Capitolo 10.

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trinh89
view post Posted on 18/1/2009, 21:18




Titolo: Art and artifice (Arte ed artificio).
Autore originale: dagget
Traduttrice: trinh89
Lingua originale: inglese
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/3559769/1/Art_and_Artifice
Disclaimer: tutti i personaggi di questa fan fic sono maggiorenni, e comunque non realmente esistenti. I loro diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: ItaNaru, SasuNaru e accenni di KibaxHinata e ZabusaxHaku.
Rating: AU, yaoi, lemon.

-Capitolo 10.

"Oh wow!" esclamò Naruto come Itachi aprì galantemente la portiere della Jaguar per il biondo.

“del ’62. E’ un classico. C’è l’ho da quando ho preso la patente”. Naruto si accomodò e la portiera fu richiusa. Si sentì alquanto a disagio al solo toccare la costosa pelle dei sedili almeno fino a quando non alzò lo sguardo e notò il vecchi dadi sfilacciati appesi allo specchietto. In un attimo una inaspettata risata sfuggì alle sue labbra.

“Aah, anche quelli sono ‘vintage’” disse Itachi, che si era appena seduto al volante. Lanciò al biondo un piccolo sorriso divertito, poi alzò un sopracciglio interrogativo.


“Li amo!” ghignò Naruto, sentendosi già più rilassato. Come il motore si accese, il motivo familiare di Muddy Waters si diffuse dalle casse e Naruto si appoggiò allo schienale con un sospiro.

Non aveva ancora idea di dove stessero andando quando Itachi parcheggiò a lato di una strada della periferia. Provò a chiederlo ancora una volta quando Itachi lo affiancò sul marciapiede. Il più grande indicò senza proferir parola un edificio situato poco più in là, in fondo alla strada. Occhi azzurri sgranarono al bizzarro aspetto della struttura e a mano a mano che si avvicinavano percorrevano l’edificio dall’alto in basso.
Elaborate decorazioni erano pitturate sulla parete intorno all’ingresso e nelle finestre più basse. L’effetto era luminoso e alquanto boemo. Una strana piccola insegna era appesa alla porta e recava il titolo 'Trompe L'Oeil'.

“Che posto è mai questo?” chiese Naruto.

“E’ qualcosa che credo possa interessarti. Trompe L’Oeil è una galleria”.

“Davvero?! Non ne avevo mai sentito parlare, e sembra così…diversa!”

“Sì, è abbastanza difficile da definire. Non troverai niente che sia simile a una galleria ‘clinica’ (nel senso di tutte uguali, stereotipate). Sarà una buona esperienza per te,” spiegò Itachi. “Suppongo si possa definire arte sotterranea. Tutti i più grandi movimenti sono dovuti iniziare da qualche parte. Questo posto è di grande supporto per le opere degli studenti”.

“Ahh! Mi stai prendendo in giro! Da quanto tempo è qui? Non posso credere che non ne sapevo niente”. Naruto era completamente estasiato. Da quanto aveva potuto vedere, Itachi era un dannato genio! Questa era forse ‘l’ultima’ cosa che si aspettava di far quel giorno. Quando furono entrati, la sua eccitazione si duplicò. Ovunque guardasse c’erano le cose più pazze, scioccanti e più belle tanto da far male che avesse mai visto. ‘Clinico’ non descriveva minimamente quel luogo. Non una sola parete era stata lasciata nel suo puro color bianco. La maggior parte non era per niente ‘pura’. C’erano diverse stanze che trasmettevano diversi sentimenti, caldo e freddo, semplice e confuso. Naruto non aveva parole per descrivere tutto ciò. Itachi osservò il biondo pieno di energie badare a ogni più piccolo dettaglio con grandissimo divertimento.

“Oh mio Dio mi sento così ispirato!” annunciò Naruto felicemente, strappando un piccolo sorriso al volto di Itachi. Un ragazzo, poco più grande di Itachi e dall’aspetto ancora più ‘unico’ di Haku, si avvicinò alle loro spalle e picchiettò la spalla del moro.

“Ah, sei tu,” disse Itachi voltatosi.

“Immaginavo fossi tu Uchiha. E’ da un po’ che non ci si vede,” lo salutò calorosamente l’uomo.

“Sì. Naruto sta facendo domanda per la mia scuola. Ho pensato di mostrargli la galleria e presentartelo. Naruto questo è un mio vecchio amico, Kisame. E’ lui l’amministratore di questo posto”.

“Piacere di conoscerti,” disse Naruto. “Gestisci un posto pazzesco”.

“Grazie,” rispose Kisame mentre stringeva la mano del biondo. Kisame non aveva proprio l’aspetto di un buon compagno, con i suoi piccoli occhi e la carnagione olivastra, ma aveva una voce alquanto piacevole e sembrava gentile ed educato. Lui e Naruto caddero velocemente in una discussione sui meriti di mostrare l’arte sedi chiare e neutrali contro i meriti del Trompe L’Oeil con la sua insolita giustapposizione. I commenti di Naruto erano interessanti, intelligenti e ben guidati. Itachi poteva affermare che Kisame era impressionato e sorrise fra se, sentendosi in una certa misura stranamente orgoglioso del biondo.

Kisame li portò in giro per la mostra, spiegando il processo mentale dietro all’esposizione e parlando dei vari artisti, la maggior parte dei quali conosceva personalmente. Naruto ascoltava avidamente ogni parola. Quando ebbero fatto l’intero giro dell’edificio finirono di fronte al magazzino arte-studenti, dove Kisame disse a Naruto che sarebbe stato il benvenuto se avesse voluto portare lì i suoi lavori per metterli in vendita o solamente in mostra. Poteva direttamente rivolgersi a Kisame per discutere di qualsiasi cosa avesse voluto. Il biondo alzò lo sguardo verso di lui con vere e proprie stelle negli occhi.

“Io ‘amerei’ essere coinvolto in tutto ciò! Questo posto è così forte!” Quando lui e Itachi si accinsero finalmente ad andarsene ringraziò profusamente Kisame, regalando all’uomo un enorme sorriso e salutandolo con la mano mentre camminava giù per la strada diretto alla macchina. Durante il viaggio Itachi osservò con la coda dell’occhio il biondo, notando che il sorriso era ancora lì.

“Allora…devo desumere che ti sia divertito?” chiese, il tono colorato dal divertimento.

“Sì! E’ stata un’idea stupenda. Grazie mille Itachi!”

“Credo che potresti sfruttare il magazzino. Se accetti la sua offerta, potrebbe essere un buon metodo per prendere confidenza con l’ambiente”. Itachi distolse lo sguardo dall’adorabile espressione di quelle stupende iridi azzurre. Doveva usare la distrazione che il guidare comportava per reprimere l’improvvisa tentazione che lo aveva assalito. “Spero che tu abbia fame”.

“Hmm? Oh, a dire il vero sì. Sarebbe inutile se ti chiedessi dove stiamo andando?”

“Al ristorante,” rispose vago Itachi con un sorrisetto.. Naruto alzò gli occhi al cielo con buon umore.

Il ristorante che Itachi aveva scelto era elegante ma non troppo lussuoso e quando Naruto assaggiò il primo boccone del suo piatto, diede la sua più piena approvazione. Finita la cena, parlarono sul come Itachi e i suoi amici avevano contribuito alla fondazione del Trompe L’Oeil. Itachi disse a Naruto che anche durante le superiori i suoi interessi erano rivolti all’arte. I suoi genitori gli erano stati di grande sostegno e avevano acconsentito a fare una generosa donazione alla galleria che la stava aiutando a emergere alla luce del sole.

“Erano orgogliosi dell’iniziativa che avevo preso e vi hanno visto un’eccellente esperienza formativa, così poi sono stati lieti di investire sulla mia ‘successiva educazione’ per così dire”.

“Sono contento che si preoccupino di cosa ti faccia felice. Ricordo che anche i miei genitori erano molto di supporto e incoraggianti”.

“Quanto tempo è passato? Se posso chiedertelo,” disse prudentemente Itachi.

“Certo che puoi. Avevo nove anni. Mio padre veniva dall’Australia e mia madre lo ha incontrato quando la compagnia per cui lavorava l’ha trasferita lì. Ovviamente si è innamorata così non ha mai più fatto domanda per essere trasferita di nuovo. Sono nato e cresciuto lì per quasi nove anni. Poi un’opportunità che non potevano rifiutare arrivò e quindi abbiamo impacchettato tutto e ci siamo trasferiti qui. Non molto tempo dopo sono entrambi morti in un incidente d’auto. Nessuno di loro aveva parenti e non conoscevo nessuno qui…beh ad ogni modo ciò che successo, è successo. Non ha più importanza”.

“Invece è stato importante per fare di te la persona che sei ora. Ne direbbero tante i tuoi genitori sulle avversità che hai passato e nonostante tutto sei venuto su così bene. Da quello che posso vedere, sei piccato e senza una traccia di amarezza. Sarebbero fieri di te ne sono sicuro”. Naruto sorrise in qualche modo commosso e ringraziò Itachi, che si schiarì la gola e cambiò opportunamente argomento. Il resto della loro conversazione fu accesa e spesso ravvivata dalle allegre risate di Naruto, occasionalmente accompagnate da qualche bassa risata di Itachi.

Alla fine della serata, Itachi portò Naruto a casa. Si accigliò internamente all’ovvio cattivo vicinato, sentendosi leggermente preoccupato per la sicurezza del biondino. L’edificio in cui abitava il biondo era uno dei più degradati che avesse mai visto e non poteva fare a meno di chiedersi se il posto fosse stato dannato. Naruto alzò timidamente lo sguardo su di lui, grattandosi la nuca.

“Ah, lo so è un buco di fogna ma ho bisogno di quanti più soldi extra possa risparmiare per la scuola,” spiegò. “In fondo non è poi così male dentro”. Itachi fece solo un piccolo sorriso rassicurante.

“Non preoccuparti di questo. Posso vedere qualche tuo lavoro ora?”

“Um, sì, puoi entrare e dare un’occhiata se vuoi”.

“Lo vorrei tanto”. Itachi fece uscire Naruto dall’auto e gli permise di condurlo dentro. Divertimento scaturì nell’Uchiha quando entrò nell’appartamento del biondo per trovare ogni centimetro della parete coperta con qualche forma d’arte. Naruto aveva detto che non era male all’interno perché uno semplicemente non poteva ‘parlare’ in tutta quella confusione (in parole povere rimane a bocca aperta).Naruto catturò l’espressione sul suo viso e sorrise fra se.

“Beh…non sapevo cosa farne,” disse con un’alzata di spalle. Itachi iniziò ad analizzare i pezzi singolarmente. Alcuni erano solo schizzi altri era opere finite, altre nuove, altre ancora vecchie, astratte o altamente realistiche. Tutto ciò era sbalorditivo. Variavano tra diversi mezzi, taglie e colori ma lo sviluppo di uno stile personale era chiaro.

“Sono datati?” chiese.

“No. Mi dispiace, ma fondamentalmente so dove stanno cronologicamente”.

“Hai davvero uno stile unico”. Itachi indicò un disegno a carboncino come esempio. “Sebbene questo sia reso altamente realistico e paia vivo, c’è qualcosa di surreale”. Annuì col capo, l’espressione meditabonda. “E’ perfetto in ogni dettaglio. Non posso cogliere ciò che lo rende tale. E’ un insieme…E’ in ogni linea, completamente impressa. Anche questo. Tutti questi. Sembrano abbiano vita e si muovano, ma allo stesso tempo non sembrano reali. E’ qualcosa di intangibile”. Itachi distolse finalmente gli occhi dalla parete e notò il biondo che lo fissava con espressione alquanto apprensiva. Comprese che Naruto stesse aspettando una su sorta di verdetto e sorrise.

“Il tuo amico ha ragione. Non hai niente di cui preoccuparti”.

“La pensi così?” chiese timidamente Naruto.

“Se non riuscissi ad entrare nella scuola di belle arti che hai scelto, sarei sorpreso”. Il biondino si illumino come un albero di natale. Sorrise, il più bel sorriso che Itachi avesse ancora visto e nello stesso tempo le sue gote arrossirono di modesto imbarazzo. Itachi non pensò di potersi trattenere oltre nemmeno se ci avesse provato. Dite diafane tracciarono dolcemente le cicatrici simili a baffetti che avevano colpito così tanto la sua curiosità.
Erano linee sottili e si estendevano leggermente sulla pelle priva di imperfezioni. Si era avvicinato senza accorgersene. Il caldo respiro del biondo che poteva sentire contro le sue labbra, erano un’altra prova di quanto gli fosse vicino. Le iridi nere si alzarono e si persero in brillanti iridi cristalline. Assolutamente pure. Lunghe ciglia biondo-scuro iniziarono a eclissare il colore luminoso. Prendendolo come un segno di permesso, Itachi azzerò la breve distanza fra loro e premette contro dolci, morbide labbra.

La sua gentile pressione fu ricambiata in qualche tentativo e mosse il corpo ancora più vicino facendo scivolare un braccio intorno all’esile vita e tirando il biondo contro di se. Un miagolio, che gli piacque molto, sfuggì dal ragazzino ma non ci fu alcuna protesta, il che lo incitò a continuare ancora un po’. Lasciò che la lingua si avventurasse prudentemente a tracciare il labbro superiore del biondo, prendendo il suo primo assaggio prima di succhiare quello inferiore tra le sue, leccando e tirando leggermente. Naruto era fresco, dolce salato, morbido ed assolutamente deliziosa. Premendo il biondo ancora più stretto a se si sentì tremare di eccitazione e si scostò riluttante, aprendo gli occhi abbastanza da poter vedere una reazione. Gli occhi di Naruto erano chiusi, le gote arrossate. Il respiro era accelerato e insieme ai leggeri ansimi, Itachi sentì le morbide labbra arricciarsi in un piccolo sorriso contro le sue. Stava sorridendo ancora prima di saperlo e rubò un ultimo rapido bacio prima di staccarsi completamente.

“Forse dovrei andare,” disse, soffocando il desiderio di ricominciare quello che avevano appena finito. Il ragazzo stava arrossendo ancora, lo sguardo basso ma con quel piccolo sorriso ancora lì.

“Itachi, grazie, per la serata. E’ stato stupendo”.

“Sono contento che ti sia divertito,” rispose sinceramente. “Sfortunatamente devo tornare a scuola molto presto domani. Ho alcuni lavori da sbrigare per lunedì mattina. Vorrei vederti anche il prossimo weekend se possibile”.

“Mi piacerebbe”. L’intera forza di quelle iridi azzurre capaci di stregare si posarono su di lui ancora una volta. Velocemente Itachi si ricompose e si avviò verso la porta prima che cambiasse idea.

“Ti chiamerò qualche volta durante la settimana”. Sorrise al biondo che ricambiò con cenno del capo. E poi se ne andò. Naruto chiuse la porta dell’appartamento dietro di se, si voltò e fece poco più di cinque passi prima di afflosciarsi al suolo.

“Oh Kami!!” mormorò. Entrambe le mani sulle guance bollenti in un vano tentativo di raffreddarle.
Se non riusciva a togliersi quel sorriso entro l’indomani, Kotestu avrebbe fatto il diavolo a quattro al lavoro per sapere cosa era accaduto.

Note di autrice: Per quelli che forse non lo sanno, Trompe L’Oeil significa letteralmente ‘inganna l’occhio’. E’ uno stile di pittura che da un’illusione della realtà. Esempio: un oggetto o una persona che sembra venir fuori dal quadro nello spazio reale.

Continua…
 
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