-Capitolo 35: Voglio essere più forte 強くなりたい..

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trinh
view post Posted on 14/4/2013, 14:33




Titolo: The Uchiha Couple (La coppia Uchiha).
Autore originale: asashouryuu.
Traduttrice: trinh89.
Lingua originale: inglese.
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic non esistono. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru.
Rating: yaoi, mpreg.

Probabilmente molte di voi si saranno dimenticate di questa storia e anche di chi sono e mi dispiace molto per questa mia prolungata assenza. Purtroppo questi ultimi due anni per me sono stati alquanto pieni: ho sempre lavorato, studiato e ora mi sono addirittura trasferita in Germania... quindi purtroppo non mi sono particolarmente interessata alle fiction e mi sono ritirata nell'ombra o diciamo in pensione XD. In ogni caso ho deciso che un po' di tempo posso provare ancora a ricavarlo e quindi eccomi qui. Vorrei ringraziare tutte quelle persone che mi hanno scritto per andare avanti il mio “lavoro” e che hanno apprezzato i miei sforzi.
Per quel che ho potuto ho risposto a tutte le mail che mi sono arrivate in privato e dal prossimo aggiornamento, cercherò di rispondere anche ai commenti se ne lascerete. Ora vi lascio alla lettura e alla prossima settimana :).

-Capitolo 35: Voglio essere più forte 強くなりたい..

Uchiha


Il nome Uchiha era sempre associato al potente sharingan e solo questo bastava a far tremare chiunque. Tuttavia non era lo sharingan il motivo per cui venivano rispettati e temuti, bensì l’intelligenza, i talenti prodigiosi e le fini abilità che si accompagnavano al loro nome. In visione di tutto ciò, nessuno trovava il coraggio di beffarsi di coloro che avevano sangue Uchiha.

Sfortunatamente, per cinque bulletti che erano due anni più grandi di Akemi, il ragazzo non era nulla delle cose che rendeva gli Uchiha spaventosi. Era un ordinario bamboccio che spendeva tutto il tempo con il naso affondato in qualche noioso libro o rotolo. Nel loro tempo libero, lo trovavano seduto nell’angolo dell’aula come una debole preda. Quindi fu colpa loro quando decisero di allearsi contro di lui in un corridoio dopo le lezioni?

Il pugno improvviso che ricevette Akemi gli stordì la mente dal dolore, tanto che gli occhi gli lacrimarono. L’accademia non lo aveva avvisato su quel genere di dolore e la pena descritta nei libri di azione che aveva letto erano diversi. Totalmente diversi.

“Sta per chiamare la mamma!” esclamò uno dei ragazzetti in tono drammatico, facendo ridere i suoi quattro amici. “Ma aspettate! Lui non ha una madre”.

“Tutto ciò che ha sono due padri e uno di loro cerca di comportarsi come se fosse sua madre”, disse un altro sghignazzando.

Se c’era una cosa che era imperdonabile per Akemi, era insultare la sua famiglia e specialmente il suo chichiue. Gridando all’omicidio in un bagno di sangue, spinse il colpevole e lo bloccò salendogli sopra a cavalcioni. Tuttavia, anche se i suoi occhi sanguinavano di rosso con un tomoe in ogni iride, il ragazzo non rimase minimamente turbato. Perché avrebbero dovuto? Akemi era l’Uchiha che non faceva niente, se non nascondersi nei libri. Strinse un pugno e colpi con forza il ragazzo.

“Avete ragione. Non ho una madre, ma il mio chichiue è meglio di tutte le vostre. Lui è il migliore e io ho due grandi ninja con cui allenarmi”.

Il ragazzo sotto di lui ghignò. “Il tuo pugno era troppo debole, sfigato”, lo beffò e gettò Akemi a terra. “Tu sei il più debole degli Uchiha. Sei patetico”.

Cantilenando quelle parole ripetutamente, iniziarono a calciare Akemi che cercava di opporre resistenza con tutto il suo essere, ma purtroppo non era nulla in confronto ai cinque bulli. Non ci volle molto prima che giacesse al suolo, con le gambe ritratte in una posizione fetale mentre tutto il suo corpo gridava di dolore.

Ma anche se in quella situazione, il suo orgoglio di Uchiha non gli permise di versare una sola lacrima e nemmeno di emettere gemiti di dolore o pregarli di fermarsi.

Il capo della banda continuò a ridere mentre lo calciava. Non era sufficiente. Non ne avrebbe mai potuto avere abbastanza. Voleva che il debole ragazzo urlasse dal dolore. Si preparò per un altro energico calcio, la gamba destra già caricata all’indietro. Ma prima che potesse sferrare l’attacco, si ritrovò scaraventato contro la parete insieme ai suoi amici.

In piedi davanti a loro, a proteggere Akemi non c’era altri che Yuuzuki –il più giovane capitano ANBU dai tempi di Itachi, il quale era appena apparso in uno sbuffo silenzioso tra loro e il fratello minore.

Gli si mozzò loro il fiato nel vedere lo sharingan di Yuuzuki, i tre tomoe ruotavano selvaggiamente e quando parlò la sua voce fu più fredda del ghiaccio.

“Che gentili”, disse con sarcasmo, “allearvi tutti insieme contro mio fratello”. Avanzò verso di loro con passo intimidatorio, “Dovreste sapere con chi avete a che fare”.

Prima che Yuuzuki potesse fare o dire qualcosa, i cinque bulletti se ne andarono alla velocità della luce, lasciando solo una scia di polvere. Ancora con l’espressione torva in volto, ma con lo sharingan disattivato Yuuzuki si chinò.

"Akemi?"

“Perché ti sei immischiato nel mio scontro?” domandò lui, infastidito perché sapeva che quei bulli ora avrebbero avuto un’altra ragione per vederlo come un debole.

“Non era uno scontro, Akemi”, replicò il fratello, sollevando immediatamente il fratello semi cosciente.

-SasuNaru is love-

“Sei sicura che lo stai facendo giusto, Miki?” domandò Naruto leggermente in dubbio mentre il chakra sull’indice della ragazza diventava fino come un ago e affilato come un kunai. Non accadeva tutti i giorni che un genitore si offrisse volontario per essere la cavia del figlio per il compito del fine settimana.

“Tsunade-sama ha detto che questa è la misura perfetta per praticare un’operazione medica sul campo. E’ veloce e indolore. Se senti male quando lo inserisco, allora c’è qualcosa che non va”.

“La vecchiaccia non ti ha anche insegnato a rassicurare il tuo paziente?” la punzecchiò.

“Ha detto che dovrei far svenire i pazienti a suon di pugni. Fra due mesi a partire da oggi, imparerò a tirar pugni come lei”, soggiunse con entusiasmo, facendo tremare di paura Naruto. Aveva sempre odiato quella forza bruta di Tsunade e ora sua figlia sarebbe diventata come Sakura e Shizune. Che Dio ce ne scampi.

Dall’altra parte del soggiorno, Kisho squittì mentre correva dietro al suo otousan fallendo nuovamente nell’acciuffarlo. Sì, i due stavano giocando a rincorrersi con Sasuke che sfuggiva vivacemente al figlio. Non poteva fare a meno di sogghignare quando udì un altro gridolino del ragazzo. Ma i quattro si fermarono quando sentirono Yuuzuki entrare con un Akemi malconcio tra le braccia.

“Oh!” Miki batté le mani in estasi, “Ho una nuova cavia”,

Yuuzuki si accigliò, “Questo non è il momento di scherzare, Mi-chan”.

“Non sto scherzando. Tsunade-sama mi ha detto come trattare casi del genere”.

“Che è successo?” domandò Naruto preoccupato mentre iniziava a pulire lo sporco e il sangue al viso di Akemi.

“E’ stato preso di mira dai bulli. Sono arrivato giusto in tempo per impedire che la situazione degenerasse”, disse, ma dentro di sé sentiva che la situazione non sarebbe mai potuta andare peggio di quanto già non fosse. Non era arrivato in tempo. Se lo fosse stato, Akemi non sarebbe stato ferito.

“Quanti erano?” domandò Sasuke mentre pensava a diverse punizioni. Era infuriato per il fatto che qualcuno avesse osato ferire suo figlio e una parte del suo ego era ferita perché sinora, nessuno attaccava o prendeva di mira un Uchiha se non un altro Uchiha.

“Cinque, ma me ne occuperò io. Li conosco”, disse. O piuttosto, conosceva i loro genitori. Essendo loro amico, poteva parlare con questi o personalmente con i bulletti. In ogni caso, si sarebbe assicurato che nessuno osasse avvicinarsi al fratello.

-SasuNaru is love-

Quando Akemi si svegliò, si ritrovò nella sua camera e fu contento che non ci fosse nessuno perché non voleva vedere e parlare con nessuno dopo essere stato deriso e picchiato.

Non gli piaceva il fatto che Yuuzuki lo avesse salvato, perché sapeva che questo lo rendeva più debole agli occhi degli altri ragazzi. Ma ogni volta che ricordava come suo fratello fosse apparso in un vortice di fiamme minaccioso, avesse scaraventato via quei ragazzi con un solo movimento del braccio e si fosse stagliato come un guerriero davanti a lui, c’era solo una parola per descriverlo: grandioso.

Suo fratello era semplicemente grandioso e quando aveva iniziato a parlare con quella voce pericolosa, era diventato spaventoso. Non avrebbe mai pensato che l’amichevole Yuuzuki potesse essere così minaccioso. Ma come poteva saperlo se non aveva mai trascorso molto tempo con lui? Infatti, evitava suo fratello non perché lo odiasse, ma perché finiva sempre con l’infastidirsi e discutere. Le loro personalità erano incompatibili.

Yuuzuki era molto socievole e aveva fascino. Amava provare tutto ciò che era nuovo e adorava rimpinzarsi di dolci ad ogni occasione. Gli piaceva anche stare con la gente, parlare, ridere con loro e fare qualsiasi cosa che avesse a che fare con loro. Quindi non era una sorpresa se Yuuzuki poteva ricordare tutti i volti degli abitanti del villaggio e i loro nomi o se più della metà del villaggio lo chiamasse ‘Yuu-chan’ o lo invitavano per i pasti o spuntini. Yuuzuki era allegro e alla mano e non si poteva negare che la sua sola presenza potesse animare l’atmosfera.

Sebbene Akemi somigliasse fisicamente al fratello maggiore, lui era completamente diverso. Era taciturno e preferiva i libri alla compagnia degli altri. Amava leggere libri di diverso genere piuttosto che avere a che fare con le persone. Leggeva così tanto che era come un'enciclopedia su due gambe. A scuola, era bravo nella teoria e negli orali. Lezioni, compiti ed esami scritti erano talmente facili che arrivavano persino ad annoiarlo, ma la stessa cosa non si poteva dire delle sue abilità pratiche. Dove eccelleva in classe, a mala pena era sufficiente sul campo dato che non aveva interesse nell’allenamento.

Ma in quel momento, giurò che sarebbe diventato forte come suo fratello e quando lo avrebbe fatto, nessuno si sarebbe più preso gioco di lui. L’avrebbe sicuramente fatta pagare a quei bulli. Con la vendetta in mente, ricadde nuovamente nel sonno.

-SasuNaru is love-

Al mattino presto, Naruto entrò in camera di Akemi dopo aver bussato e trovò il ragazzo già pronto.

“Buongiorno, chichiue”, lo salutò il ragazzo mettendosi la maglietta.

“Buongiorno anche a te” replicò il biondo sedendosi sul bordo del letto. “Come stai? Ti fanno ancora male le ferite?”

“No. Mi sento bene”, disse Akemi, guardando il padre attraverso lo specchio e voltandosi per stargli di fronte.

“Ti sei alzato presto. Dove stai andando?”

Il giovane lo guardò, esitando per un attimo se avesse dovuto dire al padre della sua strada verso la vendetta. “Vado fuori a cercare potere!” disse.

Quella frase fu uno schiaffo freddo e duro contro il volto di Naruto. Parve sorpreso mentre immagini di un Sasuke di dodici anni abbandonarlo per il potere lo perseguitavano.

“Akemi…” iniziò, realizzando che il figlio se ne era già andato. Si alzò per inseguirlo, poi si fermò sul ciglio della porta. Si disse che non doveva saltare a conclusioni affrettate. Sicuramente suo figlio non intendeva dire la cosa che intendeva lui. Inoltre, Orochimaru era morto ed era più che certo che non c’era uomo tanto perverso quanto potente come quella serpe-bastarda. Non c’era uomo che avrebbe offerto potere ad Akemi. Akemi non era come Sasuke a dodici anni.

E mentre cercava di rassicurarsi, lampi del traditore di Konoha gli danzarono nella mente, portandolo a sbattere rudemente la fronte contro la parete.

“Chichiue?” irruppe tra i suoi pensieri la voce dolce di Miki, dopo aver appena sbattuto la fronte contro il muro, Naruto la guardò. “Stai bene?” gli domandò lei, mentre Kisho avanzava verso di loro solo per toccare la parete per quanto la sua altezza glielo potesse permettere. “Povero muro”, commentò più preoccupato per esso che per la fronte del suo chichiue. Naruto lo guardò leggermente scocciato e Miki soffocò una risata.

“Miki, non dovresti essere a fare colazione ora?” la chiamò Sasuke dal corridoio.

“Sì, sto arrivando,” replicò, precipitandosi in sala da pranzo.

“Stai bene?” chiese Sasuke, notando lo sguardo preoccupato sul volto del compagno.

“Ne, Sasuke, Orochimaru è morto, giusto?” domandò Naruto quasi in sussurro. L’altro si accigliò mentre prendeva in braccio il loro bambino da terra. “Perché questa domanda all’improvviso?” “E’ morto, giusto? E non cercherà di offrire potere a nessuno, nemmeno ad Akemi”.

La paura stava lampeggiando negli occhi azzurri e Sasuke fissò quelle iridi profonde mentre tentava di scacciare ciò che preoccupava il compagno. aveva capito l’apprensione che Naruto sentiva, ma era certo che Akemi non era stupido come lo era stato lui una volta.

“Sì, è morto”, lo assicurò. “Nessuno ti abbandonerà per il potere… di nuovo”. Il biondo sembrò calmarsi e Sasuke porse Kisho a Naruto. E mentre osservava i due camminare verso la sala da pranzo, Sasuke decise che doveva parlare con Akemi quando fosse tornato. Il ragazzo doveva capire la differenza tra il potere e la forza prima di commettere un errore.

-SasuNaru is love-

Un suono leggero ruppe il silenzio che aleggiava sul campo d’allenamento della residenza Uchiha nel momento in cui Yuuzuki atterrò perfettamente sulla superficie. Il ragazzo sorrise vittorioso nel trovare i kunai conficcati al centro di ogni bersaglio. Aveva già un’abilità perfetta nel lanciare i kunai, ma voleva raggiungere il livello del suo migliore amico, Hisayuki. Ma il grande problema era che Hisayuki aveva il byakugan per vedere attraverso le cose, quindi colpire gli obbiettivi per lui era molto facile ed era anche veloce. Questa era l’unica differenza nelle loro abilità, le loro abilità innate.

“Aniki”, udì Yuuzuki mentre l’adrenalina recedeva dal suo corpo e si voltò per trovare il fratello minore. Spalancò la bocca. Era un’immagine indottagli dalla stanchezza? Se lo era, non c’era di che sorprendersene considerando che era stato con lo sharingan attivo per quasi due ore.

“Aiutami ad allenarmi”, continuò l’immagine e la determinazione sembrava fiammeggiare in quegli occhi normalmente prive di emozioni. A quella richiesta, Yuuzuki dichiarò immediatamente di avere le allucinazioni. Quante volte aveva invitato Akemi ad allenarsi con lui? Quante volte si era offerto per aiutare il suo fratellino ad allenarsi? Infinite. E tutte le volte era stato respinto freddamente o senza una parola. Disattivò lo sharingan e si sfregò gli occhi, ma l’immagine ancora non voleva saperne di scomparire.

“Sei reale?” borbottò, il che fece sì che il ragazzo più giovane lo fissasse con uno sguardo da allocco.

“Voglio essere forte come te”, ammise Akemi. Osservò come il fratello maggiore aggrottasse la fronte. Si aspettava che il fratello rifiutasse dopo tutte le volte che aveva respinto le sue offerte e i suoi inviti passati, ciò che disse Yuuzuki non era ciò che si aspettava.

“Tu non puoi essere come me Akemi”, disse. “Essere così equivale a porre un limite al tuo potenziale”.

“Cosa vuoi dire?”

“Perché essere come me quando puoi essere più forte di me?” domandò Yuuzuki mentre iniziava a raccogliere i suoi kunai. Da sempre, il suo intuito gli diceva che Akemi aveva il potenziale per essere più forte, migliore di lui, quindi quando vedeva quest’ultimo concentrare la sua attenzione ai libri e non preoccuparsi mai di sviluppare le sue abilità o mostrare qualche sforzo per rendere realtà il suo potenziale, pensava che fosse uno spreco. Era uno dei motivi per cui lo definiva un idiota.

“Davvero?” giunse la risposta tinta da voce dubbiosa.

Il ragazzo più grande lo guardò da oltre la spalla e annuì. “Ma hai bisogno di mostrare la stessa determinazione, impegno e passione che mostri per i tuoi libri”.

Akemi fecce cenno affermativo col capo e sorrise con approvazione.

“Avanti, vediamo quanto male vai sul campo”, disse e la parola “male” non sfuggì al ragazzo, che si corrucciò, ma invece di ribattere, si preparò mentalmente per qualsiasi allenamento stesse per iniziare il fratello maggiore. Si augurò che qualunque cosa fosse, non si trattasse di una tortura tra fratelli camuffata.

Ti aiuterò a guadagnare la forza, ma dipende da te sul come usarla.

-SasuNaru is love-

Dopo averne avuto il permesso, Sasuke entrò in camera di Akemi, il quale era sul letto pronto per andare a dormire. “Vai a dormire?” domandò, sorpreso. Si ricordava la routine di Akemi tanto da sapere che quello era il momento in cui il ragazzo avrebbe dovuto dare ad uno dei suoi libri tutta la sua attenzione e non stare steso sul letto inerte e con gli occhi chiusi.

Akemi annuì –un movimento che fece urlare di dolore i muscoli estenuati. Il suo allenamento mattutino con il fratello era stato tranquillo, quasi un gioco, ma al pomeriggio era stato tutt’altro. Era stato un inferno ed estenuante.
L’allenamento puntava a migliore la sua resistenza e dopo l’allenamento Yuuzuki gli disse che non era nemmeno l’inizio. Si chiese come poteva guadagnare forza con il corpo battuto fino allo stremo. Non c’era nessuna scorciatoia per il potere?

“Perché vuoi potere?” domando in modo diretto.

“Voglio vendetta,” replicò Akemi con l’odio nella voce. Non avrebbe mai perdonato quei ragazzi.

“Ma il potere e la forza non sono la stessa cosa. Con il potere non significa che uno sia forte. La forza, d’altro canto, può darti un potere che tu non sai di avere”.

Akemi lo guardò sconcertato e Sasuke gli disse che era troppo presto per lui comprendere la differenza tra potere e forza e ancor meno conoscerla. Diamine, lui l’aveva capito solo intorno ai sedici anni.

“Desideri così tanto la vendetta?”

“Certo,” rispose il ragazzo e dopo un ripensamento aggiunse, “E’ male?”

Scrollandosi le spalle, Sasuke rispose “Dipende, ma la vendetta ti darà solo un attimo di euforia che poi svanirà e rimarrà solo una tetra sensazione di vuoto”.

“Perché?” Questa volta Akemi spalancò gli occhi per osservare il suo otousan. C’era semplicemente qualcosa nella sua voce che lo aveva reso più attento. Forse era il modo severo il cui il padre stava parlando. Sembrava che lo dicesse per esperienza.

“Per diverse ragioni, ma nel tuo caso, ti abbasserai solo al loro livello”.

“Ma loro dicono che sono l’Uchiha più debole”.

“Ma batterli non è il modo migliore per provare che non lo sei. Dai il massimo che puoi e proteggi le persone a te importanti!.

Il silenzio calò tra loro mentre Sasuke lasciava che le sue parole venissero assorbite da Akemi.

“Ne, Akemi,” disse con fare riservato, “Ti lascerò conoscere un segreto condiviso dai migliori ninja di Konoha”.

“Quale?” sussurrò un Akemi interessato.

“La vera forza sta nel proteggere chi ami”.

“Cosa intendi?”

Sasuke fece scivolare la sua mano davanti agli occhi di Akemi, “Lo capirai un giorno”. E prima di andarsene, rimboccò le coperte del ragazzo e si augurarono buona notte.

-SasuNaru is love-

Akemi parve sorpreso quando trovò Yuuzuki ad aspettarlo all’ingresso dell’accademia.

“Pensavo che saresti arrivato in ritardo per i nostri allenamenti,” disse Akemi mentre i due iniziavano a camminare verso la loro residenza.

“Beh, la missione si è rivelata essere più facile di quel che pensassimo,” disse. “E dato che le tue lezioni stavano per terminare, ho deciso di aspettarti per tornare a casa insieme”.

Sfortunatamente, Akemi non lo stava più ascoltando perché la sua attenzione era stata attirata da qualcos’altro, o per essere più precisi, da qualcuno. Yuuzuki seguì il suo sguardo e vide i bulletti che se l’erano presa con Akemi. Vide il fratello più giovane stringere i pugni, vide gli occhi tinti di rosso e notò che il ragazzo si era teso. Ma vide anche che si rilasso velocemente e continuò a camminare, facendo sorridere Yuuzuki.

“Farai meglio a prepararti per il tuo allenamento serio, fratellino,” disse prima di iniziare ad enumerare tutte le cose che i due avrebbero fatto prima di cena. Mancò di vedere l’espressione stupita sul volto di Akemi quando il giovane realizzò che il fratello non aveva usato la parola “stupido” e se ne chiese il perché.

Non mi fermerò al tuo livello. Cercherò un onore di lunga durata e a modo mio, senza macchia.

Continua…
 
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^aya^
view post Posted on 3/2/2015, 12:17




stupendaaa!
 
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1 replies since 14/4/2013, 14:33   212 views
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