One-shot 9: The perfect boyfriend.

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trinh89
view post Posted on 16/1/2009, 21:47




Titolo: The perfect boyfriend (Il ragazzo perfetto).
Autore originale: IvvyMoon.
Traduttrice: trinh89.
Lingua originale: inglese.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/4257921/1/The_Perfect_Boyfriend
Disclaimer: non mi appartiene niente di Naruto (anche se vorrei che almeno Sasuke e Naruto fossero miei…)
Pairing: sasunaru.
Rating: yaoi, lemon.

-One-shot: The perfect boyfriend.

Sasuke e Neji Hyuuga attendevano impazientemente perché il cameriere venisse a prendere le loro ordinazioni. Loro erano uomini importanti e non erano soliti aspettare per niente, ma il ristorante che avevano scelto, Il Rasengan, un nuovo ristorante Asian-fusion, era estremamente popolare ed era pieno questo venerdì per pranzo. Non che questa fosse una scusante ovviamente.

Sasuke guardò attorno l’arredo moderno. Il ristorante era decorato con tonalità terrose, marrone, verde e anche qualche sprazzo d’arancione con qualche occasionale punta di beige. Piccole spirali rosse si muovevano in modo casuale lungo tutte le pareti disegnando degli occhi. L’acquario, requisito necessario di ogni ristorante asiatico, era enorme collocato direttamente nel mezzo del pavimento e correva quasi per l’intera lunghezza della stanza. Dozzine di varietà di pesci nuotavano al suo interno, spaziando da un minuscolo pesce rosso ad un piccolo squalo nutrice.

Tutto era stato fatto con gusto e se non fosse stato per il servizio, avrebbe trovato tutto il posto accettabile. Tsk.

“Bel posto che hai trovato, Hyuuga. Se il servizio è una indicazione del cibo, sono sicuro che frequenterò questo posto molto spesso” borbottò sarcasticamente.

Neji lo fissò cupo, proprio quando il loro cameriere era arrivato al loro tavolo, finalmente.

“Mi dispiace per l’attesa, ragazzi, ma la giornata di oggi è stato davvero frenetica! Prima mi si è rotta la macchina mentre stavo venendo qui e ho dovuto aspettare secoli per il carroattrezzi. Stupido meccanico che ci mette sempre così tanto e poi due camerieri hanno chiamato dicendo di essere malati. Fra tutti i giorni proprio di venerdì! Questa è la ragione per cui siamo un po’ a corto di staff. E poi…”

“Dobe,” tagliò Sasuke fermando il piagnisteo del cameriere, “Non voglio la storia della tua vita. Io voglio ordinare e mangiare”.

Il biondo boccheggiò, impossibili occhi azzurri si spalancarono divenendo sempre più grandi. “Ohi, ohi, non chiamarmi dobe, Teme!” disse scuotendo la sua penna all’indirizzo del moro.

Alcune teste si voltarono all’alto grido, ma Neji li fissò facendoli voltare rapidamente.

“Tsk, ti chiamo come voglio. Non conosci la prima regola del business?” ghignò Sasuke sedendosi indietro sulla sua sedia e incrociando le braccia al petto. “Il cliente ha sempre ragione…Dobe…”

Neji sospirò. Non voleva essere coinvolto in un match di insulti nel mezzo del ristorante. Sarebbe stato disonorevole.

“Naruto, giusto?” iniziò guardando la targhetta del cameriere (seriamente parlando con un nome come il suo, questo ragazzo era destino dalla nascita che lavorasse nell’industria alimentare). “Per piacere perdona il mio amico per la sua mancanza di tatto. Siamo pronti ad ordinare ora”.

Sasuke lo fulminò con lo sguardo, ma non disse niente. Se da un lato era divertente tormentare il biondino, dall’altro aveva fame. Inoltre, aveva un incontro alle due e non voleva allungare le cose più del necessario.

Naruto si ricompose e mise su un broncio. “Hmph. La specialità di oggi è un delizioso salmone grigliato alla teriyaki”. Si rilassò in qualche modo e proseguì, “Ma a dire il vero, il ramen è il mio preferito. Dovete provarlo! E’ così buoooonoooo e-” (teriyaki: grigliato con salsa di soia ndtrinh)

“Chi va al ristorante e ordina ramen?” sbottò Sasuke. “Il ramen è disgustoso”.

Un attimo di shock silenzioso, poi “Bestemmia! Teme!” disse il biondo aggrottando le sopracciglia. Si piegò verso l’uomo ghignante iniziando a tirarsi su le maniche, ma Neji intervenne rapidamente.

“Sono sicuro che il ramen è delizioso,” disse affrettatamente, “ma abbiamo deciso per qualcos’altro”.

Naruto borbottò ancora un altro po’ sotto il respiro, cosa che gli altri due ignorarono alla grande, sebbene gli occhi di Sasuke si contrassero leggermente quando udì, “…stupido teme…coi capelli a culo d’anatra…”

Dopo che il cameriere se ne fu andato con le loro ordinazioni, Neji domandò, “Allora hai deciso cosa farai questo fine settimana?”

Il moro sospiro. “E’ già orribile che tutti i miei parenti siano in città per la riunione di famiglia, ma ora che mia madre vuole che porti un compagno al raduno sto pensando seriamente di considerare l’eventualità di contrarre un male incurabile”.

Il giovane coi capelli lunghi sbuffò. “Come se questa fosse una scusa sufficiente per non farsi vedere”.

“Vero,” soggiunse stancamente l’altro massaggiandosi la fronte in un insolito segno di esasperazione.

“I tuoi genitori pensano ancora che frequenti quel ragazzo? Qual era il suo nome? Quello che arrivava sempre in ritardo e andava in giro con il romanzo porno?”

“Kakashi. No, ho dovuto dire loro che abbiamo rotto quando mia madre ha menzionato di portare qualcuno. Kakashi è fuori col suo fidanzato in crociera o qualcosa del genere, quindi non posso trascinarlo con me”. Sospirò funebre. “Era perfetto. Dopo aver trascorso un intera giornata con lui, I miei genitori non mi avrebbero mai più chiesto di portare un compagno”.

Neji ridacchiò. “Perché insisti inventare storie sulla tua vita sentimentale? Perché non trovi un ragazzo vero e non ti salvi da tutta questa seccatura?”

Sasuke lo fissò agitando impazientemente la forchetta dell’insalata di fronte a lui. “Non ho tempo per una relazione. Te l’ho già detto. Credevo che i miei mi avrebbero lasciato in pace dopo che ho ammesso di essere gay, ma questo mi ha dato solo una breve tregua dalla loro persecuzione. In qualche modo sono riusciti ad accettare la mia ‘degenerazione’, come l’hanno definita loro, e ora si aspettano che porti a casa qualcuno degno del nome Uchiha!”

L’altro sorrise al suo dilemma. “Qualcuno degno? Cercano di farti sposare?”

Borbottando Sasuke si mosse sulla sedia.

“Cosa?” chiese il castano non capendo.

“Ho detto,” enunciò chiaramente il ragazzo più alto guardando a lato, “i miei genitori sono, testuali parole, ‘stanchi del mio comportamento da playboy e vogliono che mi sistemi con un ragazzo carino”.

Il ragazzo dai capelli lunghi iniziò a ridere senza controllo. “Vedi qual è il risultato di tutti i tuoi sotterfugi? Ora pensano che tu sia una putt-”

Fortunatamente, qualsiasi cosa il più grande stesse per dire fu interrotta dall’arrivo dei loro drink. “Ecco qui!” esclamò entusiasticamente Naruto posando due birre davanti a loro.

Gli occhi di Sasuke si socchiusero. Non gli era piaciuto essere paragonato ad una sgualdrina, specialmente considerato il suo stato quasi celibe e ciliegina sulla torta quel fastidioso cameriere aveva portato loro le bevande sbagliate. “Dobe, non abbiamo ordinato alcolici”.
“Certo che no,” disse il biondo alzando gli occhi al cielo, “Come se una principessa di ghiaccio come te potesse mai ordinare una deliziosa e rinfrescante bibita alcolica in un venerdì pomeriggio per iniziare bene il weekend!” ignorò l’indignazione sul volto dell’altro. “Il vostro thè sta arrivando. Queste,” disse muovendo la mano nella direzione del bar, “vengono da quelle due splendide signorine al bancone!”

Nessuno dei due mori si degnò di dare una sola occhiata. “Riportale indietro,” ordinò l’Uchiha infastidito.

“Cosa?” chiese il cameriere sconcertato. “Ragazzi non avete nemmeno visto quei due splendori, almeno ringraziatele per i drink!” iniziò a prendere la difesa delle due donne misteriose. “Non essere un tale str-”

“Naruto!” il suddetto biondo si irrigidì prima di voltare il capo con cautela nella direzione della donna dai capelli rosa che puntava verso il loro tavolo. “He, he Sakura, che c’è?”

La giovane donna che si stava comportando come una locandiera ruggì al ragazzo e lo colpì cul capo. “Ow!” gemette questi tenendosi la testa e stringendo le spalle massaggiando la zona lesa.

“Gentili signori,” disse la donna rammaricata, “Sono davveeeeeeero dispiaciuta per il suo comportamento”. Guardò i due giovani al tavolo e quasi non svenne. Cavoli, erano sexy! Si domandò se stava sbavando e si toccò la bocca istintivamente per controllare.

Fortunatamente, il suoi improvviso silenzio dall’essere stata folgorata dai due stupendi clienti fu coperto dal biondo rumoroso.
“Perché l’hai fatto?” gridò.

Ancora una volta teste si girarono. Occhi color lavanda le fissò e si voltarono nuovamente.

Sakura sibilò al biondo, la sua improvvisa infatuazione per i due momentaneamente dimenticata, “Non puoi imprecare ai clienti, Naruto!”

“Perché no?” piagnucolò. “Sono dei totali bastardi!” due bocche di irrigidirono allibite. “Avresti dovuto vedere cos’hanno fatto! Gli ho portato-“

“Non importa!” lo interruppe lei. “Anche se fossero gli stronzi più rudi che tu abbia mai incontrato,” due paia di sopracciglia di contrassero, “Dovresti comunque trattarli educatamente!” rise nervosamente, ricordando dove si trovavano. “Non che uno di voi due lo sia, ovviamente! S-stronzi o bastardi, voglio dire!” sussultò allo sguardo che ricevette da entrambi.

“Io posso fare quello che voglio!” si lamentò testardamente Naruto. “E’ il mio-”

La rosa lo colpì di nuovo. Sasuke odiava essere coinvolto in scenate pubbliche, ma doveva ammettere che c’era qualcosa di gratificante ad osservare il biondo che veniva colpito.

“Mi scuso nuovamente,” disse Sakura spingendo il cameriere lontano dal tavolo con lei. “I vostri pasti sono offerti dalla casa. Vi prego ordinate ciò che più vi aggrada”.

Sasuke non era soddisfatto. Non gli importava nulla dei soldi. “Che razza di fastidioso idiota-”

“Prendilo,” disse Neji tutto d’un tratto.

“Cosa?” esclamò il moro spiazzato.

“Prendi Naruto come tuo appuntamento. Sarebbe il ragazzo perfetto”.

“Sei pazzo?”

“Guarda, se lui può infastidire te sei soli cinque minuti che avete trascorso, pensa che inferno scatenerebbe al resto della tua famiglia quando passeranno l’intera giornata con lui”.

Un ghigno diabolico apparve sul volto di Sasuke. Questa sì che era un’idea.

***

Dopo che il biondo fu tornato con le loro ordinazioni che, come notò Sasuke, erano sbagliate, il moro osservò il cameriere.

Niente di spettacolare, decretò, ma non male. Il ragazzo indossava una maglia nera che era troppo grande per lui come i pantaloni dello stesso colore che erano così larghi da essere un po’ calanti. I capelli erano incredibilmente disordinati, e portava, il moro contò, due orecchini ad anello e cinque a brillantino all’orecchio.

Se si fosse tolto quella ridicola chincaglieria, avesse indossato gli abiti giusti e si fosse fatto una pettinatura decente, il ragazzo non sarebbe stato poi così male pensò il moro. Il biondo pareva essere più basso dell’Uchiha di qualche centimetro, forse intorno ad un metro e settantasei, di peso medio. Gli unici lineamenti che veramente erano anormali erano sei cicatrici sul suo viso, tre per ogni guancia, e i suoi incredibili occhi azzurri. Le sue iridi erano abbastanza sorprendenti da supplire quasi tutto il resto che aveva da offrire. La vera domanda era: la sua famiglia avrebbe creduto davvero che frequentava quel idiota?

Un cameriere, forse leggermente più bello della media, hmm…cosa sarebbe potuta essere l’attrazione? La personalità? Quasi non scoppiò a ridere a quel ridicolo pensiero.

“Naruto,” un altro cameriere venne e sussurrò, “Tua zia Tsunade è al telefono”.

Ah ha! Relazione. Tsunade era un nome molto distinto, e l’unica Tsunade che aveva mai sentito nominare era il sindaco della città. Questo sarebbe andato bene per il clan Uchiha. Presumendo che fosse vero, ad ogni modo.

“Tsunade…il sindaco…è tua zia?” domandò Neji incredulo, confermando fortunatamente per lui l’informazione.

“Sì,” disse il biondo sorridendo al nome del parente. “La conosci?”

“Ci siamo incontrati una paio di volte,” rispose l’altro con sincerità.

Naruto annuì felice lasciando il tavolo per andare al telefono.

“Bene,” disse Sasuke annuendo risoluto. “Lo prendo. L’unico problema è come faccio a fargli accettare la mia proposta? A mala pena ci sopportiamo”.

“Pagalo,” disse il ragazzo dai capelli lunghi negligente. “Anche se sua zia è il sindaco, potrebbe certamente fare di meglio. Offrigli abbastanza denaro e sono sicuro che accetterà di venire”.

Sasuke annuì pensieroso e poi abbassò lo sguardo sul piatto. Per la salvezza della sua missione prese una decisione, non si sarebbe lamentato dell’ordine errato. I due iniziarono a mangiare e sebbene i loro piatti non erano nemmeno lontanamente vicini a ciò che avevano ordinato, il cibo era delizioso.

Hmm, forse ci sarebbe ritornato lì dopotutto. Rimembrò il servizio e scosse il capo. No…ma forse una volta concluso l’affare si sarebbe potuto fare, pensò magnanimo.

Quando il cameriere fece il suo ritorno al loro tavolo per chiedere se volessero il dessert, Sasuke era veramente di un umore semi accettabile.

“Ehi…Naruto,” disse, chiamandolo di proposito per nome. “Vorrei chiederti una cosa. Una proposta d’affari, se vogliamo metterla in questi termini”.

Il biondo lo guardo interrogativo. “Questa cosa non è oscena, vero? Perché ho sentito ci clienti che offrono una grande ‘mancia’” l’idiota mimò delle virgolette con le dita, “in cambio di-”

“No,” sibilò l’altro, il buon umore ormai andato. “Nulla del genere”. Lanciò un’occhiata a Neji, le cui spalle tremavano ilarie. “Voglio pagarti perché tu venga ad un appuntamento con me”. Realizzò il suo errore troppo tardi.

“Teme!” gridò Naruto ad alta voce. Teste si voltarono e nemmeno lo sguardò dello Hyuuga poté fare nulla perché si girassero nuovamente quando il biondo disse, “Ti ho appena detto che non volevo fare sesso con te-” tutti al tavolo ignorarono la persona che urlò, “Io lo farei!” “-per soldi! Qesta è una struttura per famiglie! Porta la tua mente pervertita-”

Il moro strattonò l’idiota per la maglia abbassandolo al suo livello e ruggendo alla faccia scioccata del cameriere, “Non quel genere di appuntamento, Usuratonkachi! E’ una riunione di famiglia e devo portare qualcuno così i miei la smetteranno di rompere!”

Naruto lo fissò ancora allibito gli occhi dell’altro, prima di ridere nervosamente e sfregarsi la nuca con la mano. “Oh…beh, perché non l’hai detto subito?” si scostò dal moro infuriato e arrossì come comprese che tutti i clienti del ristorante li fissavano.

“Che c’è?” disse sulla difensiva. “E’ stato un errore più che legittimo!” Quando solo poche persone si girarono ai loro posti, iniziò a fulminarli con lo sguardo. “Non c’è più niente di interessante gente”. Agitò la mano come a volerli mandare via. “Voltatevi ora. Mangiate. Avanti…avanti!” Quando tre paia di sguardi omicidi si focalizzarono sugli spettatori, tutti si girarono rapidamente verso i propri piatti. Il volume nel ristorante tornò alla normalità come pochi attimi prima.

Il biondo riportò l’attenzione sull’Uchiha. “Va bene,” disse, “Ho capito che sei gay e che vuoi portare un ragazzo hot e sexy come me a casa per impressionare i tuoi genitori”. Gonfiò il petto inorgoglito e gli ci volle tutta la sua forza di volontà perché Sasuke non gli sbattesse in faccia la verità. “Ma che cosa ti fa credere che io sia gay?”

Sasuke mosse una mano in aria con noncuranza. Era un genio in tutto e il suo gayradar era sempre accurato al 100%. Era un potere speciale.

“Vuoi dimi che non lo sei?”

“No…ma voglio solo sapere cosa te lo ha fatto capire”

L’altro sospirò. Non aveva proprio tempo per vagheggiare con l’altro in inutili discussioni. “Accetti o no?”

“Okay, okay, certo, perché no? Penso che sia sempre buono per farsi quattro risate. Quando, dove, per quanto, e cosa più importante quanto?” all’ultima parola, il suo ghignò si ampliò e le palpebre si assottigliarono.

Sasuke sospirò. Forse era essere stato un errore.

***

Passarono quasi due settimane prima che rivide il dobe. Il giorno della riunione era arrivato.

Sasuke avrebbe camminato nervosamente lungo l’atrio mentre aspettava il suo ‘appuntamento’, ma gli Uchiha non facevano quel genere di cose. Al contrario, avrebbe camminato ‘casualmente’ dall’ingresso ad un’altra stanza. Frequentemente. E con solo un accenno di interesse. Davvero.

Naruto stava tardando. Quale razza di idiota arrivava tardi all’incontro con la famiglia del proprio ragazzo? Non che fossero fidanzati, ma era una questione di principio! Aveva già annunciato la sua intenzione di portare la sua ‘dolce metà’ alla festa e le variegate reazioni della sua famiglia predicevano facilmente quale disastro sarebbe accaduto.

Grugnì al punteggio di apprezzamento che aveva dato nel suo monologo interiore. L’idiozia del biondo era ovviamente contagiosa.

Almeno, si consolò pensando che una volta terminata quella giornata non avrebbe più dovuto fingere che stesse frequentando qualcuno. Non che avesse detto al cameriere che l’unica ragione per cui gli aveva chiesto di uscire era per fare una cattiva impressione sulla sua famiglia. Era certo che il dobe sarebbe riuscito a portare a termine tutto ciò con le proprie mani.

Finalmente, fuori dalla finestra, vide uno mostruosa cosa arancione entrare nella strada circolare della sua casa. Contrasse un sopracciglio. Doveva essere il cameriere.

Osservò semi inorridito come una POS Ford Taurus, probabilmente di dodici anni, avanzare verso l’entrata. Non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe fatto suo padre qualora avesse scoperto che una Ford aveva profanato la strada. Suo padre arricciava il naso semplicemente alla vista di una Lexus e pensare che era l’auto dei desideri dei facoltosi.

Forse non l’avrebbe visto, pensò speranzoso. Dopotutto il valletto l’avrebbe certamente nascosta alla vista. Lui voleva smettere di dover portare fidanzati ai raduni di famiglia, non dare a suo padre un attacco di cuore.

Sentì il bussare alla porta e invece di aspettare che fosse il maggiordomo ad aprire, spalancò la porta da sé pronto a sgridare al dobe per il suo ritardo.

Ciò che vide, tuttavia, gli fece morire le parole in gola.

Aveva davvero pensato che il cameriere fosse sono ‘non tanto male’? Si domandò meravigliato.

Naruto era lì in piedi sull’ingresso, il pugno alzato pronto a bussare di nuovo. Sorrise stupidamente, abbassando la mano.

Il biondo aveva pettinato i capelli. Erano ancora arruffati ed appuntiti, ma non davano l’impressione di uno che si era appena alzato dal letto e aveva dimenticato di usare il pettine (cosa che aveva fatto l’altro giorno). In quel momento erano sistemati in modo tale da incorniciare i lineamenti del viso nel miglior modo possibile mostrando guance arrotondate e un mento cesellato. Stava ancora indossando lo stesso numero di orecchini, ma gli anellini non c’erano più ed erano tutti stati sostituiti piccoli rubini. La linea di gioielli rossi era alquanto sexy.

I vestiti però erano la parte che più si balzavano all’occhio. Dal modo in cui era vestito al ristorante, il moro aveva presunto che il biondo fosse leggermente robusto, ma non era proprio così.

Il ragazzo portava maglia a maniche corte nera che faceva risaltare la sua pelle e i suoi capelli. Sul davanti di questa vi era il logo di una rock band alla quale però Sasuke non badò particolare attenzione, era più interessato al modo in cui la maglia abbracciava le spalle e il petto del biondo che mostrava per la gioia degli occhi dell’Uchiha gli ovvi muscoli.
Non aveva dubbi che, dal modo in cui gli abiti scivolavano lungo l'addome del ragazzo, non ci fosse nemmeno un filo di grasso lì.

Apprezzava molto anche i jeans blu aderenti che stava indossando. Erano vissuti, sembravano comodi e avviluppavano le gambe del biondo nei punti giusti. Si chiese inutilmente quale sarebbe stata la visione dal retro e quasi non chiese al ragazzo di girarsi. Non lo fece –era un Uchiha dopotutto- ma si segnò mentalmente di camminare dietro al biondo qualche volta durante il corso della giornata. Per qualche piccola ricerca.

Infradito di pelle completavano l’abbigliamento e Sasuke doveva ammetterlo, almeno internamente, che il ragazzo aveva proprio un bel aspetto –davvero bello.

Comunque non era l’unico ad aver studiato meticolosamente l’altro. “Teme,” sibilò Naruto gli occhi che lampeggiavano, “Avevi detto di vestire casual”.

“Lo è,” disse il moro incolore.

“Casual è come sono vestito io,” replicò il biondo indicandosi gli abiti. “Formale è ciò che stai indossando tu!” Sasuke abbassò lo sguardo sulla camicia bianca a maniche lunghe e pantaloni neri. Questo era essere formale per gli Uchiha. Non stava nemmeno indossando la cravatta. Scrollò le spalle.

Sapeva, quando aveva detto al cameriere cosa sarebbe stato appropriato indossare che non avrebbe compreso che lo stile casual degli Uchiha era diverso da quello degli altri, ma non gli importava. Voleva che il dobe si sentisse a disagio.

“Non preoccuparti,” disse afferrando il braccio dell’altro –carino- e tirandolo dentro.

“Non mi avevi detto che eri così ricco!” sussurrò furiosamente Naruto.

“”Perché avrei dovuto?” domandò Sasuke mentre trascinava il biondo dietro di sé. “Avresti chiesto più soldi sapendolo?”

Il più piccolo arrossì e sbottò, “T-Teme! Non voglio i tuoi luridi soldi!”

Il moro alzò gli occhi al cielo. “Allora questo è il motivo per cui hai alzato dai cinquecento che ti avevo offerto inizialmente a settecento?” commentò sarcasticamente.

“No”, mormorò Naruto imbronciato. “Quello era per il tuo essere bastardo”. Anche se il moro dava le spalle all’altro, riuscì a percepire il biondo fargli la linguaccia. Infatti voltò la testa di scatto e la vide.

“Smettila,” schioccò infastidito dal comportamento infantile e sentendo il cameriere sussultare per la sopresa. Nascose un ghigno.

“Okay,” rispose fermandosi di fronte alla porta del patio. Il resto della famiglia era in giardino per un ‘picnic’ –dannazione, doveva proprio smetterla di dare voti di apprezzamento- e voleva dare al ragazzo un paio di consigli prima di raggiungerli. Infondo non poteva permettersi che Naruto suscitasse troppi sospetti.

“Ricordati, ci stiamo frequentando da un mese. Ci siamo incontrati ad un galà di beneficenza del sindaco. Siamo usciti sei volte in tutto –questa dovrebbe essere la settima. Il mio cibo preferito è il pomodoro. Mi piace il blu scuro. Il mio compleanno è il 23 giugno. Sono il vicepresidente di incorporamenti e acquisizioni all’Uchiha Industries. Capito?”

Naruto annuì irriverente, “Sì, sì, galà, pomodori, blu, 23 giugno, vicepresidente, tutto memorizzato. Devo darti i miei anche io i miei dati?”

“Vai avanti,” sospirò Sasuke. “Nessuno te li chiederà, ma suppongo che nel peggiore dei casi…”

“Cosa?!” esclamò il biondo. “Perchè io devo sapere tutte le tue stupide cose, ma tu non hai bisogno delle mie?”

“Perché la mia famiglia vorrà essere sicura che tu non sia interessato ai miei soldi,” spiegò il moro scocciato.

“Te l’ho già detto,” iniziò Naruto, “Non ho bisogno-”

“Ma loro non lo sanno,” formulò il moro troncando sul nascere la discussione. Stava già cominciando ad avere un mal di testa per l’essere in presenza con l’altro. I suoi genitori l’avrebbero ucciso se avessero scoperto cosa aveva architettato.

“Bene,” mormorò Naruto. “Ramen, arancione, 10 ottobre, Rasengan. Hnn”

Sasuke ignorò il piagnucolio e prese per mano il ragazzo.

“Ehi, amico!”

Fece tutto ciò che era in suo potere per non colpirlo. “Smettila di lamentarti. Sarai pagato per tutto l’inconveniente”.

“Lo so, lo so,” disse il biondo alzando la mano libera per spegnere ogni ulteriore commento. “Ma i tuoi faranno meglio a non aspettarsi baci o altro. Non sono pagato per alcun ‘giochetto’”. Un attimo dopo, aggiunse, “E non lo vorrei neanche!”

Chi lo definiva ancora ‘giochetto’? Era una cosa che avrebbe detto sua nonna.

“Ricordò,” digrignò Sasuke rimembrando l’orribile ed imbarazzante episodio al ristorante. Strinse le dita e ignorò il gridolino d indignazione dell’altro. “Andiamo.

***

Oltre tutte le previsioni, stava andando tutto alla grande, pensò Sasuke. Troppo bene. Il dobe non era rumoroso e sgradevole dopotutto. Quasi non si accigliò per la sorpresa. Tuttavia, forse era dovuto al fatto che stava facendo il giro di presentazioni e il biondo sembrava un po’ intimidito. C’erano ventiquattro Uchiha in totale alla riunione, senza contare i bambini e probabilmente questo troppo da gestire per una persona.

Doveva ancora vedere sia i suoi genitori che suo fratello, ma sapeva che non ci sarebbe voluto molto prima che –ah ha! Ecco sua madre.

Nel tempo in cui ebbe trascinato il biondo da sua madre, anche suo padre e suo fratello si erano uniti a lei. Perfetto, ora non avrebbe dovuto ripresentare Naruto.

“Madre, Padre…Itachi,” disse freddamente, “Permettetemi di introdurvi il mio ragazzo, Naruto Uzumaki. Naruto, questa è mia madre, Mikoto, mio padre, Fugaku, e…Itachi”. Come se avesse mai ammesso di avere un legame di sangue con Itachi.

“P-piacere di conoscervi,” disse il biondo nervosamente. La madre lo stava guardando abbastanza gentilmente, ma il padre e il fratello…si sentiva un campione al microscopio. E non il tipo di campione che avrebbe salvato delle vite, ma quello cattivo dove una persona si stava chiedendo che cosa aveva esattamente attaccata alla suola…Naruto si impose di smettere di far vagare la sua mente. Ora non era tempo di essere distratti. Era pagato per essere il ragazzo del teme e avrebbe fatto un buon lavoro, sicuramente!

“Sono così felice che tu ti sia potuto unire a noi,” disse Mikoto lieta. Il biondo le sorrise. Sembrava troppo dolce quella donna per essere legata agli uomini che le stavano accanto.

“Allora…Naruto…” disse Itachi, un ghigno diabolico sul volto, “Dimmi, come hai incontrato il mio fratellino”

Naruto attese che Sasuke rispondesse poiché era lui che aveva tenuto tutte le conversazioni quando gli altri parenti avevano fatto delle domande, ma dopo una breve pausa, realizzò che questa volta era da solo. Bastardo.

“Ci siamo incontrati al galà di beneficenza di mia zia qualche tempo fa,” rispose infine, gli occhi che vagavano qua e là in cerca di una via di fuga nell’eventualità che Itachi fosse un assassino come pareva indicare il suo sguardo.

“Davvero? E tua zia è…”

“Tsunade Sannin”.

Wd ecco fatto. Sasuke quasi sentì i pensieri degli altri, Ahhh…Entrambi gli uomini si rilassarono leggermente in presenza di un loro mezzo pari.

“E cosa fai tu, Naruto?” domandò Fugaku.

“Oh, beh io-”

“E’ un cameriere,” disse Sasuke con gusto divertendosi agli sguardi orripilanti che adornarono i visi dei suoi famigliari.

“Sì, ma io-”

“Serve ai tavoli del Rasengan”

“Io amo quel ristorante”, disse Mikoto graziosamente.

Naruto rivolse a Sasuke uno sguardo stranito, ma disse, “Sono felice, Mikoto! Ci siete stata spetto?”

Suo padre lanciò al figlio uno sguardo significante e Itachi lo tirò a lato mentre il biondo chiacchierava con la madre.
“Non puoi essere serio, Sasuke!” disse con voce bassa Itachi. “Un cameriere?”

Il più piccolo nascose prudentemente un ghigno. Oh, sì…tutto stava funzionando alla grande. “Non sapevo che lavoro facesse all’inizio, poi col tempo l’ho scoperto e ho deciso che potevo passarci sopra” disse con voce annoiata.

Il maggiore degli Uchiha abbassò lo sguardo su di lui con un sopracciglio inarcato “Difficilmente credo che frequentare un comune cameriere, privo di educazione, colletto blu e cacciatore d’oro sia una maniera per dare lustro al nome della nostra famiglia. Mi meraviglio di te, fratellino”.

Per qualche ragione la corrente di insulti infastidì Sasuke. Una cosa era lui che offendeva il dobe, un’altra se era qualcun altro a farlo.

“Non parlare di Naruto a quel modo” ordinò con occhi ridotti a fessure. A quel punto si aspettava che Itachi lo ignorasse ed invece ghignò e sembrò rilassarsi.

“Bene, bene, bene…dopotutto ti piace”. Disse –ridacchiando!- all’espressione sospettosa del più giovane.

“Stupido fratellino,” proseguì Itachi beffardo. “Volevo solo assicurarmi che tu stessi davvero frequentando quel biondino. La tua reazione di poco fa è stata molto interessante. Forse dovrei conoscere meglio questo Naruto”.

Se il ragazzo in questione non fosse arrivato in quel momento e non lo avesse tirato per la mano, Sasuke non avrebbe avuto la più pallida idea di cosa avrebbe risposto al fratello.

“Sasuke…” piagnucolò Naruto “Ho fame. Andiamo a mangiare qualcosa”.

Il moro abbassò lo sguardo sul biondo ed intrecciò nuovamente le loro dita con fare protettivo. Non era così che aveva progettato andassero le cose inizialmente. Voleva che i suoi genitori stessero più a contatto con l’altro ragazzo così da assicurarsi di non essere più invitato a quelle riunioni, ma non aveva previsto che Itachi se ne sarebbe interessato. Aveva portato l’ignaro idiota nella gabbia del leone, tuttavia Sasuke non avrebbe permesso in alcun modo ad Itachi di avvicinarsi al biondo.

“Bene. Madre, padre…Itachi” fece un cenno col capo e si allontanò velocemente con Naruto al seguito. Quest’ultimo ebbe giusto il tempo di salutare i membri della famiglia con la mano, prima di venir trascinato senza tante cerimonie verso i tavoli da pic-nic.

“Teme!” sussurrò Naruto “Smettila di tirarmi qua e là! So camminare sai?”

Sasuke ignorò la lamentela. “Qualsiasi cosa tu faccia, non stare mai da solo con Itachi. Mai”.

“P-perché?” chiese impaurito il ragazzo arretrando lentamente di un passo. “Non è un assassino, vero?”

Il moro si fermò sui suoi passi per fissare incredulo il biondo. “Che cosa?!”
Naruto arrossì e cercò di nascondere l’imbarazzo gesticolando furiosamente con le braccia “Ehi! Guarda che non è colpa se tuo fratello ha scritto dappertutto la parola ‘psicopatico’! Non è nemmeno d’aiuto il fatto che tu mi dica di non stare da solo con lui così seriamente! Perché mai mi diresti una cosa del genere, sennò?” Voglio solo essere certo che non attenti alla mia vita.

Il ragazzo più alto alzò gli occhi al cielo con aria esasperata. Riprese a camminare lasciando che l’idiota gli corresse appresso. “Usuratonkachi, intendevo semplicemente che lui è molto sospettoso. Se passi del tempo con lui, non solo riuscirebbe a capire che stavi mentendo nel giro di cinque minuti, ma sarebbe anche capace di scoprire il tuo numero di previdenza sociale, il momento più imbarazzante della tua vita ed il tuo sogno segreto di fare un bagno nel ramen!”

“Come fai a sapere che-?”

Sasuke si fermò sui suoi passi –di nuovo- e fissò il biondo dritto negli occhi. “Lo dicevo così per dire”.

“Sì, sì, a-anche io! He, he!”. Fortunatamente l’attenzione di entrambi fu distolta dall’argomento quando lo stomaco di Naruto scelse proprio in quel preciso momento di borbottare rumorosamente. Il biondo non poté fare a meno di arrossire; sorrise imbarazzato massaggiandosi l’addome.
“Te l’avevo detto che avevo fame,” mormorò.

Il moro resistette al bisogno di pensare che il ragazzo fosse adorabile. “Hn”.

***

Un’ora più tardi Naruto si ritrovò a giocare a nascondino con i bambini. Ancora non aveva capito come fosse finito in quella situazione, ma si stava comunque divertendo. Lui amava i bambini .
Il teme apparentemente pensava che suo fratello non sarebbe venuto a cercarlo mentre era circondato da così tanti bambini al di sotto dei cinque anni.

Sbuffò. Non importava che il teme avesse accettato di pagarlo settecento dollari. I suoi parenti erano pallosi! Avrebbe dovuto chiedere di più.

A dire il vero era rimasto sorpreso quando il moro se ne era venuto con quell’idea di giocare, si era chiesto se i piccoli sarebbero stati ‘normali’. Considerando quanto rigidi e distaccati sembrassero gli adulti, si era domandato se anche i bambini fossero delle baby versioni dei loro genitori, ma a quanto pareva la vecchia generazione Uchiha non era riuscita a succhiare la loro vitalità e la loro voglia di divertirsi. Per ora…

Gemette leggermente alla mediocrità del suo pensiero, sebbene fosse un’accurata descrizione del clan. Forse si scioglievano dopo un paio di bicchieri? Questa sì che era un’idea, pensò maleficamente, chiedendosi se ci fosse del comune punch che potesse correggere.

Ovviamente, tutto ciò che stava facendo in quel momento era stare nascosto nello stesso punto ogni volta, convenientemente seduto dietro ad una quercia, dopo aver aiutato gli altri bambini a trovare un buon posto per nascondersi e sembrava infinitamente paziente con le costanti domande che lo tartassavano.

“…19…20…siete pronti o no? Arrivo!” gridò scoprendosi gli occhi ed iniziare a correre qua e là.


“’Ruto, ‘Ruto!” urlò un adorabile bimbo di tre anni con grandi acquosi occhi marroni.
“Eccomi qui. Vieni a trovarmi! Guarda, guarda, c’è ‘Tomi!”

Il biondo ghignò ai borbottii che udì. Il piccolo proprio non riusciva a capire che nascondino significava che lui doveva andare a cercarlo e non che fosse lui a gridare dove stesse.
Alcuni bambini iniziarono a sbucare dai loro nascondigli.

“Akira!” lo sgridò la piccola che era stata scoperta “In teoria non dovresti dire dove sono!”

Il povero Akira iniziò a piangere, così Naruto intervenne rapidamente “Dai giochiamo ad un altro gioco!”

“Non voglio più giocare. I piccoli fanno solo confusione”.

“Ora non è per questo che-”

“Sì, andiamo a nuotare invece!”

“Oh, non penso che-”

“Nuotare. Nuotare!”

“Ma io non-”

“Vogliamo nuotare! Dai ‘Ruto! Andiamo a nuotare!”

Lanciò uno sguardo disperato a Sasuke che si era avvicinato, ma il teme stava ghignando al suo indirizzo “Sì ‘Ruto, li hai sentiti. Vogliono andare a nuotare”.

“Ma non ho portato il costume,” si lamentò cercando di ignorare gli sguardi supplicanti sotto di lui.

“Ne abbiamo qualcuno extra per gli ospiti. Puoi prendere uno di quelli”.

Dopo essersi finalmente liberato dalla presa delle mani che si erano strette a lui, il biondo riuscì ad incamminarsi con il moro. “Ma nessun altro nuoterà! Sibilò “Mi sono già fatto notare per i vestiti”.

“Non dirmi che sei troppo imbarazzato per nuotare. Ti vergogni di mostrare in pubblico il tuo corpo scheletrico?”

“Te- um Sasuke! Per tua informazione io ho un corpo favoloso! Tu non hai mai visto nessuno di più sexy di me!”

Il più grande alzò gli occhi al cielo “Allora qual è il problema, Dobe?”

Naruto sbuffò. “Dammi quel stramaled- straccio di costume!”

***

Sasuke sedeva sullo sdraio sul bordo della piscina. Sfortunatamente i suoi costumi erano in lavanderia –sorprendentemente tutti e tre- e nessuno di quelli per gli ospiti gli andava bene. Oh beh, sembrava che il dobe sarebbe stato l’unico adulto in acqua-

Naruto non era stato felice di ricevere quella notizia, ma non fece alcuna scenata. Non troppo ad ogni modo. Il biondo infine aveva afferrato il costume rosso –quello arancione era introvabile- ed entrò in casa per cambiarsi. Sul serio, era troppo carino quando metteva su il broncio.

Prima che potesse registrare di aver fatto un complimento al dobe, sentì la porta aprirsi dietro di lui e girò la testa. Fece tutto ciò che era in suo potere per non spalancare la bocca. Odiava ammetterlo, ma l’idiota aveva ragione. Non aveva mai visto nulla di più sexy in vita sua.

Pelle liscia ed ambrata risplendette, tonici muscoli si mostrarono senza sforzo, setosi capelli biondi si muovevano al vento- era come uno di quei dannati momenti alla Baywatch. L’unica cosa che poteva migliorare ulteriormente la visione, sarebbe stata che il biondo corresse.

Il tessuto rosso gli stava da urlo. Erano un po’ larghi e scivolavano giù lungo i fianchi mostrando così alla perfezione i subaddominali del giovane.

Perché il dobe aveva nascosto tutto quel ben di Dio sotto quegli sformati vestiti al ristorante?

Uno dei bambini nella casa gridò qualcosa e Naruto si voltò per rispondere. Per l’amor di Dio…il biondo aveva un tatuaggio, un assolutamente e fottutamente stupendo tatuaggio che copriva quasi l’intera schiena con un ringhiante demone volpe a nove code rosso.

Il tatuaggio ritraeva l’intero corpo dell’animale, con la testa rivolta verso il fondoschiena e le code che sventolavano pericolosamente fra le sue spalle. Il demone era abbassato sulle zampe, come se fosse pronto a balzare da un momento all’altro, le sue lunghe orecchie inclinate leggermente in avanti. Osservò ipnotizzato come la volpe paresse muoversi mentre Naruto sollevava un braccio per enfatizzare qualsiasi cosa stesse dicendo. Quegli occhi rossi sembravano fissarlo, un predatore intento a catturare la sua preda. Come sarebbe stato vedere quella volpe prendere vita durante il sesso, guardarlo muoversi mentre penetrava nel-

Whoa! Da dove veniva quel pensiero? Non ci sarebbe stato nessun penetrare. Questa era una questione d’affari, con una fine. Nient’altro. Nessun modo. Nessun come. Nessuna chance.

Riuscì a malapena a rimettere la solita maschera d’impassibilità quando Naruto arrivò al suo fianco.

“Non posso crederci! Sono l’unico adulto che andrà in piscina”.

“Tsk, basta con i piagnistei e chiudi il becco”

Ebbe giusto il tempo di cogliere la luce diabolica negli occhi dell’altro prima che si ritrovasse le gambe piene di un virtuoso Dio del sesso semi nudo.

“Oh, Sa-su-ke,” disse raucamente il biondo avvolgendo le braccia intorno al collo paralizzato del ragazzo. “Sei sicuro di non volere un po’ di…divertimento…con me nell’acqua?”

Le parole sussurrate congiuravano immagini di pelle bagnata, acqua fredda e corpi bollenti e scivolosi premuti assieme.
Per mascherare l’improvviso brivido ce percorse il suo essere, Sasuke portò bruscamente le mani sotto sode –oh, così sode- cosce ambrate e si alzò in piedi. Naruto strillò all’inaspettato movimento, ma quello fu niente in confronto a quello che emise quando Sasuke lo buttò in acqua.

Nel tempo in cui il biondo era riaffiorato in superficie, l’Uchiha era tornato allo sdraio cercando intrepidamente di dimenticare la sensazione di quel meraviglioso corpo premuto contro il suo. “Ne sono sicuro” disse asciutto afferrando una rivista dal tavolo accanto a lui e tenendolo alzato di fronte al viso accaldato. Gli Uchiha non arrossivano, lui era un Uchiha; quindi, non stava arrossendo.

Ignorò l’oltraggioso “Teme!” e si lasciò scivolare più giù nel posto per nascondere il suo piccolo problema. Solo un altro paio d’ore e poi il cameriere se ne sarebbe andato insieme con la sua strana affettazione per il ragazzo.

Finalmente la cena. Questo era l’ultimo evento dell’itinerario del giorno e poi la riunione di famiglia sarebbe ufficialmente terminata per tutti gli intenti e gli scopi. La maggior parte dei parenti, a dire il vero, sarebbe rimasta per l’intera settimana, ma oggi era stato il primo giorno di eventi e l’unico in cui ci si aspettava che egli portasse il suo ragazzo. Dopotutto doveva lavorare per il resto della settimana, ed era già a dire alla madre che il suo fidanzato aveva altri impegni per il weekend avvenire.

Sasuke si ritrovò seduto due posti più in là da Naruto. Sua madre aveva opportunamente sistemato gli ospiti per incoraggiare una maggiore interazione, così le coppie erano state separate. Itachi, fortunatamente, era nel punto più lontano alla fine del tavolo, ma il dobe invece era seduto proprio di fronte a suo padre. I suoi nonni erano seduti ai capi del tavolo in posizione d’autorità.
Quasi si sentì dispiaciuto per il biondo, ma la conversazione era il modo più sicuro per cementare l’inadeguatezza di quest’ultimo. Lui stesso fu coinvolto in una conversazione a senso unico con un lontano cugino. Annuì e diede qualche ‘Hnn’ nei punti appropriati, ma la sua attenzione era fissa a due posti più in là, nel tentativo di cogliere qualche stralcio di conversazione.

“…candidati politici…convention democratica…delegati straordinari”, un sopracciglio del moro si inarcò quando realizzò che i due stavano discutendo della corrente corsa per i democratici alla nomina presidenziale. Che avrebbe mai pensato che il dobe fosse aggiornato sull’attualità? Forse con una zia nell’ufficio del sindaco, Naruto aveva sviluppato un certo interesse nell’ambito politico? Non aveva importanza, se c’era una cosa che infervorava suo padre era la politica, inoltre questi era un repubblicano convinto.

Si rilasso, un sorriso sornione si allargò sul suo volto. Oh sì, il dobe era stata la persona perfetta da portare alla riunione.
Presto, l’intera farsa sarebbe finita e Naruto non avrebbe più dovuto fingere di essere il suo ragazzo.

Ignorò la piccola morsa di rimpianto che provò al pensiero. Questo era ciò che voleva. Non importava che egli fosse attratto dal biondo o che si fosse sorprendentemente divertito quel giorno. Certo, il biondo era divertente e socievole, ma era anche chiassoso ed irritante a volte e Sasuke non aveva tempo per una relazione. Non ne valeva la pena, giusto?

Si impose di fermare quel treno di pensieri e cercò di godersi il pasto conversando educatamente con i parenti sedutigli accanto. A metà cena udì qualcosa che lo fece quasi soffocare con il filet mignon. Voltò di scatto il capo a lato. Suo padre stava ridendo! E anche Naruto stava ridendo! Cosa? Suo padre non rideva; ghignava o dava un colpo di tosse. Di che cosa stavano mai parlando?

Non ebbe occasione di scoprirlo fino a che tutti non ebbero terminato il dessert. Per quell’ora, suo padre aveva stretto la mano del cameriere davanti a tutti. L’idiota si supponeva che dovesse fare in modo che ai suoi genitori non venisse più in mente di fargli invitare uno dei suoi amici a casa, non ingraziarseli! Che diamine prendeva al mondo?

Non aiutava nemmeno che sua zia gli avesse detto quanto fosse ‘adorabile’ Naruto e quanto uno come lui non dovesse ‘lasciarselo scappare’.

Così come suo padre se ne fu andato, il suo livello di irritazione aveva già raggiunto il limite. Afferrò il biondo per un braccio e lo trascinò in una stanza vicina.

“Okay, tu hai qualche serio problema di udito,” borbottò Naruto “A me non piace essere trascinato” scandì lentamente.

Il moro ignorò il commento e ruggì “Che stavi facendo?”

Il ragazzo che presto sarebbe stato ucciso fece spallucce “Che? Intendi dire con tuo padre? Niente, solo chiacchierando. E’ saltato fuori che sia io che tuo padre pratichiamo jujitsu e gli stavo raccontando di una competizione a cui ho partecipato in cui c’era un ragazzo che in qualche modo è scivolato su una pozzanghera sul tappeto nel bel mezzo di un calcio ed è finito a fare la spaccata. Ora questo non sarà chissà che cosa dirai. Ed invece no! Infatti poi questo tizio-”

Ovviamente Sasuke sapeva che suo padre praticava jujitsu. Così come lui. Ma suo padre non aveva mai riso prima d’ora per questo! Il jujitsu era sempre qualcosa da prendere seriamente, qualcosain cui bisognava dare il massimo.

“-e immagino che l’elastico dei suoi pantaloni si fosse mollato, non chiedermi come, così quando si è alzato-”

Suo padre non gli aveva mostrato un simile segno di approvazione in anni!Persino quando aveva assunto la posizione di vicepresidente del settore Fusioni e acquisizioni suo padre lo aveva semplicemente congedato dopo avergli dato la notizia.

“-non portava le mutande e aveva questo tatuaggio sulla chiappa sinistra-”

E ora questa storiella idiota era stato tutto ciò che serviva per avere l’approvazione di Fugaku Uchiha?

“-ma la parte migliore è stato quando, nonostante tutti fossero piegati dalle risate, il tipo è riuscito comunque a centrare in pieno il culo del suo avversario con i pantaloni penzolanti da una gamba. Lasciamelo dire è stato dannatamente divertente” sospirò Naruto con aria felice.

“Sparisci” sibilò il moro.

“Cosa?”. Il cameriere lo guardò confuso.

“Ho detto: Sparisci”, non poteva credere a quanto si sentisse furioso tutto d’un tratto. Non poteva più sopportare la vista dell’altro.

“Oh…okay. Ti lascio un po’ da solo. Ti aspetto nel-”

“Sei sordo?” sbottò Sasuke. “Levati dal cazzo! La cena è finita. Vai dalla tua patetica macchina e sparisci!”

“Che cosa?”

“Ti spedirò i tuo fottuti soldi! Ora vai fuori di qui!”

“Che cavolo ti prende?” gridò di rimando il biondo, le mani strette lungo i fianchi e gli occhi dardeggianti. “Ti ho già detto che non ho bisogno dei tuoi stupidi soldi! Tieniteli per quel che riguarda! Sono venuto solo perché pensavo che tu fossi carino!”

Rimasero a fissarsi l’un l’altro con gli occhi sgranati all’improvvisa ammissione. La tensione dovuta alla rabbia si dissipò, venendo sostituita da un silenzio di smarrimento.

“Non ti capisco,” disse il biondo rilassando le spalle. “Ho fatto quello che volevi. Sono stato il ragazzo perfetto. Ho giocato con i bambini, sono stato insieme ai tuoi genitori, sono piaciuto a tutti”.

Difficilmente il moro avrebbe potuto spiegare che era esattamente questo il problema, così rimase in silenzio.

“Fottiti,” mormorò Naruto infine. “Come vuoi, me ne vado!” Si voltò e spalancò la porta sbattendosela alle spalle.

Sasuke fissò l’uscio. Beh, quella era stata una vera sorpresa. Si tese quando la porta si aprì nuovamente. Naruto era tornato?

“Non ho potuto fare a meno di origliare la vostra discussione,” disse Itachi lasciando la porta leggermente socchiusa ed inclinandosi contro lo stipite in maniera insolente.

“Che vuoi?” chiese il minore sospirando pesantemente, la testa si era finalmente schiarita dall’irrazionale rabbia antecedente. Merda, doveva uscire e spiegare tutto al biondo. Dopotutto non era colpa di Naruto.

“Niente fratellino. Perché?” lo beffò l’altro. “Nostra madre si stava chiedendo dove fosti finito, così sono venuto a controllare. Sono sicuro che sarà contenta di sapere che tu ed il tuo ragazzo stavate dando spettacolo qui biblioteca”.

“Non sono nell’umore adatto per i tuoi stupidi giochetti, Itachi,” ringhiò Sasuke arrabbiandosi ulteriormente. Aveva avvertito la minaccia nelle parole del più grande. Itachi aveva certamente sentito abbastanza per sapere che lui non frequentasse davvero il cameriere.

“Quando mai questo mi ha fermato?”. Il maggiore degli Uchiha inclinò il capo picchiettandosi le labbra con un dito con fare pensieroso. “Sai Sasuke, se devi portare un falso fidanzato per spaventare la nostra famiglia, non dovresti sceglierne uno che piaccia così tanto ai nostri genitori”.

Itachi ignorò lo sguardo malefico che gli scoccò il più giovane.

“Dopotutto era questo ciò a cui miravi, vero? Portare il piccolo adorabile cameriere a casa e far sì che desse spettacolo, giusto?”

Sasuke odiava che suo fratello avesse scoperto le sue intenzioni così facilmente. Odiava che questo piano fosse andato a farsi benedire. E odiava il dolore che provava nel petto per aver ferito il biondo. Così scoppiò come un fiume in piena con l’unico intento di liberarsi del più grande.

“Sì! Sei contento? Ero sicuro che tutti avrebbero odiato Naruto! Lui è rumoroso, irritante e odioso. Credevo che non ci fosse modo che nostra madre e nostro padre lo avrebbero approvato. Diavolo, non mi piaceva nemmeno ed ho invitato proprio lui!”

Quando è cambiato questo? Si domandò. Perché ora gli piaceva davvero il biondo. Aveva trascorso del tempo sorprendentemente piacevole durante quella tortura chiamata riunione di famiglia. E sapeva che era tutto merito del cameriere. Doveva proprio liberarsi di Itachi ed andare a cercare-

“Naruto?” boccheggiò, scioccato come la porta di aprì lentamente per rivelare il viso impallidito dell’oggetto del loro argomento.

Il biondo lo guardò per un lungo istante e non c’era alcun dubbio che nei suoi occhi si potesse leggere ferimento e dispiacere. Poi se ne andò.

Sasuke fissò Itachi. “Tu sapevi che era qui!”

Il più grande ghignò. “Ovviamente”.

Per un secondo Sasuke vide rosso e caricò un pugno contro quell’odiosa faccia che lo fissava.

“Tsk, stupido fratellino”, disse Itachi parando il colpo, “Non incolpare me per i tuoi errori”.

Dannazione, era vero. Aveva fatto tutto da solo. Sasuke liberò la mano e si precipitò fuori dalla stanza, fulminando per un’ultima volta l’altro giovane. Ma nel tempo che gli ci volle per arrivare alla porta di casa, la Ford arancione si era già allontanata. Quando ordinò per la sua macchina, il valletto di scusò dicendo che ci sarebbe voluto qualche minuto poiché l’auto era nel garage.

Cazzo!

***

Il giorno seguente Sasuke entrò nel Rasengan proprio poco dopo la sua apertura. Forse con un po’ di fortuna avrebbe potuto trovare il biondo prima dell’orario di punta e chiarire le cose.

Si avvicinò alla caposala. Non era la ragazza dai capelli rosa questa volta, ma una giovane dai capelli castani, probabilmente sui diciotto o diciannove anni. La targhetta del nome riportava la scritta “Bella”. Il moro ignorò il modo in cui la ragazza sorrise quando lo vide.

Sebbene nulla potesse cambiare il suo bel aspetto o il suo essere superiore agli altri, quel giorno era vestito in maniera più casual del normale. Infatti stava indossando dei pantaloni color caco ed una polo blu scuro sbottonata. Era corso giusto quella mattina a comprarli con l’intento di vestirsi in modo più sciatto. Non voleva che il dobe lo vedesse nell’abito che normalmente indossava al lavoro e farlo sentire inferiore. Di nuovo.

“Perdonami, Bella” disse educatamente, inarcando un sopracciglio quando questa sospirò sognante al suo indirizzo. “Sto cercando un membro del vostro staff di sala. Il suo nome è Naruto- E’ qui oggi?”

“Naruto?” domandò, contraendo le sopracciglia mentre rifletteva. “Mi dispiace, ho appena iniziato a lavorare qualche settimana fa, ma per quanto ne so, non abbiamo nessun cameriere con quel nome”.

“Cosa?” domandò irritato. “Ero qui due settimane fa e mi ha servito a pranzo”. Alla sua espressione perplessa sospirò. “Capelli biondi arruffati, occhi blu, tre cicatrici parallele su ogni guancia? Sicuramente questo dovrebbe dirti qualcosa?”

“Oh,” disse con gli occhi che si illuminavano in comprensione. “Lei intende il signor Uzumaki! Mi aveva semplicemente confusa quando ha detto ‘cameriere’. Vado a chiamarglielo”.

Sasuke picchiettò le dita contro il bancone dove c’era la ragazza poco prima. Cosa intendeva dire con l’essersi confusa riguardo al fatto che il biondo fosse un cameriere?

Cinque minuti più tardi, Bella non era ancora tornata. Perché ci metteva così tanto tempo? Iniziò a guardarsi intorno ed i suoi occhi si posarono sulle foto alla parete accanto all’ingresso. Sembrava una collezione di foto di personaggi famosi che avevano frequentato il ristorante. Quelle cose erano così giovanili.
Notò un familiare sprazzo biondo e si inclinò in avanti. Che cosa-?

Si avvicinò alle foto. Naruto! Quello era Naruto in ogni foto! Naruto con il sindaco, con Robin Williams, con Gwen Stefani, con innumerevoli celebrità…con Sponge Bob? Un momento, quella doveva essere una foto di Halloween visto che il biondo era vestito da ninja e anche gli altri insieme a lui erano in costume. Ciò che era ancora più strano, tuttavia, era che in ogni immagini, il dobe era vestito o con la giacca da cuoco o con un abito d’affari. Ma quindi questo significava che-

“Uchiha? Che ci fai qui?”. Il moro si voltò al tono gelido.

Ed eccolo. Il bel biondo che in qualche modo aveva cambiato la sua vita in un giorno: Naruto.

Questi stava indossando un elegante completo nero gessato con abbinata una camicia bianca e una cravatta rosso scura. Aveva un aspetto incredibile. Improvvisamente Sasuke si sentì a disagio per i suoi abiti e si domandò tetramente se questo non fosse karma.

“Se sei qui per pranzo, Bella poteva farti accomodare. Non hai bisogno di me per-”

“Dobe, non sono qui per mangiare”. Disagio non voleva dire inferiore e Sasuke non poté fare a meno di far entrare una nota condiscendente nella sua voce; però quando vide gli occhi azzurri incupirsi, pensò che forse doveva metterci uno sforzo in più.

“Allora perché sei qui, Teme?” chiese Naruto con durezza, incrociando le braccia al petto.

Sasuke notò la ragazza che ascoltava ogni loro singola parola e che anche una piccola parte dei clienti e dei camerieri aveva iniziato a raccogliersi nel fondo.

“Hai un ufficio dove possiamo parlare?” domandò, occhieggiando le persone dalle orecchie indiscrete.

“Non abbiamo nulla di cui parlare,” disse il biondo cocciutamente. “Se non sei qui per mangiare, allora puoi-”

“Vuoi veramente dare spettacolo? Di nuovo?”

L’altro giovane sbuffò, voltando il mento all’insù. “Tu non hai il coraggio per fare qualcosa in pubblico. Va via, Teme”.

Se da un lato era vero che la sua Uchihità gli impedisse di dare spettacolo, dall’altro aveva già preso le opportune misure. Avanzò verso l’ingresso ed aprì la porta. “Konohamaru, non vuole ragionare. Vieni dentro”.

Un piccolo ragazzino fece la sua comparsa, gli occhi accesi da una luce maligna. Indossava una stretta maglia bianca senza maniche e dei jeans incredibilmente larghi che mostravano parte dei suoi boxer rossi minacciando di cadere da un momento all’altro. Un cappello da baseball pendeva girato all’incontrario dalla sua testa e lunghe catene d’oro completavano l’abbigliamento da rapper. Con sé il ragazzino aveva un largo stereo.

Naruto stette in piedi incurante del ragazzino che posava il suo equipaggiamento a terra. Come se bastasse una cosa del genere ad intimidirlo. Konohamaru accese la musica e rumorosa musica rap risuonò nell’atrio tranquillo.

“YO, YO, YO MADRE FOT-”

La mano del biondo coprì improvvisamente la bocca da scaricatore di porto del ragazzino, poi Naruto sibilò al moro, “Okay, hai vinto. Il mio ufficio è di sopra”. Sul serio, quale parte di ‘questo è un luogo per famiglie’ non aveva capito l’altro uomo?

Sasuke ghignò sornione e fece cenno col capo verso la porta indicando a Konohamaru di andarsene. Il ragazzino gli lanciò un segno di pace e preso il suo stereo se ne andò. Era stata una buona giornata per lui: nuovi vestiti, un nuovo impianto stereo e cinquanta dollari nel portafoglio, tutte cortesie di uno dei colleghi di suo padre. Non vedeva l’ora di dirlo agli altri bambini nel club di scacchi.

“Avanti,” disse brevemente il biondo, muovendo il capo verso il retro del ristorante. “Da questa parte”.

Sasuke seguì il dobe per una rampa di scale che portava al piano superiore ed ignorò con insistenza il modo in cui il tessuto dell’abito si tendesse sul sedere di fronte a lui. Non guardare, non guardare…okay, un’occhiatina…forse due. Non più di tre.

Per il tempo che impiegarono per raggiungere l’ufficio, iridi d’onice erano rimasero fermamente fissati sul posteriore del biondo. Ovviamente, distolse lo sguardo prima che l’altro se ne potesse accorgere –gli Uchiha non erano guardoni- ma il panorama era lì, il che lo rendeva disagiatamente caldo.

Quando Naruto si voltò e lo fisso interrogativo, il moro si ricordò la ragione per cui era venuto al Rasengan in primo luogo. Oh sì, era venuto per scusar- beh, non quello esattamente, lui non si scusava mai, ma spiegava la situazione. Giusto.

“Guarda,” disse in maniera indecifrabilmente nervosa, “Riguardo ciò che hai sentito ieri, quello non era- beh, non intendevo che tu – come posso dire…”

“Cosa?” lo interruppe il biondo rudemente, “Non volevi che scoprissi che tu ti aspettassi che la tua famiglia mi trovasse odioso ed irritante tanto che non mi avrebbero più voluto rivedere?”

Sasuke gemette. Beh, se voleva metterla così…

“Ad ogni modo non ha importanza. Sono cresciuto orfano, quindi sono abituato chela gente mi tratti come un rifiuto. Ora che hai redento i tuoi sentimenti, puoi andartene. Missione compiuta”.
Naruto camminò intorno alla scrivania, sedendosi giù e prendendo alcuni documenti, la fine della conversazione ormai ovvia.

Okay, il piano originale non era stata l’idea più geniale – dannato Neji e le sue stupide idee – e nemmeno venire lì, aspettandosi in qualche modo di farsi perdonare dal biondo, non aveva funzionato.

Sospirò e avanzò, poggiando le mani sulla scrivania e inclinandosi in avanti fino ad essere faccia a faccia con il biondo infastidito. “Tu mi piaci” formulò schiettamente. “Lo ammetto, questa intera cosa non è iniziata nelle migliori intenzioni, ma ieri ho trascorso del magnifico tempo con te. Normalmente io odio quelle sottospecie di raduni, ma…questa volta non è stato così male. Piaci alla mia famiglia e a loro non piace nessuno. Mi hanno persino chiesto quando saresti ritornato. Non mi interessa se eri un orfano e non mi interessava del tuo lavoro quando credevo che tu fossi un cameriere. Dammi un’altra possibilità”.

Le iridi negli occhi cerulei sgranarono leggermente mentre parlava, ma all’improvviso di ridussero nuovamente a due fessure mentre disse, “Ma tu hai detto a tuo fratello che mi odiavi!”

“Io non ho detto questo!” schioccò il moro, avvicinandosi ulteriormente. “Ho detto che non mi piacevi! Ed era così all’inizio, ma ora no! In qualche modo hai smesso di essere rumoroso ed irritante e sei diventato, beh, ancora rumoroso, ma…divertente. Ed inoltre, neanche io ti piacevo all’inizio!”

Il biondo mise su il broncio, ma non demorse. “Beh, a chi potrebbe mai piacere un pomposo stronzo, egoista?”

Sasuke contrasse un sopracciglio, ma poi ghignò. “Ovviamente tu puoi, perché pensi che sono…qual era la parola che hai usato…ah sì, carino”.

Naruto rispose con una linguaccia impertinente ed il moro fece ciò che finalmente aveva voluto fare da un po’ di tempo. Lo baciò.

L’ultimo pensiero coerente che Sasuke ebbe fu “Cavoli è un buon baciatore”.

Il più grande sollevò le mani e le strinse attorno al colletto del biondo, sollevandolo e tirandolo più a sé. Ignorò lo strillò farfugliato e fu distantemente cosciente dei fogli che cadevano al suolo. Poi ci furono solo uno scontrarsi di lingue, respiri ansimanti e mani vaganti.

Quando i due infine si staccarono per riprendere fiato qualche minuto più tardi e anche a causa dell’insistente bussare alla porta, la cravatta di Naruto era sfatta, la sua giacca pendeva da una spalla e la sua camicia era completamente aperta, i bottoni ormai andati persi- Sasuke non era in condizioni migliori, i suoi capelli erano completamente spettinati, due succhiotti giganti decoravano il suo collo e la sua camicia era per metà levata, esponendo per intero un braccio ed una spalla.

“Che-” Naruto si schiarì la gola. “Che cosa c’è?” gridò, tentando futilmente di abbottonarsi la camicia. Il moro raccolse divertito un bottone sulla scrivania e lo porse al biondo prima di darsi una stirata alla propria camicia.

Una chiara voce femminile fu udita. “Naruto! Ted ha chiamato dicendo che sta male e siamo di nuovo a corto di personale per pranzo! Puoi servire hai tavoli oggi?”

“Cazzo!” imprecò il giovane, realizzando infine che ormai la sua camicia era un ricordo. “Questa è la terza volta che Ted si da malato in queste ultime settimane. Ok, ok, lo farò io, ma trova qualcun altro che venga per le tre. Ho un appuntamento in città”.

“D’accordo,” disse la ragazza con voce evidentemente sollevata. “Inizio a chiamare in giro”.

“Ricordami di licenziare Ted!” gridò lui ai passi in allontanamento della ragazza. Ignorò il moro come andò all’armadio e tirò fuori una giacca nera, una camicia ed un paio di pantaloni. Si levò la giacca e la camicia che stava indossando, facendo una smorfia camicia strappata e ai bottoni persi. Le sue mani andarono alla cintura e si voltò verso il moro che lo guardava avidamente. “Ti dispiace?” domandò alzando gli occhi al cielo.

Sasuke si voltò, borbottando a bassa voce allo spettacolo mancato. Non era colpa sua se stava fissando. L’altro ragazzo aveva iniziato a spogliarsi e non sarebbe stato certo lui a rifiutare uno show gratuito.
Non era un genio per nulla dopotutto.

Si voltò nuovamente quando non sentì più il fruscio dei vestiti. Ancora una volta il dobe fu vestito nell’uniforme standard da cameriere, con la targhetta ed il resto, ma questa volta, gli abiti gli stavano a pennello. Molto bene.

Se avesse avuto quel aspetto due settimane prima, Sasuke forse gli avrebbe chiesto di uscire per un vero appuntamento. Poi il moro ricordò quanto fosse irritante il modo in cui si comportava il cameriere e penso “Forse no”. Ma avrebbe sicuramente apprezzato il panorama.

“Così sostituisci spesso qui?” chiese al biondo che stava appendendo gli altri suoi abiti.

“A volte,” rispose assentemente Naruto. “Abbiamo sottovalutato quanto bene potesse andare il Rasengan in questo posto, così siamo a corto di staff. E se qualcuno non si presenta…il giorno in cui ci siamo incontrati era la prima volta che ho dovuto sostituire e ho dovuto chiedere in prestito i vestiti a qualcun altro. Attualmente li noleggiamo, ma fino a che tutto non sarà sistemato, tengo dei vestiti a portata di mano, giusto in caso di necessità”.

“In questo posto?” chiese il moro a voce bassa.

“Sì, questo è il primo ristorante che ho aperto in questa città, ma è il quarto che possiedo,” rispose l’altro, chiudendo l’anta dell’armadio e voltandosi verso Sasuke. Ghignò all’espressione sorpresa. “Te l’avevo detto che non avevo bisogno dei tuoi soldi, Teme”.

“Allora perché guidi quell’orribile mostro?”

“Cosa, la mia Ford?” rise Naruto. “E’ stata la prima auto che ho comprato con i miei soldi, quindi ha un valore affettivo per me”. Sghignazzò. “Che c’è, non ti piace?”

Sasuke alzò gli occhi al cielo. “Perché mi hai lasciato credere che eri un cameriere?” gemette.

“Come facevo a sapere che tu non sapessi chi fossi?” domandò il biondo.

“Le mie foto sono lungo tutta la parete all’entrata e sono comparsa anche sui giornali qualche volta. Credevo che tu stessi cercando di impressionare i tuoi genitori, ricordi?” L’altro uomo arrossì al colpo basso.”Non ho capito che non sapevi che ero il proprietario fino a che non hai continuato ad insistere sul fatto che fossi un cameriere alla riunione di famiglia”.

“Hn.”

“Ad ogni modo”, disse il biondo, accompagnando l’altro alla porta per poi chiudersela dietro. “Ho del lavoro da sbrigare ora”.

Iniziarono a scendere le scale, alla fine della rampa, Naruto mise un braccio intorno alle spalle dell’altro, fermandolo dall’entrare nel piano principale del ristorante. Nella sua mano c’era un biglietto da visita con il suo numero di cellulare. “Chiamami e prenderò in considerazione l’idea di farti perdonare per ieri”.

Il braccio si sollevò e Sasuke sobbalzò al pizzicotto che sentì al sedere. Il dobe sghignazzò. “Questo lo prenderò per un anticipo”. Il moro voltò il capo per vedere il sopracciglio di Naruto fargli un cenno.

“Hn, Dobe” disse Sasuke roteando gli occhi. Ma fece scivolare con cura il biglietto nel suo portafoglio.

Come avanzarono nella sala del locale, il moro udì. “Non ti dimenticare, mi devi settecento dollari e una camicia nuova!”

Idiota. Ma aveva un minuscolo sorriso sul viso quando lo pensò.

***

(Una settimana più tardi)

Sasuke si trovava nella scintillante cucina del Rasengan alle 11:30 di un mercoledì sera, intento ad osservare il dobe mentre si muoveva intorno con grazia ed efficienza. Naruto, sebbene era stato occupato con gli affari fino all’ultimo, amava ancora cucinare e prendeva un paio di turni in cucina ogni settimana. Il biondo gli aveva promesso una cena dopo che la chiusura del ristorante alle 10:00, ed era stato alquanto strano vedere il giovane nel suo elemento.

Questa era la seconda volta che si vedevano da quando Sasuke aveva scoperto che il ragazzo che aveva portato a casa per inorridire la sua famiglia era in realtà più che qualificato per incontrare le aspettative dei suoi genitori come fidanzato. Naruto era ricco, di successo, ben inserito, divertente e affascinante. Sasuke lo aveva riportato a casa pochi giorni addietro per l’ultimo giornata di riunione e avevano chiarito l’intera cosa del ‘cameriere’.

I suoi genitori tuttavia erano già a conoscenza della verità. Itachi aveva riconosciuto il biondo da un articolo di giornale la prima volta che si erano incontrati e aveva già detto loro quale fosse la vera occupazione del giovane. I signori Uchiha avevano così desunto che il loro figlio minore avesse giovato loro un originale scherzo. Non uno che avevano trovato divertente, ovviamente, ma erano più che volenterosi di lasciar correre.

Naruto come cameriere era stato accettato grazie al suo fascino. Naruto come un benestante imprenditore di successo era benvenuto a braccia aperte nella famiglia e già c’era stata una discussione di loro due che andavano a vivere insieme e a fare future vacanze di famiglia. E questa discussione era avvenuta intorno a loro invece che con loro, ma cos’altro ci si poteva aspettare dagli Uchiha?

Così eccoli lì al loro terzo appuntamento ufficiale, ma il primo dove erano realmente soli. Sasuke voleva dire “Finiamo la cena e passiamo alle cose più divertenti”. Ovviamente non lo fece. Era un Uchiha. Ma passò tempi duri per reprimere l’espressione maliziosa che continuava a tentare di comparire sul suo viso. L’ultima volta che era stato al Rasengan, lui e Naruto avevano trascorso un tempo davvero piacevole insieme, e chi diceva che gli eventi non potessero ripetersi e con un pizzico di speranza, continuare? Non lui di certo.

“Ecco qui, Teme”, disse Naruto, posando una terrina di pomodori romani di fronte a lui. “Pelali e schiacciali”.

Sasuke abbassò lo sguardo sul frutto rosso ed inarcò un sopracciglio. “Cosa vuoi che faccia?”

Il biondo alzò gli occhi al cielo. “Togli la buccia e poi schiacciali fino a che non sono poltiglia. Hai detto che ti piacciono i pomodori e quindi ti farò un sugo di pomodoro fresco così buona da morirci”.

Il moro continuò ad osservare la terrina dubbioso. L’ultima volta che aveva cucinato qualcosa era quando i suoi genitori erano venuti casa sua l’anno passato per cena, e aveva sfornato una bruciac – un momento, non era rilevante cosa ne era venuto fuori. Okay, allora quando aveva avuto dodici anni e aveva cucinato i waffles per sua madre alla festa della mamma – merda, quello era stato il cuoco. Okay allora quando aveva…hmmm…pensandoci bene, lui non aveva mai cucinato nulla in vita sua.

Naruto emise una bassa risata. “Sono solo pomodori, Teme. Non ti morderanno. Guarda devi fare così,” disse per pelare espertamente il pomodoro con le dita. Aspettò che Sasuke annuì esitante prima di tornare a tagliare le cipolle sul bancone accanto a lui, il cortello che si muoveva velocemente contro il tagliere.

Il moro si guardò intorno in cerca di un grembiule o qualcosa da mettere. Stava indossando una camicia nera di seta da seicento dollari e l’ultima cosa che voleva era che si macchiasse giusto per divertire l’idiota. Il biondo se ne accorse e sospirando scosse la testa.

“Tu sei troppo schizzinoso. Tieni,” disse afferrando un grembiule posto sopra uno scolapiatti, “Puoi metterti questo”.

“Perché non posso portare una giacca come quella che porti tu?” borbottò il più grande mentre di legava i lacci del grembiule dietro la schiena.

Naruto sbuffò. “Quando sarai diplomato all’alberghiero e ti laureerai alla scuola di arti culinarie, allora potrai indossare la giacca ed il cappello,” disse. “Fino ad allora, indosserai il grembiule”. Sghignazzò. “E poi, sei adorabile con quel grembiule. Fai tanto casalinga”.

Gli occhi di Sasuke si socchiusero e guardò brevemente intorno i luccicanti cortelli in bell’esposizione. Il biondo sussultò. “Stavo solo scherzando! Sei molto maschio così! Molto virile. Sì, sì”.

Idiota.

Il moro abbassò lentamente le mani nella terrina e afferrò un pomodoro. Iniziò a pelarlo, storcendo il naso alla viscida sensazione.

Aveva appena finito il secondo quando sentì, “Sei per caso una lumaca?”. I suoi occhi si spalancarono per l’irritazione.

Naruto, tuttavia, non ci badò attenzione. Pelò velocemente i rimanenti quattro pomodori nel tempo in cui il moro ne aveva fatto uno. Dopo aver lanciato uno sguardo trionfante a Sasuke, afferrò la mano dell’altro e l’avvolse intorno al frutto pelato. “E ora schiaccialo!” disse chiudendo con fermezza la mano del moro.

Splat!

Forse un po’ troppo con fermezza. Sasuke abbassò lo sguardo al suo petto e guardò la macchia rossa che tingeva la sua ora rovinata camicia. La camicia che non era stata coperta propriamente dal grembiule. Poté sentire una linea umida di succo di pomodoro scivolare lentamente lungo il suo collo. Sollevò dardeggianti iridi nere fissandole in un paio di attonite iridi azzurre.

“Lo hai fatto di proposito!” sibilò accusatorio, la sua mano si strinse più duramente attorno alla massa rossastra nel suo palmo. Naruto osservò, quasi ipnotizzato, come un’altra pallottola di succo volò, atterrando sul mento dell’altro nuovamente.

“Buono, buono Sasuke,” balbettò cercando di controllare la risata che minacciava di erompere dalla sua gola. “Quello è stato un inc-incidente. Non volevo-” Non ridere se ci tieni alla tua vita, pensò tra sé- Non ridere, non ridere, oh cazzo…

Come iniziò a ridere, si voltò, con l’intento di scappare dallo sguardo omicida dell’altro. Aiuto! Pensò semi istericamente quando una salda presa si chiuse intorno al suo polso.
Naruto fu tirato violentemente contro l’altro giovane e grugnì come i loro corpi collisero, tutte le risate cessarono.

“Mi dispiace?” disse dolcemente alzando lo sguardo negli ardenti occhi neri.

“Lo sarai,” promise il moro, sollevando una mano piena di polpa di pomodoro, la minaccia ormai chiara.

E Naruto fece l’unica cosa che poté pensare per evitare una faccia ricoperta di pomodoro. Prevedeva di farlo più tardi nel corso della serata, ma a quanto pareva ora era il momento migliore tutto sommato. Si inclinò a leccare il succo dal collo del più alto con una lenta e sinuosa lappata, fermandosi solo quando raggiunse l’orecchio del moro.

“Mmmmm”, mormorò in apprezzamento. “Gustoso…”

“Dobe,” raspò Sasuke, il braccio che iniziava ad abbassarsi.

Naruto slegò il grembiule e lo levò dal collo del più alto. Poi con un ghigno malizioso tirò i bordi delle camicie facendo volare i bottoni da tutte le parti e accigliando l’altro ragazzo.

“Ora, questo” disse battendo gli occhi, “l’ho fatto di proposito”.

Non venne alcuna risposta dal moro che era ancora paralizzato da quando il biondo lo aveva leccato sul collo.

“Penso,” udì Sasuke, le palpebre che iniziavano a chiudersi, “Che dovrei continuare a controllare altri punti che potrei aver tralasciato”. Grugnì quando sentì l’abile lingua scivolare sopra un capezzolo e scendere più giù. Lasciò cadere il resto del pomodoro a terra. La vendetta poteva aspettare.

Avvertì poi delle agili dita lavorare sulla sua cintura mentre il suo possessore si inginocchiava al suolo. Troppo tardi.

Sasuke boccheggiò quando la sentì il caldo respiro di Naruto un secondo prima che il biondo desse un’altra lenta lappata, questa volta lungo il suo pene. Aprì gli occhi e abbassò lo sguardo gemendo quando vide gli intensi occhi azzurri fissarlo di rimando. Ebbe giusto un secondo per imprimere l’immagine nel suo cervello prima che la meravigliosa lingua uscisse per toccare la punta della sua eccitazione. Miracolosamente trovò un momento per pensare che il biondo stesse trattando il suo membro come un lecca lecca prima che tutti i suoi pensieri venissero letteralmente gettati fuori dalla finestra.

Inarcò la schiena come Naruto si abbassò ulteriormente ingolfandolo nell’umida cavità. Cazzo! Il biondo stava facendo qualcosa di incredibile con la sua lingua, stava massaggiando la sua erezione, anche mentre stava iniziando a suggere lentamente la punta.

“Ngh, Naruto!” ansimò, tremando quando un dolore acuto si aggiunse al piacere come sentì il leggero premere dei denti sulla sua pelle. Una mano del moro si strinse alla spalla del ragazzo inginocchiato per mantenere l’equilibrio combattendo perché le gambe non lo abbandonassero. L’altra mano invece era ancora chiusa nell’aria nel tentativo di tenere i resti del pomodoro lontano da entrambi. Si sentiva un’idiota con la mano sollevata nel vuoto, ma che diavolo. A volte i sacrifici dovevano essere fatti per avere un buon pompino.

Ed il biondo era davvero bravo. Bravo? Ha! Era un eufenismo. Naruto probabilmente era il migliore sulla faccia della Terra! Pensò confusamente. Improvvisamente il ritmo e la pressione aumentarono, facendolo sussultare e gemere. Oh Dio, Naruto succhiava più di un’aspirapolvere!

Sentì l’orgasmo iniziare e grugnì come si scostò con rammarico dalla bocca peccaminosa, non volendo che finisse tutto troppo velocemente. Afferrò un pugno di capelli dorati con la mano pulita tirandolo indietro fermamente. Oh diamine, il giovane inginocchiato era troppo invitante con le labbra rosse e tumide e gli occhi bramosi e fece tutto ciò che fu in suo potere per non venire lì ed ora.

Sasuke cadde sulle ginocchia e baciò l’altro gustando vagamente tracce della sua essenza salata. Avvertì l’erezione di Naruto premere insistentemente contro la sua coscia e lo rese un animale, le sue dita andarono freneticamente sui bottoni della giacca del cuoco per sbottonarli.

Cazzo. Il moro aveva usato entrambe le mani per aprire la giacca. Il biondo boccheggiò come fu strattonato con forza e la sua erezione si strofinò contro la gamba di Sasuke. Entrambi gemettero al contatto.

Sasuke sollevo la camicia dell’altro, affascinato dal modo in cui la polpa del pomodoro nella sua mano lasciasse una leggera scia rossastra sulla pelle abbronzata. Si inclinò lambendo con l’umida lingua il succo tracciando un sentiero che fece tremare il biondo e decretò che il sapore del suo cibo preferito fosse immensamente più buono mischiato al salato della pelle di Naruto.

Ripeté l’operazione con la mano, ma il succo si era in gran parte seccato e si imbronciò per questo. Sentì lo scoppio di una bassa risata e guardò le iridi azzurre divertite.

“Non hai pitturato abbastanza quando eri un bambino, Teme?” lo punzecchiò senza fiato Naruto.

“Hn,” Sasuke ignorò il commento. Come poteva ancora riuscire a pensare l’altro? Ovviamente doveva rimediare il problema.

Con fretta levò le scarpe ed i jeans del biondo prima di sedersi sul suo stomaco, ghignando all’improvviso squittio. Si abbassò anche i propri pantaloni, ma era troppo faticoso levarseli del tutto così li lasciò pendere attorno alle ginocchia.

Il moro poi sollevò il biondo facendolo mettere a quattro zampe. Si prese un minuto per ammirare la vista, la bocca si seccò in anticipazione al pensiero che stesse per affondare in quel bellissimo fondoschiena.

“Teme!” si lamentò il biondo. “Smettila di sbavare, e va avanti!”

Sbavare? Pensò offeso. Gli Uchiha non sbavavano. Loro guardavano, esaminavano, osservavano, fissavano, ma non sbavavano come sciacalli sulla scena di un incidente. Era solo che il sedere nudo del giovane valeva la pena di essere apprezzato e lui era un buon intenditore di cose belle. Sasuke annuì a se stesso, soddisfatto dell’interpretazione data. Ma ora, era tempo di tornare agli affari.

Lubrificante, lubrificante, lubrificante, lubrificante…dove diavolo era il lubrificante? Il moro fu preso da un attacco di panico intenso mentre cercava nelle tasche. Poteva giurare d aver messo un tubetto di lubrificante nei pantaloni prima di venire al Rasengan. Che c’è? Un uomo non può nemmeno sperare?

“Dannazione,” sibilò Naruto, innervosito dal rumore di movimenti affrettati, “Usa l’olio d’oliva sul bancone!”

Ringraziò il cielo che stesse frequentando un cuoco. Le sue mani tremarono di desiderio come versò dell’olio nel palmo. Si assicurò che le dita fossero ben coperte e poi rimise la bottiglia al suo posto, o almeno ci provò, ma dal rumore accompagnato poi dal gorgoglio che udì, sembrava che l’avesse spinto un po’ troppo in là. Oh beh, pazienza.

Finalmente premette un dito contro l’anello di muscoli che aveva così disperatamente desiderato e lo fece scivolare dentro senza fatica. Ruotò il dito cercando di assicurarsi di lubrificare le pareti interne dell’altro.

Il respiro di Naruto si mozzò e Sasuke si ritrovò a bramare per sentire ulteriori suoni sexy. Fece scivolare per un paio di secondi il suo dito dentro e fuori prima di inserirne un altro.

Il biondo si inarcò al tocco ed cominciò ad ansimare. Il moro osservò lussurioso come le due dita si muovessero nel ragazzo, allargandolo e preparandolo per qualcosa di più grande. Naruto stava gemendo, i fianchi che premevano indietro contro le dita del moro mentre le sue nocche sbiancavano per la tensione. Il più grande ansimò, incredibilmente eccitato dai suoni come si toccò da solo con la mano rimasta libera, ricoprendo velocemente il proprio membro con l’olio.

“Sasuke!” miagolò Naruto, l’intero corpo tremò quando il moro inserì ancora un altro dito..

Okay, preparazione sufficiente! La mano di Sasuke afferrò un fianco di Naruto come si portò contro l’apertura del ragazzo. Trattenendo il fiato in anticipazione si spinse in avanti.

Due gemiti irregolare echeggiarono nella cucina vuota come il moro si premette completamente dentro fino a quando i suoi testicoli non andarono a toccare le natiche dell’altro. Sasuke chinò il capo respirando pesantemente cercò di dare tempo a Naruto per abituarsi. Sapeva che sarebbe morto se il biondo non gli avesse detto presto di muoversi e le sue mani si strinsero e si allentarono sui fianchi ambrati mentre il suo corpo veniva percosso da brividi. Così dannatamente stretto e bollente…spinse inconsciamente il bacino in avanti, cercando di affondare maggiormente.

Naruto reclinò il capo e sgranò gli occhi. “Proprio-proprio lì!” boccheggiò.

Cazzo. Il controllo di Sasuke lo abbandonò alle sensazioni intossicanti e ai suoni assuefanti ed iniziò a penetrare nel biondo, bisognoso di gemiti e suppliche da parte sua.

“Sasuke…ti prego…ngh…unh, unh…Sasuke…di più…Sasuke!”

Il moro fu vagamente cosciente del tintinnio che stava producendo la cintura mentre affondava nell’altro senza pietà, come anche del dolore alle ginocchia causato dalla dura e fredda superficie del pavimento. Tuttavia tutto quello non era nulla in confronto alla sensazione della pelle vellutata stretta tra le sue dita ed il bruciante calore intorno alla sua erezione.

Naruto si stava spingendo indietro il più possibile, cercando di incontrare disperatamente ogni spinta del moro. I loro movimenti sollevarono la maglia del biondo dalla schiena ed il moro vide la sua fantasia avverarsi come il tatuaggio a forma di volpe venne svelato. Occhi rossi brillarono come i muscoli si flessero e si contrassero. Ghignanti labbra si stirarono mostrando i denti più allungati e si sentì come se il demone lo stesse sfidando.

Penetrò ancora più forte, muovendo il bacino senza tregua nel corpo del più piccolo che grugniva ad ogni colpo. Abbassò il capo del biondo fino a quando questi non si ritrovò ad appoggiarlo sulle proprie mani strette. Lo costrinse a sollevare ulteriormente il fondoschiena e Sasuke si approfittò della nuova posizione. Si piegò in avanti cosicché le sue mani si posassero a terra e si mosse ancora più rudemente nel giovane, tutto il peso del suo corpo veniva scaricato in ogni spinta, mirando il bacino così da poter colpire la prostata del biondo ogni volta. Naruto stava quasi lacrimando, i suoi gemiti si fecero più elevati e rumorosi fino a quando non gridò praticamente.

“Sas-Sasuke!”

L’urlo del biondo venne proprio poco prima che Sasuke avvertisse il corpo sotto il suo muoversi convulsamente, l’anello intorno al suo membro si strinse con forza. Morse la spalla nuda per camuffare il proprio grido mentre cominciava a venire violentemente.

La sua vista si oscurò e tremò, onde di piacere dopo onde corsero in lui. Affondò ancora un paio di volte mentre iniettava la sua essenza nello stretto orifizio, quasi confuso dalla forza dell’orgasmo.

Una volta calmatosi, Sasuke giacque sul corpo del più piccolo, entrambi ancora con il respiro erratico. Il corpo di Naruto tremava ancora per il post orgasmo ed il moro si lasciò scappare un ghigno sornione.

Si sollevò in piedi con un gemito e ricadde al suolo incespicando leggermente sui pantaloni. Arrossì e si guardò velocemente intorno, ma l’altro ragazzo era ancora troppo fuori per averlo notato. Hn, bene. Si tirò velocemente su i pantaloni e si rimise seduto, rilassandosi contro un armadietto mentre calmava il suo respiro.

Finalmente Naruto si voltò così da essere disteso sulla schiena e sul viso aveva un mezzo sorriso ebete. “Dannazione,” sospirò felicemente.

Internamente Sasuke concordò, ma esternamente non disse niente. Un Uchiha dove mantenere le apparenze dopotutto.

Il biondo si tirò su a sedere, perdendo del liquido come poggiò tutto il peso sul suo posteriore sudato. Si tirò giù la maglia, coprendosi il petto nudo con dispiacere del moro e poi indossò la giacca da cuoco.

“Dannazione, Teme,” Naruto sospirò, fissando tristemente i bottoni mancanti dalla giacca. “Ma cos’hai tu contro i bottoni?”

Sasuke sbuffò. Cosa poteva dire? Lui era un uomo con una missione ed I bottoni erano sulla sua strada.

Il più giovane guardò intorno alla cucina e le sue sopracciglia si aggrottarono infastidito. Prese nota delle macchie di pomodoro sul pavimento e sull’armadietto, l’olio sparso, i bottoni saltati qua e là e le evidenti tracce del suo orgasmo.

“La prossima volta,” mormorò Naruto, “Lo faremo da te”.

Sasuke considerò il suo ufficio al quarantottesimo piano di un grattacielo con le finestre che ricoprivano fondamentalmente due pareti. Se da un lato non si era mai considerato un esibizionista, dall’altro pensò per un istante di prendere il biondo sulla scrivania di fronte a tutti. Il suo membro si contrasse in rinnovato eccitamento. Non dubitò per un secondo che l’altro sarebbe stato minimamente contrario. Sì, sospirò contento, Naruto era il ragazzo perfetto.

“Ora mi devi settecento dollari, una camicia e una giacca nuova”.

Idiota

Fine
 
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macchan
view post Posted on 31/1/2009, 14:40




oddio.....quel tatuaggio.....da infarto!!!!!! image
sto notando che mi scordo se le ho già commentate qui o su EFP....e alla fine scrivo sempre qualcosa....gomen trinh, dovrai sopportrmi!!;p cmq devo dire che mi piace molto anke questa autrice (oltre alle adorate darkalbino e asashouryuu)!!!bhe....ci si vede in giro....:)
 
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Silver Phoenix 84
view post Posted on 11/11/2015, 19:18




Wow!!🙌🙌🙌🙌🙌💓💓💓💓💞💞💞💞sei grande Trinh!Se solo mi avessero consigliato prima questo sito!Piacere di conoscervi sono Phoenix!
 
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2 replies since 16/1/2009, 21:47   155 views
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