
Fugaku si infuriò. “SASUKE!”
“Non c’è nulla di cui vergognarsi riguardo ciò che sto facendo”.
“Tu stupido figlio!” sibilò Fugaku. “Non sai che molti dei nostri partner sono molto tradizionali? Se venissero a conoscenza… di questo, si allontanerebbero”.
“Allora lasciali. Con o senza di loro, io porterò comunque la società in alto perché non può fare altro che salire”.
Fugaku sbuffò scettico. “Senza il loro aiuto? Non essere ridicolo!” pareva sul punto di scoppiare. “Smettila di pensare a te stesso e quel biondino!”
“Io sono sicuro che ci sono altri che sarebbero di gran lunga più qualificati per l’azienda”. Mantenne il contatto visivo con gli occhi del padre che stavano lanciando fiamme. “Prima di dire che nominerai di nuovo Itachi come tuo successore, lasciami chiarire che io non te lo permetterò. Lascia che Itachi abbia quello che vuole”.
“Diresti ancora così se sapessi che ha fatto?”
“So già della cospirazione che avete giocato contro di me,” disse Sasuke, facendo sparire il ghigno di Fugaku. “Ma non ti chiederò perché hai cercato disperatamente di separare me e Naruto perché non mi importa più, ma non sarò più la tua marionetta. Mai più”.
La determinazione e la testardaggine in quegli occhi erano così evidenti, pesanti e spessi che soffocarono ed infastidirono Fugaku. “Obblighi e responsabilità, Sasuke. Come erede degli Uchiha, queste cose resteranno su di te. Non puoi servire due padroni allo stesso tempo. Non puoi servire il nome degli Uchiha e allo stesso tempo, Naruto”.
“Io servo solo un signore –me stesso. Starò con Naruto”. Detto ciò, Sasuke se ne andò, non permettendo a suo padre di ribattere. Comunque, non c’era nulla da dire per Fugaku.
Io servo un signore –me stesso.
Quella frase mostrava bene l’essere di Sasuke. Aveva servito un signore anche quando era stato la sua marionetta. E ora quel ragazzo stava gestendo la loro società, stava adempiendo a ciò che il suo cuore desiderava –Naruto. Un signore, davvero.
Lui e Sasuke erano uguali, ma il coraggio di quest’ultimo e l’eterna insolenza facevano la differenza.
Lui, Fugaku, aveva sfidato suo padre, ma tale ribellione era finita con lui come lo sconfitto e non aveva più lottato. Invece, nel caso di Sasuke…
Rise in sincero divertimento e nel profondo di lui, nel profondo del suo cuore, era orgoglioso di Sasuke… del suo figlio più giovane che aveva perso, ma combattuto di nuovo e questa volta, vinto. Si reclinò contro la poltrona e chiuse gli occhi. Rispettava Sasuke come suo figlio, come suo erede, ma più di ogni altra cosa, rispettava Sasuke come uomo che aveva saputo quando combattere e vincere la battaglia.
Hai vinto, Sasuke.
Fugaku sapeva, senza alcun dubbi, che Arashi ne sarebbe stato lieto. Più che lieto. Sarebbe stato felice e Fugaku non vedeva segretamente l’ora di vedere il più bel sorriso del biondo una volta che avesse ascoltato l’improvviso capovolgersi degli eventi.
Lui ed Arashi non sarebbero mai più potuti essere amanti, ma con la relazione dei loro figli, andava bene.
Hanno finito ciò che abbiamo iniziato, Arashi.
Non si sarebbe scusato per ciò che aveva commesso, ma in cambio decise di lasciare a Sasuke ciò che voleva davvero.
Quella era l’unica cosa che poteva fare per attenuare le crudeli cose compiute contro lui e Naruto.
Siate felici ora.

-SasuNaru is love-

“Sasuke?” chiamò una sorpresa Mikoto nel vedere il secondogenito nel corridoio e in quei vestiti.
“Non hai dormito a casa la notte scorsa”.
“No”.
“Non rimani per pranzo?” domandò mentre si chiedeva perché il giovane stesse indossando dei vestiti così sfolgoranti. Così inadatti a lui.
“Non voglio fare aspettare troppo Naruto”.
Poi comprensione illuminò Mikoto e ghignò, gli occhi luccicanti di felicità per il figlio. “Sasuke, mi aspetto che tu porti Naruto alla mia festa domani sera”.
Sasuke le rivolse un sorriso puerile. “Messaggio ricevuto”. Poi scivolò fuori di casa per andare dove sapeva era il suo posto.

-SasuNaru is love-

Naruto sorrise al riso fritto con maiale che aveva appena finito di cucinare. Di solito preparava caffè e pane per una persona per il brunch, ma questa mattina, quando era uscito dalla sua stanza e dopo aver preso i vestiti umidi e la sua spesa, aveva sentito voglia di mangiare riso fritto. (Brunch: è solito inglese ed è un incrocio fra la colazione ed il pranzo che si mangia un po’ dopo la colazione e un po’ prima del pranzo, come volevasi dire, un incrocio. XDD ndtrinh)
Era felice e non voleva rovinarsi l’umore, si fermò a pensare se Sasuke sarebbe tornato, se quella fosse stata solo la cosa di una notte e cosa avrebbe dovuto farne dei vestiti di Sasuke se questi non si fosse più fatto vedere.
Naruto udì il suono delle chiavi che titillavano ed il suono di suddette chiavi atterrare sul suo tavolino.
Poi, il profumo di Sasuke riempì la cucina, lo abbracciò lentamente proprio come un pallido braccio era andato a cingere la sua vita per tirarlo contro un corpo duro ed esile.
“Sasuke,” sussurrò, sollevato e felice.
Il moro, posò un bacio a lato del suo collo. “Suoni come se non ti aspettassi di rivedermi”.
“E’ così,” replicò prima di voltarsi e fissare il giovane. “Ma lo hai fatto e voglio dirti qualcosa”. Ogni volta, aveva pensato all’avverarsi di questo momento, si augurava di essere stato più saggio durante la sua passata relazione con Sasuke quando tutto era andato fuori controllo. Se lo fosse stato, non sarebbero passati attraverso tutta quella tristezza e dolore. Tuttavia, allo stesso tempo, erano così giovani e così innamorati che quando la loro relazione aveva iniziato a mostrare delle crepe, si erano fatti prendere dal panico ed iniziato a salvare i propri culi invece di approfittare della loro relazione sedendosi giù e parlando per potersi fare un quadro più esauriente della situazione. Ah, che degli idioti che erano a quei tempi. “Non ho mai avuto intenzione di trattenerti dal realizzare i tuoi sogni. L’ho capito dopo che Itachi se ne è andato quella notte”.
Sasuke seppe senza chiedere a quale notte si stesse riferendo Naruto, quella in cui Itachi aveva confessato ciò che aveva commesso. “Non mi piaceva proprio il modo in cui i tuoi occhi si illuminavano quando pensavi ai tuoi sogni. Era come se ti stessi consumando, che stessi impazzendo. Vivevi nel futuro che non esisteva piuttosto che nel presente e questo faceva male. Volevo che tu assaporassi il presente con o senza di me. Lo voglio ancora perché tu sei molto importante per me. Non voglio che tu ti senta deluso quando un giorno, quando guarderai nel passato ti accorgerai di era sempre vissuto nel futuro”.
“Va tutto bene,” lo rassicurò Sasuke. “Lo avevo capito anch’io. Ciò che veramente mi ha trattenuto quella volta non eri tu, ma le mie paure e le mie insicurezze. Tu mi hai sempre confortato così ho collegato queste due debolezze a te così tanto che non riuscivo a separarle da te. Ma ora va tutto bene. Va tutto bene perché ho capito… perché ora sono più saggio”.
Naruto annuì poi mise su un’espressione torva. “Ma non potrò mai perdonare Itachi”.
“Io sì,” disse Sasuke, sorprendendo il biondo. “E’ stato lui a darmi il tuo indirizzo”.
Un attimo più tardi, Naruto sospirò e disse, “Beh, ora che me mi hai dai detto questo… andiamo a vederlo”.
“Domani, lo incontrerai alla festa di mia madre”.
“Sono invitato?”
Sasuke annuì affermativamente. “Ma oggi,” disse con voce rauca, “Voglio sentirti gridare il mio nome”,
Naruto avvolse le sue braccia brunite intorno al suo amante e mormorò seduttivamente, “Solo se mi tocchi in quel modo”.
“Come?”
“Come se tu non ne avessi mai abbastanza di me”.
Sasuke ghignò, il suo cuore che scoppiava di vibranti colori di a amore e felicità. Abbassò lo sguardo in quello di Naruto e si lasciò perdere nei suoi occhi. Coprì una guancia e la accarezzo. Bellissimo, pensò e dentro di sé riflette possessivamente, e mio. Sorrise con orgoglio e si premette più vicino a quel corpo assuefante.. Amava Naruto… ardentemente. Assolutamente.
Naruto arrossì alle emozioni fiammeggianti in quegli occhi d’ossidiana. Sasuke lo amava ed il modo in cui lo stava guardando, gli diceva che Sasuke si sarebbe confessato da un momento all’altro. Il suo cuore sussultò ed il suo respiro divenne sciatto. Sasuke si chinò e le sue ginocchia tremarono. Sasuke sfiorò le sue labbra contro una tempia brunita e Naruto emise un basso gemito sorpreso. Sasuke si mosse ulteriormente fino a che il suo bollente respiro non soffiò contro il sensibile orecchio destro e Naruto rabbrividì.
“Naruto,” iniziò Sasuke.
Naruto deglutì sonoramente. Ecco, gli disse la sua mente in anticipazione. Oh Dio! Afferrò le spalle di Sasuke per evitare di crollare completamente. “Hmmm?” Le sue palpebre di chiusero, non ce la faceva più. Sasuke stava per dirlo… stava per mettere i suoi sentimenti a parole.
Sasuke aprì la bocca e la presa di Naruto sulle sue spalle si rafforzò.
“Piegati, per favore”.

Fine.


Edited by trinh89 - 24/1/2009, 13:52
 
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nikigaara
view post Posted on 23/4/2009, 00:15




BELLISSIMA!!!TROPPO STUPENA QUESTA FIC!!


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1 replies since 16/1/2009, 14:19   191 views
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